Cerithium vulgatum

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Cerithium vulgatum
Cerithium vulgatum
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Mollusca
Subphylum Conchifera
Classe Gastropoda
Sottoclasse Caenogastropoda
Ordine non assegnato
Superfamiglia Cerithioidea
Famiglia Cerithiidae
Genere Cerithium
Specie C. vulgatum
Nomenclatura binomiale
Cerithium vulgatum
Bruguière, 1792
Sinonimi

Cerithium bourguignati Locard, 1886
Cerithium inscriptum Monterosato, 1884
Thericium caputornatum F. Nordsieck, 1982 e molti altri[1]

Nomi comuni

Torretta comune, torretta, maruzziello[2]

Sottospecie

vedi testo

Cerithium vulgatum Bruguière, 1792 è una specie di molluschi gasteropodi della sottoclasse Caenogastropoda.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Cerithium vulgatum, chiamato anche Torretta comune o più semplicemente Torretta,[2] ha una conchiglia medio-grande, solitamente fra 30 e 60 mm, anche se alcuni esemplari possono raggiungere gli 80 mm.[3] La conchiglia ha una forma turriculata allungata che negli esemplari adulti può avere fino a 11 spirali leggermente convesse. L'apertura è ovale e inclinata rispetto all'asse del corpo di circa 65°. Il labbro esterno è svasato e ispessito sul bordo. Canale sifonale ampio ma corto e leggermente arcuato verso il dorso. Labbro columellare arcuato, con callo marcato. La protoconca è di circa tre giri. La scultura assiale comincia dopo la protoconca ed è composta da una serie di noduli e tubercoli posti al centro delle spire. I tubercoli possono essere arrotondati o appuntiti in funzione del morfotipo. La colorazione è molto varia con il fondo che va dal grigio cenere al beige con striature dal marrone chiaro al marrone scuro-rossiccio al nero.[4]

Fossile di Cerithium vulgatum (Voghera)

La Torretta è un mollusco vagile ed il suo habitat preferito sono i fondali rocciosi, ma può trovarsi anche su u fondi mobili (detritici o fangosi) e nelle praterie di Posidonia.[5] Alcuni studiosi hanno osservato che il Cerithium vulgatum può presentare variazioni morfologiche in funzione del tipo di fondali. In particolare, gli esemplari che vivono su fondali detritici o fangosi) presentano conchiglie più allungate e con scultura assiale poco pronunciata, mentre le specie presenti su fondali rocciosi hanno conchiglie più piccole e con scultura assiale molto pronunciata.[6]

Tutte le specie di Cerithium si alimentano di detriti algali, ma la maggior parte sembra pascolare su diatomee e microalghe piuttosto che su pezzi più grandi di alghe.[7]

Reperti fossili di cerithium vulgatum, sono stati rinvenuti a partire dal Miocene in cui la specie era già diffusa in tutto il Mediterraneo. In Italia reperti fossili sono stati rinvenuti in varie località: in Emilia, in val d'Arda, nelle marne di Castell'Arquato di Lugagnano e nel rio Riorzo, nel Tabianiano della Tagliata e nell’Astiano di Zappolino, nel Piacenziano del rio Cianca e nella Terramara di Gorzano, nel Tortoniano di Montegibbio e Cà di Serra, nel Tortoniano di Stazzano, nell’Astiano in varie località dell'antico bacino Ligure-Piemontese e del Piacentino.[8]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è distribuita nell'Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo.[8] Nel Mediterraneo è molto comune nella zona intertidale e infralitorale fino a 30 m. di profondità.[6]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Cerithium vulgatum dalla penisola di Pelio, Tessaglia, Grecia
Cerithium vulgatum da Jerba, Tunisia
Cerithium vulgatum da Vila Real de Santo António, Portogallo

Il Cerithium vulgatum venne definito per la prima volta dal naturalista francese Jean-Guillaume Bruguière nel 1792 nell’Encyclopédie méthodique par ordre des matières. Questo mollusco possiede una notevole variabilità interspecifica che ha spinto molti autori, fra cui Locard, Monterosato e Nordsieck a definire una grande quantità di specie e sottospecie che attualmente sono considerati dei sinonimi dell'unica specie considerata valida, il Cerithium vulgatum.[9]

L’unica sottospecie attualmente accettata come valida è il Cerithium vulgatum mazaravallensis Cecalupo, 2003.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Cerithium vulgatum, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 23 settembre 2020.
  2. ^ a b Cerithium vulgatum, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Borghi & VecchiOp. citata, pag. 7-10.
  4. ^ Russo & QuaggiottoOp. citata, pag. 18-26.
  5. ^ Borghi & VecchiOp. citata, pag. 8.
  6. ^ a b Russo & QuaggiottoOp. citata, pag. 21.
  7. ^ HoubrickOp. citata, pag. 13.
  8. ^ a b Borghi & VecchiOp. citata, pag. 9.
  9. ^ Russo & QuaggiottoOp. citata, pag. 25.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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