Cannamele (Messina)

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Cannamele
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneBandiera della Sicilia Sicilia
Provincia  Messina
Città Messina
CircoscrizioneIII Circoscrizione
QuartiereCannamele (Messina)
Codice postale98060
Abitanti1 200 ab.
Patronosanti Pietro e Paolo
Giorno festivo29 giugno
Coordinate: 38°11′15″N 15°33′00″E / 38.1875°N 15.55°E38.1875; 15.55

Cannamele è un rione della III Circoscrizione del comune di Messina, situato nella zona Sud della città, a valle della via Giuseppe La Farina, tra la via San Cosimo e via Roosevelt.

Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

Il suo nome deriva dalla canna da zucchero (cannamele).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La canna da zucchero fu importata in Sicilia dagli Arabi e venne coltivata in varie aree dell'isola, anche se non in modo intensivo. Nella Lettera a un tesoriere di Palermo di Ugo Falcando si legge che era coltivata nella pianura di Palermo sottostante il Monte Pellegrino[1] e in altre aree non bene identificate. Tra queste alcune zone lungo la fascia costiera jonica, da Messina a Siracusa.
In un'area prossima a Messina denominata "Cannamele"[2], alcuni agricoltori si dedicarono alla coltivazione della pianta saccarifera e sorsero anche gli impianti per la sua lavorazione, che venivano chiamati "trappeti".
Dopo il XVIII secolo questa attività iniziò a decadere per la concorrenza dei prodotti americani. Con l'Unità d'Italia, la coltivazione della canna e la produzione dello zucchero cessarono a causa della politica fiscale del governo che favoriva lo zucchero di barbabietola prodotto in Nord Italia.
Dopo il terremoto del 1908 con la ricostruzione della città di Messina e la sua espansione verso Sud, i terreni del rione vennero espropriati per costruire parte delle case del Messina e delle casette provvisorie per i terremotati. Il rione è inserito nei progetti di risanamento urbanistico della città.

Luoghi di culto[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Salvatore Tramontana, L'isola di Allah, Torino, Einaudi, 2014, p. 303
  2. ^ Salvatore Tramontana, op. cit. p. 305 e nota n. 480, p. 347
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