Brachypodium phoenicoides

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Paléo dei campi abbandonati
Brachypodium phoenicoides
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
(clade)Commelinidae
OrdinePoales
FamigliaPoaceae
SottofamigliaPooideae
TribùBrachypodieae
GenereBrachypodium
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
SottoclasseCommelinidae
OrdineCyperales
FamigliaPoaceae
SottofamigliaPooideae
TribùBrachypodieae
GenereBrachypodium
SpecieB. phoenicoides
Nomenclatura binomiale
Brachypodium phoenicoides
(L.) Roem. & Schult., 1817

Il paléo dei campi abbandonati (nome scientifico Brachypodium phoenicoides (L.) Roem. & Schult., 1817 è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Brachypodium) deriva da due parole greche ("brachys" = breve e "podion" = piccolo piede) e fa riferimento ai pedicelli molto corti delle spighette.[2] L'epiteto specifico (phoenicoides) significa simile a Phoenix o Fenice e fa riferimento all'uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.[3]

Il binomio scientifico di questa pianta è stato proposto inizialmente da Linneo (1707 – 1778), perfezionato successivamente dal botanico e medico svizzero Johann Jacob Roemer (Zurigo, 8 gennaio 1763 – Zurigo, 15 gennaio 1819) e dal botanico, medico e scrittore austriaco Joseph August Schultes (Vienna, 15 aprile 1773 – Landshut, 21 aprile 1831) nella pubblicazione "Systema vegetabilium: secundum classes, ordines, genera, species. Cum characteribus differentiis et synonymis. Editio nova, speciebus inde ab editione XV. Detectis aucta et locupletata. Stuttgardtiae" (Syst. Veg., ed. 15 bis 2: 740 ) del 1817.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Le foglie
Infiorescenza
Spighetta generica con tre fiori diversi

Queste piante arrivano ad una altezza di 4 - 10 dm. La forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo. Questa pianta in genere forma dei popolamenti a tappeto con estensione fino a qualche metro.[4][5][6][7][8][9]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici in genere sono secondarie da rizoma. Il rizoma è stolonifero e lungamente strisciante.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è un culmo eretto, glabro, liscio e nudo nella parte apicale.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.

  • Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e in genere è priva di auricole; le guaine sono generalmente pubescenti.
  • Ligula: la ligula, membranosa, a volte cigliata, è tronca. Lunghezza della ligula: 0,5 mm - 2 mm.
  • Lamina: la lamina, convoluto-giunchiforme, in sezione ha tra l'epidermide superiore e quella inferiore alcuni pilastri di sclerenchima disposti longitudinalmente, spesso interrotti da cordoni di cellule ialine; i pilastri a volte sporgono e formano delle coste sulla pagina superiore, più o meno appiattite e quadrangolari. Il portamento delle foglie è sparso.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere non sono ramificate e sono formate da 4 - 8 spighette ed hanno la forma di una pannocchia compatta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dimensione dell'infiorescenza: 10 – 14 cm.

Spighetta[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette peduncolate o sessili, compresse lateralmente, spesso incurvate a falce, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 9 - 11 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori o sopra le glume persistenti. Lunghezza delle spighette: 3 – 4 cm.

  • Glume: le glume sono più corte dei fiori ed hanno apici acuti o acuminati; hanno 5 - 7 venature longitudinali. Lunghezza della gluma superiore: 5 mm. Lunghezza della gluma inferiore: 7 mm.
  • Palea: la palea è un profillo con due venature; può essere cigliata (presenta dei peli rigidi sul margine della metà superiore).
  • Lemma: il lemma a volte è pubescente e con forme arrotondate nella parte prossimale; le sue vene non convergono verso l'apice, che è ottuso o acuto e ruvido. Alla fine del lemma è presente una resta lunga 2 - 2,5 mm. Lunghezza del lemma: 9 mm.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[5]
*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Areale alpino[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino Brachypodium phoenicoides appartiene alla seguente comunità vegetale:[11]

  • Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
    • Classe: Lygeo-Stipetea
      • Ordine: Brachypodietalia phoenicoidis

Areale italiano[modifica | modifica wikitesto]

Per l'areale completo italiano Brachypodium phoenicoides appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]

  • Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
    • Classe: Artemisietea vulgaris Lohmeyer, Preising & Tüxen ex Von Rochow, 1951
      • Ordine: Brachypodio ramosi-Dactyletalia hispanicae Biondi, Filigheddu & Farris, 2001
        • Alleanza: Brachypodion phoenicoidis Br.-Bl. ex Molinier, 1934

Descrizione. L'alleanza Brachypodion phoenicoidis è relativa alle praterie perenni, con portamento denso e piante a taglia media, su substrato calcicolo (suoli profondi e argillosi) e in ambienti meso-xerofitici. La distribuzione è relativa al Mediterraneo occidentale, ed in parte centrale, nella fascia bioclimatica compresa tra il meso- e il supramediterraneo (fino a 1.000 m circa). In generale l'alleanza è collegate alle colture umane; inoltre l’abbandono e l’assenza di incendi può favorirne la diffusione.[14]

Specie presenti nell'associazione: Carlina corymbosa, Verbascum sinuatum, Pallenis spinosa, Ophrys fusca, Ophrys lutea, Orchis italica, Orchis mascula, Orchis morio, Orchis papilionacea, Medicago orbicularis, Foeniculum vulgare e Leontodon tuberosus.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[8]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Brachypodium è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae e raccoglie circa due dozzine di specie distribuite nelle zone temperate in tutto il mondo.[4][5]

Il basionimo per questa specie è: Festuca phoenicoides L., 1767.[1]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

La tribù Brachypodieae (e quindi anche il genere Brachypodium) è descritta all'interno della supertribù Stipodae L. Liu, 1980. La supertribù Stipodae (formata dalle tribù Ampelodesmeae, Stipeae, Brachypodieae e Diarrheneae) è il quarto nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri tre precedenti sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae e Melicodae). All'interno della supertribù, la tribù Brachypodieae è stata la più recente ad evolversi.[15]

Il genere presenta la seguente sinapomorfia: le celle sussidiarie degli stomi sono parallele.[4]

Alcuni studi di tipo filogenetico (analisi molecolari sul DNA - due geni di plastidi e cinque geni nucleari) indicano che la specie di questa voce potrebbe essere vicina evolutivamente alla specie Brachypodium pinnatum.[16]

Il numero cromosomico di B. phoenicoides è: 2n = 28 (14).[17]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[18]

  • Brachypodium atlanticum Dobignard
  • Brachypodium caespitosum var. phoenicoides (L.) Benth.
  • Brachypodium frenchii Sennen ex St.-Yves [Invalid]
  • Brachypodium gandogeri Hack. Ex Gand.
  • Brachypodium littorale Roem. & Schult.
  • Brachypodium longifolium P.Beauv.
  • Brachypodium macropodum Hack.
  • Brachypodium mucronatum var. multiflorum Willk.
  • Brachypodium mucronatum var. villosum Willk.
  • Brachypodium phoenicoides var. gracile (St.-Yves) P.Silva & C.M.A.Rodrigues
  • Brachypodium phoenicoides var. macropodum (Hack.) Henriq.
  • Brachypodium phoenicoides var. obtusum Pau
  • Brachypodium phoenicoides var. reynieri Giraudias
  • Brachypodium phoenicoides var. villiglume Emb. & Maire
  • Brachypodium pinnatum var. australe Godr.
  • Brachypodium pinnatum var. longifolium (P.Beauv.) Asch. & Graebn.
  • Brachypodium pinnatum subsp. phoenicoides (L.) Husn.
  • Brachypodium pinnatum var. phoenicoides (L.) Trab.
  • Brachypodium pinnatum var. phoenicoides (L.) Fiori
  • Brachypodium pinnatum subsp. phoenicoides (L.) Nyman
  • Brachypodium ramosum var. phoenicoides (L.) W.D.J.Koch
  • Brachypodium velutinum Sennen
  • Bromus longifolius Schousb.
  • Bromus phoenicoides (L.) Steud.
  • Festuca phoenicoides L.
  • Poa phoenicoides (L.) Koeler
  • Schedonorus phoenicoides (L.) Roem. & Schult.
  • Triticum phoenicoides (L.) Brot.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 28 luglio 2019.
  2. ^ Etymo Grasses 2007, pag. 52.
  3. ^ Etymo Grasses 2007, pag.227.
  4. ^ a b c Kellogg 2015, pag. 222.
  5. ^ a b c Judd et al 2007, pag. 311.
  6. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 531.
  7. ^ Motta 1960, Vol. 1 - pag. 334.
  8. ^ a b Strasburger 2007, pag. 814.
  9. ^ Pasqua et al 2015, pag. 467.
  10. ^ Conti et al. 2005, pag. 62.
  11. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 928.
  12. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 29 luglio 2019.
  13. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 29 luglio 2019.
  14. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 34.4.5 ALL. BRACHYPODION PHOENICOIDIS BR.-BL. EX MOLINIER 1934. URL consultato il 29 luglio 2019.
  15. ^ Bete 2014, pag. 19.
  16. ^ Catalan et al. 2012.
  17. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 28 luglio 2019.
  18. ^ The Plant List, su theplantlist.org. URL consultato il 29 luglio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]