Bozza:Confraternita di Maria SS Addolorata al molo

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Simulacro durante una processione

La confraternita di Maria SS. Addolorata al molo è un gruppo religioso cattolico, nato nel 1830 con sede a Palermo presso la Chiesa "Nostra Signora della Consolazione"[1], nel quartiere Montepellegrino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Istituzione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1828[2] nelle antiche borgate palermitane di "Borgo Santa Lucia" e del "Molo", un gruppo di uomini devoti al culto di Maria Addolorata diede inizio ad un cammino di catechesi finalizzato alla costituzione di una congregazione. Don Carlo Conigliaro, il parroco di Santa Lucia, presentò a Pietro Gravina, cardinale di Palermo, i capitoli che avrebbero regolato la vita congregale dei richiedenti.

Il gruppo religioso nacque con il nome di "Congregazione del Santissimo Crocifisso e di Maria Santissima Addolorata", ma in seguito si divise in due entità distinte: la "Congregazione del Santissimo Crocifisso al Borgo", legata alla Casa Parrocchiale di Santa Lucia, e la "Congregazione di Maria Santissima Addolorata al Molo", si andava a stabilire nella filiale di Santa Maria del Popolo. Il 10 Settembre 1830 Francesco I delle Due Sicilie firmava il Decreto di istituzione delle Confraternite.

I Confrati nei Capitoli della Fondazione avevano manifestato il bisogno di approfondire la conoscenza del cristianesimo tramite la preghiera comunitaria serale annunciata dai rintocchi delle campane che suonavano l'Ave Maria; inoltre essi si curarono di assistere i Confrati nei bisogni della malattia, garantendo ad essi ed ai familiari l'assistenza medica ed eventuali medicine. La Congregazione non aveva alcun reddito ne possedeva immobili, pertanto i congregati liberamente davano un contributo in danaro.

Le uniche cose di proprietà erano, il Venerato Simulacro e la bara processionale. Il periodo dei festeggiamenti in onore della Madonna Addolorata venne fissato nella terza settimana di Settembre. Ritenendo opportuno rendere il tributo mensile non più facoltativo ma obbligatorio, tenendo sempre conto delle possibilità economiche del Confrate, facendo pagare in quel tempo una somma pari a "centesimi 50", veniva rilasciata al Confrate la tessera dei pagamenti chiamata "Figliolanza", nella quale venivano riportati i dati anagrafici dell'interessato, le firme dei Deputati Gestori ed alcuni articoli contenuti nei Capitoli. Ancora oggi solo i Confrati Professi pagano la figliolanza, ma i benefici sono estesi a tutti gli iscritti.

Nel ventesimo secolo[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale le attività della Confraternita vengono sospese, anche a causa dello spopolamento del quartiere e della posizione geografica è ad alto rischio in quanto zona di porto, cantieri navali, depositi di carburante e caserme militari. La popolazine del rione Molo si era spostata nella nuova zona limitrofa di via Montalbo e via dei Cantieri, lasciando quindi isolata l'antica Chiesa di Santa Maria del Popolo.

L'edificio si era ben conservato dai bombardamenti ma la sua fine era segnata dall'espansione ormai prossima e necessaria degli stabilimenti dei cantieri navali. Il 15 Novembre 1946 il titolo di Parrocchia di "San Raimondo al Molo" veniva trasferito presso il convento agostiniano di "Nostra Signora della Consolazione" e veniva nominato parroco Giovanni Vincenzo Raimondi. Al termine della guerra si diede inizio,ad opera soprattutto del Confrate Raffaele Versaci, alla ricerca dei Confrati per dare corso alla rivitalizzazione della Confraternita stessa.

La rinascita ebbe inizio con il ritrovamento[3] del Venerato Simulacro di Maria Santissima Addolorata, rinvenuto spoglio di ogni suo abito e manto in un sottoscala della Chiesa di Maria Santissima della Lettera all'Acquasanta. Nella Chiesa del Molo viene ritrovata al suo posto la Bara Processionale. La Confraternita ricompattata viene a doversi confrontare con un non irrilevante problema della scelta della nuova sede. Dopo un periodo presso la parrocchia di Santa Margherita al Marabitti, la Confraternita chiede e ottiene di trasferirsi al convento agostiniano e la terza domenica del settembre 1945, in occasione dei tradizionali festeggiamenti in onore dell'Addolorata al Molo, la Confraternita muoveva in solenne Processione (la prima del dopoguerra) seguita da una moltitudine di fedeli, dalla Chiesa di Santa Margherita al Marabitti alla chiesa di San Raimondo al Molo in Nostra Signora della Consolazione. La Comunità rimarrà nella vecchia chiesa fino al 1950, anno in cui questa viene demolita, trasferendo tutto nei locali conventuali di via dei Cantieri. Nel 1954 si dà inizio alla tradizione della Via Crucis nel giorno del Venerdì santo per le vie del rione. La nuova chiesa viene aperta ufficialmente al culto nel 1956 e da allora la Confraternita ha abbracciato la missione agostiniana.

Con l'avvento degli anni sessanta e il Concilio Vaticano II, la Confraternita apre al sociale e ai laici viene attribuita nuova importanza. La Confraternita iniziava nel 1975[4] ad interessarsi del mondo del lavoro, istituendo come giorno dedicato alle realtà produttive del quartiere il 15 settembre di ogni anno. Il movimento giovanile all'interno della Confraternita comincia ad intensificarsi con l'avvento di ragazzi e giovani, che formatisi alla scuola catechistica parrocchiale per ricevere i sacramenti dell'eucarestia e della confermazione, continuano a frequentare la parrocchia e si inseriscono nella Confraternita.

Scaturì la necessità di dare inizio alla revisione dei capitoli dello statuto interno della Confraternita in quanto bisognosi di essere adeguati ai tempi, ma nel pieno rispetto dei carismi che animarono i Confrati fondatori. Si ritennero maturi i tempi per dare inizio all'inserimento delle donne in seno alla Confraternita. Tutto però in maniera graduale, prevedendo la struttura mista. Nel mese di ottobre del 1987, si insedia la commissione che ha avuto l'incarico di rivedere i Capitoli. Il nuovo statuto interno alla Confraternita veniva vagliato dal consiglio e definitivamente approvato dall'assemblea in occasione del ritiro spirituale tenutosi nei locali parrocchiali il 31 gennaio 1991. Presiedeva i lavori il parroco, Padre Giuseppe Turco, e superiore era il confrate Aiello Antonino. Il titolo parrocchiale era cambiato in "Nostra Signora della Consolazione".

Nel mese di Settembre del 1994[5], in occasione dei festeggiamenti, un gruppo di donne manifestava l'intenzione di entrare a far parte della Confraternita. Iniziavano il cammino di aspiranti novizie così che nel mese di giugno del 1996 Padre Giuseppe Turco ed il superiore confrate Silvestri Pietro inoltravano regolare richiesta di riconoscimento a struttura mista al vescovo di Palermro Salvatore De Giorgi. Il 4 ottobre dello stesso anno, De Giorgi disponeva con regolare decreto la struttura mista della confraternita. L'anno 1998, accogliendo le pressanti richieste da parte dei fedeli, la Confraternita, in sintonia con il consiglio pastorale Parrocchiale, stabiliva di uscire in occasione della Via Crucis i simulacri del Crocifisso e dell'Addolorata su di un unico fercolo per dare forma artistica alle parole del Vangelo di Giovanni: "Stavano presso la Croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la Madre e li accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: donna, ecco il Tuo Figlio" (19,25-27). Il 15 Settembre 1998, la Confraternita riceve l'onorifica aggregazione al consiglio diocesano delle confraternite della diocesi di Siviglia ed il gonfalone viene insignito di medaglia. Il 25 Novembre 1998 la Confraternita viene riconosciuta parte della Fraternità Agostiniana Secolare.

Icone e simboli[modifica | modifica wikitesto]

L'abitino confraternale

La Confraternita, sin dalla sua fondazione, si è data delle insegne proprie che nel tempo hanno mantenuto i simboli che le conferirono i confrati fondatori.

Il gonfalone è di stoffa di colore viola ricamato in oro. Vi è rappresentato un nodo che racchiude un cuore trafitto da spada circondato da raggi di luce che si incontrano con dodici stelle; vi è poi ricamato il titolo della Confraternita. Il gonfalone originale risalente al periodo della fondazione è ancora custodito in Confraternita; esso riporta ricamata la data del 1836, inizialmente ritenuta data di fondazione della Confraternita e poi ritenuta data di manifattura del gonfalone stesso. Il gonfalone viene portato ogni qualvolta si svolge una processione e in tutti i momenti liturgici al quale la Confraternita è chiamata a partecipare.

In processione si portano le bacchette che alla loro estremità hanno una placca argentata raffigurante l'immagine dell'Addolorata; queste vengono affidate ai confrati consiglieri e servono appunto per distinguere il consiglio.

Il seggio di presidenza indossa sulla manica sinistra della giacca una fascia di stoffa di colore nero con ricamato su di essa la carica che il confrate ricopre.

L'abitino è di colore nero con bordatura di colore viola; viene considerato abito sacro e chi lo indossa si astiene dal fumare e dal mangiare. Viene benedetto e dato in consegna ad ogni aspirante in occasione della cerimonia di vestizione al quale si viene ammessi al periodo di noviziato. Originalmente era confezionato in stoffa di tipo sassonia, sostituita successivamente con il velluto. Sul petto viene cucita ed ornata di roselline in stoffa viola una placca argentea riproducente l'effige dell'Addolorata al Molo; completa l'abito una cintura in pelle nera. Sulle spalle viene ricamato in cotone dorato il simbolo mariano (la "M" maiuscola sormontata da una corona regale e circondata da dodici stelle). Occorre precisare che in occasione della revisione dei Capitoli effettuata nell'anno 1990 così come stabilito in occasione del ritiro spirituale svoltosi nel 1986, si è voluto regolamentare, per necessità di adeguamento ai tempi, l'abito da indossare a seconda del ruolo di appartenenza in seno alla Confraternita definendo quanto segue: l'aspirante indossa una coccarda con i colori nero e viola; i ragazzi e le ragazze vengono ammessi in Confraternita solo dopo avere ricevuto l'eucarestia. I novizi indossano l'abitino precedentemente descritto ad eccezione della cintura; i professi, che devono necessariamente avere ricevuto anche la confermazione, all'atto della loro professione ricevono la cintura che è appunto simbolo di professo ed oggi vuole essere testimonianza di appartenenza a comunità agostiniana; pertanto il confrate o la consorella professi accettano oltre che di rispettare gli statuti interni e diocesani anche la spiritualità agostiniana. Sulla mensa viene posto il crocifisso, davanti al quale anticamente i Confrati, entrando in sala riunioni, si prostavano davanti baciandogli i piedi.

Era usanza del tempo non apporre la propria firma su registro delle presenze (a causa dell'alto tasso di analfabetismo): era il segretario che chiamava l'appello nominativo ed i presenti rispondendo con le stesse porole che l'Angelo disse a Maria: "Ave Maria".

Il simulacro[modifica | modifica wikitesto]

Il Venerato Simulacro di Maria Santissima Addolorata al Molo durante la seconda guerra mondiale venne trafugato dalla Chiesa di San Raimondo al Molo per essere ritrovato al termine delle ostilità belliche nel sottoscala della canonica della Chiesa Parrocchiale di Maria della Lettera all'Acquasanta. Il ritrovamento fu opera del Confrate Raffaele Versaci, allora segretario della Confraternita, il quale con l'aiuto del giovane Confrate Salvatore Pusateri, lo avvolse in un lenzuolo e posto, su di una carrozza da nolo, lo portava nella chiesa di Santa Margherita al Marabitti da dove il 15 settembre 1945 - per la prima volta dopo la guerra - muoveva in solenne processione attraverso le vie del rione, per raggiungere la nuova sede della Confraternita. La statua, al rinvenimento era spoglia dalle vesti e dal manto; gli stessi erano stati ritrovati e ben custoditi da Maria Gaeta, la quale a seguito del ritrovamento del "Venerato Simulacro", li rendeva alla Confraternita che nel frattempo si era ritrovata e riorganizzata.

Il simulacro nel corso degli anni ha subito opere di restauro, consolidamento e conservazione. Già negli anni trenta i Confrati sostituirono la base lignea con quella attuale e dotarono la statua di una cintura in ferro ancorata alla stessa base in modo che il peso gravi in tale struttura e non più sui piedi. Nel 1977 un'importata opera di restaurazione fu portata a termine da Antonino Spitaleri.

Nel 1997, Enzo Partinico, restauratore di arte sacra a visionare la struttura, datò la statua alla prima metà dell'800 e, da un'analisi dei dei tratti somatici del viso e da un confronto con altre sculture di quel periodo, ha ipotizzato che la statua fosse opera di Gaetano La Rizza, allievo di Girolamo Bagnasco. La scultura lignea raffigurante l'Addolorata rientra infatti nella tradizione di tante altre realizzate anatomicamente in tutta l'interezza della figura con equilibrio e proporzioni, dal volto dolcemente reclinato, gli occhi socchiusi, la bocca semiaperta, e le mani intrecciate nell'atto della preghiera e dolore. Monsignor Giovanni Lanzafame, responsabile delle Confraternite della diocesi di Catania e docente di Mariologia presso l'Istituto di Scienze Religiose San Luca di Catania, ha inoltre notato che la prassi di rivestire la statua con una veste violacea, cintura e largo manto nero richiama l'arte sacra spagnola.

La cappella[modifica | modifica wikitesto]

Nell'antica chiesa di Santa Maria del Popolo, il simulacro dell'Addolorata, di proprietà della Confraternita, non era esposto alla venerazione dei fedeli in quanto ne esisteva un altro costituito da tronco in paglia con testa ed arti in cera vestito con abito viola e manto in velluto nero. Il suddetto simulacro era posto ai piedi del crocifisso sull'altare a loro dedicato e pare essere stata la prima statua votiva dalla Confraternita; tuttavia, vista la fragilità della statue, fu ritenuta poco adatta alle processioni e sostituita dalla scultura lignea.

Dopo la seconda guerra mondiale, avvenuto il trasferimento della Confraternita nella chiesa della Consolazione ai Quattro Venti, e successivamente nell'attuale chiesa di via dei Cantieri, i Confrati nel 1954, quando l'edificio era ancora in fase di completamento, chiesero e ottennero dai padri agostiniani di potere esporre al culto dei fedeli all'interno della chiesa l'immagine dell'Addolorata. I Confrati in segno di gratitudine facevano scavare la nicchia a cappella facendosi carico di tutte le spese necessarie compreso il rivestimento marmoreo dell'intero angolo della Passione. Il 2 Febbraio 1958 veniva solennemente benedetta la cappella e la statua fu esposta accanto al crocifisso per la venerazione dei fedeli.

Festeggiamenti settembrini[modifica | modifica wikitesto]

La Confraternita conclude le attività dell'anno pastorale con i festeggiamenti in onore dell'Addolorata che, com'è tradizione dal 1830, si svolgono durante la terza settimana del mese di settembre secondo quanto previsto dai capitoli della fondazione e successive conferme. Da quando la Confraternita ha sede presso i padri agostiniani, la festa viene preceduta da un triduo di preparazione curato da un padre predicatore chiamato per l'occasione. La festa assume ogni anno un tema religioso e sociale in sintonia con il tema del programma pastorale della diocesi. I giorni del triduo vengono dedicati a realtà sociali, quali i giovani e famiglia, il mondo del lavoro, gli ammalati. Il sabato precedente la festa, si celebrano i vespri solenni a cura degli agostiniani della parrocchia. La domenica, durante la messa solenne, si tiene il panegirico a cura del padre predicatore. Durante l'offertorio vengono offerti all'Addolorata cuscini di fiori che verranno sistemati sul fercolo. Alla processione partecipano i gruppi parrocchiali, il terz'ordine agostiniano e le confraternite del vicariato. I fedeli richiamati dal suono delle campane a festa si ritrovano in chiesa per la preghiera comunitaria preparatoria e accompagnano la statua per l'intera durata della processione. Come previsto dallo statuto diocesano, durante la processione, si effettua una sosta per ascoltare il vangelo. La processione è inotlre caratterizzata dal volo delle colombe e dai petali di fiori lanciati dai balconi addobbati con luci e drappi. Durante la processione avviena la recita del rosario e si cantano inni mariani intonati dalla banda musicale.

L'Addolorata e il mondo del lavoro[modifica | modifica wikitesto]

Il simulacro in visita ai cantieri navali

Era abitudine sostare ogni anno durante la processione dinanzi ai cantieri navali[6], a ricordo dei luoghi della fondazione nell'antico Molo. La pratica iniziò nel 1975 su richiesta degli operai e si consolidò poi nella solennizzare del 15 settembre come giornata dedicata al “mondo del lavoro".

Una moltitudine di fedeli accompagna annualmente la statua in quello che viene definito l'itinerario processionale del "Mondo del Lavoro": le vie Quinta Casa, Cristoforo Colombo) dove hanno sede officine e stabilimenti naval-meccanici), nonché lungo la via Montalbo con il suo tradizionale caratteristico mercato vedono gli operatori e le massaie sospendere il loro operare per salutare il passaggio del simulacro. L'incontro di preghiera avviene sempre durante l'ora di pausa pranzo in modo da non intaccare la produttività cantieristica. Gli operai stessi trasportano il fercolo fino al palco da loro stessi approntato, da dove il cardinale o arcivescovo di Palermo presiedono l'incontro di preghiera. Al momento di preghiera partecipano rappresentanti delle amministrazioni Comunali e Provinciali, la Capitaneria di Porto e l'autorità Portuale. L'incontro di preghiera si conclude con la benedizione dell'arcivescovo, mentre vengono liberate le colombe. Successivamente, o fedeli si uniscono alla banda in canti mariani.

La Confraternita ha inoltre donato alla Fincantieri un'icona raffigurante l'Addolorata al Molo dipinta da Enzo Partinico su lastra di ardesia il 15 settembre 1997 in presenza dell'arcivescovo Salvatore De Giorgi e del sindaco Leoluca Orlando

L'Addolorata pellegrina nelle famiglie[modifica | modifica wikitesto]

Il culto dell'Addolorata ha sempre costituito una delle attività pastorali che impegnano i Confrati e le Consorelle tutto il periodo dell'anno. Oltre alle celebrazioni settembrine, ai devoti e soprattutto agli ammalati che ne fanno richiesta viene portato secondo un turno prestabilito e per un periodo di giorni 10, la statuetta dell'Addolorata. Esistono infatti due simulacri che, quando non sono distribuiti a turno in negozi e case private, vengono custodite in apposite urne a vetrina. Un simulacro è in carta pesta, mentre l'altro è scolpito in legno; entrambi sono risalenti all'epoca della fondazione della Confraternita e si presume che siano stati commissionati ad artisti del periodo quali prototipo da cui ricavare il simulacro di dimensioni reali.

Il simulacro piccolo ligneo era esposto al culto dei fedeli in una cappellina ricavata sul prospetto laterale dell'antica chiesa di Santa Maria del Popolo. La stessa immagine, all'incalzare degli eventi bellici, fu custodita da Maria Gaeta fino alla morte e poi riconsegnata alla Confraternita dopo la morte della donna.

Note[modifica | modifica wikitesto]