Blanet

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Il termine blanet indica un membro di un'ipotetica classe di esopianeti che orbita attorno ai buchi neri.[1]

I blanet sono fondamentalmente simili ai pianeti; hanno massa sufficiente per essere arrotondati dalla loro stessa gravità, ma non sono abbastanza massicci per iniziare la fusione termonucleare, proprio come i pianeti che orbitano attorno alle stelle. Nel 2019, un team di astronomi ed esoplanetologi ha dimostrato che esiste una zona sicura attorno a un buco nero supermassiccio che potrebbe ospitare migliaia di pianeti in orbita attorno ad esso.[2][3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il team guidato da Keiichi Wada dell'Università di Kagoshima in Giappone ha dato questo nome ai pianeti dei buchi neri.[4] La parola è una combinazione di buco nero e pianeta.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Si sospetta che i blanet si formino nel disco di accrescimento che orbita attorno a un buco nero, però è possibile che possono essere pianeti nomadi catturati dalla influenza del buco nero[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Rafi Letzter 06 August 2020, Thousands of Earthlike 'blanets' might circle the Milky Way's central black hole, su Space.com. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  2. ^ (EN) Keiichi Wada, Yusuke Tsukamoto e Eiichiro Kokubo, Planet Formation around Supermassive Black Holes in the Active Galactic Nuclei, in The Astrophysical Journal, vol. 886, n. 2, 26 novembre 2019, p. 107, DOI:10.3847/1538-4357/ab4cf0. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  3. ^ Keiichi Wada, Yusuke Tsukamoto e Eiichiro Kokubo, Formation of "Blanets" from Dust Grains around the Supermassive Black Holes in Galaxies, in arXiv:2007.15198 [astro-ph], 15 dicembre 2020. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  4. ^ (EN) Michelle Starr, We Have Ploonets. We Have Moonmoons. Now Hold Onto Your Hats For... Blanets, su ScienceAlert. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  5. ^ (EN) Tristan Greene, Scientists: What if black holes had a safe zone where little planets could live? Let's call them 'blanets', su The Next Web, 4 agosto 2020. URL consultato il 9 febbraio 2021.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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