Betsabea al bagno (Hayez)

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Betsabea al bagno
La seconda versione
AutoreFrancesco Hayez
DataEsecuzioni varie
Tecnicaolio su tela
Dimensioni77×107 cm
UbicazioneUbicazioni varie

Betsabea al bagno è il nome di due dipinti a olio su tela del pittore italiano Francesco Hayez. La prima versione del 1834 è conservata in una collezione privata, e l'altra del 1845 è esposta alla pinacoteca di Brera a Milano.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si pensa che un prototipo dell'opera, sempre sul tema di Betsabea, sia stato realizzato nel 1827 per il re del Württemberg.[1] La prima versione in origine si trovava nella collezione Uboldo e poi passò a quella Malinverni di Lugo Vicentino.[2] La seconda versione venne realizzata di dimensioni un po' ridotte verso il 1845. Questo dipinto entrò all'Accademia milanese tramite un lascito del marchese Ala Ponzoni, avvenuto nel 1889, e infine entrò nelle collezioni della pinacoteca.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

«Le carni sono tutte morbide, delicate e pienotte come quelle di una Venere del Tiziano; il colorito è così vero, che noi stiam per dire che non potrebb'essere più conforme alla natura.»

La prima versione

Il tema è ripreso dall'Antico Testamento ed era già stato affrontato da altri pittori famosi nei secoli precedenti, dato che univa in sé le caratteristiche della pittura storico-religiosa al nudo artistico, nonché al tema delle bagnanti. Secondo il racconto biblico, un giorno il re Davide nota dall'alto del suo palazzo la moglie del generale Uria, Betsabea, che si sta facendo un bagno. Egli se ne invaghisce e cercherà di sedurla, arrivando a commettere un adulterio.[4]

La scena è ambientata all'interno di una foresta, presso uno specchio d'acqua. Nel fulcro della composizione, Betsabea siede su un sedile (o un sasso) coperto da un drappo ai bordi della vasca,[5] ignuda se non per delle bende israelitiche che le coprono i capelli. Accanto a lei si trovano due ancelle, entrambe a petto nudo: una è seduta sul bordo e tiene in mano un recipiente che contiene gli oli balsamici con i quali si accinge a detergere la pelle della sua padrona; l'altra è immersa in acqua all'altezza delle ginocchia ed è intenta a sciogliere un sandalo dal piede di Betsabea.[3] Quest'ultima, inoltre, è caratterizzata dalla gonna e il copricapo egizi e dalla carnagione più scura di quella delle altre due (allorché queste hanno dei tratti caucasici), pertanto accentua il carattere orientalista dell'opera.[5] La scena potrebbe essere scambiata benissimo con una semplice tela sul tema delle bagnanti di natura orientalista se non fosse per la presenza della figura del re Davide che si intravede tra le foglie degli alberi, in alto a sinistra.[3]

La stesura cromatica è per lo più fredda, tranne che nelle gonne rosse delle servitrici.[6] Lo sfondo è perlopiù in ombra, mentre la luminosità risalta i corpi in primo piano. Hayez si cimentò nella resa dei corpi in modo naturalistico, avendo ripreso i modelli di alcuni pittori italiani seicenteschi, come Guido Reni o il Domenichino. La bellezza ideale nel volto della moglie di Uria sembra anticipare il purismo dei quadri hayeziani dipinti in seguito.[6]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

L'opera venne ben accolta dalla critica contemporanea. Nel Ricoglitore italiano e straniero del 1834 viene tessuto un ampio elogio della prima versione dell'opera, che si concentra sui suoi particolari:[3]

«Per opporre un bel contrasto alla Betsabea e farla più risaltare, il professore Hayez bene immaginò di tingere di un colore caldo ed affricano le carni della schiava immersa nelle acque; per tal guisa ella serve eziando a dar maggior vaghezza a tutto il quadro. Naturale è l'atteggiamento dell'altra donna, tutta intenta a versare i balsamici olii sulla sua signora, siccome pure bene sono trattate le persone di queste due ancelle. Le mani ed ancor più i piedi della Betsabea sono d'una castigatezza rara, e v'è in essi quella gentilezza che i Greci hanno sì maravigliosamente posto nelle estremità delle loro statue.»

Una descrizione la fece lo stesso Uboldo, che possedeva la prima versione, in un libro che trattava della sua collezione personale:[5]

«Il valente Artista, dopo avere dimostrato la potenza del suo pennello in moltissimi episodj della storia e particolarmente della Veneziana, a cui appartiene d'animo e di mente, rivolse il pensiero ad un soggetto biblico, scegliendo quello di Betsabea, davanti a cui, tutt'altro maestro che lui, sarebbesi mostrato certamente peritoso, per timore di non riuscire minore all'altezza dell'argomento, ed alla religione che l'accompagna.»

Studio[modifica | modifica wikitesto]

Lo studio conservato al Castello Sforzesco

Dell'opera esiste inoltre uno studio a grafite, penna e inchiostro che è conservato nel Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano.[7][8] In questo bozzetto del 1834 sono presenti alcune differenze con l'opera finale, innanzitutto l'ambientazione: gli alberi della foresta sono ridotti a due palme, consentendo di vedere il palazzo di Davide e quest'ultimo che fa capolino da un balcone, e sono presenti delle scalinate che portano allo specchio d'acqua. Si hanno dei cambiamenti anche per le due serve, soprattutto quella semimmersa in acqua: quest'ultima non indossa nessun abito egizio e non ha dei tratti somatici orientali, venendo rappresentata come una fanciulla nuda con i capelli raccolti, e non è raffigurata nell'atto di togliere il sandalo della padrona, bensì di asciugarle il piede.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Betsabea al bagno - Francesco Hayez, su pinacotecabrera.org. URL consultato il 15 febbraio 2023.
  2. ^ Betsabea al bagno Bethsabea al bagno dipinto, 1845 - 1845, su catalogo.beniculturali.it. URL consultato il 16 febbraio 2023.
  3. ^ a b c d Ricoglitore italiano e straniero, A.F. Stella, 1834. URL consultato il 15 febbraio 2023.
  4. ^ Betsabea al bagno di Francesco Hayez, su ADO Analisi dell'opera, 18 marzo 2018. URL consultato il 15 febbraio 2023.
  5. ^ a b c A. Uboldo, Descrizione delle opere di belle-arti nella sua galleria, 1842. URL consultato il 15 febbraio 2023.
  6. ^ a b Betsabea al bagno | arte, su www.deartibus.it. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2022).
  7. ^ Le sorprendenti iniziative della Pinacoteca di Brera. Disegni e dipinti: una mostra alla ricerca del confronto che non c’è, su www.lospettacoliere.it. URL consultato il 16 febbraio 2023.
  8. ^ Il primato del disegno. Opere su carta dei grandi maestri a confronto con i dipinti di Brera, su ArtsLife, 21 maggio 2015. URL consultato il 16 febbraio 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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