Berlingiero Caldora (morto nel 1500)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Berlingiero Caldora
Conte di Monteodorisio
Stemma
Stemma
TrattamentoConte
NascitaXV secolo
Morte1500
DinastiaCaldora
PadreGiovanni Antonio Caldora
MadreLucrezia/Lucietta Barile
ConsorteCornelia Camilla Cantelmo
FigliJacopo/Giacomo
Giovanni Antonio
Lucrezia
Ippolita
ReligioneCattolicesimo
Berlingiero Caldora
NascitaXV secolo
Morte1500
Cause della morteAnnegamento
Dati militari
Paese servito Ducato di Milano
Regno di Napoli
Bandiera della Repubblica di Venezia Repubblica di Venezia
Ducato di Ferrara
Forza armataMercenari
Anni di servizio25 (1475-1500)
GradoCondottiero
voci di militari presenti su Wikipedia

Berlingiero Caldora (XV secolo1500) è stato un nobile e condottiero italiano, conte di Monteodorisio[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Berlingiero II Caldora nacque in data e luogo sconosciuti da Giovanni Antonio Caldora e Lucrezia/Lucietta Barile[2]. Tra le sue prime imprese militari figurano nel 1476 gli scontri nel Canavese contro l'esercito del vescovo di Ginevra Gian Luigi di Savoia[1].

Nel 1485 prese parte alla congiura dei baroni contro il re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona[3]. Nel 1487, scoperta la congiura dal sovrano, questi lo convocò nel Castel Nuovo di Napoli insieme ad altri baroni del Regno con la scusa di celebrare il matrimonio di una sua nipote[4]. In realtà era una trappola: tutti i baroni, tra cui Berlingiero, furono arrestati ed i più pericolosi vennero giustiziati[4]. Berlingiero riuscì nel 1492 ad ottenere la scarcerazione da parte del sovrano[1]. Una volta libero, frequentò la vita di corte napoletana[1].

Nel biennio 1493-1494 fu al servizio della Repubblica di Venezia, mentre tre anni dopo si trasferì in Francia[1]. Rientrato subito in Italia, nel 1498 passò al servizio del duca di Ferrara Ercole I d'Este, il quale lo rimandò in Francia insieme al condottiero Borso da Correggio, in qualità di suoi ambasciatori, con un esercito di 30 cavalieri[1]. Tornato di nuovo in Italia, nel 1500 morì affogato mentre era intento ad attraversare il fiume Volturno[1].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Jacopo Caldora Giovanni Antonio Caldora  
 
Rita Cantelmo  
Berlingiero Caldora  
Medea d'Evoli Niccolò d'Evoli  
 
Jacopa Conti  
Giovanni Antonio Caldora  
Bartolomeo Domenico Riccardi Francesco Riccardi  
 
? Capece Zurlo  
Francesca Riccardi  
Margherita Camponeschi Marino Camponeschi  
 
?  
Berlingiero Caldora  
Giacomo Barile Nicola Barile  
 
?  
Giacomo Barile  
Isabella da Celano Nicolò da Celano  
 
Maria Marzano  
Lucrezia/Lucietta Barile  
? ?  
 
?  
?  
? ?  
 
?  
 

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Berlingiero Caldora si sposò con Cornelia Camilla Cantelmo, divenendo così parente del re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona[5]. Da lei ebbe due figli e due figlie[6]:

  • Jacopo/Giacomo, condottiero, il quale sposò Ippolita Riccio[7];
  • Giovanni Antonio, condottiero;
  • Lucrezia, andata in sposa ad Alfonso Carafa[8];
  • Ippolita, la quale sposò Alfonso Torelli[9], descritta dal poeta Iacopo Campanile nella sua opera Vero tempio de amore come una delle dame più belle del Regno di Napoli[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Condottieridiventura.it.
  2. ^ Candolle (1885), p. 44; Galiffe et al. (1830), p. 577.
  3. ^ Porzio (1565), p. 14; Romanelli (1809), pp. 334-335.
  4. ^ a b Porzio (1565), p. 82.
  5. ^ F. Campanile (1680), p. 285; De Lellis (1654), p. 134; Recco (1717), p. 112; Terminio (1581), p. 58.
  6. ^ Candolle (1885), p. 44; Galiffe et al. (1830), pp. 577-578.
  7. ^ F. Campanile (1680), p. 285.
  8. ^ F. Campanile (1680), p. 199.
  9. ^ De Lellis (1654), p. 140.
  10. ^ I. Campanile (1536).
    Citazione: «La s. [signora] Ippolita Caldora:
    Ippolita Caldora altier' e snella
    ved' onde forz' amor che l'arco scocchi
    bella tra bell' assai fulgent' e bella
    e pur che l'alma fuor da lui trabocchi
    merauigliossi puoi mirand' in quella
    vedendose scolpit' ai soi begliocchi
    cossi l'eleg' amor per suo soggiorno
    e per suo tempio far uagh' e adorno.
    »

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filiberto Campanile, Dell'armi, overo insegne dei nobili, Napoli, Antonio Gramignano, 1680, ISBN non esistente.
  • Iacopo Campanile, Vero tempio de amore, Alife, Luigi Acilio, 1536, ISBN non esistente.
  • (FR) Alphonse de Candolle, Recherches sur les Candolle et Caldora de Provence et de Naples d'après les documents inédits napolitains comparés pour la première fois avec les documents provençaux, Ginevra, Charles Schuchardt, 1885, ISBN non esistente.
  • Carlo De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, vol. 1, Napoli, Onofrio Savio, 1654, ISBN non esistente.
  • (FR) Jacques Augustin Galiffe, John-Barthélemy-Gaifre Galiffe, Eugène Ritter, Louis Dufour-Vernes e Aymon Gali, Notices genealogiques sur les familles genevoises depuis les premiers temps jusqu'a nos jours, Ginevra, J. Barbezat, 1830, ISBN non esistente.
  • Camillo Porzio, La congivra de' Baroni del Regno di Napoli contra il Re Ferdinando I, Roma, 1565, ISBN non esistente.
  • Giuseppe Recco, Notizie di famiglie nobili, ed illustri della città, e Regno di Napoli, Napoli, Domenico Antonio e Nicola Parrino, 1717, ISBN non esistente.
  • Domenico Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte, e di altre antichità nella regione Frentana oggi Apruzzo Citeriore nel Regno di Napoli colla loro storia antica, e de' bassi tempi, vol. 2, Napoli, Vincenzo Orsini, 1809, ISBN non esistente.
  • Antonio Terminio, Apologia di tre Seggi, illvstri di Napoli, Venezia, Domenico Farri, 1581, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]