Battaglia di Civetot

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Battaglia di Civetot
parte Crociata dei poveri
Manoscritto miniato medievale che mostra la Crociata dei poveri di Pietro l'Eremita del 1096
Data21 ottobre 1096
LuogoElenopoli
Esitovittoria selgiuchide
* fine della crociata dei poveri
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
fra 20000 e 60000
Perdite
leggerela maggior parte dell'armata
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La Battaglia di Civetot del 1096 mise fine alla Crociata dei poveri,[1] che era un gruppo scarsamente armato di pellegrini delle classi più umili della Prima Crociata, distinto dalla successiva e molto più nota Crociata dei Principi.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la disastrosa sconfitta dei crociati nell'assedio di Xerigordos, due spie selgiuchidi diffusero la voce che i tedeschi della crociata dei poveri, che avevano conquistato Xerigordos, erano riusciti a conquistare anche Nicea. Questo ebbe l'effetto di provocare l'eccitazione tra il campo principale dei crociati per condividere il saccheggio della città il più presto possibile. I turchi stavano aspettando sulla strada per Nicea. Pietro l'eremita, il leader nominale della crociata, era tornato a Costantinopoli per organizzare i rifornimenti e sarebbe dovuto tornare presto, e la maggior parte dei capi sosteneva di aspettare il suo ritorno (cosa che non fece mai). Tuttavia, Giuffrido Burel di Amboise, che aveva preso il comando, sostenne che sarebbe stato da codardi aspettare, e che avrebbero dovuto muoversi subito contro i turchi.[2] La sua volontà prevalse e, la mattina del 21 ottobre, l'intero esercito di oltre 20000 persone marciò verso Nicea, lasciando donne, bambini, vecchi e malati al campo.[2]

La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

A tre miglia dal campo, dove la strada entrava in una valle stretta e boscosa vicino al villaggio di Dracon, l'esercito turco di Qilij Arslan I era in attesa. Quando si avvicinarono alla valle, i crociati marciarono rumorosamente e furono immediatamente sottoposti a una grandinata di frecce[2]. Il panico si diffuse immediatamente e in pochi minuti l'esercito era in piena fuga verso il campo. La maggior parte dei crociati furono massacrati (più di 60000 secondo alcuni resoconti[3]); anche se, donne, bambini e coloro che si arresero furono risparmiati. Uno dei leader della crociata, il cavaliere Gualtieri Senza Averi, fu ucciso nel pieno dell'azione.[4] Tremila, tra cui Giuffrido Burel, riuscirono a rifugiarsi in un castello abbandonato.[2] Alla fine, le truppe bizantine comandate da Costantino Euforbeno Catacalo sbarcarono e ruppero l'assedio[5]; queste poche migliaia tornarono a Costantinopoli, unici superstiti della Crociata dei poveri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Jim Bradbury, The Routledge companion to medieval warfare, Routledge, 2004, p. 194, ISBN 0-203-64466-2, OCLC 62092910. URL consultato l'11 aprile 2022.
  2. ^ a b c d (EN) Steven Runciman, A history of the Crusades, Cambridge University Press, 1987, p. 131, ISBN 0-521-34770-X, OCLC 17461930. URL consultato l'11 aprile 2022.
  3. ^ (EN) Conor Kostick, The social structure of the first Crusade, 2008, p. 109, ISBN 978-90-474-4502-9, OCLC 607092233. URL consultato l'11 aprile 2022.
  4. ^ (EN) Susan Edgington, Historia Ierosolimitana = History of the journey to Jerusalem, 2007, p. 41, ISBN 0-19-920486-1, OCLC 72868014. URL consultato l'11 aprile 2022.
    «There died Walter Sansavoir, pierced by seven arrows through his hauberk and breast (Lì morì Gautier Sans-Avoir, trafitto da sette frecce nell'elmo e nel petto
  5. ^ (EN) Aleksandr Petrovič Každan, Alice-Mary Maffry Talbot e Anthony Cutler, The Oxford dictionary of Byzantium, Oxford University Press, 1991, p. 64, ISBN 0-19-504652-8, OCLC 22733550. URL consultato l'11 aprile 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]