Automotrice FMS ALn 200

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ALn 200
Automotrice
Automotrici ALn 200 nella stazione di Palmas Suergiu (oggi San Giovanni Suergiu) negli anni trenta del Novecento
Anni di progettazione 1935
Anni di costruzione 1935
Anni di esercizio 1936- 1972
Quantità prodotta 4
Costruttore FIAT Sezione Materiale Ferroviario
Automotrice
Dimensioni 14.930 x 2.400 x 3.140 mm
Capacità 36 posti a sedere
Passo dei carrelli 2.800 mm
Massa in servizio 15,2 t
Rodiggio 1 A- 2'
Diametro ruote motrici 720 mm
Tipo di trasmissione meccanica
Potenza continuativa 59 kW
Velocità massima omologata 83 km orari
Alimentazione gasolio
Tipo di motore 355 C
Numero di cilindri 6
Diametro dei cilindri 108 mm
Corsa dei cilindri 152 mm

Le automotrici ALn 200 sono state una piccola serie di 4 rotabili automotori termici, a scartamento ridotto (950 mm), costruiti dalla FIAT Sezione Materiale Ferroviario nel 1935 per il servizio viaggiatori delle Ferrovie Meridionali Sarde.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le quattro automotrici furono consegnate nel 1935 dalla Fiat per l'esercizio sulle linee delle FMS, la Siliqua-Calasetta e la San Giovanni Suergiu-Iglesias, dove questi rotabili iniziarono a essere impiegati dal 9 febbraio 1936[1][2]. Nel 1944 le ALn 200 furono impiegate per un periodo anche per il servizio viaggiatori tra la stazione FMS di Bacu Abis e quella di Portovesme[3], capolinea della ferrovia privata Monteponi-Portovesme, che si raccordava alla San Giovanni Suergiu-Iglesias nello scalo della frazione carboniense. Le automotrici furono realizzate con un solo motore per economia dato lo scarso traffico e immatricolate come ALn 201-204; ebbero un'insolita forma per quel tempo giustificata sembra dalla necessità di evitare l'investimento di ovini. Vennero prodotte con allestimento interno diviso in due classi; 6 posti di prima classe e 30 di seconda[4][5]. Nel 1966[6] due unità, la 201 e la 202 vennero rimodernate nella forma delle testate nelle officine delle FMS di Iglesias[5] e continuarono a servire il trasporto locale fino al 1972[6], le altre due cessarono il servizio alcuni anni prima e furono accantonate nel 1970[6] venendo abbandonate alla ruggine. Delle 4 unità sopravvive oggi il solo esemplare numero 204, ceduto a un collezionista privato[5].

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Le automotrici hanno la cassa a struttura tubolare saldata che poggia direttamente sui due carrelli (solo uno dei quali motore[7]) mediante un perno e dei rulli di scorrimento. Sulle testate si trova solo un perno di aggancio a barra rigida e sono prive di pancone o respingente. Il frontale è molto caratteristico con un grande scudo alettato che copre il radiatore e si prolunga quasi fino a terra.

I carrelli sono semplici; un telaio in acciaio saldato costituito da due longheroni su cui poggia la cassa per mezzo di rulli scorrevoli. Le sospensioni sono a balestra. Il motore trova posto sopra il primo asse e tutta la meccanica è contenuta entro il carrello.

Le ALn 200 montavano un motore diesel, tipo 355 C a iniezione diretta, a sei cilindri in linea capaci di erogare 59 kW[8].


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Littorine inaugurate sulle ferrovie sarde, su La Stampa, 10 febbraio 1936. URL consultato il 15 dicembre 2010.
  2. ^ Altara, p.280.
  3. ^ Sanna, pp. 97-98.
  4. ^ Nico Molino,Littorina, p.25.
  5. ^ a b c Sanna, p.153.
  6. ^ a b c Altara, p.289.
  7. ^ Franco Castiglioni, 60 anni di ADe in Sardegna - prima parte, in Tutto Treno, n. 314, Duegi Editrice, gennaio 2017, p. 35.
  8. ^ Molino,Pautasso, tab.p.88.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Edoardo Altara, Binari a Golfo Aranci - Ferrovie e treni in Sardegna dal 1874 ad oggi, Ermanno Albertelli Editore, 1992, ISBN 88-85909-31-0.
  • Nico Molino, Littorina. in Mondo Ferroviario 55, Rivoltella, Editoriale del Garda, 1991, ISBN non esistente.
  • Nico Molino e Sergio Pautasso, Le automotrici della prima generazione, Torino, Elledi, 1983, ISBN 88-7649-016-7.
  • Giovanni Antonio Sanna, Le ferrovie del Sulcis - nella Sardegna sud occidentale fra documenti, immagini e racconti, Cortona, Calosci, 2012, ISBN 978-88-7785-267-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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