Assedio di Jasna Góra

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Assedio di Jasna Góra
parte del Diluvio
L'assedio di Clari Montis nel 1655, olio su tela di Franciszek Kondratowicz
Data18 novembre-27 dicembre 1655
LuogoCzęstochowa, Polonia-Lituania
EsitoVittoria polacco-lituana
Schieramenti
Comandanti
Augustyn Kordecki
Stanisław Warszycki
Burchard von Luhnen
Effettivi
310[1]3.200
Perdite
12 tra morti e feriti300 tra morti e feriti
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L'assedio di Jasna Góra, conosciuto anche in maniera meno storicamente corretta come battaglia di Częstochowa (in polacco Oblężenie Jasnej Góry), fu uno scontro militare che ebbe luogo nell'inverno del 1655 nell'ambito del Diluvio, ovvero l'invasione effettuata dalla Svezia ai danni della Confederazione polacco-lituana nella seconda metà del Seicento.[2] In quel frangente gli scandinavi stavano tentando di espugnare il monastero di Jasna Góra a Częstochowa, un sito dall'importante valore simbolico, e, per tale scopo, lo cinsero d'assedio. Una piccola forza composta da monaci del santuario di Częstochowa, guidata dal loro priore e supportata da abitanti del posto perlopiù incitati da membri della szlachta (l'aristocrazia polacca), combatté i numericamente superiori mercenari tedeschi assoldati dalla Svezia. Dopo un mese di scontri, l'attacco sembrò virare verso il fallimento e si decise di desistere, con il risultato che i difensori salvarono la loro icona sacra dedicata alla Madonna Nera, e, secondo alcuni resoconti, capovolsero addirittura l'andamento del conflitto polacco-svedese.[2][3][4]

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

«Il 6 agosto 1655, appresa la triste notizia [dell'assedio imminente], si tenne un consiglio di guerra nel monastero di Jasna Gora sotto la guida di Teofil Bronowski, del priore Augustine Kordecki e del comandante di guarnigione della fortezza, il colonnello Jan Pawl, membro della szlachta. Al termine di esso, decidemmo di dare seguito ai preparativi volti a fortificare il monastero di Jasna Gora per la difesa armata.»

Il decennio tra 1650 e 1660 segnò il definitivo inabissamento del secolo d'oro polacco per via del coinvolgimento della Repubblica delle Due Nazioni in una serie di guerre, in particolare la rivolta di Chmel'nyc'kyj e la guerra russo-polacca (1654-1667). Nel 1655 gli svedesi decisero di approfittare della decadenza di Varsavia per proseguire la guerra polacco-svedese, invero in corso già da tempo. Dopo essersi radunate e imbarcate, le forze svedesi invasero in fretta gran parte del territorio polacco-lituano. Alla fine del 1655, il re polacco Giovanni II Casimiro scelse di fuggire e di rifugiarsi nella Slesia in mano agli Asburgo.[6] Nonostante tale evento, le forze polacco-lituane non apparivano ancora sconfitte e durante la loro avanzata gli svedesi decisero di assicurarsi il monastero fortificato di Jasna Góra, un'importante fortezza situata vicino al confine con la Slesia e ben nota per le sue ricchezze e perché per alcuni meta di pellegrinaggio.[7]

All'avvicinarsi degli svedesi, i monaci temevano che i protestanti avrebbero saccheggiato il loro santuario cattolico, visto che il grosso dell'Europa aveva affrontato di recente la guerra dei Trent'anni, uno dei maggiori conflitti religiosi della storia, e, soprattutto considerate le nefandezze a cui si stavano lasciando andare gli invasori avanzando verso ovest.[8][9] Così l'icona sacra fu sostituita con una copia e l'originale andò trasferita il 7 novembre in gran segreto nel castello di Lubliniec, salvo poi successivamente spostarla nel monastero a Mochów tra le città di Prudnik e Głogówek.[10] I monaci acquistarono anche circa sessanta moschetti e le rispettive munizioni, oltre a reclutare centosessanta soldati per sostenere i settanta monaci in grado di combattere.[11] Le forze di difesa furono aiutate anche da circa ottanta volontari, tra cui venti nobili, incluso l'influente magnate e castellano di Cracovia Stanisław Warszycki.[12] Il monastero disponeva di una buona artiglieria, poiché disponeva di 12-18 cannoni leggeri (da 2 a 6 libbre) e di una dozzina più pesanti, da 12 libbre.[10]

Nel frattempo gli svedesi, sapendo di non poter cogliere di sorpresa gli occupanti, tentarono di negoziare. L'8 novembre, 200 cavalieri sotto il ceco Jan Wejhard chiesero il diritto di presidiare il monastero, ma fu loro impedito l'accesso.[13] Il priore del monastero, Augustyn Kordecki, mentre chiedeva ripetutamente aiuto al monarca polacco, Giovanni II Casimiro, si offrì di riconoscere Carlo X Gustavo di Svezia come legittimo re, al fine di prevenire un conflitto militare.[13] Dopo aver ricevuto un documento da parte degli svedesi in cui si assicurava l'incolumità dei membri del monastero, il 18 novembre il priore rifiutò ancora di far accedere gli stranieri. Il comandante svedese, il generale Burchard Müller von der Luhnen, con un contingente di 2.250 uomini (1.800 cavalieri, 100 dragoni, 300 fanterie e 50 artiglieri) con 10 cannoni (anche se otto erano leggeri), dopo inutili trattative con Kordecki, decise di scatenare l'assedio, che sarebbe perdurato fino alla notte tra il 26 e il 27 dicembre.[14][15]

La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Pianta del monastero di Jasna Góra

L'assedio cominciò il 18 novembre: gli svedesi avevano un vantaggio numerico, ma artiglieria di quantità e qualità inferiore rispetto a quella della postazione.[10] Il 28, i difensori condotti da Piotr Czarniecki diedero il via a una sortita che si rivelò fruttuosa, in quanto si riuscirono a distruggere due dei cannoni avversari.[10] Seguirono trattative volte a concludere le schermaglie, le quali non portarono ad alcun esito positivo: gli svedesi furono in grado, dal canto loro, di fare prigionieri due monaci, rilasciati però in seguito. Kordecki non accettò di arrendersi, ragion per cui i combattimenti ripresero. Verso la fine di novembre gli svedesi ricevettero rinforzi, ovvero circa 600 uomini con 3 cannoni.[10] Il 10 dicembre giunse infine loro l'artiglieria pesante, con due cannoni da 24 libbre e 4 da 12, oltre a 200 uomini.[10] Pur disponendo finalmente un'artiglieria di calibro più pesante dei difensori, il monastero ancora possedeva numericamente più cannoni. Fu a quel punto gli assedianti apparivano al culmine della loro forza, con 3.200 uomini (di cui 800 polacchi al servizio del re svedese) e 17 cannoni.[11] L'armata svedese a Jasna Góra, malgrado comunemente indicato come 'gli svedesi', era in realtà composta principalmente da mercenari tedeschi.[1] Grazie alla nuova artiglieria, gli svedesi danneggiarono notevolmente le mura settentrionali, nonché il bastione della Santissima Trinità.[10]

L'assedio svedese di Jasna Góra nel 1655. Olio su tela del XVII secolo conservato presso Jasna Góra, Sala Rycerska

Il 14 dicembre i polacchi inaugurarono un'altra sortita, distruggendo una delle ridotte degli avversari e uno di quelli da 24 libbre.[16] Come contromossa, gli svedesi iniziarono dunque a bombardare il lato meridionale, cominciando al contempo a scavare dei tunnel. Il 20 dicembre, i polacchi guidati da Stefan Zamoyski uscirono ancora una volta dal monastero, in quest'occasione durante il giorno e poco dopo mezzogiorno: oltre ad aver distrutto due bocche da fuoco, uccisero la maggior parte dei minatori intenta a realizzare le gallerie.[17] Il 24 dicembre, Kordecki rifiutò l'ennesima volta di arrendersi e gli svedesi tornarono a causare danni sul lato settentrionale aprendo il fuoco.[18] Il bombardamento fu così intenso che gli svedesi ruppero uno dei cannoni d'assedio, quello da 24 libbre, situazione che costrinse i suoi manutentori a dismetterlo.

Gli svedesi optarono allora per chiedere un riscatto di 60.000 talleri per togliere l'assedio, ma Kordecki rispose che mentre avrebbe avuto la disponibilità di pagare prima dei combattimenti, il monastero necessitava allora di denaro per coprire le riparazioni. Alla fine, il 27 dicembre, gli svedesi decisero di desistere e di ritirarsi, anche in virtù delle avverse condizioni meteorologiche.[1][19] Essi non rinunciarono comunque del tutto all'idea di conquistare la struttura, come emerge dai diversi piccoli tentativi volti a cogliere di sorpresa le guarnigioni poste a difesa nelle settimane a venire, ma la situazione volgeva a quel punto chiaramente a favore dei polacchi, la cui resistenza in difesa aveva attratto in zona aspiranti combattenti antisvedesi locali desiderosi di imbracciare le armi. La parte polacca riportò in totale poche decine di vittime, mentre gli svedesi diverse centinaia.[20]

Il monastero si dimostrò ben preparato a resistere all'assedio: una lista di acquisti di armi fatte principalmente in Bassa Slesia è stata conservata nella biblioteca del centro religioso.[21] Il corso dell'assedio dimostrò la superiorità dell'artiglieria del monastero rispetto a quella del corpo svedese che assediava la fortezza.[21] Il protrarsi dell'assedio spinse inoltre diverse reclute ad unirsi alle unità polacche a Częstochowa, il gruppo più nutrito delle quali era comandato da Krzysztof Żegocki, giunto però sul posto già dopo la fine dell'assedio.[22] Anche i ribelli reclutati da Stanisław Kulesza, a capo dei guerrieri attivi nella regione di Żywiec, non riuscirono ad arrivare in loco prima della fine del 1655.[22]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

La difesa di Jasna Gora in un rilievo del XIX secolo

Il monastero fortificato di Jasna Góra si guadagnò la fama di roccaforte inespugnabile in patria.[23] Gli storici non appaiono d'accordo sull'importanza della difesa di Jasna Góra, che avrebbe rovesciato secondo alcune fonti le sorti della guerra.[24][25][26][27] A dicembre, quando gli svedesi tolsero l'assedio, le forze polacche avevano iniziato a prendere il sopravvento e la difesa di Jasna Góra, la quale acquisì un'innegabile importanza simbolica per i polacchi e per il mondo cattolico, si rivelò di certo d'impulso.[19][28] Tuttavia, fino a quanto esattamente la difesa di Jasna Góra possa aver motivato i difensori resta ancora da chiarire.

Nel dicembre 1655 la guerra non aveva più dunque un carattere difensivo. I confederati riconquistarono Nowy Sącz dall'esercito svedese e, il 29 dicembre, avendo saputo della vittoriosa difesa di Jasna Góra, si formò la Confederazione di Tyszowce in funzione anti-scandinava.[29] Nel mese di dicembre, Janusz Radziwill, soprannominato il "traditore" per essersi unito agli svedesi, subì una sconfitta in Podlachia, morì il 31 nella città assediata di Tykocin.[30]

Il re Giovanni Casimiro partì alla fine del 1655 da Głogówek e, attraverso Racibórz, Cieszyn, Podolínec (dove il 1º gennaio 1656 incontrò il Gran Maresciallo della Corona Jerzy Sebastian Lubomirski), raggiunse Leopoli, dove il 1º aprile 1656 pronunciò solennemente il suo voto di consacrare il paese alla protezione della Madre di Dio e la proclamò patrona e regina delle terre nel suo regno nella cattedrale latina locale nel 1656: l'episodio prende il nome di Śluby lwowskie, ovvero letteralmente dal polacco "giuramento di Lwów".[29][31]

Lascito[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1658, Augustyn Kordecki pubblicò un testo intitolato Nova Gigantomachia in Claro Monte Czestochoviensi, in cui si soffermava sull'importanza della difesa di Jasna Góra.[32] Un anno dopo, l'autore polacco Stanisław Kobierzycki fornì la sua descrizione dell'evento in Obsidio Clari Montis Częstochoviensis.[33] Nel XIX secolo, la difesa del monastero divenne ampiamente popolare grazie a un romanzo, Il diluvio, di Henryk Sienkiewicz, uno dei più famosi scrittori polacchi del suo tempo e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel corso della sua vita: un adattamento cinematografico del suo testo andò realizzato nel 1974.

L'assedio di Jasna Gora è commemorato inoltre sulla tomba del milite ignoto di Varsavia, con l'iscrizione "JASNA GORA 18 XI-26 XII 1655".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) How Did Holy Monks Defeat an Invading Army?, su historyhit.com, 27 dicembre 2017. URL consultato il 10 luglio 2021.
  2. ^ a b (EN) Michael P. Riccards, Faith and Leadership: The Papacy and the Roman Catholic Church, Lexington Books, 2012, p. 549, ISBN 978-07-39-17133-2.
  3. ^ (EN) Terese Dron, Scent of an Orange: The Story of Our New Life, Balboa Press, 2016, p. 66, ISBN 978-15-04-30510-5.
  4. ^ (EN) Sabrina P. Ramet, The Catholic Church in Polish History: From 966 to the Present Palgrave Studies in Religion, Politics, and Policy, Springer, 2017, p. 32, ISBN 978-11-37-40281-3.
  5. ^ (EN) The Siege of Czestochowa, 1655, su kismeta.com. URL consultato il 10 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2019).
  6. ^ (EN) Micheal Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Encyclopedia of Casualty and Other Figures, 1492-2015, McFarland, 2017, p. 56, ISBN 978-07-86-47470-7.
  7. ^ (EN) Henrik O. Lunde, A Warrior Dynasty: The Rise and Decline of Sweden as a Military Superpower, Casemate, 2014, p. 194, ISBN 978-16-12-00243-9.
  8. ^ (EN) Brian A. Porter, Faith and Fatherland: Catholicism, Modernity, and Poland, Oxford University Press, 2011, p. 364, ISBN 978-01-95-39905-9.
  9. ^ Cosa ha perso la Polonia durante il diluvio svedese: tre traditori o la mancanza di un'autorità e di un esercito forti?, su historiapolski.eu. URL consultato il 5 giugno 2021.
  10. ^ a b c d e f g La verità e la leggenda della difesa di Jasna Góra, su zawisza.neon24.pl, 6 agosto 2016. URL consultato l'11 luglio 2021.
  11. ^ a b (EN) Dennis Showalter, Early Modern Wars 1500–1775, vol. 3, Amber Books Ltd, 2013, p. 130, ISBN 978-17-82-74121-3.
  12. ^ (PL) Olgierd Górka, Legenda a rzeczywistość obrony Częstochowy w roku 1655, Państwowe Wydawn. Naukowe, 1957, p. 64.
    «La cura più energica e attenta per Jasna Góra fu mostrata dal castellano di Cracovia, Stanislaw Warszycki, altrimenti noto per la sua intolleranza religiosa e la pesantezza nei confronti dei suoi sudditi. Nel 1665, dimostrò di essere un sostenitore della causa cattolica»
  13. ^ a b (SV) Artur Szulc, Polens historia, Svenska Historiska Media Förlag, 2017, p. 27, ISBN 978-91-75-45333-0.
    «L'8 novembre, 200 cavalieri, guidati dal conte ceco Jan Wejhard Wrzesowicz, che si era unito all'esercito svedese, arrivarono alla fortezza del monastero di Jasna Góra»
  14. ^ (EN) Thomas P. Koziara, Historia Nostra: The Complete History of Poland, vol. 4, Aurifera S.A., 2020, p. 15.
  15. ^ (EN) Janusz St Pasierb, The Shrine of the Black Madonna at Częstochowa, 2ª ed., Interpress Publishers, 1985, p. 11, ISBN 978-83-22-32236-9.
  16. ^ (PL) Barbara Otwinowska, Janusz Pelc e Barbara Falęcka, Literatura i kultura polska po "potopie", vol. 56, Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1992, p. 66, ISBN 978-83-04-03940-7.
    «Nella Nova Gigantomachia, si riferisce che il 14 dicembre 1655 (o dopo) nota che i difensori si prepararono a respingere un attacco diretto, dopo aver eseguito una sortita, ma non figura alcuna menzione di un assalto in grande stile degli avversari»
  17. ^ (PL) Ryszard Henryk Bochenek, Twierdza Jasna Góra, Wydawn. Bellona, 1997, p. 88, ISBN 978-83-11-08593-0.
    «Il 20 dicembre 1655, il timore, per ragioni tecniche, di un attacco sotterraneo svedese al bastione della Santissima Trinità fu finalmente scongiurato da una veloce azione di combattimento messa in atto dalla fanteria dei difensori»
  18. ^ (PL) Władysław Kluz, Moc ducha: ojciec Augustyn Kordecki, Akademia Teologii Katolickiej, 1990, p. 98.
    «La vigilia di Natale, il 24 dicembre, P . Kordecki ricevette una lettera dal generale Müller, che gli chiedeva di prendere una posizione»
  19. ^ a b (EN) Peter Harrison, Castles of God: Fortified Religious Buildings of the World, Boydell Press, 2004, p. 144, ISBN 978-18-43-83066-5.
  20. ^ (EN) Thomas P. Koziara, Historia Nostra: The Complete History of Poland, vol. 4, Aurifera S.A., 2020, p. 14.
  21. ^ a b (EN) Jasna Góra, su weaponsandwarfare.com. URL consultato l'11 luglio 2021.
  22. ^ a b (PL) Adam Przyboś, W latach potopu: walka narodu polskiego z najazdem szwedzkim w latach 1655/1660, Książka i Wiedza, 1956, p. 121.
    «Nel gennaio 1656, Krzysztof Żegocki, un noto esponente dei partigiani locali, radunò un'unità di insorti e insieme a Stanisław Kulesza arrivò al soccorso di Częstochowa, ma non vi trovò gli svedesi»
  23. ^ (EN) Jan Stanisław Kopczewski, Casimir Pulaski, Interpress, 1980, p. 70, ISBN 978-83-22-31805-8.
  24. ^ (EN) Gary Dean Peterson, Warrior Kings of Sweden: The Rise of an Empire in the Sixteenth and Seventeenth Centuries, McFarland, 2014, p. 206, ISBN 978-14-76-60411-4.
  25. ^ (EN) Robert Bideleux e Ian Jeffries, A History of Eastern Europe: Crisis and Change, 2ª ed., Routledge, 2007, p. 183, ISBN 978-11-34-21319-1.
  26. ^ (EN) Stefan Wyszyński, A Strong Man Armed, G. Chapman, 1966, p. 122.
  27. ^ (EN) David Kirby, Northern Europe in the Early Modern Period: The Baltic World 1492-1772, Routledge, 2014, p. 140, ISBN 978-13-17-90214-0.
  28. ^ (EN) Alexander Basilevsky, Early Ukraine: A Military and Social History to the Mid-19th Century, McFarland, 2016, p. 307, ISBN 978-14-76-62022-0.
  29. ^ a b (EN) Robert I. Frost, The Northern Wars: War, State and Society in Northeastern Europe, 1558 - 1721, Routledge, 2014, p. 216, ISBN 978-13-17-89857-3.
  30. ^ (EN) Jerzy Jan Lerski, George J. Lerski e Halina T. Lerski, Historical Dictionary of Poland, 966-1945, Greenwood Publishing Group, 1996, p. 492, ISBN 978-03-13-26007-0.
  31. ^ (EN) Robert E. Alvis, White Eagle, Black Madonna: One Thousand Years of the Polish Catholic Tradition, Fordham Univ Press, 2016, p. 141, ISBN 978-0823-27172-6.
  32. ^ Nova Gigantomachia a Claro Monte Czestochoviensi, su lietuvosmenas.lt. URL consultato l'11 luglio 2021.
  33. ^ Hanna Widacka, Difesa di Jasna Góra, su wilanow-palac.pl. URL consultato l'11 luglio 2021.

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