Argumentum ad consequentiam

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

L'argumentum ad consequentiam (il richiamarsi alle conseguenze), è una "fallacia" cioè un errore nascosto nel ragionamento che comporta la violazione delle regole di un confronto argomentativo corretto. In questo caso l'argomento conclude che un'ipotesi è vera o falsa in base al fatto che la premessa porti a conseguenze desiderabili o indesiderabili. [1]

«L'eccesso di storia è dannoso per la vita: [...] colui che non osa più fidarsi di sé e che invece, per il suo sentire, chiede involontariamente consiglio alla storia: «come devo qui sentire?» diventa a poco a poco, per paura, attore e assume un ruolo, per lo più anzi molti ruoli, recitando perciò ciascuno di essi male e superficialmente[2]. Secondo Nietzsche affidarsi alla storia, agli esempi del passato come regola di comportamento, significa non capire la realtà del presente per agire e, invece, ripetere passivamente quanto già accaduto nella storia passata.

Del tutto opposta la conclusione della premessa implicita "conoscere la storia" in Cicerone: «Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis» [3], ovvero: «La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell'antichità.» Solo la conoscenza storica consente di vivere consapevolmente il presente.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Argomentare.it
  2. ^ Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, § 5
  3. ^ Cicerone, De Oratore, II, 9, 36