Araripemys barretoi

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Araripemys
Carapace fossile di Araripemys barretoi in vista ventrale
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
ClasseReptilia
SottoclasseAnapsida
OrdineTestudines
SottordinePleurodira
FamigliaAraripemydidae
GenereAraripemys
SpecieA. barretoi

L'araripemide (Araripemys barretoi) è una tartaruga estinta, appartenente ai pleurodiri. Visse nel Cretaceo inferiore (Albiano, circa 112 - 110 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Sudamerica (Brasile).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questa tartaruga era lunga poco più di 30 centimetri, ed era caratterizzata da un carapace molto appiattito, finemente ornamentato. Il collo era molto lungo e il piastrone era ridotto, privo di mesoplastra e scudi golari. L'entoplastron era a forma di V capovolta, mentre gli epiplastra a forma di J andavano a formare anteriormente una struttura appuntita. Le postzigapofisi delle vertebre cervicali dalla 2 alla 8 erano unite a formare una singola superficie articolare. La prima vertebra toracica era fortemente suturata alla vertebra nucale.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Descritta per la prima volta da Price nel 1973, Araripemys barretoi è nota grazie a numerosi fossili provenienti famosa "Chapada do Araripe" del nord-est del Brasile. I fossili, conservatisi tridimensionalmente, sono stati studiati in dettaglio e hanno permesso di attribuire con sicurezza Araripemys al gruppo dei pelomedusoidi, un gruppo di cheloni pleurodiri ancora ben rappresentati attualmente; Araripemys è pertanto uno dei più antichi pelomedusoidi noti. Inizialmente Araripemys venne attribuito a una famiglia a sé stante (Araripemydidae); successivamente, a causa di alcune caratteristiche il genere è stato variamente accostato ai pelomedusidi propriamente detti (per le affinità delle caratteristiche del cranio, in particolare della regione otica) o ai chelidi (l'assenza di mesoplastra). Più recentemente Araripemys è considerato effettivamente parte di una radiazione a sé stante (Araripemydidae), basale sia ai pelomedusidi che ai chelidi. Un altro membro di questa famiglia è Laganemys, del Cretaceo inferiore del Niger.

Paleobiologia[modifica | modifica wikitesto]

I fossili di Araripemys provengono da varie formazioni della Chapada do Araripe, in particolare dalla formazione Crato e dalla formazione Romualdo. Sembra che il paleoambiente della prima fosse costituito da un mangrovieto (ipotesi corroborata dalla presenza di tartarughe giovani e di pesci, anuri e insetti), mentre quello della formazione Romualdo sembrerebbe essere stato una laguna. Il fatto che questa tartatuga sia stata ritrovata in paleomabienti piuttosto distinti suggerisce che Araripemys fosse un animale adattatosi a differenti livelli di salinità (Oliveira e Kellner, 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. A. Meylan. 1996. Skeletal morphology and relationships of the Early Cretaceous side-necked turtle, Araripemys barretoi (Testudines: Pelomedusoides: Araripemydidae), from the Santana Formation of Brazil. Journal of Vertebrate Paleontology 16(1):20-33
  • S. Fielding, D. M. Martill, and D. Naish. 2005. Solhofen-style soft-tissue preservation in a new species of turtle from the Crato Formation (Early Cretaceous, Aptian) of North-East Brazil. Palaeontology 48(6):1301-1310
  • E. S. Gaffney, H. Tong, and P. A. Meylan. 2006. Evolution of the side-necked turtles: The families Bothremydidae, Euraxemydidae, and Araripemydidae. Bulletin of the American Museum of Natural History 300:1-318
  • P. C. Sereno and S. J. ElShafie. 2013. A New Long-Necked Turtle, Laganemys tenerensis (Pleurodira: Araripemydidae), from the Elrhaz Formation (Aptian–Albian) of Niger. In D. B. Brinkman, P. A. Holroyd, J. D. Gardner (eds.), Morphology and Evolution of Turtles 215-250
  • G. R. Oliveira & A. W. Kellner. 2015. Juvenile specimens of Araripemys Price, 1973 (Pelomedusoides, Araripemydidae) from the Crato Formation, Araripe Basin (No. e1134) PeerJ PrePrints. 2015;3:e1916 doi: 10.7287/peerj.preprints.919v1.