Appenzeller Zeitung

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Appenzeller Zeitung
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StatoBandiera della Svizzera Svizzera
Linguatedesco
Periodicitàquotidiano
FondatoreJohannes Meyer
Fondazione1828
SedeHerisau
EditoreCH Media
Tiratura8564 (2021[1])
ISSN1424-2923 (WC · ACNP)
Sito webwww.appenzellerzeitung.ch
 

L'Appenzeller Zeitung è un quotidiano svizzero in lingua tedesca del Canton Appenzello Esterno e delle zone limitrofe, con sede a Herisau.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fondato nel 1828 da Johannes Meyer, medico di Trogen, quale foglio d'opposizione impegnato nella lotta contro la censura e per il rinnovamento democratico, nel primo anno il settimanale riuscì ad avere 620 abbonati.[2] Dal 1830 assunse un formato bisettimanale.[2] Durante la Rigenerazione diede voce ad alcuni fra i maggiori esponenti del liberalismo svizzero, quali Kasimir Pfyffer, Ignaz Paul Vital Troxler, Thomas Bornhauser e Gallus Jakob Baumgartner.[2]

Rilevato da Michael Schläpfer nel 1852, divenne l'organo di informazione della regione di Herisau, suo nuovo luogo di pubblicazione, affermandosi come quotidiano regionale nell'Hinterland appenzellese e nel vicino Toggenburgo.[2] Acquisiti i diritti editoriali dei giornali concorrenti Säntis nel 1969, Appenzeller Anzeiger nel 1969 e Appenzeller Landeszeitung nel 1973, è divenuto l'unico quotidiano di Appenzello Esterno raggiungendo nel 2000 una tiratura di 16 873 copie.[2] Dal 1969 al 1998 ha dovuto però affrontare la concorrenza dell'Appenzeller Tagblatt, edizione locale del Sankt Galler Tagblatt.[2]

Pubblicato dalla casa editrice appenzellese Schläpfer AG, fino al 1996 Schläpfer & Co, e vicino al partito radicale, dal 1993-1994 l'Appenzeller Zeitung collabora con altri sei giornali della regione, riportando nella parte generale gli stessi articoli proposti da questi quotidiani.[2] Il 1º aprile 1998 la Zollikofer AG di San Gallo ha acquistato una quota del pacchetto azionario, e a partire da questo momento la testata, che ha conservato il proprio nome, è di fatto diventata l'edizione regionale del Sankt Galler Tagblatt.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (DE) WEMF AUFLAGEBULLETIN 2021 (PDF), su wemf.ch. URL consultato il 14 agosto 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i Dizionario storico della Svizzera.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]