Antonio Rusconi (storico)

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Antonio Rusconi (Novara, 30 dicembre 1829Novara, 28 maggio 1889) è stato un avvocato, storico e archeologo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Novara il 30 dicembre 1829 (Carlo Negroni anticipò la data di nascita al 16 novembre 1828, nel necrologio dedicato all'amico e collega), discendente da parte di madre del rinomato storiografo Lazzaro Agostino Cotta. Si riteneva appartenente alla nobile famiglia Rusca, discendente nello specifico di Giovanni Rusca, conte di Lugano dal 1434. In gioventù si dedicò con passione alla composizione in versi, raccolti in seguito in un volume che la famiglia al momento della morte ancora conservava[1][2][3].

La forte vena patriottica si vide trasposta in vari opuscoli pubblicati nel 1848 su argomenti quali l'Assedio di Torino e le figure storiche di Ezzelino da Romano, Masaniello e Pietro Micca. All'arma della penna accostò l'impegno concreto, divenendo segretario del Consiglio di disciplina della Milizia Nazionale di Novara, per la quale combatté nelle guerre di indipendenza e raggiunse il grado di sottotenente. Prese parte alla battaglia della Bicocca del 23 marzo 1849[2][4][5].

Formazione ed attività lavorativa[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Negroni, collega e collaboratore di Rusconi

Nel giugno 1854 conseguì la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino col massimo dei voti, esercitando poi nella città natale l'attività di avvocato, facendo pratica inizialmente presso gli avvocati Giovanni Battista Cassinis e Carlo Negroni. L'abilità e la conoscenza di quel campo gli valsero dapprima una folta clientela, quindi la cattedra di diritto e procedura civile presso le scuole secondarie nel 1860, succedendo in tale docenza allo stesso Carlo Negroni, che si era dovuto dimettere in quanto eletto deputato[1][2][4][5][6]. Al 1864 risale la sua prima pubblicazione, Scritti legali, mentre decennio successivo lo sappiamo collaboratore corrispondente della Gazzetta dei Tribunali di Genova[7][8][9]. Nel 1885 risultava ancora tra gli avvocati del tribunale di Novara[10].

La fama[modifica | modifica wikitesto]

Parallelamente al successo dell'attività forense giunse anche la fama di valente studioso di storia ed archeologia, passione che coltivava nel tempo libero[5].

Nel 1874 fu chiamato dall'ingegnere Giuseppe Fassò a collaborare con la Società Archeologica pel Museo Patrio Novarese, fondata dallo stesso Fassò, assieme a personalità di spicco della scena culturale novarese quali lo storico Carlo Morbio, il numismatico Pietro Caire, Raffaele Tarella e lo storico dell'Ossola Enrico Bianchetti[11][12]. Alla società donò numerosi cimeli[13], tra cui monete, medaglie e manoscritti del Cotta, e raccolse una vasta collezione di materiale documentario, soprattutto relativo all'isola di San Giulio d'Orta[1][4]. Tuttavia la società, dopo il brillante periodo iniziale, declinò rapidamente, ricevendo il colpo di grazia nel 1889, alla morte dello stesso Rusconi, che ne era il principale contributore[14].

La fama acquisita in ambito storico ed archeologico gli valse prestigiosi incarichi. Nel 1876 la città di Novara lo nominò membro della Commissione Provinciale per i Monumenti ed oggetti d'arte e di antichità, sorta l'anno precedente[14], e l'Accademia Araldico-Genealogica lo investì proprio rappresentante per Novara[15]; nel 1877 divenne socio corrispondente della Regia Deputazione di Storia Patria[16]; nel 1878 entrò nella società dell'Archivio Storico Lombardo[5]. Col regio decreto del 28 agosto 1879, il Ministero della pubblica istruzione lo nominò Ispettore degli scavi e monumenti di antichità per la provincia di Novara[17].

Nel 1881 fu eletto membro dell'amministrazione della biblioteca cittadina, alla quale donò negli anni seguenti una mole non indifferente di opere e documenti storici: nel 1882 l'archivio del soppresso Capitolo dell'Isola di Orta, contenente documenti dal IX al XIV secolo, assieme a diplomi imperiali anteriori al Mille, una Bibbia dell'XI secolo (Codice Membranacco), molte carte sul Ducato longobardo di San Giulio ed il seguente principato vescovile della Riviera di San Giulio; nel 1886 i tre volumi del Codex Astensis pubblicati a cura di Quintino Sella, con rari volumi dell'Archivio Glottologico pubblicati da Graziadio Isaia Ascoli; nel 1887 cinque volumi di suoi manoscritti, due volumi di miscellanea sulla Riviera d'Orta, un imponente volume di manoscritti ed autografi, assieme a documenti e lettere dei vescovi di Novara dal 1283, alcuni scritti ed un ritratto ad olio di Lazzaro Agostino Cotta[5][18].

Studiosi del calibro di Cesare Cantù, Carlo Dionisotti Casalone, Angelo Angelucci e Domenico Carutti nutrivano per Rusconi grande stima ed affetto[5].

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nel dicembre 1885 il Comitato Centrale della Croce Rossa Italiana lo affiancò a Carlo Negroni e al Maggiore dell'Esercito Cesare Massara per l'organizzazione del nuovo Sotto Comitato di Sezione di Novara. Il Comitato Nazionale non riteneva che il gruppo di donne capitanato da Giuseppina Prato Previde Colombani, che aveva concepito l'iniziativa, fosse in grado di gestire autonomamente la nuova organizzazione[19].

Dopo una lunga malattia, si spense alle 2 del mattino del 28 maggio 1889. Il funerale fu celebrato il giorno successivo, vi partecipò una folla imponente[4][5][20].

Lo storico[modifica | modifica wikitesto]

Lazzaro Agostino Cotta, avo di Rusconi

Amante della storia, al pari dell'avo Lazzaro Agostino Cotta, e della sua terra, nel tempo libero dagli impegni forensi si dedicò anima e corpo allo studio delle vicende novaresi, dei suoi dialetti, dei fatti noti e meno noti. Si impegnò anche economicamente, mediante l'acquisto di antichi cimeli e documenti, donati poi alla città di Novara, che lo ebbe sempre in grande considerazione[5].

Nell'introduzione a Le origini novaresi del 1875, Rusconi delineò alcuni tratti del suo approccio alle indagini storiche, sottolineando in quali aspetti si differenziò dai suoi predecessori. Riguardo al toponimo Novara, ritenne le affermazioni di Gaudenzio Merula, Carlo Bascapè e Pietro Azario delle mere puerilità etimologiche, non più degne di considerazione nel XIX secolo. Nel più ampio contesto dell'indagine sulle origini del Novarese reputò il Saggio de primi abitatori del novarese di Michel'Angelo Leonardi un lavoro privo di metodo, guidato dai preconcetti, sdegnoso delle minute indagini locali e non supportato dalle potenzialità dell'etnologia e della filologia. Leonardi pose il quesito corretto, si avvicinò alla risposta ma non la seppe cogliere, al pari di Siro Severino Capsoni per la storia pavese e Jacopo Durandi per quella vercellese. A differenza di questi ultimi, Rusconi ritenne di aver adottato un metodo logico ed inflessibile, basato sulla filologia comparata, che gli consentì di giungere alle risposte che cercava[21][22]. Riesaminandone le proposte etimologiche, la studiosa Maria Carla Uglietti ha riscontrato gli influssi delle opere di Francesco Antonio Bianchini e Giovanni Flechia[23].

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

Numerose critiche mosse a Rusconi attaccarono le proposte etimologiche dei nomi, reputate mere congetture e talora acriticamente riproposte da altri autori, ad esempio:

  • il toponimo Cusio dall'etnonimo degli Usii[24];
  • il toponimo Oscella (l'antico nome dell'Ossola) dall'etnonimo degli Osci, da questa somiglianza supposti antichi abitatori del lago d'Orta[25];
  • il toponimo Mortara dall'espressione Mont'aria o Mons aria, poiché la cittadina sarebbe posta sullo stesso altopiano di Novara (anticamente Novaria)[26];
  • il toponimo Pombia (in latino Plumbia) derivato dalla corruzione ed abbreviazione dell'espressione Pontis via[27];
  • il toponimo Momo derivato dal nome del dio greco Momos (lat. Momus), personificazione del sarcasmo, figlio della Notte e del Sonno[28];
  • l'etnonimo Ittimoli (o Ictimoli) non designante una specifica popolazione, quanto piuttosto l'attività del minatore[29].

Nella recensione della seconda parte de Le Origini Novaresi, la rivista Rivista Europea, pur lodando lo sforzo e il risultato dell'autore, sottolineò che

«Non tutti gli argomenti svolti dal signor Rusconi sono confortati da serie testimonianze; non tutte le ipotesi sono verosimili: non persuadono sempre le deduzioni che egli trae col paziente suo sistema di analisi etimologiche»

Tuttavia le critiche non si limitano all'ambito etimologico. Sul Bullettino di paletnologia italiana del 1876, lo studioso parmense Luigi Pigorini dedicò un lungo articolo a Le Origini novaresi, confutando numerosi passi dell'opera dal punto di vista paletnologico[31]:

Luigi Pigorini, critico dell'opera di Rusconi dal punto di vista paletnologico
  • disquisendo sulle popolazioni autoctone dell'Europa di razza mongola scalzate in epoca preistorica da genti di stirpe ariana, Rusconi riportò la tesi ampiamente condivisa che gli autoctoni avessero statura decisamente minore ed opinò che i loro ultimi discendenti abitassero ancora in Lapponia; Pigorini rigettò quest'ultima opinione, essendo ormai da tempo appurato che i Lapponi vissero sempre nelle estreme regioni settentrionali, senza mai spingersi nemmeno nella Scandinavia meridionale;
  • Rusconi affermò che i colonizzatori dell'Europa giunsero dall'Asia attraverso l'istmo di Suez, il Nordafrica e lo stretto di Gibilterra; a riprova di ciò, i dolmen furono trovati in tutte le aree visitate da questi popoli: Spagna, Italia, Danimarca, lungo la costa sud-occidentale della penisola indiana (Malabar) e sulla catena dell'Atlante; Pigorini confutò l'affermazione, adducendo che la paletnologia aveva ormai appurato che i dolmen non erano peculiarità di una singola polazione e che quindi non costituivano prove a supporto di tali affermazioni;
  • nel dimostrare il passaggio in Nordafrica delle future popolazioni europee, Rusconi addusse quale prova paletnologica la corrispondenza tra armi e utensili in pietra recentemente trovati in Liguria e con gli oggetti a quel tempo utilizzati dai Berberi; Pigorini concordò che paletnologia ed etnologia comparata avessero effettivamente dimostrato che i popoli selvaggi attuali utilizzavano oggetti in pietra identici a quelli fabbricati in epoca preistorica, ma azzardata la correlazione proposta da Rusconi, poiché tale logica giustificherebbe addirittura un collegamento tra i suddetti utensili liguri e quelli utilizzati a quel tempo dagli aborigeni australiani;
  • Rusconi affermò che nel Novarese mancava una vera e propria età della pietra, dato che gli studi sugli insediamenti preistorici avevano mostrato che vi si lavoravano sia la pietra che il bronzo; Pigorini appuntò che quasi tutti i ritrovamenti nel Novarese provenivano dal fondo di laghi e paludi, quindi non era possibile determinare se fossero o meno coevi; di conseguenza, non essendo ancora disponibili approfondite indagini paletnologiche sui primi abitatori del Novarese, non era possibile trarre conclusioni, dovendosi limitare ad osservare i fatti;
  • a riprova delle proprie affermazioni, Rusconi citò diverse volte le prime opere di Bartolomeo Gastaldi; Pigorini affermò in tali opere Gastaldi era ancora inesperto nell'ambito della paletnologia e diverse sue conclusioni (alcune delle quali riportate da Rusconi) si erano in seguito rivelate erronee;
  • ragionando sugli oggetti di bronzo rinvenuti nelle torbiere novaresi, Rusconi asserì che l'arte di lavorare il bronzo nel Novarese fu importata dagli Etruschi verso il 1000 a.C., citando Gabriel de Mortillet come fonte; Pigorini fece notare che il passo di De Mortillet si riferiva in realtà all'introduzione della lavorazione del ferro nelle terramare dell'Emilia.
Antonio Massara, feroce critico di Rusconi nell'ambito della storia dell'arte
Antonio Massara, feroce critico di Rusconi nell'ambito della storia dell'arte

Nell'ambito della storia dell'arte, nel 1906 Rusconi fu aspramente criticato da Antonio Massara, il quale lo affermava appartenere alla schiera di studiosi che quando pur si degnavano di uno sguardo le modeste espressioni dell'arte nostra medievale, non era che per farle risalire per quanto fosse possibile nel buio voluto dei secoli e circondarle delle nebbie supposte delle ipotesi. Massara citò come esempio l'opinione del Rusconi secondo la quale un frammento del mosaico romanico dell'antico duomo proveniva dal pavimento di un tempio pagano, rintracciando in esso i simboli di un antico culto solare: opinione totalmente in disaccordo con la realtà ormai provata e confermata che l'arte romanica ereditò, restaurò e reinterpretò i simboli dell'antichità[32].

Lo storico Giancarlo Andenna, riferendosi allo specifico episodio dell'asportazione dei restanti documenti dall'archivio dell'isola di San Giulio, nel 2005 ha reputato l'operato di Rusconi alla stregua di un vero e proprio furto, perpetrato da un sedicente storico e bibliofilo, dannoso ben oltre lo smembramento dell'archivio stesso avvenuto durante il periodo napoleonico[33].

Apprezzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1987 la studiosa Maria Carla Uglietti, controbilanciandone il giudizio complessivo in sede storica, ha ricordato come il Rusconi fosse attento ai progressi degli studi storici del suo tempo. Nello specifico, mettendo in pratica le indicazioni di metodo fornite dalla nascente archeologia preistorica, avviata in Italia solo negli anni '70 del XIX secolo, applicò la tecnica di lettura stratigrafica del terreno: studiò la geologia del Novarese, prelevò campioni di terreno, annotò la profondità dei diversi livelli di frequentazione, descrisse e cercò di motivare storicamente le sequenze stratigrafiche riscontrate[34].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Rusconi concepì numerose opere, tuttavia lasciò inedita buona parte dei suoi scritti[4].

La Riviera di San Giulio raffigurata nell'opera Il lago d'Orta e la sua riviera del 1887

Altre opere, pubblicate come opuscoli dalla Società Archeologica per il Museo Patrio Novarese o sul giornale La Vedetta[11]:

  • Biandrate e i suoi conti, gennaio 1875;
  • Il castello di Novara, marzo 1875;
  • Il lago Cusio, aprile 1875;
  • I campi Raudii, giugno 1875;
  • I Novaresi e la Lega Lombarda, agosto 1875;
  • Rassegna, luglio 1877;
  • Documenti inediti sugli avvenimenti politici del 1848, novembre 1880;
  • Il mosaico antico della Cattedrale di Novara, settembre 1882;
  • La popolazione di Novara antica e odierna, gennaio 1884;
  • Il cippo di L. Valerio Augustale scoperto sotto il Duomo di Novara, 1884.

Numerosi furono anche gli scritti pubblicati su riviste di Torino, Firenze e Milano[5], tra cui:

  • I Conti di Biandrate, in Omaggio della Società storica lombarda al VII centenario della battaglia di Legnano, Milano, G. Brigola, 1876, pp. 183-202.

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

L'archivio personale di Antonio Rusconi fu depositato presso l'Archivio di Stato di Novara il 20 marzo 1972 dalla Biblioteca Civica di Novara. Il fondo archivistico derivante comprende documenti relativi sia all'attività professionale di avvocato che agli studi storici. Sono incluse carte di natura privata, riguardanti Giacomo Giovanetti e l'avo Lazzaro Agostino Cotta, ed ecclesiastica (lettere di alcuni vescovi novaresi e alcune carte della Chiesa dell'isola di San Giulio d'Orta). È presente anche un buon numero di documenti risorgimentali utilizzati durante l'Esposizione di Torino del 1884[35].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Novara gli ha intitolato una via, traversa di via delle Rosette, nel quartiere Sant'Andrea[1].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro[20] - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere della Corona d'Italia[5] - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«In ricompensa dell'attività dimostrata nel raccogliere e pubblicare opere di archeologia storica»
— 1878[20][36]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Denominazione Vie, su Comune di Novara. URL consultato il 24 settembre 2022.
  2. ^ a b c Necrologio su "Archivio Storico Lombardo".
  3. ^ Alberto Rusconi, Postille - Alla tavola V e VI, in Appendice alle memorie storiche del casato Rusca o Rusconi, Bologna, Tipografia Militare, 1877, p. 88. URL consultato il 26 dicembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  4. ^ a b c d e Mirella Montanari e Chiara Scionti, Rusconi Antonio, su SIAS - Archivio di Stato di Novara, 14 febbraio 2017. URL consultato il 24 settembre 2022.
  5. ^ a b c d e f g h i j Necrologio su "La Voce del Lago Maggiore e dell'Ossola".
  6. ^ Guido Bustico, Carlo Negroni dantologo del sec. XIX e Accademico della Crusca, in Firenze - Rassegna mensile del Comune, n. 10-11, Firenze, ottobre e novembre 1934, p. 234. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  7. ^ Tomea Gavazzoli, 1987Bibliografia, p. 640.
  8. ^ Collaboratori corrispondenti, in Gazzetta dei Tribunali, n. 1, Genova, 1º gennaio 1870, p. 1. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  9. ^ Collaboratori corrispondenti, in Gazzetta dei Tribunali, n. 1, Genova, 6 gennaio 1872, p. 1. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  10. ^ Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, Avvocati presso i Tribunali civili e correzionali di Novara e Varallo, in Annuario del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, Roma, Stamperia Reale D. Ripamonti, 1885, p. 810. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  11. ^ a b Alessandro Viglio, La "Società archeologica pel Museo Patrio Novarese" (PDF), 1917. Ospitato su Società Storica Novarese.
  12. ^ Luigi Fassò, I letterati del novarese - Novara e il suo circondario - L'Ottocento, in Francesco Cognasso, Costantino Baroni, Luigi Fassò, Libero Lenti, Aldo De Maddalena, Sergio Martinelli e Mario Bonfantini, Novara e il suo territorio, Novara, Banca Popolare di Novara, 1952, p. 650. URL consultato il 14 dicembre 2022. Ospitato su Byterfly.
  13. ^ Disponiamo dell'elenco dei reperti archeologici donati dal Rusconi negli anni al museo della Società Archeologia Novarese (Tomea Gavazzoli, 1987Il museo della Società Archeologia Novarese, pp. 154-161):
    • alcuni vaghi di collana in pasta vitrea (I sec. d.C.) e una bottiglia in vetro (seconda metà I - II sec. d.C.), dalla necropoli di Carpignano Sesia;
    • una brocchetta in ceramica rosata decorata a vernice nera, dalla necropoli di Sizzano (IV-III sec. a.C.);
    • una statuina in terracotta raffigurante due personaggi abbracciati, dal Locarnese (non datata);
    • una testa di mazza in pietra levigata, da Breme (Neolitico, V-III millennio a.C.);
    • una punta di lancia in bronzo a forma fogliata, da Oleggio (tarda età del Bronzo, XIII sec. a.C.);
    • una casseruola in bronzo e un simpulum (mestolo) in bronzo, da Locarno (fine I sec. d.C.);
    • un bronzetto di Ercole, da Romentino (dal III sec. a.C.);
    • due bronzetti pseudoantichi raffiguranti una figura maschile, da Magenta, e un amorino alato, da Romentino (XIX sec.);
    • alcuni frammenti di minerali e fossili:
  14. ^ a b Filippo Morgantini, La "scoperta" dei monumenti storici della città, su Società Storica Novarese. URL consultato il 12 gennaio 2024.
  15. ^ Accademia Araldico-Genealogica Italiana - Adunanza del Consiglio Direttivo del 3 agosto 1876, in Giornale araldico-genealogico-diplomatico, n. 4-5, Pisa, Accademia Araldica Italiana, ottobre e novembre 1876, p. 103. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  16. ^ Alessandro Franchi-Verney, R. Deputazione sovra gli Studii di Storia Patria per le provincie antiche e la Lombardia - Adunanza del 18 aprile 1877, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 128, Roma, 2 giugno 1877, p. 2203.
  17. ^ Cronaca e Notizie varie, in Il Monferrato, n. 119, Casale Monferrato, 12 ottobre 1879, p. 471. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  18. ^ Maria Pagnucco e Giampietro Morreale, Giacomo Giovanetti - 1775-1874, con documenti dal 1705 e fino al 1951 - Inventario, Novara, Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, dicembre 2020, pp. 5-6, 64. URL consultato il 15 gennaio 2024. Ospitato su SAN - Strumenti di ricerca online.
  19. ^ Marcello Ginella e Nicoletta Pancera, Storia del Comitato di Novara dalla nascita fino al 1914, in Costantino Cipolla, Alberto Ardissone e Franco Alessandro Fava (a cura di), Storia della Croce Rossa in Piemonte dalla nascita al 1914, collana Laboratorio sociologico, vol. 6, FrancoAngeli, 2015, p. 253, ISBN 978-88-568-4876-2. URL consultato il 27 settembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  20. ^ a b c Corrispondenze, in La Vedetta, n. 22, Intra, 1º giugno 1889, p. 3. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  21. ^ Antonio Rusconi, Ai lettori, in Le origini novaresi, Novara, Pasquale Rusconi, 1875, pp. 5-6. URL consultato il 24 dicembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  22. ^ Bibliografia, in Il Monferrato, n. 17, Casale Monferrato, 27 febbraio 1876, p. 67. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  23. ^ Tomea Gavazzoli, 1987Ricerca, studi e conservazione nell'archeologia locale degli ultimi cento anni, p. 48, nota 32.
  24. ^ Novara 900, Lago d'Orta: le origini del nome, su Facebook, 17 giugno 2016. URL consultato il 9 ottobre 2022.
  25. ^ Omegna, su ANSA ViaggiArt. URL consultato il 10 ottobre 2022.
  26. ^ Umberto De Agostino, La battaglia tra Franchi e Longobardi è una favola?, su Vivo in Lomellina, 12 agosto 2020. URL consultato il 10 ottobre 2022.
  27. ^ Carlo Bascapè, Vicariato di Pombia, in Giuseppe Ravizza (a cura di), La Novara sacra del venerabile vescono Carlo Bascapè - Tradotta in italiano con annotazioni e vita dell'autore dall'Avvocato Cav. Giuseppe Ravizza, Novara, Francesco Merati, 1878, p. 87. URL consultato il 26 dicembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  28. ^ Pietro Massia, Di alcuni nomi locali del Novarese. Considerazioni etimologiche, in Bollettino Storico per la Provincia di Novara, n. 3, Novara, Stab. Tip. Cattaneo, 1925 (XIX), p. 223. URL consultato il 12 gennaio 2024. Ospitato su Calameo.
  29. ^ Carlo Cipolla, Di un diploma perduto di Carlo III (il Grosso) in favore della Chiesa di Vercelli, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, vol. 26, Torino, Carlo Clausen, 1891, p. 683 (nota 3). Ospitato su Google Libri.
  30. ^ C., Rassegna letteraria e bibliografica - Italia, in Rivista europea, vol. 2 (fasc. 3), Firenze, Carlo Pancrazj, 16 maggio 1877, p. 1006. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  31. ^ Luigi Pigorini, Le origini novaresi, in Bullettino di paletnologia italiana, 8, 9 e 10, Parma, Tipografia della Società fra gli Operai-tipografi, agosto 1876, pp. 142-149. URL consultato il 26 dicembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  32. ^ Antonio Massara, I primordii dell'arte novarese, in Rassegna d'Arte, n. 11, Milano, Menotti Bassani & C., novembre 1906, p. 170. URL consultato il 26 agosto 2022.
  33. ^ Giancarlo Andenna, Il vescovo Guglielmo da Cremona (OHSA). Inediti ordini di visita pastorale alla pieve di San Giulio d'Orta (1347), in Società dei Verbanisti (a cura di), Verbanus, n. 26, Verbania-Intra, Alberti, 2005, pp. 21-22, ISBN 978-8872-451-65-6. URL consultato il 12 gennaio 2024. Ospitato su I giornali del Piemonte.
  34. ^ Tomea Gavazzoli, 1987Ricerca, studi e conservazione nell'archeologia locale degli ultimi cento anni, pp. 44, 48.
  35. ^ Mirella Montanari e Chiara Scionti, Rusconi Antonio (fondo), su SIAS - Archivio di Stato di Novara, 14 febbraio 2017. URL consultato il 27 settembre 2022.
  36. ^ Cronaca locale e Notizie varie, in Il Monferrato, n. 65, Casale Monferrato, 5 giugno 1878, p. 259. URL consultato il 23 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eugenio Canetta, Cav. Avv. Antonio Rusconi, in La Voce del Lago Maggiore e dell'Ossola, n. 46, Intra, 7 giugno 1889, pp. 1-2. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  • Carlo Negroni, Necrologia - Antonio Rusconi, in Archivio Storico Lombardo, n. 6, Milano, Società Storica Lombarda, 1889, pp. 521-524. URL consultato il 15 dicembre 2022.
  • Maria Laura Tomea Gavazzoli (a cura di), Museo novarese. Documenti studi e progetti per una nuova immagine delle collezioni civiche, Novara, Comune di Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1987.

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