Antonio Morrocchesi

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Antonio Morrocchesi

Antonio Morrocchesi (San Casciano in Val di Pesa, 15 maggio 1768[1]Firenze, 26 novembre 1838) è stato un attore teatrale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a San Casciano in Val di Pesa da Francesco e Marianna Zaccagnini. Il padre era un uomo di lettere e un benestante. Grazie a ciò il giovane Antonio venne inviato in una famiglia fiorentina affinché provvedesse a farlo studiare. Questa famiglia delegò la formazione morale e spirituale all'istituto dei padri Scolopi. Con gli Scolopi intraprese gli studi Grammatica, di Belle Lettere e anche di Belle Arti mostrando un notevole talento nel disegno, ottenendo perfino un premio dall'Accademia Reale. Ma la sua vocazione era un'altra: recitare.

Dalla natura era stato dotato di un fisico imponente e di bello aspetto, da una naturale eleganze nel movimento e da una spiccata predisposizione alla mimica. Inizialmente recitò di fronte ad amici e presso nobili famiglie fiorentine e riuscì a mettersi in luce. Incoraggiato dai suoi primi spettatori approfondì e perfezionò la sua passione studiando anche i testi teatrali più antichi.

I suoi primi successi li ebbe recitando nel 1787, presso il teatro di Borgo Ognissanti, l'Amleto di Shakespeare e la Semiramide di Voltaire. Nel 1789 va a Mantova scritturato compagnia Paganini-Pianca col ruolo di secondo amoroso, e venne apprezzato per la passionalità e per l'accento toscano. Nel marzo dell'anno successivo nella stessa città incontra il granduca Pietro Leopoldo e in giugno inizia una tournée che lo porta prima a Vicenza e in seguito a Rovereto dove conosce e diventa amico di Clementino Vannetti. Il tour proseguì per Bologna, Trieste, Venezia, Casalmaggiore, Parma, Cremona, ancora Bologna, Modena, Milano (dove recita alla Scala) e infine Genova. Nel 1791 entra nella compagnia del capocomico Francesco Menichelli e recita a Novi Ligure, Tortona, Alessandria, Asti per poi approdare a Torino dove recita per un'intera stagione al Teatro Carignano. In seguito non fece solo l'attore ma anche il direttore artistico; nell'ottobre del 1792 si trova a Trieste, ospitato più volte dalla contessa Margherita di Capodistria.

Nei primi mesi del 1793 si trasferisce a Venezia ma nella seconda parte della anno rientra a Firenze e ne approfitta per passar alcuni giorni con i famigliari a San Casciano. Nel gennaio 1794 forte della notevole esperienza accumulata iniziò a recitare il repertorio di Vittorio Alfieri. Innamorato dello stile alfieriano, si diede a studiare i suoi testi con lo stesso impeto di colui che aveva detto di sé « [...] volli, e volli sempre, e fortissimamente volli ».

Più o meno nello stesso periodo Vittorio Alfieri, Irato a' patri numi, insieme alla moglie Luisa di Stolberg-Gedern aveva preso dimora a Firenze dedicandosi al riordino delle sue opere e allo studio del greco antico. Antonio Morrocchesi, contemporaneamente, andò in scena con Saul e durante una rappresentazione nell'allora Teatro Santa Maria (oggi Teatro Alfieri) ci fu l'incontro tra i due:

«Il prim'atto andò liscio, ma all'inizio del secondo, al presentarsi alla ribalta del Re d'Israele e alla frase che il Morrocchesi pronunziò mirabilmente: Bell'alba è questa, gli applausi proruppero. E continuarono, con un crescendo rossiniano, sino alla fine. L'Alfieri, codesta sera non c'era. Ma alla quinta replica intervenne. Irrequieto, accigliato, come sempre, si sedette presso l'orchestra e attese. Il prim'atto, silenzio di tomba. Eccoci al secondo. Ed ecco Morrocchesi. Il pubblico vorrebbe esprimere il suo entusiasmo. Ma si trattiene. L'Alfieri sta' lì, duro, nella sua poltrona, e non sembra tocco per nulla dalla magnifica voce e dall'accento sublime dell'artista. Saul prosegue. ecco le parole:Abner! Oh quanto in rimirar le umane cose, diverso ha giovinezza il guardo dalla canutà età! che le altre sere scatenavano un uragano di battimani. Ma l'Alfieri non si scrolla.L'uditorio freme. E guarda il poeta. E aspetta ch'egli dia il segnale del plauso. Il Morrocchesi, che si sente addosso gli occhi dell'Astigiano, invece di turbarsene, acquista maggior vigore. E giunge ai versi: Or, da più notti, quella voce istessa fatta è tremenda e mi respinge e tuona in suon di tempestosa onda mugghiante... Come li ruggì! L'Alfieri non seppe più resistere. Gridò : Bravo!! E tutto il teatro fu in piedi con un urlo di osanna.[2]»

Nelle repliche successive il Morrocchesi preso dall'impeto della recitazione arrivò a ferirsi quando Saul si getta sulla propria spada.

Dopodiché entra nella compagnia del milanese Luigi Rossi e recitando le tragedie di Alfieri si esibisce, oltre che a Firenze, a Pescia, Pisa, Lucca e Bologna. Nel 1798 recita tra Firenze e Pistoia con la filodrammatica di Luigi del Buono e successivamente entra nella compagnia di Marta Colleoni esibendosi a Bologna, Reggio Emilia, Mantova e Ferrara. Nel 1801 con la compagnia Gaetano Barzi recita il Maometto di Voltaire e altri drammi in una tournée che tocca Brescia, Cremona, Novara, Casale Monferrato e Torino. Nel 1802 inizia a frequentare Vincenzo Monti a Milano poi viene scritturato in un'altra compagnia che lo porta in giro per la Toscana. In seguito rientra nel nord-Italia e con la filodrammatica Venier-Asprucci-Prepiani ricomincia a recitare il teatro alfieriano a Trieste, Pavia, e nel 1808 ancora alla Scala di Milano.

Tra il 1809 il 1810 lavorò per la compagnia di Luigi Rossi recitando a Pavia, Milano, Imola, Pesaro e Rimini ma soprattutto conosce di persona e alcuni li frequenta assiduamente personalità come Giulio Perticari e il fratello Gordiano, Ippolito e Giovanni Pindemonte e Ugo Foscolo. Alla fine del 1810 rientra definitivamente a Firenze.

Nel 1811 il Governo Toscano affidò a Morrocchesi la cattedra di Declamazione preso l'Accademia di belle arti di Firenze. Grazie a questo incarico Morrocchesi trascorse la seconda parte della sua vita nel ruolo di insegnante.

Nel 1832 pubblicò le Lezioni di declamazione e d'arte teatrale per insegnare e trasmettere il suo pensiero. Smessi definitivamente i panni di attore iniziò a scrivere un discreto numero di opere teatrali. Ma come autore non ebbe lo stesso successo a cui era abituato da attore.

Morì il 26 novembre 1838 e le sue ceneri vennero deposte nei chiostri di Santa Croce, non lontano dal monumento funebre a Vittorio Alfieri realizzato da Antonio Canova, ma in seguito andarono disperse. A San Casciano in Val di Pesa gli è stata dedicata la via dove si suppone abbia visto la luce.

Opere teatrali[modifica | modifica wikitesto]

  • La presa di Belgrado, suo primo lavoro giovanile rappresentato a Trento
  • La Rossane, tragedia, 1792
  • Odda, ossia la donna di due mariti, dramma rappresentato per la prima volta a Livorno nel 1803
  • Alfieri tra l'ombre, azione eroico-favolosa in due atti scritta in verso sciolto dall'attore Antonio Morrochesi, rappresentato per la prima volta a Bologna nel 1804
  • Le ferriere di Maremma, rappresentato per la prima volta a Verona nel 1805
  • Teresa e Versach, rappresentato per la prima volta a Ravenna nel 1806
  • Il matrimonio di un giorno
  • Leopoldo, gran-duca di Toscana in Grosseto, 1808
  • La tomba di Giulia
  • Eleonora Varis
  • Gertrude Regina d'Aragona, tragedia, scritta insieme a Giovanni Greppi, Giacinto Magnocavalli, Mario Pagano, Andrea Rubbi
  • Stravaganza e Virtù
  • La colonia delle nuove Amazzoni
  • Disgrazia senza disgrazia
  • L'eroe tra i figli
  • La battaglia di Austerlitz
  • Valeria, tragedia rappresentata per la prima volta a Firenze nel 1822 presso il Teatro del Cocomero
  • Ero, tragedia
  • Amata, tragedia
  • Dionigi il Giovine, tragedia
  • I Drusi, tragedia
  • Dante in Ravenna, tragedia
  • Erode

Gli ultimi sei lavori vennero pubblicati tutti insieme in due volumi dal titolo Tragedia ed editi dall'editore Ciardetti nel 1822.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'atto anagrafico colloca la nascita almeno quattro anni dopo Notizie su alcuni fatti taciuti nelle memorie di Antonio Morrocchesi (Stefano Geraci
  2. ^ Tebaldo Pellizzari, articolo pubblicato su La Festa del 21 settembre 1941

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Melchior Missirini, Antonio Morrocchesi: memorie, Firenze, 1838.
  • Giulio Piccini, Vittorio Alfieri a Firenze, Firenze, editore Bemporad, 1896.
  • Vito Pandolfi, Antologia del grande attore, Bari, editore Laterza, 1954.
  • Piero Bargellini, Otello Pampaloni, San Casciano, un paese nel Chianti, San Casciano in Val di Pesa, Comune di San Casciano, 1985.
  • Piero Bargellini, Otello Pampaloni, San Casciano. Arte storia personaggi', San Casciano in Val di Pesa, edito a cura del Gruppo La Porticciola, 1996.
  • Otello Pampaloni, Antonio Morrocchesi e il teatro tragico di Alfieri. Vita romanzesca di un grande attore., San Casciano in Val di Pesa, edito a cura del Gruppo La Porticciola, 2008.

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