Anthony Downs

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Anthony Downs (Evanston, 21 novembre 1930Bethesda, 2 ottobre 2021[1]) è stato un politologo statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ha applicato gli strumenti propri dell'economista all'analisi del processo politico democratico, prima nel suo testo del 1957 (trad. it. Teoria economica della democrazia, 1988, di chiara derivazione schumpeteriana) e poi, calando in concreto la teoria così elaborata, in Dentro la Burocrazia (1967, evoluzione delle teorie weberiane).

Dal 1977 è fellow della Brookings Institution di Washington.

Ha scritto molte opere anche nei primi anni 2000: Still stuck in traffic (2004); Growth management and affordable housing: do they conflict? (2004); A Niagara of capital (2007); Real estate and the financial crisis (2009).

La teoria del mercato politico[modifica | modifica wikitesto]

La sua fama è dovuta in larga parte alla Teoria economica della democrazia (1957), considerata una delle opere più significative delle moderne scienze politiche. In essa Downs si propose di definire concetti quali partito e sistema elettorale e diede una prima interpretazione dei fattori che influenzano il voto.

Fu il primo, tra i successori di Schumpeter[2], ad enfatizzare la capacità del cittadino-elettore di giudicare prospettivamente e retrospettivamente l’operato di un gruppo di leader in rapporto ai propri interessi favorendo un equilibrio tra sinistra e destra, quantomeno di breve periodo, e di operare scelte elettorali conseguenti, questa teoria è stata mutuata dalla teoria economica liberista in cui i mercati dovrebbero equilibrarsi da soli in base alla legge della domanda e dell'offerta. "Per Downs, e per coloro che lo seguiranno in questo percorso intellettuale, la democrazia va considerata come un mercato politico, vale a dire come un meccanismo di funzionamento dell’arena pubblica grazie al quale si incontrano domanda e offerta di corsi alternativi di azione governativa, in analogia a quanto avviene nella produzione e nello scambio economico. Nel mercato democratico interagiscono due gruppi fondamentali di attori: produttori e consumatori di beni politici, che si servono l’uno dell’altro per raggiungere i loro obiettivi. Del primo gruppo fanno parte le autorità pubbliche, vale a dire politici e burocrati operanti nei diversi comitati rappresentativi e esecutivi, centrali o periferici, che decidono le politiche e le implementano; del secondo gruppo, più numeroso, fanno parte quei cittadini-elettori che attraverso il voto autorizzano i governanti a esercitare l’autorità e che sono i destinatari dei beni pubblici forniti per via politica. In quanto pratica quotidiana la politica democratica è prerogativa di élite professionalizzate che agiscono come imprenditori politici in concorrenza per il potere governativo e per i corrispettivi benefici. Solo periodicamente essa diviene appannaggio di cittadini razionali orientati a massimizzare il proprio benessere attraverso lo scambio «opportunistico» tra voto e politiche. Visto dal basso, dal lato della domanda, quello democratico si presenta così come un processo periodico di selezione razionale della leadership; visto dal vertice, dal lato dell’offerta, come una tecnica di formazione di coalizioni elettorali e di scelte pubbliche elettoralmente remunerative"[3].

La sua teoria è illustrata dal left–right axis model, poi integrato nel modello di voto dell'elettore medio, formulato da Duncan Black[4].

La teoria è stata criticata, in quanto utopica e non rispecchiante la realtà del comportamento di elettori e candidati, da George Akerlof e Robert Shiller[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Tribute Archive Obituary - Visitation & Funeral Information, su tributearchive.com.
  2. ^ Mark M. Gray, A. Wuffle, Vindicating Anthony Downs, PS: Political Science and Politics, Vol. 38, No. 4 (Oct., 2005), pp. 737-740.
  3. ^ S. Belligni, Cinque idee di politica. Concetti, modelli, programmi di ricerca in scienza politica, Bologna, Il Mulino, 2003, p. 207-208.
  4. ^ Duncan Black, On the Rationale of Group Decision-making, in Journal of Political Economy, vol. 56, n. 1, 1948, pp. 23–34, DOI:10.1086/256633, JSTOR 1825026.
  5. ^ George Akerlof, Robert Shiller, Ci prendono per fessi. L'economia della manipolazione e dell'inganno, pag. 108, 2016, Mondadori, Milano, ISBN 978 88 04 66322 5

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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