Anisomys imitator

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Anisomys imitator
Immagine di Anisomys imitator mancante
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
OrdineRodentia
SottordineMyomorpha
SuperfamigliaMuroidea
FamigliaMuridae
SottofamigliaMurinae
GenereAnisomys
Thomas, 1904
SpecieA.imitator
Nomenclatura binomiale
Anisomys imitator
Thomas, 1904

Anisomys imitator (Thomas, 1904) è l'unica specie del genere Anisomys (Thomas, 1904), endemica della Nuova Guinea.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine generico deriva dalla combinazione del prefisso privativo an- e dalla parola greca -ἴσος, uguale, con il significato complessivo di diseguale, e del suffisso greco -mys, riferito alle forme simili ai topi, con chiara allusione alla differenza tra gli incisivi superiori e quelli inferiori. Il termine specifico deriva invece dal termine latino imitator, ossia imitatore, poiché questa specie è stata per molti anni confusa con una forma papuana del genere Uromys.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Roditore di grandi dimensioni, con lunghezza della testa e del corpo tra 215 e 285 mm, la lunghezza della coda tra 285 e 359 mm, la lunghezza del piede tra 58 e 66 mm, la lunghezza delle orecchie tra 16 e 26,3 mm e un peso fino a 580 g.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio è grande e robusto, con una regione sopra-orbitale ampia. La bolla timpanica è piccola e piatta. Gli incisivi inferiori sono insolitamente diversi rispetto a quelli superiori, essendo larghi la metà e più profondi di circa un terzo. Tale caratteristica è unica nella famiglia dei Muridi.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

3 0 0 1 1 0 0 3
3 0 0 1 1 0 0 3
Totale: 16
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è corta e ruvida. Il colore del dorso è bruno-grigiastro, mentre le parti ventrali sono biancastre. La testa è più grigia ed è striata di nero. Gli occhi sono circondati da anelli nerastri. Le orecchie sono corte e ricoperte di peli nerastri. Le zampe anteriori e posteriori sono grigiastre, con le parti interne più chiare; le mani ed i piedi sono marroni, con la punta delle dita bianca. Le unghie sono delicate e appuntite, il palmo delle mani e le piante dei piedi sono privi di peli e con grandi cuscinetti lisci. Il quinto dito del piede raggiunge quasi l'estremità della prima falange del quarto dito. La coda è più lunga della testa e del corpo, con 9 anelli di scaglie per centimetro disposte diagonalmente, finemente ricoperta di peli, e di color marrone scuro per il primo quarto e bianco giallastro per il resto. Le femmine hanno un paio di mammelle pettorali e due paia inguinali. Il cariotipo è 2n=46 FN=52.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Costruisce nidi di foglie sotto una copertura di terra. La struttura morfologica delle zampe rivela un adattamento incompleto alla vita arboricola.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

L'insolita dentatura fa presumere una dieta a base di frutti coriacei e polpa morbida come le noci da cocco.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa lungo la cordigliera centrale della Nuova Guinea.

Vive nelle foreste tropicali umide, in habitat disturbati e anche in giardini tra i 1.200 e 3.500 metri di altitudine.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale, sebbene la densità della popolazione sia relativamente bassa, classifica A.imitator come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Leary, T., Seri, L., Flannery, T., Wright, D., Hamilton, S., Helgen, K., Singadan, R., Allison, A., James, R., Bonaccorso, F. & Aplin, K. 2008, Anisomys imitator, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Anisomys imitator, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Novak, 1999.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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