Adolf Loos

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«L'evoluzione della civiltà è sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso»

Adolf Loos

Adolf Loos (Brno, 10 dicembre 1870Kalksburg, 23 agosto 1933) è stato un architetto austriaco, considerato uno dei pionieri dell'architettura moderna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di uno scultore, dal 1885 Loos studia alla Scuola di Arti e Mestieri di Reichenberg, quindi al Politecnico di Dresda. Nel 1892 si reca negli Stati Uniti, passando da Filadelfia a New York, dove per vivere fa i lavori più disparati, dal lavapiatti al muratore, dal disegnatore per un cantiere edile al cronista. Qui incontra la comunità calvinista puritana degli Shakers, dai quali troverà ispirazione per i suoi ragionamenti futuri. Per gli Shakers, infatti, costretti a costruire ogni utensile ed arredo da soli, la semplicità delle forme era necessaria; ogni decorazione veniva vista come un manifestarsi del demonio. Visita nel 1893 l'esposizione internazionale di Chicago, entusiasmandosi per l'architettura statunitense, in particolar modo di Louis Sullivan.

Nel 1896, dopo una breve permanenza a Londra, si stabilisce a Vienna. Diventa amico di alcuni dei protagonisti delle avanguardie artistiche europee (il giornalista, scrittore e intellettuale Karl Kraus, il musicista Arnold Schönberg, il poeta Peter Altenberg, e molti altri). Aderisce inizialmente alla Secessione, per lasciarla però già nel 1898, poiché da lui considerata la rappresentazione di un gusto ormai superato rispetto alla realtà contemporanea; la rottura col gruppo (e in particolare con Josef Hoffmann) segue comunque al mancato ottenimento di un incarico progettuale per l'arredamento del Palazzo della Secessione.

Loos dichiara esplicitamente il suo amore per l'architettura e la cultura angloamericana fondando nel 1903 una rivista, di cui usciranno due soli numeri, dal titolo Das Andere (L'altro), fautrice dell'introduzione di quella cultura in Austria.

Nel 1928 Loos fu travolto da uno scandalo di pedofilia. Aveva infatti ingaggiato ragazzine provenienti da famiglie indigenti, fra gli 8 e i 10 anni, per lavorare come modelle nel suo studio. I capi d'accusa indicavano che Loos aveva costretto le giovanissime modelle a partecipare ad atti sessuali e fu ritenuto parzialmente colpevole dalla corte nel 1928.[1][2][3]

In materia di definizioni, Loos è perentorio: l'architettura è diretta espressione della cultura dei popoli; di qui, il bisogno morale di eliminare ogni ornamento di stile, che rappresenta la mancanza del passato.

I suoi scritti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1900 pubblica Parole nel vuoto (Ins Leere gesprochen) in cui attacca la Secessione viennese nel momento di massima espansione.

Nel 1908 pubblica Ornamento e Delitto[4] (Ornament und Verbrechen), un brevissimo saggio in cui approfondiva i temi della sua polemica con gli artisti della Secessione viennese[5], ed esponeva una sua teoria in cui si privilegia l'utilità della produzione di oggetti di forma semplice e funzionale. Anche grazie a questo scritto, Loos verrà in seguito considerato uno dei fondatori del Razionalismo europeo e, in genere, del gusto architettonico moderno.

Nel 1931 pubblica Nonostante Tutto (Trotzdem), contenente tutti gli scritti da lui pubblicati dal 1900 al 1931, compresi i due numeri della sua rivista Das Andere e il famoso saggio Ornamento e Delitto.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Villa Karma a Montreux
Looshaus in Michaelerplatz, Vienna.
Villa Müller a Praga.

Il suo primo progetto risale al 1903: la ristrutturazione di Villa Karma situata a Montreux e caratterizzata dall'estrema semplificazione delle superfici e dal rigoroso studio volumetrico. È chiaramente ispirata allo stile e al pensiero di Otto Wagner, e ne sono una dimostrazione l'impianto parzialmente simmetrico, l'uso di superfici ampie di coperture nette, che si contrappongono all'ordine dorico che segna l'ingresso principale. L'uso dell'intonaco bianco, però, abolisce il consueto contrappunto cromatico e ripristina le tradizionali determinazioni volumetriche, rendendo questa architettura più corposa, ma sensibilmente meno ricercata dei modelli wagneriani. I lavori furono in un primo momento bloccati dalle forze dell'ordine a seguito delle proteste di alcuni cittadini per la bruttezza dell'edificio, ritenuto troppo spoglio:

«Fui invitato a presentarmi alla polizia e mi fu chiesto come io, uno straniero, osassi compiere un simile attentato contro la bellezza del lago di Ginevra. L'edificio era troppo semplice. Dove erano andati a finire gli ornamenti? [...] Ottenni un attestato dove si vietava la costruzione di un edificio del genere a causa della sua semplicità e quindi della sua bruttezza. Me ne tornai a casa felice e contento[6]

Nel 1910 l'architetto realizza la Villa Steiner e la casa sul Michaelerplatz a Vienna chiamata "(das) Haus ohne Augenbrauen", (casa priva di sopracciglia) per lo stile pulito e privo di ornamenti. Nel 1912 disegna la Casa Scheu, anch'essa situata a Vienna, una delle prime a utilizzare una copertura piana a terrazza. Nella progettazione di queste case Loos inventa il Raumplan, una soluzione spaziale nella quale gli ambienti hanno altezze diverse a seconda della funzione e l'incastro tra i vari volumi comporta quindi vari dislivelli. Le Corbusier riprenderà questa idea in alcune delle sue più celebri architetture.

Nel 1922 Loos viene nominato dirigente dell'ufficio per i nuovi insediamenti periferici del Comune di Vienna, carica che manterrà per breve tempo, ma che lo porterà alla progettazione di alcune case popolari, un soggetto che fino ad allora non aveva approfondito. Tale tema viene affrontato in un'ottica sostanzialmente diversa rispetto a quella del Razionalismo; infatti, le case progettate da Loos erano pensate in modo da essere autocostruibili e da poter risultare esse stesse fonte di contributo alla vita quotidiana dei propri abitanti (ad esempio con orti per la coltivazione delle verdure, ecc.).

L'opportunità di poter ottenere incarichi progettuali da parte di personaggi legati al mondo dell'arte e della vita culturale parigina spinge Loos a trasferirsi in questa città. Tuttavia, se molti artisti gli chiederanno consulenze e consigli, riuscirà a sviluppare fino alla costruzione soltanto la casa per Tristan Tzara a Montmartre, mentre quella per Joséphine Baker rimarrà allo stato di progetto. In questi due progetti l'esperienza del Raumplan viene approfondita, premessa necessaria che vedrà il suo massimo compimento nelle ville Moller a Vienna e Müller a Praga.

Nell'ambito dei progetti non realizzati, sicuramente importante per la comprensione dell'opera di Loos è il progetto di concorso per la sede del Chicago Tribune. Esso è infatti caratterizzato da un grattacielo costituito da una colonna dorica nelle sue parti caratterizzanti (fusto e capitello) che poggiano su un grande basamento, il tutto realizzato in marmo nero. Una riproduzione della colonna loosiana fu esposta a Venezia nel 1980 ai tempi della nascita dell'architettura postmoderna, della quale Loos può curiosamente essere considerato un precursore.

Bisogna considerare che l'argomento fondamentale di Loos contro l'utilizzo dell'ornamento si basava non solo sul dispendio di tempo e di materiale provocato dalla decorazione, né era per lui una caratteristica puramente formale. Secondo l'architetto l'ornamento era una forma di schiavitù della pratica, esercitata dal disegnatore sull'artigiano per mettere in scena la nostalgia del passato che occulta le vere forme della modernità[7]. Ciò può essere compreso meglio citando il modo in cui l'autore giustificava la decorazione delle sue calzature su misura, che avrebbe preferito lisce:

«Noi ci trasciniamo nell'affanno quotidiano e ci affrettiamo per andare ad ascoltare Beethoven o ad assistere al Tristano. Cosa questa che il mio calzolaio non può fare. Non posso privarlo della sua gioia perché non ho nulla con cui sostituirla. Se però uno va ad ascoltare la Nona e poi si mette a fare il disegno per una tappezzeria, allora è un truffatore oppure un degenerato.»

Opere tradotte in italiano[modifica | modifica wikitesto]

  • Adolf Loos, Parole nel vuoto, trad. di Sonia Gessner, Adelphi, Milano, 1972
  • Adolf Loos, La civiltà occidentale: "Das Andere" e altri scritti, introduzione di Aldo Rossi, Zanichelli, Bologna, 1985
  • Adolf Loos, Come ci si veste, trad. di Ludovica Vigevano, Skira, Milano, 2016

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

"L'architetto è un muratore che ha studiato il latino." (A. Loos)

Nel 1973 Aldo Rossi realizzò un documentario con regia di Luigi Durissi dal titolo Ornamento e delitto, titolo omonimo del saggio scritto nel 1910 da Adolf Loos.

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

  • "Adolf Loos - Exposition Du Cinquantenaire" (Mostra nel 50º anniversario della morte) (23.02. – 16.04.1983) Paris (Istituto Francese di Architettura con l'Istituto di Cultura Austriaco, Parigi) Ancienne Galerie, 6, rue du Tournon, 75006 Paris[8]
  • "Gründerzeit: Adolf Loos" (11.04.1987 – 21.06.1987) Städtische Galerie der Stadt Karlsruhe, Karlsruhe, Germania[9]
  • Adolf Loos „Private Spaces“ (14.12.2017 – 25.02.2018) Museu del Dessiny de Barcelona, Spagna[10]
  • Adolf Loos „Private Spaces“ (28.03.2018-24-06.2018) Caixa Forum Madrid, Spagna[10]
  • „Loos2021“ (25.9.2020 – 30.5.2021) Sale Loos della Biblioteca di Vienna, (ex appartamento Boskovits) Bartensteingasse 9/5, 1010 Wien, Austria[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) [Rechtskräftiges Gerichtsurteil Adolf Loos] 7 Vr 5707/28/71, su Members.aon.net (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2015).
  2. ^ (DE) Christopher Long, Der Fall Loos, Amalthea, 2015, ISBN 3850029085.
  3. ^ (DE) FALTER » Ornament und Verbrechen, su falter.at, 20 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  4. ^ Contenuto nella raccolta Ins Leere gesprochen Trotzdem, Herold, Wien-München, 1962; trad. it. A. Loos, Parole nel vuoto, Milano, Adelphi, 1972, pp. 217-229
  5. ^ Kenneth Frampton, Storia dell'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1982, p.96
  6. ^ Adolf loos, Due articoli e una lettura sulla casa della Michelerplatrz, in Parole nel vuoto, Milano, Adelphi, 1962.
  7. ^ adolf loos, Der sturm, architekture, 15 dicembre 1910.
  8. ^ Francois Chaslin, Adolf Loos, a cura di Francois Chaslin, Pierre Mardaga Editeur, 1983, ISBN 2-8700-9174-5.
  9. ^ (DE) Erika Rödiger-Diruf, Gründerzeit, Adolf Loos: Jahrhundertwende: Rückblick und Ausblick im Spiegel der Wiener Architektur, a cura di Erika Rödiger-Diruf, Städtische Galerie Karlsruhe, 1987, ISBN 3-9233-4409-0.
  10. ^ a b Fundación Bancaria "la Caixa" e Museu del Disseny, Adolf Loos "Private Spaces", Fundación Bancaria "la Caixa", 2017, ISBN 978-84-9900-190-6.
  11. ^ (DE) Burkhardt Rukschcio, Eva B. Ottilinger e Stefan Voglhofer, Adolf Loos Symposium 2021 (PDF), su bda.gv.at, Bundesdenkmalamt, ÖZKD Österreichische Zeitschrift für Kunst & Denkmalpflege. URL consultato il 04.11.2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ludwig Munz, Adolf Loos, Milano, Il balcone, 1956
  • Massimo Cacciari, Adolf Loos e il suo Angelo. Das Andere e altri scritti, Milano, Electa, 1981
  • Benedetto Gravagnuolo, Adolf Loos. Teoria e opere, Milano, Idea Books, 1982
  • Robert Trevisiol, Adolf Loos, Roma-Bari, Laterza, 1995
  • Adolf Loos, frammenti di architettura viennese, a cura di Federico Brunetti, Firenze, Alinea, 1995
  • Giovanni Denti, Silvia Peirone, Adolf Loos: opera completa, fotografie di Federico Brunetti e Leonina Roversi, Roma, Officina, 1997
  • Adolf Loos, a cura di Kurt Lustenberger, trad. di Duccio Biasi, Bologna, Zanichelli, 1998
  • Giovanni Denti, Casa Müller a Praga: Adolf Loos, Firenze, Alinea, 1999
  • Alberto Cuomo, Doktor Loos, Melfi, Libria, 2000
  • August Sarnitz, Adolf Loos 1870-1933. Architetto, critico, dandy, ed. italiana a cura di Francesca Del Moro, trad. di Valentina Tortelli, Koeln, Taschen, 2004.
  • Adolf Loos 1870-1933. Architettura, utilità e decoro, a cur adi Richard Boesel e Vitale Zanchettin, Milano, Electa, 2006 (catalogo dell'omonima mostra alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma)
  • Enrico Pietrogrande, Adolf Loos: le ragioni della forma, Padova, Cleup, 2006
  • Ralf Bock, Adolf Loos: opere e progetti, trad. di Ginevra Quadrio Curzio, Milano, Skira, 2007.
  • Adolf Loos. Architettura e civilizzazione, a cura di Alessandro Borgomainerio, Milano, Electa, 2008.
  • Adolf Loos, a cura di Alessandra Lucivero, Hachette, Milano, 2010
  • Giovanni Denti, Adolf Loos: modernità come tradizione, Santarcangelo di Romagna: Maggioli, 2010
  • Marco Pogacnik, Adolf Loos e Vienna. La casa sulla Michaelerplatz, Macerata, Quodlibet, 2011
  • Claire Beck, Adolf Loos. Un ritratto privato, trad. di Ilenia Gradante, Roma, Castelvecchi, 2014 (libro di memorie della terza moglie di Loos)
  • Domenico Cornacchione, Adolf Loos e la negazione dello stile – L’influenza di Friedrich Nietzsche sull’opera di Adolf Loos e il confronto con la Metafisica di Giorgio de Chirico, Capponi Editore, Ascoli Piceno 2022.

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