Adel Abdessemed

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Adel Abdessemed durante l'istallazione di « RIO » presso la galleria di David Zwirner, a New York, nel 2009.

Adel Abdessemed (Costantina, 2 marzo 1971) è un artista francese.

Vive e lavora a Londra. È rappresentato dalla galleria Dvir (Tel Aviv).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Adel Abdessemed inizia la sua produzione artistica a Batna (1986-1990) poi entra all'École supérieure des beaux-arts d'Alger nel 1990. La lascia nel 1994 in seguito all'assassio del direttore Ahmed Asselah e di suo figlio, all'interno della scuola.

In seguito vive e produce a Lione (École nationale des beaux-arts, 1994-1998), Parigi (Cité internationale des arts, 1999-2000), New York (Bourse P.S.1, 2000-2001), Berlino (2002-2004), Parigi (2005-2008), New York (2009), Parigi (dal 2010-2014). Attualmente vive e lavora a Londra.

Commenti critici[modifica | modifica wikitesto]

"L'arte di Abdessemed è l'amore senza la sua debolezza romantica. L'amore come forza, mai come sentimento" Francesco Bonami[1]

"Adel Abdessemed, è questo ragazzo che ha trascritto il grido di una fanciulla in fuoco in Cri, un'effigie immortale effigie, sublimazione ovidiana di un dolore troppo familiare. A. A., è un artista del dolore, un domatore di atrocità. (...) Le sue immagini, le ho riconosciute subito, come se le avessi viste 3500 anni fa'" Hélène Cixous[2]

"Instaurare un vero stato di eccezione, è l'orizzonte dell'arte di Abdessemed, sia che torca le fusoliere degli aerei di linea come fossero dei giocattoli di carta, sia che faccia planare uno scheletro di più di venti metri, o convochi delle belve nelle strade parigine. Ma il giovane acrobata sospeso al cavo dell'elicottero sorge come un richiamo e un avvertimento." Patricia Falguières[3]

"Abdessemed sembra credere in una sorta di spiritualità totemica. Il suo lavoro con gli animali risuona con dei ricordi dei rituali sacrificali e dei poteri primordiali. È vero, Abdessemed, Abdessemed non vuole ritornare alla magia, al contrario, crede fortemente che i totem come i tabù, devono essere spezzati, perché l'arte è soprattutto un mezzo di liberazione di sé." Massimiliano Gioni[4]

"(...) Bisogna inventare dei linguaggi e dei mezzi di espressione contemporanei per dare delle forme pertinenti a questo mondo sconosciuto e ai suoi modi di vita. Abdessemed ha creato un numero considerabile di opere iconoclaste davanti al mondo già fissato. Allo stesso tempo queste opere accolgono e celebrano questo mondo sconosciuto imminente e i suoi ordini incerti ma entusiasmanti, in un rinnovamento perpetuo..." Hou Hanru[5]

"Sembrerebbe (...) che Abdessemed non sia mai così incisivo, quanto all'animalità che quando il suo sguardo porta sull'animale umano, rovesciando così l'idea che noi ci facciamo dell'uomo – del soggetto umanista – come arbitro illuminato della ragione. (...) Il suo lavoro consiste nel dissociare il soggetto umanista da se stesso, anche per far apparire quello che ha di animale: tutti questi istinti e comportamenti meccanici in cui il discorso dell'animale ha per funzione razionalizzare un'infinita capacità di soggiogare l'altro" Pamela M. Lee[6]

"Alla paura circostante, l'artista risponde attraverso qualcosa che somiglia a un'aggressività senza paura. E come nel chiasmo retorico, il punto di incontro delle due vene si trova là dove gli elementi che non appartengono all'ordine sociale in vigore, questi elementi di cui le ideologie dominanti non possono tener conto, diventano visibili. Nate dai conflitti irresoluti del presente, le opere di Abdessemed sono precisamente la materializzazione di questo punto di incontro" Tom McDonough[7]

"Il significato delle opere di Abdessemed non si limita alla loro immediata origine occasionale, ma rinvia a un orizzonte al tempo stesso più lontano e più antico, costituito dalla somma delle immagini e dei testi che hanno lasciato traccia nella memoria dell'artista" Philippe-Alain Michaud[8]

"Adel Abdessemed compie degli atti che attestano la sua presenza sulla scena dell'arte e nel mondo in cui sono vissuti e condivisi da esseri umani. Nell'atto, impone la sua presenza sul luogo, concepito il più spesso come la scena del crimine, sia che la costruisca, la rifletta portandone testimonianza o invece la commenti" Pier Luigi Tazzi[9]

Mostre (Selezione)[modifica | modifica wikitesto]

Retrospettive[modifica | modifica wikitesto]

L'opera di Adel Abdessemed è stata oggetto di esposizione in gallerie come : Dvir Gallery, Tel-Aviv (2006, "Conversation" ; 2007, "Poursuite" ; 2011, "NU") ; et David Zwirner (2009, "Rio", New York ; "Who's Afraid of the Big Bad Wolf?", 2012, New York ; "Le vase abominable", 2013, Londra).

Manifestazioni collettive[modifica | modifica wikitesto]

  • La Triennale, "Intense Proximité", Paris, 2012. Curatore : Okwui Enwezor.
  • Triennale Aichi, Nagoya, 2010. Curatore : Pier Luigi Tazzi.
  • 10e Biennale de la Havane, 2009. Curatori : Margarita González, Nelson Herrera Ysla, José Manuel Noceda, Ibis Hernández Abascal, Margarita Sánchez Prieto, José Fernández Portal, Dannys Montes de Oca Moreda.
  • 10e Biennale d'Istanbul, 2009. Curatore : Hou Hanru.
  • 10e Biennale de Lyon, 2009. Curatore : Hou Hanru.
  • 7e Biennale de Gwangju, 2008. Curatore : Okwui Enwezor.
  • 52e Biennale de Venise, 2007. Curatore : Robert Storr.
  • 27e Biennale de São Paulo, 2006. Curatore : Lisette Lagnado.
  • 49e Biennale de Venise, 2003. Curatore : Francesco Bonami.
  • Triennale de Yokohama, 2001. Curatore : Nakamura Nobuo.
  • Manifesta 3, Ljubljana, 2000. Curatore : Francesco Bonami.

Mostre collettive[modifica | modifica wikitesto]

  • 2014 : « Futbol: The Beautiful Game », Los Angeles County Museum of Art, 2014. Curatore : Franklin Sirmans.[15]
  • 2013 : « Prima Materia », François Pinault Foundation, Venise. Curatori : Caroline Bourgeois et Michael Govan.[16]
  • 2012 : « Explosion! Painting as Action », Moderna Museet, Stockholm. Curatore : Daniel Birnbaum.[17]
  • 2011 : « Seeing is Believing », KW Institute for Contemporary Art, Berlin, 2011. Commissaire : Susanne Pfeffer.[18]
  • 2009 : « Mapping the Studio; Artists from the François Pinault Foundation », Palazzo Grassi et Punta della Dogana, Venise. Curatore : Caroline Bourgeois.[19]
  • 2009 : « Transmission Interrupted », Modern Art Oxford. Curatore: Michael Stanley.
  • 2008 : « Traces du sacré », Centre Pompidou, Paris. Curatore : Jean de Loisy.
  • 2007 : « Airs de Paris », Centre Pompidou, Paris, 2007. Curatore : Daniel Birnbaum et Christine Macel.

Collezioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Musée d'art moderne de la Ville de Paris.
  • Musée National d'Art Moderne, Centre Pompidou, Paris.
  • Fonds Régional d'Art Contemporain, Champagne-Ardennes, Reims.
  • Collection Budi Tek, Shanghai.
  • Fondation François Pinault [12], Venise.
  • Musée d'Art moderne et contemporain (Genève)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Adel Abdessemed. Les ailes de dieu/Le ali di dio, cat. exp., Turin, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, 2009, page 17.
  2. ^ Hélène Cixous, "Ayaï! Le cri de la littérature. Accompagné d'Adel Abdessemed", Galilée, Paris, 2013, pages 12-13.
  3. ^ "Adel Abdessemed Je suis innocent", cat. exp., Paris, Éditions du Centre Pompidou, 2012, page 211.
  4. ^ "Adel Abdessemed. Les ailes de dieu/Le ali di dio", cat. exp., Turin, Fondazione Sandretto Re Rebaugendo, 2009, page 52.
  5. ^ "Adel Abdessemed Je suis innocent", cat. exp., Paris, Éditions du Centre Pompidou, 2012, page 153.
  6. ^ Idem, page 175.
  7. ^ Idem, page 192.
  8. ^ Idem, page 109.
  9. ^ L'âge d'or, Mathaf/Silvana, Doha/Milan, 2013, page 13.
  10. ^ Du 2 octobre 2012 au 7 janvier 2013.
  11. ^ Voir sur centrepompidou.fr., su centrepompidou.fr. URL consultato il 24 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2012).
  12. ^ a b « Adel Abdessemed croise le fer avec Jésus ». par Gilles Martin-Chauffier, sur parismatch.com du 21 mai 2012.
  13. ^ Voir sur musee-unterlinden.com. (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2012).
  14. ^ Voir sur thecommonguild.org.uk..
  15. ^ Futbol Artists.
  16. ^ Prima Materia.
  17. ^ Explosion! - Moderna Museet.
  18. ^ Seeing is believing – Program - KW Institute for Contemporary Art (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2014).
  19. ^ Mapping the Studio: Artists from the François Pinault Collection - Palazzo Grassi (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Livres d'entretiens[modifica | modifica wikitesto]

  • Adel Abdessemed. Entretien avec Pier Luigi Tazzi, Actes Sud, Arles, 2012.
  • À l'attaque. Adel Abdessemed, entretien avec Elisabeth Lebovici, textes de Philippe-Alain Michaud, Larys Frogier. JRP Ringier, 2007.

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Hélène Cixous. "Ayaï. Le cri de la littérature. Accompagné d'Adel Abdessemed.", Galilée, Paris, 2013.

Cataloghi[modifica | modifica wikitesto]

  • Alanna Heiss (dir.), Adel Abdessemed, Dead or Alive, PS1 MoMA, New York, 2008. Contributions d'Alanna Heiss, et Neville Wakefield.
  • Francesco Bonami (dir.), Adel Abdessemed, Les ailes de dieu / Le ali di dio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin, 2009. Contributions de Francesco Bonami, Edi Muka, et Massimiliano Gioni.
  • Jane Farver (dir.), Adel Abdessemed, Situation and Practice, MIT Press, 2009. Contributions de Jane Farver, Tom McDonough, et Noam Chomsky.
  • Larys Frogier, Adel Abdessemed, Zürich, Suisse, JRP Ringier, 2010 (ISBN 978-3-03764-109-5).
  • Ziba Ardalan (dir.), Silent Warriors, Parasol Unit/König, Londres/Cologne, 2010. Contributions de Ziba Ardalan, Gilanne Tawadros et Guy Tortosa.
  • Frédérique Goerig-Hergott (dir.), Décor, Editions Xavier Barral, Paris, 2012. Contributions de François Pinault, Jean-Jacques Aillagon, Frédérique Goerig-Hergott, Eric de Chassey, et Giovanni Careri.
  • Philippe-Alain Michaud (dir.), Adel Abdessemed Je suis innocent, Steidl/Centre Pompidou, 2012. Contributions de Philippe-Alain Michaud, Emmanuel Alloa, Hou Hanru, Pamela M. Lee, Tom McDonough, et Patricia Falguières.
  • Pier Luigi Tazzi (dir.), L'âge d'or, Mathaf/Silvana, Doha/Milan, 2013 : ouvrage conçu par M/M (Paris). Contributions d'Abdellah Karroum, Pier Luigi Tazzi, Angela Mengoni, Abdellah Taïa, et un entretien avec Hans Ulrich Obrist.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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