Acqua virtuale

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L'acqua virtuale è una concezione riferita alla quantità di acqua dolce utilizzata nella produzione e nella commercializzazione di alimenti e beni di consumo.[1] La definizione più generale tiene conto anche dell'acqua necessaria per l'erogazione di servizi: secondo tale definizione, l'acqua virtuale è definibile come "il volume d'acqua necessario per produrre una merce o un servizio"[2].

Storia del concetto[modifica | modifica wikitesto]

Il primo ad introdurre il concetto di acqua virtuale è stato nel 1993 il professore John Anthony Allan[2][3] del King's College London e della School of Oriental and African Studies, che per questo ha ricevuto, nel 2008, lo Stockholm Water Prize[4] da parte dello Stockholm International Water Institute. Nei suoi studi Allan stimò, ad esempio, che per produrre una tazza di caffè sono necessari 140 litri di acqua, utilizzati per la coltivazione e il trasporto del caffè. Egli fu quindi il primo ad intuire che l'importazione e l'esportazione di beni comportasse di fatto un consumo di acqua e che questo sia così elevato da potere essere paragonato in termini numerici al quantitativo di acqua necessaria durante la coltivazione.

Impronta idrica[modifica | modifica wikitesto]

In seguito il direttore del Water Footprint Network, e Ashok Chapagain dell'Università di Twente hanno introdotto il concetto, strettamente correlato[2], di impronta idrica (water footprint), con cui calcolare il consumo d'acqua di un prodotto con un modello analogo a quello dell'impronta ecologica, utilizzato per indicare il "consumo" di risorse terriere.[5]

L'impronta idrica si scompone in tre contributi:

  • impronta idrica blu, che misura l'utilizzo umano di acque superficiali o di acque sotterranee[2];
  • impronta idrica verde, legata al consumo di risorse da precipitazioni, che permangono temporaneamente sul suolo o sulla vegetazione, senza alimentare il ruscellamento o la falda idrica[2];
  • impronta idrica grigia, che misura la quantità di acqua necessaria per l'assimilazione del carico inquinante immesso dall'attività umana[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) How much water is embedded in every product?, su fao.org. URL consultato il 22 febbraio 2014.
  2. ^ a b c d e f AA. VV., Lo sviluppo sostenibile. Ambiente, risorse, innovazione, qualità. Scritti in memoria di Michela Specchiarello, 2013 (p. 488).
  3. ^ L'inventore dell'acqua virtuale, su reuters.com. URL consultato l'8 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2013).
  4. ^ Stockholm Water Prize, su siwi.org. URL consultato l'8 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2012).
  5. ^ Luigi Campanella, A proposito di acque (PDF), in La Chimica & l'Industria, n. 3, Società Chimica Italiana, 2010, pp. 88-89. URL consultato il maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (a cura di Luigi Guido e Stefania Massari) AA. VV., Lo sviluppo sostenibile. Ambiente, risorse, innovazione, qualità. Scritti in memoria di Michela Specchiarello, FrancoAngeli, 2013 ISBN 978-88-204-4749-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]