Accelerazionismo

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Col termine accelerazionismo, in filosofia politica e nelle scienze sociali, si intende la teoria politica secondo la quale il superamento del capitalismo si può ottenere accelerando, e non contrastando, i processi che lo caratterizzano[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Parte della filosofia accelerazionista contemporanea trae origine dalla teoria della deterritorializzazione elaborata da Gilles Deleuze e Félix Guattari. Il termine accelerazionismo può anche venir usato per riferirsi più genericamente, e spesso con accezione peggiorativa, all'idea di intensificare il capitalismo al fine di affrettare le sue tendenze autodistruttive, portandolo, in definitiva, al collasso.[2][3] C'è da dire che questa accezione di accelerazionismo non viene quasi mai utilizzata da nessuno dei suoi teorici, che, infatti, si discostano da questa versione.

La teoria accelerazionista si divide in due varianti (tra loro inconciliabili), una di sinistra e una di destra. L'accelerazionismo di sinistra mira a spingere l'evoluzione tecnologica al di là delle costrittive logiche del profitto e dello sfruttamento insite nel capitalismo, liberando le potenzialità insite nella tecnologia moderna - e sopite forzosamente dal sistema attuale - per fini di miglioramento sociale ed emancipazione. L'accelerazionismo di destra è a favore di un'intensificazione del capitalismo in quanto tale, anche al fine di portare ad un'eventuale singolarità tecnologica[4][5][6].

I principali teorici della variante di sinistra della teoria sono Nick Srnicek e Alex Williams, autori del Manifesto accelerazionista e dell'influente saggio Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro in cui viene ulteriormente approfondito il pensiero accelerazionista. La genesi dell'accelerazionismo di sinistra è spesso attribuita a Mark Fisher, un ex membro del CCRU e mentore di Srnicek e Williams.[7] L’accelerazionismo di sinistra, di chiara e dichiarata matrice marxista, cerca di esplorare, in modo ortodosso e convenzionale, i modi in cui la società moderna ha in sè lo slancio per creare futuri che siano equi e liberatori.[8] Mentre le altre correnti di pensiero accelerazionista rimangono radicate in un certo spettro ideologico, l’accelerazionismo di sinistra è nato con il preciso intento di usare queste idee per il superamento del capitalismo. In risposta a questa corrente di accelerazionismo e al suo ottimismo per l’egualitarismo e la liberazione individuale e collettiva, che si discosta dagli interessi precedenti per la sperimentazione e il delirio, Land ha respinto le sue idee in un’intervista con The Guardian, dicendo che “la nozione che la tecnologia auto-propellente sia separabile dal capitalismo è un profondo errore teorico”[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Silverio Novelli, Neologismi scienze sociali e storia, su treccani.it. URL consultato il 24 agosto 2018.
  2. ^ (EN) Steven Shaviro, Post Cinematic Affect, Ropley, O Books, 2010, p. 136.
  3. ^ (EN) Jason Adams, Occupy Time: Technoculture, Immediacy, and Resistance After Occupy Wall Street, New York, Palgrave Macmillan, 2013.
  4. ^ (EN) Roc Jiménez de Cisneros, The Accelerationist Vertigo (II): Interview with Robin Mackay, su blogs.cccb.org, 5 novembre 2014. URL consultato il 24 agosto 2018.
  5. ^ Alex Williams e Nick Srnicek, #ACCELERATE: Manifesto per una politica accelerazionista (PDF), su syntheticedifice.files.wordpress.com, Critical Legal Thinking, 14 maggio 2013. URL consultato il 15 settembre 2018.
  6. ^ (EN) Nick Land, #Accelerate, su Urban Future (2.1), 13 febbraio 2014. URL consultato il 24 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2015).
  7. ^ (EN) Michael E. Gardiner, Automatic for the People? Cybernetics and Left‐Accelerationism, in Constellations, vol. 29, n. 2, 2022-06, pp. 131–145, DOI:10.1111/1467-8675.12528. URL consultato il 23 gennaio 2024.
  8. ^ (EN) Ray Brassier, Wandering Abstraction, su Mute, 13 febbraio 2014. URL consultato il 23 gennaio 2024.
  9. ^ (EN) Andy Beckett, Accelerationism: how a fringe philosophy predicted the future we live in, in The Guardian, 11 maggio 2017. URL consultato il 23 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]