Abbazia di San Vittore alle Chiuse

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Abbazia di San Vittore alle Chiuse
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
LocalitàGenga
Coordinate43°24′08.32″N 12°58′14.09″E / 43.40231°N 12.97058°E43.40231; 12.97058
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Fabriano-Matelica
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzione1060
Completamento1080
San Vittore con il vecchio ponte sul fiume Sentino

La chiesa di San Vittore alle Chiuse o "delle Chiuse"[1] è un edificio romanico che si trova a San Vittore Terme nel comune di Genga (provincia di Ancona), in posizione isolata alla confluenza del fiume Sentino nell'Esino e presso la gola e le grotte di Frasassi. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1902.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'interno dell'abbazia
L'entrata dell'abbazia

Sorta come chiesa conventuale benedettina di un complesso monastico documentato fin dal 1007[3], la sua edificazione dovrebbe risalire al periodo 1060-1080.[4] e nonostante pesanti restauri novecenteschi mostra ancora l'articolazione volumetrica originale. All'inizio del XIII secolo il convento raggiunge il periodo di maggiore splendore, esercitando la giurisdizione su 42 chiese e su vasti beni e territori. Dopo una lunga decadenza, nel XV secolo l'abbazia fu soppressa; del complesso monastico rimangono solo pochi ambienti.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Simbolo dell'infinito inciso nei pressi della porta a sinistra dell'altare.

La chiesa, costruita in pietra calcarea, presenta una pianta a croce greca iscritta in un perimetro quasi quadrato, con quattro colonne che dividono la chiesa in nove campate coperte da volte a crociera a parte quella centrale sulla quale si imposta una cupola con tiburio ottagonale, poggiante sulle colonne, tramite arconi e pennacchi a tromba. Sono presenti cinque absidi semicircolari lungo il perimetro: una su ciascun fianco e tre sul lato absidale a oriente. La facciata è caratterizzata da una bassa torre cilindrica e da un alto torrione quadrangolare che probabilmente ha sostituito l'altra torre cilindrica in epoca successiva. Le due torri e la compatta volumetria contribuiscono a dare alla chiesa un aspetto di fortezza.

Alcune caratteristiche della chiesa come la pianta a croce greca iscritta in un quadrato, la disposizione delle absidi, la facciata con atrio chiuso tra due torri, quasi a costituire un westwerk e il trattamento decorativo esterno con archetti pensili, sono condivise da un gruppo ben definito di chiese marchigiane extraurbane, con volume esterno massiccio e quasi cubico.[5]. Si tratta in particolare della chiesa di San Claudio al Chienti (ritenuta la capostipite della serie), l'abbazia di Santa Maria delle Moie e la chiesa di Santa Croce di Sassoferrato.

Generalmente lo schema planimetrico a pianta centrale è stato riferito ad una influenza bizantina[6]. Di recente è stato invece sostenuta la sostanziale indipendenza della costruzione da modelli orientali e la sua derivazione invece da modelli occidentali di origine nordica, variamente rintracciabili in chiese tedesche, normanne, lombarde e pugliesi.[7]. Anche nel sobrio trattamento delle superfici murarie esterne, con archetti ciechi e lesene potrebbe essere riconosciuto un'influenza dell'architettura lombarda[8].

All'interno la struttura si presenta spoglia, fatta eccezione per una particolare incisione nei pressi della porta a sinistra dell'altare, che sembra raffigurare un otto o un simbolo dell'infinito in verticale del quale non si conosce scopo o significato.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La denominazione alle Chiuse deriva, forse, dalla relativa vicinanza del valico appenninico.
  2. ^ Elenco degli edifizi Monumentali in Italia, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1902. URL consultato il 27 maggio 2016.
  3. ^ R. Sassi, Le carte del monastero di San Vittore delle Chiuse sul Sentino, Milano 1962.
  4. ^ G. M. Claudi, San Vittore delle Chiuse, Roma 1982
  5. ^ Hildegard Sahler, San Claudio al Chienti e le chiese romaniche a croce greca iscritta nelle Marche, 2006.
  6. ^ Giulio Carlo Argan, L'architettura protocristiana, preromanica e romanica, edizioni Dedalo, 1993.
  7. ^ Hildegard Sahler, Op. cit., 2006.
  8. ^ Giulio Carlo Argan, Op. cit., 1993.
  9. ^ www.luoghimisteriosi.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Serra, L’arte nelle Marche. Dalle origini cristiane alla fine del gotico, Pesaro, Gualtiero Federici Editore, 1929.
  • Hildegard Sahler, I primi due secoli dell’abbazia di San Vittore delle Chiuse, in Studia Picena, vol. 58, 1993, pp. 7-45.
  • Guerrino Re, Le abbazie: architettura abbaziale nelle Marche, Ancona, Edizioni Tecnoprint, 1987.
  • Alvise Cherubini, Arte medievale nella Vallesina: una nuova lettura, Lodi, Effeci Edizioni, 2001.
  • Hildegard Sahler, San Claudio al Chienti e le chiese romaniche a croce greca iscritta nelle Marche, a cura di F. Cappelli, Ascoli Piceno, Lamusa, 2006, ISBN 978-88-88972-17-6 ISBN 88-88-97217-X.
  • Paolo Piva, Il Romanico nelle Marche, a cura di C. Cerioni, Milano, Jaca Book, 2012, ISBN 978-88-1660-487-2. ISBN 88-16-60487-5.

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