Utente:Forestale96/Sandbox

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Effetti su lavorazione e impieghi[modifica | modifica wikitesto]

Le particolari caratteristiche del legno di reazione comportano problematiche dal punto di vista tecnologico e quindi nella sua lavorazione e nei suoi impieghi.

Per quanto riguarda il legno di compressione, la sua lavorazione risulta più difficile per la maggiore durezza e densità del suo legno. La lavorazione alle macchine è difficile, durante la segagione ad esempio si perde più velocemente l’affilatura delle lame. Anche l’incollaggio e la giunzione con chiodi e viti sono scadenti o addirittura impossibili. Nella sfogliatura, i tronchi che contengono tanto legno di reazione, dovrebbero essere usati per produrre fogli di maggiore spessore che sono meno soggetti a deformazioni con la perdita di umidità. Anche nella tranciatura bisogna fare attenzione. Per quanto riguarda la triturazione, non ci sono invece problemi. A causa dell’elevato ritiro longitudinale a cui è sottoposto il legno di compressione, le tavole che si ricavano sono maggiormente soggette a deformazioni, distorsioni e rotture. Questo fatto è accentuato se nel fusto lavorato sono presenti sia zone con legno di compressione che legno normale i quali hanno comportamenti diversi nella perdita dell’umidità. Le diverse modalità di ritiro del legno di compressione e di quello normale, comportano anche problematiche nell'impiego strutturale di questo particolare legno che presenta anche una minore efficienza statica. Il legno di compressione è quindi inadeguato all'impiego per strutture portanti. Questo fatto è regolamentato dalla norma UNI 11035[1][2][3] che prevede delle limitazioni di estensione per il legno di compressione perché un segato possa essere impiegato nelle costruzioni. Un’altra conseguenza riguarda l’utilizzazione chimica che è compromessa, questo legno ha una scarsa attitudine agli impieghi per carta e pasta di cellulosa, le rese sono inferiori per il minore contenuto di cellulosa e lo sbiancamento più oneroso. La qualità del semilavorato, derivante da legname con legno di compressione, è minore soprattutto per i pannelli, per l’arredamento, per le travi ad uso strutturale e per la paleria poiché, i fusti con legno di compressione hanno generalmente, forme irregolari e non sono adatti a questo utilizzo.

Per l’impiego di questo materiale è bene fare una classificazione preventiva dello stesso, individuando fin da subito il legno di reazione. Si favorisce così un uso più razionale del materiale. L’impiego di assortimenti contenenti molto legno di reazione dovrebbe essere evitato nella realizzazione di semilavorati per cui la stabilità dimensionale è di particolare rilevanza (es. pavimenti e infissi).[4]

Prevenzione[modifica | modifica wikitesto]

Per evitare la formazione di legno di reazione bisogna evitare tutto quello che porta alla perdita della forma eretta del fusto, quindi sollecitazioni meccaniche che provocano curvature e inclinazioni. A livello selvicolturale, questo può essere evitato andando ad agire sulla densità del popolamento con idonei e tempestivi diradamenti poiché facendo ciò si controlla la competizione tra le piante che hanno in questo modo luce e spazio a sufficienza. Se c’è la presenza di specie di pregio, si può adottare la tecnica della Selvicoltura d’albero che agisce proprio nell'ottica di formare fusti diritti con chiome simmetriche.

Nelle piantagioni, è meglio evitare zone troppo pendenti e soggette a forti carichi di neve. Se la zona è soggetta a venti frequenti, è opportuno proteggere la piantagione con filari frangivento. Sarebbe meglio anche prevedere l’uso di piante accessorie che proteggano le piantine giovani, più soggette alle sollecitazioni meccaniche e che garantiscano lo spazio e la luce necessari ad una crescita regolare nelle fasi successive. Sarebbe anche utile utilizzare genotipi meno soggetti alla produzione di legno di reazione, ma nei caratteri esaminati per la selezione delle specie da usare in arboricoltura da legno questo non è presente.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Norma UNI 11035-1: 2010, Legno strutturale - Classificazione a vista dei legnami secondo la resistenza meccanica - Parte 1: Terminologia e misurazione delle caratteristiche
  2. ^ Norma UNI 11035-2:2010, Legno strutturale - Classificazione a vista dei legnami secondo la resistenza meccanica - Parte 2: Regole per la classificazione a vista secondo la resistenza meccanica e valori caratteristici per tipi di legname strutturale
  3. ^ Norma UNI 11035-3:2010, Legno strutturale - Classificazione a vista dei legnami secondo la resistenza meccanica - Parte 3: Travi Uso Fiume e Uso Trieste
  4. ^ a b Berti S., Nocetti M., Sozzi L., I "difetti" del legno, 2013.