Utente:Erem

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Ho scelto questo nick dopo averne provati una ventina senza buon esito (già usati). Si riferisce ad una mia autentica esperienza di EREMitaggio, di soli 4 mesi, vissuta a Capo Grosso, l'arida e deserta punta a strapiombo sul mare dell'Isola di Levanzo, in Sicilia. Ero arrivato a quell'esperienza dopo aver viaggiato per alcuni mesi, dalla Grecia all'Egitto, poi di nuovo in Grecia, sulla penisola del Monte Athos (o Monte Santo, Aghion Oros), dove sono rimasto per 2 mesi.

Durante la mia permanenza nell'ultimo frammento di Impero Bizantino, minuscola Repubblica Teocratica abitata da monaci che si spostano sorridenti e polverosi a dorso di asino, con i suoi monasteri spettacolari e le sue biblioteche dalla inimmaginabile ricchezza custodite gelosamente, ho avuto occasione di vedere e conoscere molto (non soltanto sulla questione del "Filioque"), fino a "decidere quasi" di dedicarmi alla vita monastica.

Spedito in Calabria, nel monastero ortodosso di Bivongi, ho qui deciso di starmene un po' da solo a riflettere e sono ripartito imbarcandomi per la Sicilia, arrivando a Levanzo. Qui me ne sono rimasto per 4 mesi da solo, scendendo in paese una ogni 3-4 giorni per comperare alcuni viveri, vivendo nella stanza più riparata dai venti di una caserma fascista, dalla mura robuste ancora stabili, nel salone della quale è ancora visibile la scritta: "D'ACCIAIO I CUORI COME I CANNONI". Tutt'attorno alla caserma, in punti strategici, vi sono infatti ancora i basamenti per i cannoni.

Mi dedicavo alla preghiera, e alla lettura della Bibbia. Un giorno accadde qualcosa di particolare; ero tornato nel mio promontorio talmente carico di scoraggiamento e di tristezza, da pregare fortemente, chiedendo a Qualcuno lassù di darmi una spiegazione, un motivo per la mia angoscia, per un'esistenza apparentemente senza motivo. Mi arrivò come un raggio di luce, e di colpo tutto acquisì un grande significato. Il giorno dopo, mi misi a leggere il libro di Ezechiele, al capitolo 31, sempre con questa costernazione addosso, ed ancora la dolce e delicatissima sensazione della carezza ricevuta il giorno prima. In queste condizioni, mi veniva assai difficile di star dietro al "Traduttore Cattolico" del Sacro Testo. In altre parole, non riuscivo più a credere alla favola di un Dio che coltiva un Giardino e che poi abbatte (come un idiota) l'albero più bello! In tutto questo, allora, se vogliamo credere che il testo sia sacro, bisogna trovare un significato diverso, ovvero: ciò di cui parla l'Antica Scrittura è stato tradotto, traslitterato in linguaggio mondano (cioè con argomenti conosciuti in questo mondo) usando termini talvolta ingannevoli.

Se vogliamo che il testo sia Sacro, non dobbiamo trovarci neppure una tra le seguenti cose: fallimenti (e ve ne sarebbero tanti), incomprensioni (tra Dio e l'uomo, tante...), tradimenti, frasi ironiche (facile parlare di ironia per sconvolgere il significato di un brano) e tante altre che ne farebbero un romanzetto che narra di un Dio fesso e incapace.

Quel giorno ho cominciato a intravedere diverse verità occulte nell'Antico Testamento, in particolar modo nella vicenda dell'esodo dall'Egitto. Quel giorno è cominciata, per me, sotto il cielo infinito e pieno di energia di Capo Grosso, la scommessa di leggere la Bibbia trovandovi veramente Dio, Dio Onnipotente di cui Gesù Cristo (secondo le scritture!!) ha tanto parlato.