Sanhaja
I Sanhaja o Senhaja (anche Zenaga o Znaga; in arabo صنهاجة?, Ṣanhāja, berbero Iẓnagen), furono in passato una delle più grandi confederazioni tribali berbere del Maghreb, come quella degli Zanata e dei Banu Masmuda.[1] Molte tribù e regioni del mondo berbero usano ancora questo nome, specialmente nella sua forma berbera.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo l'arrivo dell'Islam si espansero al di fuori dei loro tradizionali confini nel Sudan storico (l'Africa subsahariana), come pure lungo il corso del fiume Senegal e del Niger. Dal IX secolo le tribù Sanhaja s'insediarono nel Medio Atlante, nelle montagne del Rif e lungo le coste atlantiche dell'attuale Marocco. Una parte dei Sanhaja s'insediò invece nell'Algeria centro-orientale e nel Niger settentrionale col nome di Kutama, svolgendo un importante ruolo nell'ascesa della dinastia fatimide. Le dinastie Sanhaja degli Ziridi e dei Hammadidi della Qalʿa dei Banū Ḥammād controllarono l'Ifriqiya e una parte del Maghreb centrale fino al XII secolo.
A metà dell'XI secolo, un gruppo di capi Sanhaja, tornando dal Hajj invitarono il teologo Abd Allah ibn Yasin al-Guzuli a predicare presso di loro. Ibn Yasin quindi operò per unire in alleanza la tribù con gli Almoravidi. Questa confederazione si stabilì nell'attuale Marocco, conquistò l'Algeria occidentale e al-Andalus.[2]
I discendenti dei Sanhaja si trovano oggi nel Medio Atlante e nel Marocco orientale, nel Niger settentrionale, e in Mali, a cavallo del Sahara, oltre che tra i Kutama di Cabilia, in Algeria.
Un gruppo crede di discendere dai Gudala (la tribù Sanhaja più meridionale), che esiste ancor oggi nel SO della Mauritania e in parte del Senegal settentrionale, per quanto esiguo numericamente esso sia.[3]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Harold D. Nelson, Morocco, a country study, Washington, D.C., The American University, 1985, p. 14.
- ^ Nelson 15-16
- ^ http://lcweb2.loc.gov/cgi-bin/query/r?frd/cstdy:@field(DOCID+mr0052)
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Ṣanhājah, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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