Ruschi (famiglia)

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I Ruschi sono una famiglia pisana, di antica nobiltà ghibellina, che annovera fra i suoi membri studiosi di agraria, di ingegneria e di medicina, un maire, un sindaco e un rappresentante nelle prime legislature del Senato del Regno (Italia) (Rinaldo Ruschi).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia, secondo la tradizione, venne in Toscana da Como[1] ed ottenne, nel 1566, con Domenico di Bernardino di Domenico o, stando a altre fonti, con Giovan Battista (o Giovan Francesco) di Domenico la cittadinanza pisana. Il 1589 vide quest'ultimo risiedere fra i priori carica che vedrà costantemente nei secoli successivi un membro della famiglia[2]. Da Giovan Battista nacquero Paolo, Cammillo e Bernardino.

Secolo XVII[modifica | modifica wikitesto]

Paolo, canonico nella Primaziale pisana, fondò una Commenda nell'Ordine di Santo Stefano, del quale vestì le divise nel 1634 (dal 1634 i Ruschi ebbero sempre rappresentanti nel Sacro Ordine Militare dei Cavalieri di Santo Stefano). Bernardino fu priore di Pisa. Attorno alla metà del XVII secolo sono noti due medici: Cesare (1570-1641), a lungo imbarcato sulle galere, e Giovanni Battista (1605-1649)[3], che fu professore di medicina, anatomia e filosofia. Le ceneri di quest'ultimo furono deposte nella Chiesa di San Frediano, in un sepolcro di marmo con vari ornamenti funerarii eretto dal nipote ed erede Antonio Ghirlandari nel 1653[4].

Secolo XVIII[modifica | modifica wikitesto]

I discendenti di Bernardino vestirono l'abito di cavaliere stefaniano nel 1745 con Francesco, figlio di Verissimo, che fu ascritti alla nobiltà di Pisa con decreto del 9 settembre 1754.

Nel corso del Secolo XVIII la famiglia Ruschi espanse la sua tenuta urbana nel quartiere di San Francesco: acquistò dapprima un'ulteriore porzione del giardino e dell'orto e, nel 1792, affrancò anche la casa e il giardino di via S.Elisabetta[5].

Fu soprattutto Camillo Ruschi, soprintendente dello Scrittoio della Religione di Santo Stefano[6], ad occuparsi dell'ampliamento e dell'abbellimento del Palazzo[5] e delle collezioni di famiglia[7].

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rinaldo Ruschi.

A cavallo tra Settecento e Ottocento ha particolare rilievo Giovanni Battista Ruschi (1771-1831), cavaliere e gran tesoriere dell'Ordine di S. Stefano, maire di Pisa nel periodo francese. Egli sposò Elisabetta Scorzi ed ebbe quattro figli maschi[8]: Pietro (1806-1865), Francesco (1807-1875), Leopoldo detto Poldo (1810-1882)[9] e Rinaldo (1817-1891), che ebbe una brillante carriera politica del Granducato di Toscana e nel neonato Regno d'Italia.

Francesco fu avvocato, gonfaloniere di Vicopisano dal 1844 al 1846, gonfaloniere di Pisa dal 1847 al 1863 e sindaco di Vicopisano dal 1865 al 1866; sposò nel 1837 Maria Paperini e dalla loro unione nacquero Maria Elisabetta coniugata Banti (+ 1876), Giovanni Battista (+ 1882), Giulio (dal quale discendono gli attuali Ruschi, +1906 [10]), Paolo (+ 1868), Adolfo (+ 1917) e Luisa (coniugata con il cugino Girolamo Ruschi, da cui derivano i Ruschi Noceti di Pontremoli).

La nipote di Rinaldo, Giuseppina Agostini Venerosi Della Seta, fu coniugata con Cesare Studiati.

Residenze e patrimonio artistico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo Ruschi e Villa Ruschi.

A Pisa la famiglia risiedette nel palazzo che ancora oggi ne porta il nome e che costituisce l'isolato tra piazza San Francesco, via San Francesco, vicolo Ruschi e Piazza D'Ancona.

Esisteva poi una seconda dimora collocata nell'angolo fra via Tavoleria e via del Castelletto, appartamento di Camillo Ruschi[11] nel quale nel 1760 si trasferì a vivere il pittore Giovanni Battista Tempesti (del quale Camillo era amico e protettore)[12], che ne affrescò alcune scene allegoriche le volte delle salette del piano nobile[13]. Come usava all'epoca i Ruschi possedevano anche due ville in campagna (una a Calci e una a San Lorenzo alle Corti) e delle tenute in Maremma[1].

Come altre famiglie della zona i Ruschi godettero di ingenti rendite finanziarie che permisero loro di tenere tanto nella sede in campagna che in quella cittadina collezioni di artisti che includevano nomi anche prestigiosi[7][14]: ad esempio in un inventario risalente al 24 marzo 1642 sono annoverati una quarantina di dipinti appartenuti al cavaliere Paolo Ruschi, purtroppo senza indicazione specifiche dei loro autori[15].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b https://marcobr43.blogspot.it/2008_01_01_archive.html[collegamento interrotto]
  2. ^ Alessandro Panajia, Il casino dei nobili: famiglie illustri, viaggiatori, mondanità a Pisa tra Sette e Ottocento, Edizioni ETS, 1996, pag. 78 (consultabile anche online)
  3. ^ Laura Caretti, Dinora Corsi, Incanti e sortilegi: streghe nella storia e nel cinema, Edizioni ETS, 2002, pag. 78 (consultabile anche online)
  4. ^ Ranieri Grassi, Descrizione storica e artistica di Pisa e de suoi Contorni, Università di Pisa, 1838, pag. 52 (consultabile anche online)
  5. ^ a b Luca Sensale, Dossier conoscitivo sul Giardino della Limonaia in Pisa[collegamento interrotto]
  6. ^ Roberto Pertici, L'Ordine di Santo Stefano nella Toscana dei Lorena, Ministero per i beni culturali e ambientali Ufficio centrale per i beni archivistici, 1992, ISBN 9788871250373, pag. 107 (consultabile anche online)
  7. ^ a b Rivista d'Arte, Fratelli Alinari Editore, 1991, Volume 43, pag. 180 (consultabile anche online)
  8. ^ Le carte dei fratelli Francesco e Rinaldo Ruschi fanno parte dell'omonimo archivio familiare, del quale costituiscono la parte più cospicua. L'archivio nel suo complesso è stato dotato di un inventario analitico nel 1993, curato da Osvaldo Priolo
  9. ^ Albert Lumbroso, Miscellanea carducciana, Zanichelli, 1908, pag. 18 (consultabile anche online)
  10. ^ Alessandro Polsi, Possidenti e nuovi ceti urbani: l'élite politica di Pisa nel ventennio post-unitario, in Quaderni storici, nuova serie, vol. 56, anno 19 (1984), n. 2 (maggio-agosto), pag. 511.
  11. ^ Mario Noferi, La Fontana dei putti della Piazza del Duomo di Pisa, Felici, 2001, pag. 140 (consultabile anche online)
  12. ^ Società storica pisana, Deputazione di storia patria per la toscana, Florence. Sezione di Pisa, Bollettino storico pisano, Vol. 72, Pacini, 2003, pag. 260 (consultabile anche online)
  13. ^ E. Daniele, Le dimore di Pisa. L'arte di abitare i palazzi di una antica Repubblica marinara dal medioevo all'Unità d'Italia, Alinea Editrice, 2010, 9788860555564, pag. 211 (consultabile anche online)
  14. ^ Pierluigi Carofano, Franco Paliaga, Pittura e collezionismo a Pisa nel Seicento, Edizioni ETS, 2001, pag. 150 (consultabile anche online)
  15. ^ Pierluigi Carofano, Franco Paliaga, Pittura e collezionismo a Pisa nel Seicento, Edizioni ETS, 2001, pag. 150 (consultabile anche online)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcella Aglietti, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, Edizioni ETS, 2000, pag. 294.
  • Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra '800 e '900. L'area pisana, a cura di Emilio Capannelli e Elisabetta Insabato, coordinatore Romano Paolo Coppini, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2000, pp. 255–260.
  • Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. I-VI, 1-2 (appendici), Milano, 1928-1956, 873-874, vol. V.

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