Refusenik

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La parola inglese refusenik (pronuncia italianizzata: "rifiùsnic"; dal russo: отказник, otkaznik; da "отказ", otkaz "rifiuto"; letteralmente: "i rifiutati"; in ebraico: מסורבי עלייה, mesoravei aliyah, coloro ai quali è rifiutato il diritto di ritorno) è entrata nella lingua italiana durante la guerra fredda per riferirsi alle persone cui venivano rifiutati certi diritti umani, in particolare il divieto di emigrare. In seguito, il suo uso si è esteso ad indicare persone che si rifiutano di partecipare ad attività obbligatorie, come un obiettore di coscienza nei confronti del servizio militare.

Evoluzione del termine[modifica | modifica wikitesto]

Il termine nacque per riferirsi ai cittadini ebrei che subivano razzismo politico in Unione Sovietica, identificando in particolare la negazione della possibilità di emigrare come mezzo per sfuggire alle persecuzioni religiose e alla repressione della propria identità nazionale, come il divieto di comunicare in lingua ebraica. Nel contesto israeliano contemporaneo il termine viene utilizzato per designare informalmente gli obiettori di coscienza che rifiutano di prestare servizio nei territori occupati.[1][2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Peretz Kidron, Refusenik!: Israel's Soldiers of Conscience, Zed Books, 2013
  2. ^ Refusenik, su Corriere della Sera. URL consultato il 28 ottobre 2023.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Yaacov Ro’i, Refuseniks, su yivoencyclopedia.org.
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