Franco Caracciolo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando il direttore d'orchestra, vedi Franco Caracciolo (direttore d'orchestra).
Francesco Caracciolo di Torchiarolo
Franco Caracciolo nel film Pierino medico della S.A.U.B. (1981)
X principe di Torchiarolo
In carica1985 –
1992
PredecessoreMarcello, IX principe di Torchiarolo
SuccessoreSergianni, XI principe di Torchiarolo
TrattamentoSua altezza serenissima
Don
Altri titoli
  • XVII principe di Avellino
  • X principe del Sacro Romano Impero
  • XII principe di Ripa Francone
  • Conte palatino
  • XVII duca di Atripalda
  • Marchese di San Severino
  • XIV conte di Serino
  • Patrizio napoletano
  • Grande di Spagna di prima classe
NascitaSan Martino in Pensilis, 6 settembre 1944
MorteRoma, 3 novembre 1992 (48 anni)
SepolturaCimitero di Prima Porta, Roma
DinastiaCaracciolo di Torchiarolo
PadreMarcello Caracciolo di Torchiarolo, IX principe di Torchiarolo
MadreMaria Immacolata Tozzi
ReligioneCattolicesimo

Don Francesco Sergianni Luigi Caracciolo di Torchiarolo, detto Franco (San Martino in Pensilis, 6 settembre 1944Roma, 3 novembre 1992[1]), è stato un attore e nobile italiano, membro della famiglia principesca Caracciolo.

Franco Caracciolo (il secondo da destra) con le altre due Sorelle Bandiera (Neil Hansen e Mauro Bronchi) insieme ai Powerillusi nel 1990.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo di tre figli, Franco nacque nel 1944 dal principe Marcello Caracciolo di Torchiarolo (1903-1985) e da Maria Immacolata Tozzi.[1] La nascita non avvenne nel palazzo gentilizio di Roma, dove la famiglia risiedeva, ma a San Martino in Pensilis, piccolo centro del Molise dove i Caracciolo si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti alleati che, l'anno prima, avevano colpito la Capitale.

Suo padre Marcello, dottore in legge, lettere e filosofia, era stato un dirigente fascista e aveva svolto l'incarico di capo-sezione al ministero dell'educazione nazionale, mentre la madre era casalinga. Accortosi che il figlio mostrava atteggiamenti effemminati e che amava giocare con le bambole insieme alla propria sorella maggiore Maria Carmela, Marcello affidò il piccolo Franco a Nicola Pende, un medico che sosteneva di avere una cura per l'omosessualità.[2] Il programma curativo di Pende, che consisteva in intensa attività sportiva, docce fredde, lavaggi del cervello e iniezioni di testosterone, ovviamente non funzionò e, anzi, aumentò il risentimento e il distacco del giovane nei confronti della propria famiglia al punto che, in una breve intervista del 1962, Franco affermò: «Per favore, non dite che sono un principe, ma che faccio il commesso in un negozio di vini».[3]

Cresciuto con il culto delle celebri dive del cinema, cominciò a frequentare gli studi di Cinecittà e volle intraprendere la carriera di attore. Venne notato da Federico Fellini che lo vorrà in (1963), Fellini Satyricon (1969), Roma (1972) e Tre passi nel delirio (1968). In seguito prese parte a una quarantina di film di serie B nei quali interpretò quasi esclusivamente il ruolo caricaturale del gay vistosamente effeminato divenendo, in tal modo, uno dei caratteristi più noti della commedia all'italiana degli anni settanta e ottanta.[2]

All'inizio degli anni settanta scrisse, con lo pseudonimo di Gianni Darelli, alcuni articoli per la rivista OS-Settimanale dei quattro sessi, di cui nel 1972 divenne direttore. Divenuto un personaggio notissimo nell'ambiente gay romano, a partire dalla metà degli anni settanta Caracciolo si esibì come attore teatrale comico in alcuni locali della Capitale e collaborò anche con Oreste Lionello per la compagnia di varietà Il Bagaglino.[4] Dalla seconda metà degli anni ottanta si dedicò alla televisione e, nel dicembre 1987, entrò nel cast della trasmissione Indietro tutta! di Renzo Arbore facendo parte del corpo di ballo delle "Ragazze Coccodè" e riscuotendo, grazie alla propria autoironia, un notevole successo che lo porterà a essere ospite del Maurizio Costanzo Show. A partire dal 1990 fece parte del trio comico Le Sorelle Bandiera in sostituzione dell'ormai anziano Tito LeDuc.[2]

Ammalatosi di AIDS, Caracciolo cominciò lentamente ad allontanarsi dal mondo dello spettacolo e del cinema. La sua ultima apparizione è nel film Vacanze di Natale '91, di Enrico Oldoini. Morì nel 1992 all'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma a causa delle complicazioni di una polmonite e venne sepolto al cimitero di Prima Porta.[5] Nel titolo principesco gli successe il fratello minore Sergianni (1949-2024).[1]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

  • La famiglia Brandacci, regia di Sergio Martino – film TV (1987)

Programmi televisivi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Si veda: Andrea Borella, Caracciolo di Torchiarolo, in Annuario della Nobiltà Italiana, di Andrea Borella e altri, Teglio, Annuario della Nobiltà Foundation Trust, 2020, ISBN 978-8894286106.
  2. ^ a b c Personaggi cult: Franco Caracciolo, uno che per fortuna non è mai guarito!, su pompeilab.com. URL consultato il 27 maggio 2024.
  3. ^ Jelardi e Bassetti, p. 54.
  4. ^ Pini, p. 140.
  5. ^ Franco Caracciolo, su MYmovies.it. URL consultato il 27 maggio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Jelardi e Giordano Bassetti, Queer Tv. Omosessualità e trasgressione nella Tv Italiana, Roma, Croce, 2007, ISBN 9788889337288.
  • Andrea Pini, Quando eravamo froci. Gli omosessuali nell'Italia di una volta, Milano, Il Saggiatore, 2011, ISBN 88-4281-654-X.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN307343739 · SBN CFIV271629 · WorldCat Identities (ENviaf-307343739