Discussione:Perdonanza Celestiniana

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Attenzione: nella storia della Chiesa Cattolica ci furono almeno altri due papi, oltre a Celestino V,ad abdicare. Si tratta di Giovanni XVIII al secolo Giovanni Fasano che abdicò nel 1009 e di Gregorio XII, al secolo Angelo Correr, che accettò di abdicare durante il Concilio di Costanza per risolvere così il Grande Scisma di Occidente.

Giovanni Fasano non e` stato un Papa ma un Antipapa (vedi Antipapa Giovanni XXIII). Papa Gregorio XII fu dichiarato deposto da un concilio, ed in seguito accetto` questa deposizione.
Dunque, una sola "dimissione".
--Lou Crazy 19:49, 3 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Ops: non confondere Giovanni XVIII ( Giovanni Fasano) con Giovanni XXIII l'antipapa di cui parli tu. Gregorio XII inviò al Concilio di Costanza come suo legato il cardinale Giovanni Dominici con la dichiarazione della sua rinuncia a patto che anche gli altri due papi ( antipapi in questo caso) rinunciassero. Abbiamo poi la data non della sua deposizione ma della sua abdicazione: 4 luglio 1415. I concilio che dichiara deposti i papi non è quello di Costanza ma quello di Pisa del 1409 che ottenne come risultato di avere 3 papi invece di due e il successore di uno dei tre è il famoso Giovanni XXIII (1409-1415) (antipapa)di cui sopra. --Witreremagi|

Avevo confuso la V con la X ;-)
Il che, considerando che l'altro caso che citavi era collegato all'antipapa Giovanni XXIII, mi ha aiutato a confondermi.
Cercando su altre enciclopedie non ho trovato menzione delle dimissioni di papa Giovanni XVIII, che peraltro mori` il 18 luglio, prima dell'elezione del successore. Nella voce su Wikipedia da` il 18 luglio come fine pontificato. Inoltre, non cita fonti sull'abdicazione.
Inoltre, nel 1009 mancava ancora lo strumento giuridico per l'abdicazione di un papa, strumento che fu approvato proprio da Celestino V.
A proposito di Angelo Correr, era stato appunto deposto nel concilio di costanza, prima di quello di pisa. A Costanza non era piu` papa, ma semplicemente uno dei tanti che tentavano di influenzare il concilio. Il suo delegato si limito` ad accettare la deposizione gia` sancita a Pisa.
--Lou Crazy 19:39, 8 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Credo che la voce sia da spostare a Perdonanza celestiniana, in quanto "celestiniana" è un aggettivo. --Horcrux92. (contattami) 14:22, 10 apr 2012 (CEST)[rispondi]

Si però si tratta del nome ufficiale di un evento, e credo sia anche un marchio registrato.--La Sacra Sillaba msg 18:18, 17 giu 2012 (CEST)[rispondi]

Paragrafo senza fonti[modifica wikitesto]

Incollo qui un paragrafo non fontato presente nella voce:

La continuità della Perdonanza nei secoli

Fin dall'indomani della rinuncia di Celestino, il successore, Bonifacio VIII, revocò tutte le bolle emanate dallo stesso. In una lettera dell'8 aprile 1295 lo stesso Bonifacio affermava che nella cancelleria di Celestino regnava disordine e che le cose erano state fatte alla buona e, senza badare alla piena regolarità delle procedure, emanò altresì un decreto, inviato al Priore di Collemaggio, con il quale dichiarava cancellata, invalidata e annullata l'indulgenza, facendo altresì divieto ai fedeli di accedere alla chiesa di S. Maria di Collemaggio al fine di risparmiare loro spese e fatiche.

Non contento, nel luglio del seguente 1296, indirizzò anche una circolare a tutti i Priori, ministri e loro vicari di tutte quelle città e regioni delle quali, per ovvi motivi di contiguità geografica, era da prevedere un più massiccio afflusso di pellegrini.

Bonifacio VIII richiese inoltre al vescovo Aquilano di recuperare i documenti emanati da Celestino, soprattutto la Bolla del Perdono. Se però il papa ebbe indietro molti di questi documenti, non riuscì ad avere la Bolla di indizione della Perdonanza. Il motivo era evidente: la sua richiesta era indirizzata a coloro che non ne erano in possesso. Il prezioso documento era infatti nelle mani dell'autorità laica che continuò a promuovere la festa noncurante delle dichiarazioni che la annullavano.

Anche i fedeli non tennero alcun conto dei decreti e delle circolari di Bonifacio e continuarono a portarsi a Collemaggio per lucrare l'Indulgenza.

La cerimonia del Perdono, solo con termine moderno chiamata Perdonanza, si arricchì particolarmente dopo il 1327, quando le spoglie di papa Celestino furono “traslate” da Ferentino (Frosinone), dove erano conservate, a Collemaggio e le sue reliquie mostrate al popolo. Fu nel XV secolo, invece, che invalse l’uso di entrare in Collemaggio attraverso la Porta Santa posta sul fianco sinistro dell’edificio sacro, secondo quanto avveniva nelle basiliche patriarcali romane in occasione del giubileo, indetto per la prima volta nel 1300 da papa Bonifacio VIII.

Nel 1328 c'è una testimonianza di Buccio da Ranallo, cantore epico aquilano, che scrive che il 29 di agosto tornarono a L'Aquila, proprio per il Perdono, i soldati aquilani che si trovavano ad Anticoli con le truppe del duca di Calabria, per fronteggiare la minaccia dell'imperatore Ludovico il Bavaro.

Così Buccio alla quartina 316 della sua Cronica: " E retornammo in Aquila lu di dellu Perduno, alegri con gra' festa cantando ciascheduno; appresso dellu vespero, tucti quanti in communo, e gemmo a Collemaggio che no-nn'è mino niuno ".

Una testimonianza ben più importante di come andava sviluppandosi la festività, comprendendo altre manifestazioni civili, è del 1358, quando il Magistrato Aquilano pregò il re Luigi di rinviare di qualche giorno la visita alla città per non disturbare i fedeli e i mercanti che la affollavano per la Perdonanza.

Da questa circostanza risulta evidente non solo il grande afflusso di persone, ma per la prima volta viene citato indirettamente che si svolgeva, in quei giorni, anche una grande Fiera Mercantile.

Negli anni seguenti il concorso di folla dei pellegrini deve essere stato molto importante. La qual cosa si evince da un legato disposto da certo Marino di Corrado di Bazzano che verso la fine del XIV sec. ordinò la distribuzione annuale ai poveri di vino e pane nei giorni di quella che viene detta Indulgenza Aquilana.

Nella seconda metà del XV sec. si ebbe però anche un'interruzione quando papa Pio II bandì una crociata contro i turchi, concedendo l'Indulgenza Plenaria a favore di quanti sarebbero partiti e avessero dato sostegno alla spedizione, sospendendo conseguentemente tutte le altre Indulgenze, compresa quindi la nostra.

Si andò poi avanti di proroghe in proroghe dal 1468 al 1472, grazie ai buoni auspici del concittadino Vescovo Amico Agnifili.

Si giunse così all'anno 1477, quando il Magistrato Aquilano, spendendo circa cento ducati, ottenne da papa Sisto IV un atto nel quale il pontefice ricordava: l'occasione in cui l'Indulgenza era stata concessa, la sua natura, il tradizionale concorso di fedeli e il tempo utile per lucrarla; la dichiarava inoltre confermata in perpetuo e la proclamava irrevocabile a dispetto di qualsiasi costituzione contraria.

Da allora la Perdonanza non subì più sospensioni da parte della Santa Sede, anche se il flusso dei pellegrini in alcune circostanze diminuì a causa di varie pestilenze che colpirono la Nazione e anche L'Aquila.

In tempi a noi più vicini, nel 1967, il 1º febbraio, fu il Vescovo Aquilano Costantino Stella, che si fece parte diligente presso la Santa Sede, che su indicazione dell'allora pontefice Paolo VI rimise ordine alle Indulgenze affinché venisse inserito il Perdono Aquilano.

Ciò avvenne e la Perdonanza venne iscritta al numero uno del Sacro Registro.

La durata temporale del Giubileo Aquilano

Diverse sono state le interpretazioni sulla durata temporale della celebrazione, se uno o due giorni. Nel 1677, i Cardinali riuniti nella Congregazione delle Indulgenze, ai quali era stato posto il quesito, deliberarono all'unanimità che l'interpretazione, esaminata la Bolla, era stata che la grazia fosse concessa per due giorni.

Nella descrizione della celebrazione, almeno negli scritti più antichi, non si fa alcuna menzione della durata temporale del Perdono Aquilano, se non per quanto riportato nella stessa Bolla che dice testualmente: "... annualmente assolviamo dalla colpa e dalla pena che meritano per tutti i loro peccati, commessi fin dal battesimo, tutti coloro che veramente pentiti e confessati saranno entrati nella predetta Chiesa dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti".

Quindi, dando una interpretazione puramente letteraria, essendo la festività di San Giovanni il 29 agosto (giorno dell'incoronazione a Collemaggio di Celestino) i vespri antecedenti dovrebbero essere quelli del 28, mentre quelli immediatamente seguenti quelli del 30.

Secondo la pratica religiosa, sembrerebbe invece che il giorno festivo avesse inizio con i vespri della vigilia e termine con quelli del giorno festivo vero e proprio.

Come detto però nessuno dei biografi coevi di Celestino, come altri nei secoli seguenti fino al 1600, hanno mai puntualizzato né la prima né la seconda circostanza.

Si deve giungere al 1630 quando ancora Don Lelio Marino Lodeggiano, Abate generale della Congregazione Celestina, nella sua opera già citata in precedenza, sempre al Lib. III, Cap. X pag. 341, afferma: " ... tutti quelli che veramente pentiti e confessati fossero andati alla detta chiesa di Santa Maria di Collemaggio dell'Aquila, da i vespri della vigilia dell'istessa festività fin'à i vespri, che immediatamente seguono doppò la medesima festività. Onde la potestà di conseguire questa indulgenza dura doi giorni intieri cioè dal vespro che si dice la vigilia della festività, che è il giorno antecedente, fin'al vespro del giorno che immediatamente segue doppò l'istessa festività. E in questa forma si leggono anco l'indulgenze nella chiesa di San Giovanni in Laterano di Roma: E questo spatio parve anco necessario per il concorso che si faceva e si fece poi sempre à detta chiesa in tale anniversaria occasione".

Il Marino afferma pertanto, senza ombra di dubbio, che la durata della Celebrazione era sempre stata nei secoli di due giorni interi, anche per consentire ai numerosi pellegrini che accorrevano un maggior spazio per lucrare l'Indulgenza e, perché no, partecipare alla grande Fiera Mercantile collegata. E il Marino era uno che per la carica rivestita era ben dentro le cose riguardanti la Congregazione Celestina, la Basilica di Collemaggio e di conseguenza la celebrazione della Perdonanza.

Questa puntualizzazione molto precisa del Marino probabilmente è fatta per rimarcare quanto già citato precedentemente e cioè che il Vescovo e il clero secolare, non avendo giurisdizione su tutto quanto avveniva alla Basilica di Collemaggio e al Monastero collegato, non potevano disporre sulla durata della celebrazione che era di esclusiva competenza della Congregazione Celestina.

La conferma di questa disputa fra il Vescovo Aquilano e l'Abate di Collemaggio, con il quale erano schierati i Signori del Magistrato, per ovvi motivi legati alla Fiera Mercantile, ebbe il suo apice nel 1677, quando per dirimere questa diversa interpretazione venne dato mandato al sacrista pontificio Giuseppe Eusanio, Vescovo di Porfirio, di porre il quesito ai Cardinali riuniti nella Congregazione delle Indulgenze.

La risposta fu che i Cardinali, esaminata la Bolla, avevano dichiarato che questa era tanto chiara di per sé da non aver bisogno di essere chiarita e che l'interpretazione all'unanimità era stata che la grazia fosse concessa per due giorni. Con questo atto venne posta una parola definitiva sulla effettiva durata temporale della celebrazione.

Nei secoli seguenti si ha poi la conferma di questa durata, vedi ad esempio la ricorrenza già citata all'Accademia dei Velati, nel 1694, e un'altra non meno importante riportata nella "Guida storica della Città dell'Aquila" compilata nel 1874 da Teodoro dei Baroni Bonanni. Alla pagina 80, nella descrizione riguardante la Basilica di Collemaggio, si legge: "... sopra il cornicione vi è una loggia di ferro, nella quale si espongono le reliquie del Santo Pontefice Celestino V nella sera del 28 di agosto: in questa occasione vi è un annuale giubileo di 48 ore, giusta la Bolla del Santo Pontefice, che incomincia dai vesperi del 28, e termina a quelli del 30 agosto, giusta si rileva dalla iscrizione esistente entro la chiesa".

L'iscrizione cui fa riferimento l'autore è probabilmente quella lasciata proprio in occasione della celebrazione del IV centenario della Perdonanza.

Quindi anche dopo le vicissitudini legate alla cancellazione dell'Ordine dei Celestini, avvenuta nel 1807, la Perdonanza, ancorché gestita dal clero secolare, continuò, com'era stata per secoli, a celebrarsi dal 28 al 30 agosto, fino purtroppo alla rievocazione storica dell'Incoronazione del 1932 e alla ripresa del 1983 quando, incomprensibilmente e diversamente, come abbiamo documentato, dalla consolidata tradizione storica, si decise di celebrarla in un solo giorno.

--109.239.245.222 (msg) 13:32, 28 lug 2017 (CEST)[rispondi]

Non e` difficile trovare fonti: ad esempio, "La Perdonanza: dalle origini alla rinascita nell'era moderna", a cura del Movimento Celestiniano, agosto 2013.
--Lou Crazy (msg) 01:53, 19 ago 2017 (CEST)[rispondi]

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