Discussione:Operazione Daffodil

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Questa voce rientra tra gli argomenti trattati dai progetti tematici sottoindicati.
Puoi consultare le discussioni in corso, aprirne una nuova o segnalarne una avviata qui.
Marina
Guerra
La voce è stata monitorata per definirne lo stato e aiutarne lo sviluppo.
Ha ottenuto una valutazione di livello minimo (agosto 2022).
BLievi problemi relativi all'accuratezza dei contenuti. Informazioni esaustive nella gran parte dei casi, ma alcuni aspetti non sono del tutto approfonditi o altri non sono direttamente attinenti. Il tema non è stabile e potrebbe in breve necessitare di aggiornamenti. (che significa?)
CSeri problemi di scrittura. Linguaggio comprensibile, ma con stile poco scorrevole. Strutturazione in paragrafi carente. (che significa?)
DGravi problemi relativi alla verificabilità della voce. Molti aspetti del tema sono completamente privi di fonti attendibili a supporto. Presenza o necessità del template {{F}}. (che significa?)
CSeri problemi relativi alla dotazione di immagini e altri supporti grafici nella voce. Mancano alcuni file importanti per la comprensione del tema. (che significa?)
Monitoraggio effettuato nell'agosto 2022

Questa "operazione Daffodil" sembra essere una parte della Operazione Agreement. Se si decidesse di non unire le due voci suggerisco di eliminare o ridurre il paragrafo dei presupposti che ha senso esistere nella voce più generale e non in questa più specifica. Semolo75 23:58, 5 ott 2007 (CEST)[rispondi]


OPERAZIONE "DAFFODIL" DEL PIANO "AGREEMENT"

Ritenendo di fare cosa gradita, per ampliare la conoscenza sull’operazione britannica “Agreement” vista da parte italiana, riporto il documento ufficiale di SUPERMARINA, compilato al termine degli avvenimenti sulla scorta dell’Ordine Operativo britannico catturato su uno dei mezzi navali britannici rimasti immobilizzati nella rada di Tobruk.

Francesco Mattesini

Roma, 7 giugno 2012

___________________________


S U P E R M A R I N A


OPERAZIONI DI MEZZO SETTEMBRE CONTRO LE RETROVIE IN CIRENAICA

DISEGNO OPERATIVO DEL NEMICO


L’operazione aveva lo scopo la paralizzazione dei rifornimenti logistici del fronte egiziano, in concomitanza, o come fase preliminare, di un’offensiva terrestre sulla linea di Alamein. Dagli ordini di operazione di cui il Comando Marina di Tobruk è venuto in possesso (rinvenuti su un mezzo da sbarco catturato), risulta che lo scopo suddetto doveva essere raggiunto mediante le seguenti operazioni combinate:

OP. BIGAMY – Attacco terrestre a Bengasi, con la Forza X, per la distruzione degli impianti portuali e dei depositi logistici di quella base. Successivamente la Forza X doveva operare per circa tre settimane (probabile durata dell’offensiva ad Alamein) nel retroterra di Bengasi e Derna, allo scopo di paralizzare eventuali rifornimenti verso levante: per tali operazioni la Forza X doveva appoggiarsi, come base logistica, a Gialo. La provenienza della Forza X non è precisata, ma è da ritenere che partisse dall’Egitto.

OP. NICETY – Occupazione di Gialo, con la Forza Z, proveniente da Cufra. Durata dell’occupazione per circa tre settimane, onde utilizzare l’oasi quale base logistica della Forza X (Op. Bigamy).

OP. AGREEMENT – Sbarco a Tobruk con le Forze A e C provenienti rispettivamente da Haifa ed Alessandria, in cooperazione con la Forza B proveniente da Cufra. Occupazione di Tobruk per circa 24 ore onde operare la totale distruzione degli impianti portuali ed unità alla fonda, nonché di tutti gli apprestamenti e depositi logistici, così da paralizzare per lungo tempo l’efficienza di Tobruk come porto e base di rifornimento. In caso di favorevoli sviluppi della situazione generale, le Forze A – C – C anziché tornare via mare, dovevano dirigere per levante via terra, operando in correlazione con la Forza X, paralizzando ulteriormente i rifornimenti verso il fronte (e probabilmente agire a tergo del nostro schieramento durante l’offensiva nemica ad Alamein).


PIANO OPERATIVO PER L’AZIONE CONTRO TOBRUK (OP AGREEMENT)

Agli effetti navali si esamina dettagliatamente solo questa operazione.

R.A.F. – Alle ore 20,30 doveva iniziare un intenso bombardamento della zona settentrionale della rada di Tobruk (banchine e impianti), continuandolo ininterrottamente sino alle 02,40, proseguendo in azioni di solo mitragliamento. Alle 03,15 doveva cessare ogni attacco. Doveva inoltre provvedere alla scorta aerea delle forze navali in andata e ritorno da Tobruk.

FORZA B – Costituita da una formazione mista di fanti, mitraglieri, artiglieri, genieri, guastatori e sanità, trasportata su otto autocarri. Non si conosce la forza del gruppo, ma si può valutare in circa 300 uomini. La Forza B doveva partire da Cufra una settimana prima dell’azione, pilotata da una pattuglia del L.R.D.G. (formazioni speciali per operazioni desertiche a grande raggio). Doveva entrare nel perimetro fortificato di Tobruk al tramonto del giorno iniziale dell’azione, camuffata da colonna di prigionieri di guerra, ed alle 20,30 giungere alle spalle di Marsa Sciausc; alle 20,45 doveva iniziare l’attacco alle batterie e difese della zona, per costituire la testa di sbarco della Forza C. La pattuglia del L.R.D.G. doveva entrare nel perimetro due ore più tardi (presumibilmente dopo l’allarme) eseguendo nel frattempo la distruzione della Stazione Radiogoniometrica ed eventualmente agendo contro i campi di atterraggio di Gubi.

FORZA C – Costituita da un gruppo di circa dieci Motosiluranti aventi a bordo un reparto da sbarco composto da una Compagnia di fanti, un Plotone di mitraglieri e distaccamenti di genieri, artiglieri, guastatori e sanità: tale forza da sbarco si può valutare in circa 200 uomini. Doveva giungere davanti a Marsa Sciausc alle 00,30 e – ricevuto il segnale convenuto dalla Forza B – sbarcare i reparti. Questi, assieme a gran parte della Forza B , alle 01,30 dovevano iniziare la marcia lungo le sponde meridionali della rada, distruggendo tutti gli apprestamenti, e giungendo alla sponda occidentale verso le 04,30 prendendo contatto con i reparti della Forza A proveniente da Nord. Quindi alcuni reparti della Forza B – C dovevano appostarsi a ponente dell’abitato per costituire, assieme a parte della Forza A, la linea difensiva terrestre verso ponente; gli altri reparti della Forza B – C dovevano proseguire verso levante lungo la sponda settentrionale della rada, compiendo la totale distruzione degli impianti depositi e magazzini. Intanto, verso le 03,15 le Motosiluranti che avevano sbarcato la Forza C dovevano forzare l’entrata del porto e silurare tutte le navi presenti in rada. Alla Forza C erano aggregate, per la navigazione di andata, sei Motosiluranti aventi a bordo un particolare reparto di guastatori e specialisti di Marina (reparto Nichols), composto da 16 ufficiali e 24 uomini, alcuni dei quali imbarcati però sui CT. Queste sei MS dovevano rimanere a ridosso della costa, presso Marsa Sciausc, senza partecipare alle azioni, fino alle ore 08,00 circa, ora alla quale era previsto il libero ingresso nella rada: dovevano allora entrare in porto e distruggere tutti i natanti dopo aver prescelto dieci motozattere efficienti da catturare, armare ed avviare ad Alessandria previo imbarco su di esse dei prigionieri italiani, eventuali prigionieri inglesi liberati, feriti e materiale di bottino.

FORZA E – Costituita da un sommergibile [TAKU] avente a bordo un reparto speciale di segnalatori. Il sommergibile doveva trovarsi al tramonto nelle acque di Tobruk e alle 00,30 sbarcare i segnalatori davanti a Marsa Mreira. I segnalatori dovevano prendere terra verso le 01,00 e, dalle 01,45, accendere verso il largo segnali convenuti ai due lati ed in fondo alla Marsa, per consentire l’atterraggio della Forza A.

FORZA A – Costituita da una formazione mista di 417 uomini tra fanti, artiglieri, mitraglieri, genieri, guastatori e sanità, imbarcata sui CT. SIKH e ZULU. Provenendo da Haifa si doveva riunire il mattino del giorno iniziale, in zona Porto Said, con la Forza D. Le due Forze riunite dovevano proseguire verso ponente. Dopo il tramonto la Forza A proseguiva da sola in modo da trovarsi innanzi a Marsa Mreira alle 02,00. Ricevuti i segnali convenuti dagli uomini della Forza E (per il riconoscimento del punto di sbarco) i reparti da sbarco dovevano prendere terra in due scaglioni, ultimando lo sbarco verso le 03,00. La Forza A doveva allora iniziare la marcia verso Sud (lungo il vecchio muro di cinta) suddividendosi in tre gruppi: Gruppo “B”, che doveva entrare nell’abitato, occupandolo ed eseguendo la distruzione degli obiettivi in esso contenuti; Gruppo “A”, che doveva marciare più a ponente del Gruppo “B” , occupare le postazioni d’artiglieria della zona, eseguire le distruzioni di alcuni obiettivi e costituire in parte la linea difensiva verso ponente; Gruppo “C”, che doveva marciare verso levante, occupare le batterie antinave fino a Punta Tobruk, poi ritornare verso le banchine distruggendo altri obiettivi. I CT. SIKH e ZULU dopo lo sbarco dovevano incrociare verso ponente ed al segnale di via libera (dopo la distruzione delle batterie antinave) verso le 08,00 entrare in rada.

FORZA D – Costituita dall’Incrociatore COVENTRY e circa 6 CT., provenienti da Suez - Porto Said, doveva scortare la Forza A fino a notte, quindi rimanere in zona per protezione strategica navale, riprendendo la rotta di ritorno il mattino successivo allo sbarco.

RIPIEGAMENTO – Era previsto che tutte le forze lasciassero Tobruk la sera successiva allo sbarco, rientrando – in massima – via mare, sulle unità delle Forze A e C, e sulle dieci motozattere catturate. In caso di completo successo parte delle forze dovevano tornare per via terrestre, su automezzi catturati, operando – in collegamento con la Forza X – contro le nostre linee di comunicazione. Eventuali uomini dispersi sarebbero stati raccolti tre notti diopo da un sommergibile a Marsa Scegga presso Bardia.

OSSERVAZIONI – Gli ordini di operazione non contemplano menomamente il caso di insuccesso parziale o totale degli sbarchi e conseguente necessità di ritirata. Tutte le disposizioni – molto dettagliate – sono impartite facendo totalmente astrazione delle possibilità di resistenza delle forze nazionali. Ciò ha certamente contribuito a paralizzare la azione nemica, di fronte alle resistenze incontrate. Il nemico valutava che il presidio di Tobruk fosse costituito da meno di un reggimento di soldati italiani di scarsa efficienza e da nuclei di specialisti tedeschi, oltre agli armamenti delle batterie: da quanto detto in precedenza risulta che la forza totale impiegata a terra dal nemico assommava a circa 1000 uomini.


SVILUPPO DELL’OPERAZIONE CONTRO TOBRUK Op. “Agreement” – 13-14 Settembre 1942

Forze navali impiegate

Risultano impiegate le forze navali previste negli ordini e cioè:

FORZA A – CT. SIKH e ZULU: ciascuna unità portava a bordo nove mezzi leggeri da sbarco, di cui tre con motore e sei da rimorchio.

FORZA C – Molto probabilmente 16 Motosiluranti, di cui 10 per lo sbarco a Marsa Sciausc e successivo forzamento del porto di Tobruk, e 6 del reparto speciale di guastatori di Marina.

FORZA D – Incrociatore COVENTRY e 6 CT:

FORZA E – un sommergibile.

1^ Fase – Navigazione d’andata

Dagli scarsi elementi che si conoscono al proposito, si deduce che la Forza A deve essere partita da Haifa circa alle ore zero del giorno 13. All’alba dello stesso giorno, in zona Porto Said, si è riunita alla Forza D. Il gruppo è transitato al largo di Alessandria verso mezzogiorno, riunendosi alla Forza C e proseguendo per ponente a circa 25 nodi. La navigazione dei gruppi navali durante tutta la giornata del 13 è passata però del tutto inosservata alla ricognizione marittima tedesca, ostacolata anche da cattive condizioni di visibilità. Un aereo del CAT avvistava, alle 083513, un gruppo di sei unità imprecisate a Nord di Abukir, in un primo tempo segnalato con rotta levante e solo a sera precisate con rotta ponente: ma a posteriori sembra dubbio che tali unità appartenessero alle forze impegnate nell’operazione “Agreement”, perché se così fosse esse dovrebbero aver navigato fino a Tobruk ad una velocità non superiore ai 20 nodi che, dati gli scopi nemici, appare troppo bassa per essere ammissibile. Comunque – essendo la forza navale giunta al largo di Tobruk certamente verso la mezzanotte – anche se avesse navigato a soli 20 nodi, al tramonto doveva trovarsi circa sul meridiano di Sidi Barrani. Ma, come si è accennato, la forza navale procedette del tutto inosservata, e perciò le prime operazioni contro Tobruk poterono svolgersi completamente di sorpresa. Anche il sommergibile (Forza E) giunse regolarmente nelle acque di Tobruk, dove infatti fu avvistato al tramonto del 13. Come previsto negli ordini di operazione, la Forza D (COVENTRY e 6 CT.) non si spinse fino a Tobruk ma, a notte fatta, invertì la rotta rimanendo ad incrociare al largo di Matruh. Risulta però che un CT. (nominativo r.t. GWU) fu distaccato ed inviato al largo di Tobruk, per appoggio a distanza della Forza A.

2^ Fase – Sbarco ed operazioni a terra

Dopo il tramonto la Forza B entrò indisturbata nel perimetro della Piazza, essendo sfuggita alla ricognizione aerea ed alla vigilanza terrestre. Alle 210013, con leggero ritardo sul previsto (20,30) iniziò il bombardamento aereo della Base Navale; poco dopo la Forza B raggiunse Marsa Sciausc, effettuandone l’occupazione e sopraffacendo la batteria da 105 m/m del R. Esercito, postata sul ciglio occidentale della Marsa. Successivamente un reparto della Forza B attaccò la Batteria GRASSO da 152 della R. Marina, sita a circa 2 Km. a Sudest di Marsa Sciausc, ma i marinai, trinceratisi nelle piazzole, tennero bravamente testa al nemico per varie ore ed infine riuscirono a respingere interamente l’attacco. Tanto che, all’alba, la batteria potè prendere parte al fuoco contro le navi nemiche. La Forza C giunse regolarmente innanzi a Marsa Sciausc verso le 01,00, avvistata da tre motozattere che Marina Tobruk da qualche giorno aveva provvidamente dislocato di guardia presso le ostruzioni. Le motozattere ritennero trattarsi di mezzi diretti a violare l’entrata del porto, ed aprirono il fuoco sulle unità nemiche, che si allontanarono verso il punto di sbarco. Dato però che Marsa Sciausc era ormai occupata dalla Forza B, i reparti della Forza C poterono prendere terra senza reazione. Il sommergibile destinato allo sbarco dei segnalatori a Marsa Mreira, commise invece un errore nel riconoscimento della costa e sbarcò gli uomini a Marsa Auda (circa 5 Km. a ponente di Marsa Mreira dove era previsto lo sbarco della Forza A. Sono evidenti le gravi conseguenze di tale errore, per lo sviluppo del piano nemico. Infatti la Forza A , verso le 02,30, sbarcò a Marsa Auda e, quasi certamente senza rendersi conto – almeno sul principio – dell’errore nel punto di sbarco, marciò verso Sud venendo in contatto con i reparti di due batterie del R. Esercito dislocatase nella zona e raggiungendo Forte Perrone.

A contenere l’infiltrazione fu subito inviata una compagnia di marinai italiani e tedeschi, rinforzata da un nucleo di carabinieri (160 uomini in totale); il reparto, in concorso con nuclei germanici pure accorsi, impediva ulteriori movimenti di sbarco e, con il personale delle due Batterie del R. Esercito, respingeva l’avanzata nemica. Intanto un reparto autocarrato del Battaglione San Marco, prontamente accorso da Tobruk, giungeva nella zona di Marsa Sciausc: con decisa azione conteneva per alcune ore la avanzata verso ponente delle Forze B – C e, verso l’alba, lo ricacciava a mare. Infine verso le 0300 le dieci motosiluranti della Forza C tentavano il previsto forzamento del porto, che avrebbe avuto le più gravi conseguenze per la Base Navale in quanto, come si è già accennato, le siluranti nemiche avevano per obiettivo l’affondamento di tutte le navi ed unità alla fonda. Marina Tobruk però, sin dalle ore 01,00, appena avuta sensazione dell’entità dell’operazione nemica, aveva fatto dislocare diciassette motozattere a guardia dell’entrata del porto, disponendole in posizioni opportune. Così quanto le Motosiluranti nemiche si avvicinarono all’imboccatura della rada furono accolte dalla violenta reazione delle Motozattere e dal fuoco delle tre torpediniere alla fonda in rada (CASTORE – CASCINO – MONTANARI), e l’attacco nemico fu stroncato sul nascere. Varie Motosiluranti furono colpite ed una si allontanò con incendio a bordo. In definitiva, già prima delle 04,00 l’operazione nemica era interamente fallita. Infatti a tale ora: - lo sbarco a Marsa Sciausc era contenuto; - lo sbarco a Marsa Auda – compiuto in un punto errato, perciò con completa disorganizzazione del piano nemico – era pure contenuto e respinto; - nessuna batteria antinave (ad eccezione di quella di piccolo calibro del R. Esercito) era stata messa fuori combattimento; - il temibile attacco delle Motosiluranti alle navi in porto era fallito; - nessun danno era stato arrecato alle opere e magazzini della Piazza.

Mentre le siluranti inglesi tentavano di avvicinarsi alla rada, dal Semaforo fu chiesto alla Milmart di puntare i fari verso il largo e fu così scoperta la presenza di tre navi di appoggio (Sikh, Zulu e Coventry), contro le quali fu subito indirizzato il tiro delle batterie costiere, che riusciranno poi a colpire il ct Sikh. (*) E’ in seguito a questo che, vistisi scoperti, poco dopo le 04.00, i CT. SIKH e ZULU aprirono il fuoco contro le batterie stesse. Verso le 04,30 tre mezzi da sbarco, probabilmente Motosiluranti del reparto speciale guastatori di Marina, tentavano di approdare a Marsa Beiad (sotto la Batteria GRASSO), forse per cooperare alla conquista della batteria, indispensabile per l’ulteriore sviluppo del piano nemico. Ma una Motozattera dislocata nella Marsa riusciva a stroncare anche questo tentativo respingendo e danneggiando le unità nemiche. Alle 04,20 uno dei CT. veniva colpito da una salva di medio calibro delle batterie antinave con manifestazione di incendio a prora. L’unità si copriva di nebbia, protetta dall’altro CT., e si allontanava per Nordest. Alle 06,30 anche la seconda unità era colpita da una salva, a poppa, e rimaneva immobilizzata. Verso le 06,00 tre Motosiluranti venivano affondate dal tiro delle batterie. Alle 06,55 decollava il primo di un gruppo di 21 aerei da caccia nazionali che si prodigavano fino alle 09,00 in azioni di bombardamento (bombe alari da 50 kg.) e mitragliamento delle unità nemiche. Poco dopo le 06,00 alcune imbarcazioni tentavano uno sbarco in zona di Marsa Mreira, respinte dal fuoco di reparti di marinai e della Milmart. Si tratta probabilmente di mezzi della Forza A che tentavano di prendere terra a Marsa Mreira quando, dopo l’alba, la Forza A ha potuto orientarsi a seguito dell’errato punto di sbarco. E’ probabile che questo sia stato l’estremo tentativo offensivo del nemico, dopo il quale è stato dato l’ordine di ritirata generale. Infatti verso le 07,00 un nostro ricognitore marittimo avvistava un gruppo di 7 Motosiluranti che si allontanavano da Tobruk dirigendo verso Est, successivamente suddividendosi in più gruppi. E’ molto probabile che queste fossero le uniche Motosiluranti superstiti della Forza C. Alle ore 07,52 affondava presso Tobruk quello dei due CT. colpiti che era rimasto immobilizzato (il SIKH). Poco dopo saltava in aria e affondava anche lo ZULU, cioè il CT. che si era allontanato con incendio a prora. Intanto – chiarita la situazione in mare – poco prima delle 08,00 uscivano dal porto le torpediniere CASTORE e MONTANARI, quattro motozattere e un rimorchiatore nazionali, nonché tre dragamine germanici, per salvataggio di naufraghi nemici ed eventuale cattura di mezzi danneggiati. Il draganine germanico R. 10 scopriva in un’insenatura una Motosilurante nemica abbandonata dall’equipaggio, la disincagliava e la rimorchiava in porto carica di naufraghi. Nel complesso venivano salvati in mare 476 uomini.

3^ Fase – Navigazione di ritorno

Alle 070014, come si è detto, SIKH e ZULU erano in via di affondamento presso Tobruk e 7 Motosiluranti dirigevano per levante. Alla stessa ora il CT. distaccato dalla Forza D (GWU) si trovava a circa 50 miglia a Nordest di Tobruk pure in rotta per levante ad alta velocità. Il rimanente gruppo della Forza D (COVENTRY e 5 CT.) era circa 50 miglia a Nord di Ras el Kenays con rotta ponente. Verso le 08,30 – probabilmente dopo aver avuto la certezza che un suo ulteriore intervento sarebbe stato ormai inutile – la Forza D invertì la rotta dirigendo per levante. Risulta poi che la Forza D si suddivise successivamente in due gruppi: il primo composto da COVENTRY e 2 CT., il secondo, più a Sud, dai rimanente 3 CT: Come già accennato, fino alle 09,00 circa, le unità nemiche in zona Tobruk furono attaccate da aerei cacciatori nazionali che – oltre a mitragliare numerose unità – verso le 07,30 misero a segno quattro bombe da 50 kg. su uno dei CT. danneggiati, affondarono una Motosilurante (apprezzata per corvetta) e ne incendiarono alcune altre, di cui qualcuna è probabile sia poi affondata. Verso le 08,00 intervennero i primi aerei tedeschi, che agirono fino al pomeriggio contro le navi nemiche in ritirata, eseguendo tre azioni principali, verso le 11,00, le 13,00 e le 15,00. Nella prima fu colpito gravemente il COVENTRY, con asportazione della prua; nella seconda il COVENTRY fu ulteriormente colpito, immobilizzato e incendiato. Inoltre fu sicuramente affondata una motosilurante al largo di Marsa Maatruk ed altre unità sarebbero state colpite con danni imprecisati. Come è noto il COVENTRY è successivamente affondato; si ignora invece la sorte del CT. immobilizzato, ma è probabile che abbia poi raggiunto la base. In definitiva il nemico ha perduto:

COVENTRY – affondato da aerei tedeschi. SIKH e ZULU – immobilizzati dal tiro delle batterie antinave di Tobruk e colpiti anche da cacciatori nazionali. Circa 10 Motosiluranti – delle quali una incagliata e catturata a Tobruk, quattro affondate dal tiro delle batterie e delle nostre unità navali, circa quattro affondate da aerei italiani, una affondata da aerei tedeschi.

E’ anche possibile che lo ZULU sia, alla fine, saltato su mina degli sbarramenti difensivi di Tobruk.


SVILUPPO DELLE OPERAZIONI CONTRO GIALO E BENGASI Op. “Nicety” e “Bigamy”

Nella notte sul 14 un gruppo della Forza X (alcuni elementi della quale erano stati avvistati solo nel pomeriggio precedente) attaccava l’aeroporto di Barce distruggendo 16 aerei. Contemporaneamente altro gruppo tentava di penetrare in Bengasi, ma veniva contenuto e respinto prima che potesse effettuare danni. Altra piccola incursione si ebbe in zona Regima. Successivamente la Forza X ripiegò in posizione imprecisata, senza rinnovare attacchi, forse in attesa della prevista operazione di Gialo. L’Oasi di Gialo fu attaccato dalla Forza X secondo il previsto, all’alba del 16; all’attacco parteciparono anche gli elementi della Forza X ripiegati dal bengasino. Il presidio resistette validamente fino al giorno 21 in cui – giunta una colonna di rinforzo inviata da Agedabia – le forze nemiche si ritirarono definitivamente. Non è improbabile che la rinunzia del nemico ad insistere nelle operazioni sia dovuta anche al completo fallimento dell’operazione contro Tobruk, sul cui successo sembra che gli inglesi non avessero alcun dubbio. In definitiva l’operazione nemica si è risolta in una completo fallimento, avendo conseguito solo la distruzione di alcuni aerei a Barce, e messo casualmente un colpo di cannone sul Piroscafo SIBILLA, senza danni apprezzabili, a Tobruk.


OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

1°) Il piano generale nemico era bene ideato e, qualora avesse avuto pieno successo, avrebbe effettivamente sconvolto tutta l’organizzazione logistica delle nostre retrovie, determinando una grave crisi in cui si sarebbe avvalsa l’VIII Armata nella sua offensiva.

2°) Il piano nemico ha però completamente sottovalutato la entità e capacità della nostra difesa. Infatti, pur avendo ottenuto per tutte le azioni il vantaggio dell’assoluta sorpresa (ciò che il nemico avrebbe dovuto prudenzialmente ritenere come improbabile), è mancata la forza capace di sfruttare il successo iniziale.

3°) Detta sottovalutazione è dimostrata anche dal fatto che il nemico aveva disposto il piano di ripiegamento soltanto per il caso di successo. La mancanza di un piano di ripiegamento in caso di insuccesso e di disposizioni in caso di resistenza della difesa, hanno provocato una crisi grave specialmente nell’operazione contro Tobruk.

4°) Anche l’impiego della R.A.F. non prevedeva il caso di insuccesso dello sbarco, così che nell’attacco contro Tobruk le azioni aeree sono interamente cessate alle 031514, mentre la successiva ripresa delle azioni avrebbe potuto contribuire ad infrangere le resistenze ed a facilitare il ripiegamento.

5°) Altro grave elemento di crisi per il nemico è stato l’errore nel punto di sbarco della Forza A, che ha fatto mancare l’investimento dell’abitato di Tobruk e della batterie della penisola.

6°) La sorpresa iniziale è stata determinata dal mancato avvistamento aereo delle Forze Navali A – C – D nei giorni precedenti all’azione; nonché, per quanto riguarda la Forza B, all’insufficiente vigilanza nel settore della difesa perimetrale terrestre di Tubruk.

7°) Da notare infine la grande importanza che – come a Dieppe – il nemico attribuiva alla cattura di mezzi da sbarco dell’Asse.


___________________________________

UNA SPIETATA ESECUZIONI DI SOLDATI ITALIANI PRIGIONIERI


Sulle indiscriminate uccisione di soldati italiani a Tobruk, da parte degli uomini della Forza B proveniente dall'oasi di Cufra, abbiamo le due seguenti testionianze sull'attacco ad un autocarro italiano della Regia Aeronautica, trasportante avieri:

!°) Il generale Giuseppe Mancinelli, all’epoca ufficiale di collegamento italiano presso il Comando del maresciallo Rommel, ha giustamente deprecato il comportamento spietato contro i prigionieri dei soldati britannici, considerati veri banditi. In particolare citando come avvenne l’eliminazione della pattuglia italiana, per averlo appreso da un aviere scampato al massacro ha scritto:

“Un autocarro con una decina di nostri soldati si trovava per l’esecuzione di un qualche servizio a 15-20 km nell’interno a sud di Tobruch incontrò una colonna di tedeschi (tale li ritennero i nostri, dall’aspetto) che scesero e si fermarono con la scusa di chiedere informazioni, indi li circondarono, li disarmarono e, dopo averli fatti allineare, li falciarono sul posto con una scarica di mitra. Il mio interlocutore si salvò perché cadde svenuto, probabilmente per lo spavento, prima di essere raggiunto dalla scarica totale e rinvenne illeso sotto i corpo dei compagni uccisi”.

Cfr., Annotazione del generale Giuseppe Mancinelli all’articolo di R.P. Livingstone, “Le grandi incursioni nel deserto”, Storia della seconda guerra mondiale, Volume 3°, Milano, Rizzoli-Purnell, 1967, p. 311.


2°) Nell’approfondimento del generale Giuseppe Santoro, all’epoca Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica, l’episodio è stato descritto come segue:

“Nel pomeriggio del 13 settembre alcune camionette sorprendevano a sud di El Aden un automezzo dell’Aeronautica con un ufficiale, un sottufficiale, quattro avieri e un operaio: dopo un sommario interrogatorio, aprivano il fuoco, uccidendo l’ufficiale, il sottufficiale, due avieri e l’operaio; i rimanenti due avieri, uno ferito e uno incolume, abbandonati sul terreno perché creduti morti, rientravano a piedi a Al Aden”.

Cfr., Giuseppe Santoro, L’Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Volume Secondo, Edizioni Esse, Milano-Roma, 1957, p.327.


Gli uomini della Regia aeronautica massacrati erano: sottotenente Amleto Fortuna, sergente Antonio Petruccini, avieri Antonio Pollastrini e Enzo Bisi, operaio Alberto Pompili. Sopravvissero gli avieri Germano Serafini e Salvatore Esposito.

Cfr. Paolo Caccia Dominioni, El Alamein 1939-1962, Milano, Longanesi & C., 1963, p. 244.


Francesco Mattesini

Roma, 12 giugno 2012

___________________________________

(*) periodo aggiunto da Luciano Zengarini, sulla base del Diario del padre, Sergio, in servizio quella notte al Semaforo di Tobruk. Luciano Zengarini Fano, 23 luglio 2012