Discussione:Grande depressione (1873-1895)

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Questo Articolo è decisamente di parte[modifica wikitesto]

Sopratutto nella prima parte, l'articolo è permeato di giudizi personali venduti come evidenze scientifiche indiscusse. Addirittura c'era scritto, ho provveduto subito a rimuoverlo, un giudizio tanto entusiastico quanto ingenuo sul sistema monetario basato sull'oro. Sistema che che veniva giudicato "una moneta sana e onesta". Questa affermazione è PRIVA DI QUALSIASI FONDAMENTO SCIENTIFICO. Un giudizio di questo tipo implica un fortissimo giudizio personale, e questo dovrebbe essere evidenziato in maniera chiara. Per lo meno bilanciando l'articolo ecitando i milioni di testi scritti, a partire da Keynes, sul ruolo determinante della limitatezza di liquidità dovuta al sistema aureo come causa di depressioni e crisi finanziarie nell'epoca vittoriana.

Non ha senso infatti citare un esponente della scuola Austriaca, quindi assoluto garante del laissez faire e nemico giurato di qualsiasi politica di intervento fiscale o monetaria, come fonte imparziale da cui evincere un qualche giudizio assoluto sul ruolo della moneta nella Grande Depressione.


Inoltre l'articolo è impreciso e manca delle opportune citazioni e spiegazioni o link. Per esempio c'è scritto: "La deflazione era dovuta alla grande produttività industriale" Citazione necessaria, e forse anche una spiegazione Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Gizzle85 (discussioni · contributi) 18:55, 12 dic 2010 (CET).[rispondi]

Conosci forse il funzionamento di wp. Non ti resta che sistemare la voce, fonti alla mano. Il tuo contributo è il benvenuto. Se hai bisogno di una mano per questioni tecniche non esitare a contattarmi. Come vedi alla voce mancano fonti!! --Pequod76(talk) 01:13, 13 dic 2010 (CET)[rispondi]

Grazie, appena avrò un po' di tempo cercherò di dare il mio contributo in maniera costruttiva. La cosa che mi viene in mente potrebbe essere quella di creare due paragrafi, uno, quello esistente, che mette in discussione che la crisi ci sia mai stata (citando questo economista filosofo un po' poco rappresentativo a mio parere), la seconda con magari l'altro punto di vista, e cioè quello della stramaggioranza di tutti gli storici ed economisti, ovvero che la crisi c'è stata eccome.

ciao. Gizzle85 (msg) 17:35, 13 dic 2010 (CET)[rispondi]

Testo rimosso[modifica wikitesto]

Avevo aggiunto questo testo ed è stato rimosso lo ripropongo qui di seguito per la discussione.


Spesso il termine depressione viene erroneamente inteso come equivalente a recessione ma in realtà: per depressione si intende un sottoutilizzo delle risorse di sistema; per recessione un regresso nel processo di espansione economica.

Sebbene in molte situazioni tali accezioni si riferiscono a due modi differenti di prendere la medesima questione e possono risultare legate in maniera non districabile, in altre però non lo sono e la crisi qui discussa mostra bene questa differenza. In essa infatti non si registrò alcuna recessione né della produzione, né tanto meno del PIL; nonostante ciò l'infrastruttura di produzione creata dagli investimenti passati, se utilizzata a pieno regime, produceva più prodotti di quanti fossero rivendibili sul mercato.

I dati economici riscontrabili del periodo rivelano semplicemente una fase deflazionistica con forte caduta di profitti e redditività del capitale.

Gli studiosi più scettici rispetto al liberismo estremo ritengono che la crisi fu un processo di trasformazione, in cui i governi si rivelarono attori indispensabili, che tramite gli investimenti in conto capitale (e con ciò sostenendo in modo non consapevole la domanda aggregata), mantennero la stabilità economica delle rispettive nazionali, mentre si venivano: addensando proprietà ed organizzazione dell'infrastruttura di produzione e razionalizzando nuovamente il sistema finanziario all’interno del rapporto incrociato tra banca-impresa.


Gli studiosi, invece, più orientati al laissez faire affermano che, in realtà, fu la scarsità di offerta di moneta a rallentare gli investimenti che sarebbero stati necessari ai profondi cambiamenti strutturali richiesti per il processo di rigenerazione del sistema in corso, interpretando quindi, in conformità con il proprio pensiero, il ruolo dello Stato come un aggravio alla situazione di crisi, soprattutto perché la nuova tendenza protezionista impediva di ridistribuire i surplus nazionali all'estero.

(c'e da sottolineare rispetto all'ultima parte della tesi precedente che, in realtà, tutte le nazioni del tempo erano in surplus di produzione.

L'effetto negativo che, in senso generale, possiamo per certo imputare ad un momento di restrizioni protezionistiche, è che a seguito di ciò si venga inevitabilmente a scombussolare le quote strutturali degli investimenti nazionali rispetto le quantità precedentemente poste nei vari settori, per via dei blocchi commerciali posti in essere e da ciò ne deriverà una maggiore incertezza per gli investimenti futuri, proprio per la mancanza di certezza su quali saranno le decisioni politiche future.

D'altra parte l'incertezza era già esplosa precedentemente all'applicazione delle misure protezionistiche e, se consideriamo attentamente il momento storico, possiamo facilmente capire che ciò fosse dovuto al fatto che non si era ancora sviluppata una adeguata meta-struttura volta a mettere gli attori economici in condizioni di prevedere più opportunamente gli andamenti del mercato su medio-lungo termine.

Dunque avendo il protezionismo giocato un ruolo chiave per la trasformazione sistemica del momento, non si può da tali speculazioni dire in maniera certa se esso abbia costituito un'aggravante o un fattore positivo all'interno della crisi, né tanto meno se questo sia di per se opportuno per le necessità economiche delle nazioni. Ansi bisognerebbe smettere completamente di ricercare dati allo scopo di accreditare tesi astratte e completamente prive del senso storico dell'evoluzione dell'infrastruttura economica).

Riportiamo alcuni esempi:

volevo aggiungere un'uteriore parte che forse avrebbe dovuto essere trattata per risultare maggiormente enciclopedica ma il concetto che riportava era esatto:

Tale posizione in realtà non è scorretta, semplicemente non vuole dire un granché se non in relazione a considerazioni estremamente opinabili e la questione ha molti parallelismi con quella riguardante se il terzo mondo abbia guadagnato o meno dallo sviluppo importato dall'occidente. Il parallelismo non è assolutamente inappropriato, infatti se il terzo mondo stia crescendo o meno dal punto di un'analisi economica come oggi proposta, non dice nulla rispetto molte problematiche correlate alle situazioni ingenerate o ad eventuali interventi per evitarle; allo stesso modo trovare degli appigli analitici per registrare un aumento economico nella grande depressione è un modo di togliere dall'analisi molti aspetti, che sebbene opinabili in realtà si rivelano molto interessanti per capire la storia dell'economia. Riportiamo alcuni esempi senza proporre alcun giudizio:


Domani aggiungerò qui alcune valutazioni sul perchè la voce come proposta da voi, a mio giudizio è inutile; soprattutto la parte riguardante il sistema aureo. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 94.161.161.164 (discussioni · contributi).

Hai fatto benissimo a scrivere qui perché altrimenti non c'era modo di muoverti delle obiezioni. I problemi sono due: l'assenza di fonti e il taglio discorsivo, a mo' di commento: Wikipedia non fa commenti, non ha una voce narrante. Lavorando su stralci più brevi potrai risolvere entrambi i problemi. --Vito (msg) 19:34, 6 giu 2017 (CEST)[rispondi]

Ma nessuno si è accorto che nel testo si fa un tutt'uno tra PIL e PNL?--78.15.170.43 (msg) 10:53, 7 apr 2018 (CEST)[rispondi]