Chiesa di Sant'Eusebio (Pasturo)

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Chiesa di Sant'Eusebio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPasturo
IndirizzoVia Alessandro Manzoni
Coordinate45°57′06.21″N 9°26′32.16″E / 45.951726°N 9.442268°E45.951726; 9.442268
Religionecattolica
TitolareEusebio di Vercelli
Arcidiocesi Milano
Consacrazione1355

La chiesa di Sant'Eusebio è la parrocchiale di Pasturo, in provincia di Lecco e arcidiocesi di Milano; fa parte del decanato di Primaluna.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le più antiche attestazioni della presenza della chiesa risalgono al tardo Duecento.[1] Secondo alcuni documenti del 1343 la chiesa era in quell'epoca di recente realizzazione: si trattava di un piccolo edificio con l'altare situato dove oggi si trova il battistero e la porta d'ingresso vicino al campanile. Nello stesso anno, la chiesa venne elevata al rango di parrocchiale[1]. La consacrazione risale al 18 novembre 1355 con frate Agostino dei Minori Agostiniani, vicario dell'arcivescovo Roberto Visconti.

Il 25 ottobre 1566 Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, giunse in visita pastorale: per due secoli l'edificio non aveva subito grandi modifiche, ad eccezione di qualche piccolo rifacimento. Risultando di capienza insufficiente per la sua comunità e di brutta conformazione, l'arcivescovo ordinò l'ingrandimento della chiesa. I lavori iniziarono solo nel 1596 e l'edificio fu allungato verso sud, andando ad occupare in parte il cimitero adiacente. L'abside della vecchia struttura fu conservato e riadattato a battistero[2][1]. La chiesa ampliata fu consacrata, per incarico del cardinale Federico Borromeo, da Francesco Maria Abbiati, vescovo di Bobbio, il 5 luglio 1628.

Nel 1970, per l'adeguamento liturgico seguito al Concilio Vaticano II, fu ristrutturato il presbiterio e fu realizzato il nuovo altare rivolto verso i fedeli, che venne consacrato il 22 novembre 1972 da Ferdinando Maggioni, vicario generale dell'arcidiocesi di Milano.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni studi di Giovanna Virgilio, in un vano addossato al lato occidentale della chiesa e sulla parete sinistra della navata, in corrispondenza del vecchio presbiterio, sono conservate alcune parti delle decorazioni dell'edificio originario: i primi raffigurano San Giorgio e un volto femminile, forse una Madonna in trono, e sono databili intorno alla seconda metà del XV secolo, mentre i secondi, all'interno della chiesa, raffigurano vari santi opere di diversi artisti. Tra le opere, una Crocifissione (attribuita alla scuola di Giotto) e una Storia di San Giuliano[2].

Il presbiterio ospita un altare marmoreo con tempietto del 1777, ai cui lati sono appese due tele novecentesche opere di Paolo Carpi. Gli stucchi, in stile barocco, furono realizzati dagli Aliprandi[2].

Nella cappella sinistra si trova una statua seicentesca raffigurante la Madonna del Rosario, mentre sulle pareti e sul sottarco sono visibili frammenti di affreschi della fine del XVI secolo raffiguranti alcuni episodi della vita di Maria e altre sante.

Opposta alla cappella della Madonna si trova la cappella dei Santi Sebastiano e Rocco, raffigurati nella pala d'altare seicentesca. Sulle pareti laterali della cappella si trovano due tele eseguite da Luigi Reali nel 1645 e raffiguranti il Battesimo di Sant'Eusebio e Santa Restituta presenta i figli al Papa. Dello stesso autore sono le tele poste sulla parete destra della navata con il Martirio di Sant'Eusebio e il Martirio di San Calimero, dipinte nel 1658. Di Reali sono anche l'affresco con Sant'Eusebio e San Biagio vescovo del 1643 e il Ritratto di Sant'Eusebio nella sacrestia.

All'estate del 1885 risalgono la Giustizia e le Virtù teologali, affrescate da Antonio Sibella di Rota Fuori sulla volta della navata, così come gli angeli dipinti dal canzese Luigi Follatelli nell'area del presbiterio.[1] Gli affreschi della facciata furono invece realizzati da Luigi Tagliaferri[2] nel 1873[1].

A Giancarlo Vitali si devono invece sia i dipinti delle tavole della Via Crucis sia gli affreschi realizzati nelle vele della navata e sulle pareti del battistero.[1] In una delle vele, un'insolita rappresentazione di Sant'Ambrogio da giovae, opera dello stesso pittore bellanese.[1]

L'organo della chiesa su posizionato nel 1734, mentre i due confessionali, pregiate opere lignee, risalgono al 1698 e al 1781.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Zastrow, p. 195.
  2. ^ a b c d Borghese, p.358.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annalisa Borghese, Pasturo, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 358.
  • Oleg Zastrow, Sant'Ambrogio - Immagini tra Lario e Brianza, Oggiono, Cattaneo Editore, 1997.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]