Centrale termoelettrica di Vado Ligure

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Centrale termoelettrica di Vado Ligure
La centrale nel 2010 con ancora entrambe le ciminiere. La ciminiera 1-2 che serviva gli impianti VL-1 e VL-2 verrà abbattuta tra il 5 dicembre 2017 e il secondo semestre 2018
Informazioni generali
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàVado Ligure e Quiliano
Coordinate44°16′33.01″N 8°25′50.96″E / 44.275837°N 8.430823°E44.275837; 8.430823
Situazioneoperativa
ProprietarioTirreno Power
GestoreTirreno Power
Anno di costruzione1967[1] – 1971
Inizio produzione commerciale
  • Unità VL3: 13 luglio 1971
  • Unità VL4: 6 dicembre 1971
  • Unità VL5: 20 dicembre 2007
Produzione elettrica
Potenza netta795 MW
Generatori
Sito internet
Mappa di localizzazione
Map

La centrale termoelettrica di Vado Ligure è un impianto a ciclo combinato gestita da Tirreno Power alimentato unicamente a gas naturale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Realizzata dall’Enel tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70 tra Vado Ligure e Quiliano, fu inizialmente dotata di quattro sezioni termoelettriche a vapore da 330 MW denominate Sezioni 1, 2, 3 e 4, alimentate ad olio combustibile[2][3][4] e carbone, trasportato tramite navi carboniere, scaricato dal molo a loro dedicato e trasferito per mezzo di un nastro trasportatore attraverso un carbodotto[5] (conosciuto localmente come “tubo blu”) per essere quindi stoccato nel parco carbonile[6] (mai coperto).[7][8][9]

Nel 2003 la centrale di Vado viene acquistata da Tirreno Power iniziando la trasformazione a ciclo combinato.

Tra il 2005 e il 2007 viene costruita ed entra in servizio la Sezione 5, ossia l’unità da 790 MW a ciclo combinato alimentata a gas naturale e dotata di due turbine a gas e una turbina a vapore di tipo tradizionale.

Nel 2016, la proprietà decide di fermare definitivamente le ultime due unità produttive a carbone e di avviare, sulle aree ad esse precedentemente destinate, un’iniziativa di reindustrializzazione con alienazioni e cessioni delle aree dismesse che, dopo il dissequestro vede, nel 2020, lo smontaggio del carbodotto[10][11] e su una parte di queste, il nuovo casello autostradale di Bossarino per i mezzi pesanti diretti alla piattaforma multifunzionale del porto.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]