Cavalli e cavalieri siriani dell'Eufrate fatti a mano

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Cavalli e cavalieri siriani dell'Eufrate fatti a mano
EU_HSHR da Karkemish. British Museum, Londra (n. di museo 105006).
Autoresconosciuto
Dataetà del ferro (metà VIII- VII secolo a.C.)
Materialeargilla cotta
Ubicazionesconosciuta

I cavalli e cavalieri siriani fatti a mano dell'Eufrate (dall'inglese "Euphrates Handmade Syrian Horses and Riders", EU_HSHR) è un gruppo di sculture in argilla cotta raffiguranti cavalli o cavalli con cavalieri risalenti al periodo della tarda età del ferro (metà VIII- VII secolo a.C.); prodotte nella regione del Medio Eufrate fanno parte di una produzione che comprende anche le "figurine a colonna siriane dell'Eufrate" (dall'inglese "Euphrates Syrian Pillar Figurines", EU_SPF's).

Altri denominazioni in letteratura[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale nomenclatura adottata per questa classe di figurine è stata recentemente proposta in una ricerca di dottorato.[1] Il nome richiama la loro origine geografica, la tecnica di lavorazione e i soggetti ritratti. Tuttavia, si può trovare la loro comparsa in letteratura scientifica con termini diversi:

  • Horses and Horsemen or Horse, Horse-and-rider[2]
  • Handgemachte Reiterfiguren des 1. Jahrtausends (HR), Typ I(?)[3]
  • Horses and Horse Riders[4]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Modellazione[modifica | modifica wikitesto]

Queste figurine in argilla sono completamente realizzate a mano e sono autoportanti. Di solito venivano realizzate tenendole con una mano mentre l'altra era impegnata nella modellazione dei dettagli. Questa era la cosiddetta tecnica del "pupazzo di neve" (dall'inglese "snowman technique"), che consente di lavorare le figurine in uno spazio tridimensionale. L'oggetto ha una forma a tutto tondo, prediligendo la parte inferiore del corpo della figurina come base di appoggio. A differenza delle figurine realizzate con stampi, queste figurine possono essere viste da tutti i lati, sebbene la vista laterale sia quella preferita.[5]

Decorazioni e colori[modifica | modifica wikitesto]

Questa produzione è caratterizzata da abbondanti decorazioni applicate direttamente sul corpo della statuina tramite strisce e palline di argilla. Le decorazioni sono utilizzate per sottolineare le caratteristiche anatomiche e i motivi in tessuto delle armature per i cavalieri e delle bardature per i cavalli. Non sono state osservate figurine con tracce di pittura in superficie. I colori degli impasti dell'argilla sono abbastanza uniformi, fatto che suggerisce che tali oggetti subissero un buon processo di cottura, piccoli cambiamenti potrebbero invece essere legati all'atmosfera nelle fornaci dove venivano cotte. Questa loro caratteristica potrebbe indicare l'uso comune delle fornaci con la ceramica neo-assira contemporanea. La connessione con la ceramica neo-assira è ulteriormente dimostrata dai trattamenti di superficie, dove solitamente compare un ingobbio biancastro e in alcuni rarissimi esemplari anche una colata di smalto blu-verde. La smaltatura era un trattamento superficiale tipico delle ceramiche importate dall'Assiria e in alcuni mattoni policromi locali dello stesso periodo. Infine, non è stata osservata alcuna statuina con tracce di pittura.[6]

Siti con presenza sicura (nero) e provvisoria (rosso) di EU_SPF e HSHR nel Levante settentrionale. Grafica di B.Bolognani.

Diffusione geografica[modifica | modifica wikitesto]

Le statuine di EU_HSHR sono attestate solo ad ovest dell'Eufrate e in particolare la fascia dell'Eufrate sembra essere il principale centro produttivo. Da quest'area sono stati raccolti diversi esemplari a Karkemish, Tell Ahmar, Tell Amarna, Deve Höyük, Tell Shiukh Fawqani, Saraga Höyük e Zeytinli Bahçe Höyük. Questa produzione è stata collegata solo a siti con una forte presenza neo-assira come risultato del controllo prolungato di alcuni centri di dimensioni urbane sull'Eufrate. Infatti, queste figurine non compaiono in altri siti della zona dove l'invasione neo-assira causò un impoverimento socio-economico. Quindi, non sono note figurine dai siti di Tell Sheikh Hassan, Tell Qara Quzaq, Tell Qara Quyu Tahtani e Tell Khamis. Al di fuori del bacino di utenza dell'Eufrate, reperti sporadici sono sparsi verso ovest in siti come Zincirli Höyük, Tell Judaidah, Chatal Höyük, Tell Tayinat, Tell Abu Danne e probabilmente a Tell Rifaat e Neirab.[7]

Cronologia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati contestuali, queste figurine sono attestate in alcuni siti del Medio Eufrate durante la matura età del ferro. In contesti archeologici, tali manufatti di solito provengono da strati superiori risalenti al periodo neo-assiro (VII secolo a.C.), sebbene l'origine di questa produzione sia da identificarsi con la fine del periodo neo-siriano (metà / fine VIII secolo a.C.). Nel sito di Karkemish, infatti, la maggior parte dei ritrovamenti appartiene agli strati della fase cosiddetta di "Ferro III", mentre una parte minore è stata recuperata in quelli di "Ferro II".[8]

Collezioni museali[modifica | modifica wikitesto]

Museo Provenienza Num. di figurine Numero di museo
British Museum, Londra Karkemish, Yunus, Merj Khamis, vari cimiteri sul Medio Eufrate 49 92278, 92280, 104475, 104478, 105005, 105006, 105007, 105008, 105029, 105030, 105031, 105032, 105033, 105034, 105035, 105036, 105037, 105038, 105039, 105040, 105046, 105047, 105050, 105049, 105049 105097, 105099, 108756, 116255, 116318, 116319, 116320, 116321, 116322, 116323, 116324, 116325, 116327, 116328, 134620, 1922,0511.517. A, 1922,0511.518. A, 1922,0511.519. A, 1922,0511.520. A, 1922,0511.521. A, 1922,0511.522. A, 1922,0511.524. A, 1922,0511.525. A, H80,26
Ashmolean Museum, Oxford Karkemish, Gavourilla, vari cimiteri sul Medio Eufrate 7 AN1913.648, AN1913.872, AN1914.131, AN1948.229, AN1962.64, AN1996.44, AN1996.45
Fitzwilliam Museum, Cambridge Deve Höyük 1 https://webapps.fitzmuseum.cam.ac.uk/explorer/index.php?qu=ANE.74.1913&oid=86764[collegamento interrotto]
Museo del Louvre, Parigi Karkemish 1 AO 9026 [9]
Pergamon Museum, Berlino Deve Höyük 1 VA 07087 [10]
Museo delle Civiltà Anatoliche, Ankara Karkemish 2 1577, 1585, 1586, 1582, 1583, 1584, 1587 [11]
Israel Museum, Gerusalemme Sconosciuta 1 82.2.1055 [12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bolognani, B. 2017, pp. 45,177.
  2. ^ Moorey, P.R.S 1980, pp. 100–102; 2005, pp. 225, 228.
  3. ^ Pruss, A. 2010, pp. 231–246.
  4. ^ Clayton, V. 2001; 2013, pp. 13, 25–38.
  5. ^ Bolognani, B. 2020a, p.220; 2020b, p.44.
  6. ^ Bolognani, B. 2020a, pp.220-221; 2020b, pp.44-45.
  7. ^ Bolognani, B. 2020b, pp.46.
  8. ^ Bolognani, B. 2020b, pp.44-45.
  9. ^ Padovani, C. 2019, p. 82, fig. 36.
  10. ^ Bolognani, B. 2017, cat. no. 835
  11. ^ Bolognani, B. 2017, cat. nos. 799–803.
  12. ^ Ornan, T. 1986, pp. 46, 62 left

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bolognani, B. 2017, The Iron Age Figurines from Karkemish (2011–2015 Campaigns) and the Coroplastic Art of the Syro-Anatolian Region, unpublished doctoral dissertation, University of Bologna, Bologna. Bolognani 2017_thesis
  • Bolognani, B. 2020a, "The Iron Age Female Figurines from Karkemish and the Middle Euphrates Valley. Preliminary Notes on Some Syrian Pillar Figurines", in Donnat S., Hunziker-Rodewald R., Weygand I. (eds), Figurines féminines nues: Proche-Orient, Égypte, Nubie, Méditerranée, Asie centrale (VIIIe millénaire av. J.-C. - IVe siècle ap. J.-C.), Proceedings of the International Conference “Figurines féminines nues. Proche-Orient, Egypte, Nubie, Méditerranée, Asie centrale”, June 25th-26th 2015, MISHA, Strasbourg, Études d’archéologie et d’histoire ancienne (EAHA), De Boccard, Paris, pp. 209-223.Bolognani 2020a
  • Bolognani, B. 2020b, "Figurines as Social Markers: The Neo-Assyrian Impact on the Northern Levant as Seen from the Material Culture", in Gavagnin K., Palermo R. (eds), Imperial Connections. Interactions and Expansions from Assyria to the Roman Period. Proceedings of the 5th “Broadening Horizons” Conference, 5-8 June 2017, Udine(West & East Monografie 2), University of Udine, Udine, pp. 43-57.Bolognani 2020b
  • Clayton, V. 2001. Visible Bodies, Resistant Slaves: Towards an Archaeology of the Other: The 7th Century Figurines from Tell Ahmar, unpublished doctoral dissertation, University of Melbourne, School of Fine Arts, Classical Studies and Archaeology, Melbourne.
  • Clayton, V. 2013. Figurines, Slaves and Soldiers. The Iron Age Figurines from the Euphrates Valley, North Syria, K&H Publishing, Victoria.
  • Moorey P.R.S. 1980, Cemeteries of the First Millennium B.C. at Deve Huyuk, near Carchemish. Salvaged by T.E. Lawrence and C.L. Woolley in 1913 (with a catalogue raisonne of the objects in Berlin, Cambridge, Liverpool, London and Oxford)(«BAR» 87), Bar Publishing, Oxford.
  • Moorey P.R.S. 2005, Ancient Near Eastern Terracottas: With a Catalogue of the Collection in the Ashmolean Museum, Ashmolean Museum, Oxford.
  • Ornan, T. 1986, A Man and His Land, Highlights from the Moshe Dayan Collection (Israel Museum Catalogue 270), The Israel Museum, Jerusalem.
  • Padovani, C. 2019, "36.Cavalier", in Blanchard, V. (ed.), Royaumes oubliés. De l'empire hittite aux Araméens, Liénart, Musée du Louvre, Paris, p. 82.
  • Pruss A. 2010, Die Amuq-Terrakotten. Untersuchungen zu den Terrakotta-Figuren des 2. und 1. Jahrtausends v.Chr. aus dem Grabungen des Oriental Institute Chicago in der Amuq-Ebene,(Subartu 26), Brepols, Turnhout.
  • Bolognani, B. 2017, The Iron Age Figurines from Karkemish (2011–2015 Campaigns) and the Coroplastic Art of the Syro-Anatolian Region, unpublished doctoral dissertation, University of Bologna, Bologna. Bolognani 2017_thesis
  • Bolognani, B. 2020a, "The Iron Age Female Figurines from Karkemish and the Middle Euphrates Valley. Preliminary Notes on Some Syrian Pillar Figurines", in Donnat S., Hunziker-Rodewald R., Weygand I. (eds), Figurines féminines nues: Proche-Orient, Égypte, Nubie, Méditerranée, Asie centrale (VIIIe millénaire av. J.-C. - IVe siècle ap. J.-C.), Proceedings of the International Conference “Figurines féminines nues. Proche-Orient, Egypte, Nubie, Méditerranée, Asie centrale”, June 25th-26th 2015, MISHA, Strasbourg, Études d’archéologie et d’histoire ancienne (EAHA), De Boccard, Paris, pp. 209-223.Bolognani 2020a
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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