Ali Aslan

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
ʿAlī Aṣlān
علي أصلان
NascitaLatakia, 1932
Etniaarabo
Religionealauita
Dati militari
Paese servito Siria
Forza armata Esercito arabo siriano
Anni di servizio1956 - 2002
GradoTenente generale
GuerreGuerra dei sei giorni
Guerra del Kippur
Insurrezione islamica in Siria
Occupazione siriana del Libano
Guerra del Libano del 1982
Guerra civile siriana
Comandante diCapo di stato maggiore generale dell'Esercito arabo siriano
2º Corpo d'armata
5ª Divisione meccanizzata
1ª Divisione di fanteria
5ª Divisione di fanteria
8ª Brigata di fanteria
Claude Faure, Dictionary of the Israeli-Palestinian Conflict: Culture, History, and Politics, Macmillan Reference USA, 2002. ISBN 0-02-865977-5
voci di militari presenti su Wikipedia

ʿAlī Aṣlān (in arabo علي أصلان?; Latakia, 1932[1]) è un generale siriano.

Ex-Capo di Stato Maggiore dell'esercito siriano e membro del Comitato Centrale del partito arabo socialista del Ba'th - Regione siriana, nonché un intimo amico del defunto Presidente siriano Ḥāfeẓ al-Asad,[2] anche se non sembra che facesse parte dei suoi più stretti collaboratori.[3]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Aslan proviene da una famiglia alauita, facente parte della tribù dei Kalbiyya, proprio come Ḥāfeẓ al-Asad.[4]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Aṣlān entrò nelle Forze armate siriane nel 1956. Studiò nell'Accademia Militare di Ḥomṣ e perfezionò la sua preparazione in Unione Sovietica. Fu nominato comandante dell'8ª Brigata di fanteria nell'ottobre del 1966.
Un momento chiave per lui fu costituito nel novembre del 1970 dal sostegno da lui dato al colpo di Stato militare che portò al potere in Siria Ḥāfeẓ al-Asad che lo scelse come comandante della 1ª e poi della 5ª Divisione di fanteria dell'esercito siriano.
Nel 1972 fu nominato Capo dell'Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore generale.[2] Comandò la 5ª Divisione meccanizzata di fanteria nel 1973.[5]

Le sue truppe registrarono successi nelle fasi iniziali della guerra del Kippur del 1973, superando le difese israeliane e avendo la meglio sulle contrapposte forze israeliane di occupazione nelle zone centrali e meridionali del Golan,[6] prima della controffensiva vittoriosa delle truppe ebraiche.

Ebbe il comando del contingente siriano coinvolto in Libano dal 1976 al 1979, guidando la cosiddetta “guerra dei 100 giorni” contro le milizie cristiane libanesi delle Katāʾib di Beshir Gemayel. All'inizio degli anni ottanta Aṣlān divenne Sottocapo di Stato Maggiore e comandante delle Operazioni.[7] Fu nominato comandante del 2º Corpo siriano e promosso Tenente Generale nel luglio del 1984. Nel 1989 fu nominato vice-Capo di Stato Maggiore delle forze armate siriane, diventandone la mente operativa.
Fu promosso Capo di Stato Maggiore il 5 luglio 1998, in sostituzione di Hikmat al-Shihabi che aveva assunto quella carica nel 1973.[2][8]

Aṣlān propose la coscrizione militare obbligatoria per la Siria, e fu il principale negoziatore per l'acquisto di armamenti nel mondo, inclusa la Russia, la Cina, l'Armenia, la Corea del Nord e l'Iran,[9] come pure dei trattati militari col Giappone e vari Paesi dell'Europa orientale.[6]

Dopo la morte di Ḥāfiẓ al-Asad nel 2000, fu formato un comitato di nove persone per gestire il periodo di transizione, e Aṣlān ne fece parte.[10] Inoltre divenne membro del Comitato Centrale del partito Ba'th al potere, nell'estate dello stesso anno.[11][12] Aṣlān fu uno degli ufficiali anziani che contribuì ad assicurare il potere di Baššār al-Asad.[13] Tuttavia fu sollevato dalle sue funzioni di Capo di Stato Maggiore dallo stesso Baššār al-Asad nel gennaio del 2002, nel quadro del programma presidenziale di riforme[2] e a seguito dei forti contrasti avuti da Aslan con 'Asef Shawqat.[3][9]
Aṣlān fu sostituito dal suo vice, Ḥasan Turkmānī,[3] e più tardi fu nominato Assistente militare del Presidente.[6]

Nel giugno 2005, Aṣlān fu rimosso dal Comitato Centrale del Baʿth e si ritirò dalla politica.[14][15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Shmuel Bar, Bashar’s Syria: The Regime and its Strategic Worldview (PDF), in IPS, 2006. URL consultato il 12 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
  2. ^ a b c d Claude Faure, Dictionary of the Israeli-Palestinian Conflict: Culture, History, and Politics, Macmillan Reference USA, 2002, pp. 50-51, ISBN 0-02-865977-5.
  3. ^ a b c Gary C. Gambill, The Military-Intelligence Shakeup in Syria, in Middle East Intelligence Bulletin, vol. 4, n. 2, febbraio 2002. URL consultato il 7 luglio 2012.
  4. ^ Anthony H. Cordesman, Peace and War: The Arab-Israeli Military Balance Enters the 21st Century, Greenwood Publishing Group, 2002, p. 337, ISBN 978-0-275-96939-4. URL consultato il 9 marzo 2013.
  5. ^ Hanna Batatu, Syria's Peasantry, the Descendants of Its Lesser Rural Notables, and Their Politics, Princeton University Press, 1999, p. 228, ISBN 978-0-691-00254-5. URL consultato il 27 marzo 2013.
  6. ^ a b c Sami M. Moubayed, Steel and Silk: Men and Women who Shaped Syria 1900-2000, Cune Press, 2006, p. 40, ISBN 1-885942-41-9.
  7. ^ Jubin M. Goodarzi, Syria and Iran: Diplomatic Alliance and Power Politics in the Middle East, I.B. Tauris, 4 giugno 2006, p. 36, ISBN 978-1-84511-127-4. URL consultato il 24 agosto 2013.
  8. ^ Political Chronology of the Middle East, Routledge, 12 ottobre 2012, p. 2038, ISBN 978-1-135-35673-6. URL consultato il 10 febbraio 2013.
  9. ^ a b Esther Pan, Syria's Leaders, su cfr.org, Council on Foreign Relations, 10 marzo 2006. URL consultato l'11 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2013).
  10. ^ Bashar Aims to Consolidate Power in the Short-Term and to Open up Gradually, in APS Diplomat News Service, 19 giugno 2000. URL consultato il 26 marzo 2013.
  11. ^ Bruce Maddy-Weitzman, Middle East Contemporary Survey, Vol. 24, 2000, The Moshe Dayan Center, 2002, p. 558, ISBN 978-965-224-054-5. URL consultato l'8 marzo 2013.
  12. ^ Alan George, Syria: Neither Bread Nor Freedom, Zed Books, 6 settembre 2003, p. 77, ISBN 978-1-84277-213-3. URL consultato l'8 marzo 2013.
  13. ^ Najib Ghadbian, The New Asad: Dynamics of Continuity and Change in Syria (PDF), in Middle East Journal, vol. 55, n. 4, Autumn 2001, pp. 624-641. URL consultato il 9 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2018).
  14. ^ Sami Moubayed, Syria: Reform or Repair? (PDF), in Arab Reform Bulletin, vol. 3, n. 6, luglio 2005. URL consultato l'8 marzo 2013.
  15. ^ Raymond Hinnebusch, The Ba'th Party in Post-Ba'thist Syria: President, Party and the Struggle for ‘Reform’, in Middle East Critique, vol. 20, n. 2, 2011, pp. 109-125, DOI:10.1080/19436149.2011.572408.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle opere citate nel testo, si veda:

  • Mirella Galletti, Storia della Siria contemporanea, Milano, Bompiani, 2006.
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie