Kriyā Yoga

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Il Kriyā Yoga (dal sanscrito kriya, «azione», e yoga, «unione») è una particolare forma di yoga, molto antica, che è stata reintrodotta in India da Lahiri Mahasaya nel XIX secolo, dopo che lui stesso l'aveva appresa dal guru Babaji Maharaj.[1]

Paramahansa Yogananda nella posizione yoga della meditazione.

È stato poi reso popolare in Occidente da Paramahansa Yogananda (1893-1952), grazie al suo libro Autobiografia di uno Yogi. Si tratta di una tecnica basata sul controllo del respiro, che secondo i suoi promotori accelera l'evoluzione spirituale, e produce un profondo stato di serenità e di comunione col divino.[1] La preparazione e l'iniziazione al kriya yoga viene in genere effettuata presso un maestro o un ācārya da lui autorizzato, consentendo di entrare in contatto con la linea spirituale da lui ereditata.[2]

Statua di Patanjali in meditazione.

Tramandato in forma riservata per secoli, il kriya yoga consiste nella forma più elevata di raja yoga, cioè dello yoga classico descritto dal filosofo Patañjali nel testo Yoga Sūtra (II secolo a.C.), da costui definito la «Via Regale di unione con Dio» attraverso la meditazione. Nel secondo capitolo del suo testo, intitolato Sādhana pāda («Pratica della disciplina spirituale»), Patañjali distingue due forme di yoga: appunto il kriya yoga («yoga dell'azione»), e l'ashtanga yoga («yoga degli otto arti»).[3]

«Il kriya yoga si pratica in tre modalità inseparabili: sforzo sostenuto, autocoscienza interiore e abbandono alla volontà divina. Il kriya yoga è praticato con l'obiettivo di alleviare le cause della sofferenza e consentire il samādhi

Secondo Yogananda, anche la Bhagavad Gita contiene la descrizione della tecnica del kriya yoga, alla quale si riferirebbe Krishna quando racconta di essere stato lui, in una precedente incarnazione, a comunicare il segreto dello yoga indistruttibile a un antico illuminato, Vivasvat, che a sua volta lo diede a Manu, il grande legislatore.[4]

Andato perduto nel corso dei secoli, il kriya yoga sarebbe stato nuovamente disvelato nella seconda metà dell'Ottocento da un maestro dell'Himalaya ritenuto immortale, conosciuto con il nome di Babaji (che significa «padre»), il quale ne avrebbe messo a conoscenza il suo discepolo Lahiri Mahasaya:[4]

«Il Kriya Yoga che sto dando al mondo attraverso di te in questo diciannovesimo secolo è un ridestarsi della stessa scienza che Krishna diede ad Arjuna millenni fa, e che fu nota in seguito a Patanjali e Cristo, a San Giovanni, San Paolo e altri discepoli.»

Lahiri Mahasaya (Mahasaya dal significato di «grande mente»), al secolo Shri Shyamacharan Lahiri, che viveva a Varanasi, è stato così il primo guru indiano che ha iniziato a trasmettere questa disciplina spirituale a uomini e donne appartenenti a religioni, caste e ceti sociali diversi.[4]

Nel corso degli anni i suoi discepoli hanno dato vita a due principali ramificazioni all'interno di questa tradizione: alla prima appartengono i maestri discendenti diretti del maestro Lahiri Charan Mahasaya, tra cui il suo pronipote Shibendu Lahiri,[1] e alla seconda i discendenti da Swami Sri Yukteswar Giri (a sua volta discepolo dello stesso Mahasaya), tra cui Paramahansa Yogananda.

«A causa di certe antiche ingiunzioni yogiche, non posso dare una spiegazione completa del kriya yoga nelle pagine di un libro destinato al grande pubblico. La vera tecnica deve essere appresa da un kriyaban o kriya yogi

Rajarsi Janakananda, alias James J. Lynn, uno dei discepoli di Yogananda, in meditazione.[6]

Nella sua Autobiografia di uno yogi Paramahansa Yogananda si limita a enunciare in linea generale gli effetti psico-fisici del kriya yoga, tramite cui il sangue si ricolmerebbe di ossigeno purificandosi dell'anidride carbonica; in tal modo diventa possibile liberare la propria energia vitale normalmente rivolta verso i sensi esteriori, dirigendola al proprio interno verso i sei plessi spinali.[4]

«Con la pratica concentrata del kriya yoga prāṇāyāma, offrendo il flusso dell'inspirazione nell'espirazione (prana in apana), e dell'espirazione nell'inspirazione (apana in prana), lo yogi neutralizza queste due correnti di vita. [...] Ricaricando il sangue e le cellule con l'energia vitale che è stata distillata dal respiro e rinforzata dalla pura forza vitale spiritualizzata nella spina dorsale e nel cervello, il kriya yogi arresta il decadimento corporeo, calmando il respiro ed il cuore, rendendo così superflue le loro azioni purificatrici.»

Lo yogi perviene così a rigenerare il corpo in maniera simile a quanto avviene durante il sonno, ma in maniera intenzionale e consapevole, al punto che anche solo mezzo minuto di pratica equivarrebbe ad un anno di crescita spirituale naturale.[4]

Il kriya yoga, nella sua forma più pura e originale, richiedeva un rapporto personale tra guru e discepolo, ragione per la quale veniva insegnato in forma privata e segreta, tramandato esclusivamente per via orale.

Oggi è insegnato da maestri spirituali che cercano di rispettare la tradizione antica, o da varie organizzazioni sia in India che in Occidente, alcune di vero stampo religioso che hanno diffuso e stanno diffondendo il kriya yoga in forme e modi diversi, modificandone a volte le tecniche per vari motivi.[7]

Uno dei discepoli diretti di Lahiri Mahasaya, il suo pronipote Shibendu Lahiri, nato nel 1939, insegna una forma di kriya yoga semplice e indipendente dalle scuole,[8] che impartisce nei suoi viaggi periodici anche in Italia,[1] seppur recependo l'influenza della dottrina dell'Advaita Vedānta, di Ramana Maharshi, e di Jiddu Krishnamurti.[1]

Le organizzazioni divenute famose in Occidente fanno invece riferimento agli insegnamenti di Paramhansa Yogananda come la Self-Realization Fellowship e la Yogoda Satsanga Society, o altre fondate da ulteriori suoi discepoli tra i quali Nayaswami Kriyananda, fondatore del centro Ananda Assisi, e Roy Eugene Davis, che ha dato vita al Center for Spiritual Awareness.[1]

Altre scuole sono il Centro Sadhana, fondato da Guido Da Todi,[1] il Centro Kriya Yoga, basato sugli insegnamenti di Swami Shankarananda Giri, allievo di Swami Narayana (chiamato "Prabujee", a sua volta discepolo di Sri Yukteswar, da cui entrambi hanno ereditato il sistema dell'astrologia cosmica),[1] il Centro Shanti Marga, l'Hamsa Yoga Sangh,[1] la Scuola Valori Divini diretta da Madre Shaktiananda,[9] e alcuni movimenti collegati a leggende di riapparizioni di Babaji nella seconda metà del Novecento.[1]

  1. ^ a b c d e f g h i j Massimo Introvigne, Il Kriya Yoga: le origini, Yogananda, Kriyananda, Babaji, in Le religioni in Italia, Cesnur, 2021.
  2. ^ Iniziazione al kriya yoga, su angelfire.com.
  3. ^ Georg Feuerstein, Handboek voor Yoga, pag. 108, Ankh-Hermes, 1978.
  4. ^ a b c d e (EN) "The Science of Kriya Yoga", in Autobiography of a Yogi, capitolo 26. Trad. it.: Paramhansa Yogananda, "La scienza del Kriya Yoga", in Autobiografia di uno yogi, cap. 26, Astrolabio.
  5. ^ a b (EN) Paramahansa Yogananda, "The Science of Kriya Yoga", in Autobiography of a Yogi, capitolo 26.
  6. ^ Menzionato in Autobiografia di uno Yogi, viene così descritto da Yogananda a seguito della sua dedizione all'attività: «Nel gennaio 1937, dopo aver praticato il kriya yoga ogni giorno per cinque anni, il signor Lynn ha ricevuto su una spiaggia isolata a Encinitas, in California, nella condizione del samādhi la beatifica visione di Dio».
  7. ^ Kriya Yoga, su kriyayogainfo.net. URL consultato il 10 gennaio 2024.
  8. ^ Kriya Yoga nella tradizione di famiglia di Lahiri Mahasay, su kriyayogalahiri.com.
  9. ^ Anch'essa dislocata in Italia, mentre la sede centrale si trova in Ecuador, cfr. Scuola Valori Divini, su escuelavaloresdivinos.org.

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