Ada Sereni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Ada Ascarelli)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ada Sereni

Ada Sereni, nata Ascarelli (Roma, 20 giugno 1905Gerusalemme, 24 novembre 1997), è stata un'esponente italiana del movimento sionista e dell'antifascismo[1][2][3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ada Ascarelli nacque a Roma nel 1905 da una famiglia benestante di commercianti[1] di antica origine sefardita, annoverando tra le antenate Debora Ascarelli.[2] Sua madre era Emma Tagliacozzo, suo nonno paterno era Tranquillo Ascarelli, già presidente dell'università israelitica, e suo padre Ettore morì quando era ancora adolescente.[2] Al ginnasio-liceo Mamiani di Roma conobbe il sionista e socialista Enzo Sereni;[4][2] la coppia si sarebbe sposata all'età di vent'anni.[2] Nonostante si prospettasse loro un futuro nella borghesia romana, Ascarelli lasciò gli studi in Lettere e nel 1926 la coppia comunicò alle proprie famiglie che, alla luce dei loro ideali sionisti (in particolare del marito), avrebbero lasciato l'Italia fascista per la Palestina.[2]

Nel 1927[4], due anni dopo il matrimonio, con la figlia Hana, emigrarono, nell'incomprensione delle famiglie[2], e furono tra i primi italiani a compiere la «salita» (alyah) per la realizzazione dell'utopia della Erez Israel.[1][2] Nel 1928 contribuirono a fondare uno dei maggiori kibbutz di Israele, Givat Brenner, a sud di Tel Aviv[1][2][4] dove in seguito sarebbero nati i figli Hagar e Daniel.[2] Contro il parere della moglie, nel 1944 il marito attivista si arruolò nelle brigate ebraiche delle forze inglesi che soccorrevano gli ebrei perseguitati dal regime fascista.[1][2][4] Nel 1945 Ada Sereni ritornò in Italia per cercare il marito disperso[1][4], scoprendo che dopo essere stato fatto prigioniero a Maggiano (Lucca) e una serie successiva di traversie,[2] aveva trovato la morte per fucilazione nel campo di concentramento di Dachau.[2][4][3]

Rimasta nel Paese natale, rientrò nell'Aliàh Bet, o Aliyah Bet ("immigrazione numero due" o "ascesa B"[4]), il movimento di emigrazione di sopravvissuti dell'Olocausto verso la Terra d'Israele, che partiva soprattutto dall'Italia.[1][2][3] Infatti il Regno Unito governava la Palestina su mandato della Società delle Nazioni e in base a normative vigenti sequestrava le navi di immigrati clandestini, tra cui la Enzo Sereni nel gennaio 1946.[2] Nel 1947, forte della sua esperienza e della sua conoscenza delle lingue, Sereni divenne la responsabile del settore italiano dell'Agenzia ebraica[4] e agente del Mossad[3][2], collaborando con il referente locale dei servizi segreti israeliani[4], organizzando 33 (o 38) spedizioni che portarono dall'Italia a Israele intorno ai 25 000 ebrei tra il 1945 e il 1948,[1][2][4] con la parziale complicità dello Stato italiano.[2][3] Sereni portò avanti il suo impegno sia sulle navi stesse, negli sbarchi, sia nel pressing politico e istituzionale.[2] Si occupava di trovare e acquistare scafi adatti, del rifornimento dei beni di prima necessità, dell'organizzazione solitamente notturna delle traversate e dell'intercessione con le autorità locali per evitare denunce, finendo anche in prigione.[4] Inoltre è riportato che nel 1948 ebbe un incontro privato con Alcide De Gasperi, presidente del consiglio italiano, da cui ottenne che l'Italia chiudesse «un occhio» sulle attività della sua organizzazione.[3]

Ascarelli Sereni intervistata nel 1969

Avrebbe raccontato la sua esperienza nel libro-testimonianza del 1973 I clandestini del mare.[1][2][4] Nel 1995, a Gerusalemme, nel giorno della festa per l'indipendenza di Israele, le fu conferito il Premio Israele per il suo «contributo particolare alla società e allo stato ebraico».[2] Ada Sereni morì nella capitale spirituale di Israele alla fine del 1997.[2][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Seréni, Ada, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 15 gennaio 2024.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Mario Stella Richter e Paola Cosmacini, Ada Ascarelli Sereni, su Enciclopedia delle Donne, 2023. URL consultato il 15 gennaio 2024.
  3. ^ a b c d e f Sandro Bassetti, Terni. Tre lager per Fascisti, Lampi di Stampa, 2009, pp. 179-182, ISBN 9788848809269. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m Ada Ascarelli Sereni e l'emigrazione degli ebrei in Palestina, in Magazine Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 15 maggio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2024.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN122103060 · ISNI (EN0000 0000 8057 9497 · SBN SBLV220491 · LCCN (ENno96064492 · BNF (FRcb127683370 (data) · J9U (ENHE987007302598705171 · WorldCat Identities (ENlccn-no96064492