Giorgio Carlo Calvi di Bergolo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Carlo Calvi di Bergolo)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giorgio Carlo Calvi di Bergolo
Il conte Giorgio Carlo Calvi nel 1930
VI Conte di Bergolo
Stemma
Stemma
In carica1924 –
1977
PredecessoreGiorgio Lorenzo Calvi di Bergolo
SuccessorePier Francesco Calvi di Bergolo
TrattamentoSua Eccellenza
NascitaAtene, 15 marzo 1887
MorteRoma, 25 febbraio 1977 (89 anni)
DinastiaCalvi di Bergolo
PadreGiorgio Lorenzo Calvi di Bergolo
MadreAnna Guidobono Cavalchini Roero Sanseverino
ConsorteIolanda Margherita di Savoia
FigliMaria Ludovica
Vittoria Francesca
Guja Anna
Pier Francesco
ReligioneCattolicesimo
Giorgio Calvi di Bergolo
Giorgio Calvi di Bergolo in uniforme in una fotografia del 1922
NascitaAtene, 15 marzo 1887
MorteRoma, 25 febbraio 1977
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
GradoGenerale
Guerre
Comandante di
voci di militari presenti su Wikipedia

Conte Giorgio Carlo Calvi di Bèrgolo (Atene, 15 marzo 1887Roma, 25 febbraio 1977) è stato un nobile e generale italiano, marito della principessa Iolanda di Savoia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale dei bombardieri, guadagnandosi sul campo una medaglia d'argento, tre di bronzo e una croce al valor militare. Negli anni immediatamente successivi al conflitto insegnò equitazione nella Regia scuola.

Nel 1923 sposò la principessa Iolanda Margherita di Savoia, primogenita del re Vittorio Emanuele III. Dal 1935 fu ispettore della cavalleria in Libia. Venne promosso generale di brigata il 1º ottobre 1940. Già capo di stato maggiore dell'ufficio di collegamento con l'Armata corazzata italo-tedesca in Nord Africa nel 1941, dal 1º marzo 1942, sostituendo il generale Gavino Pizzolato, comandò la Divisione Centauro, operante poi sul fronte tunisino. Nella prima metà del 1943, quando le forze dell'Asse si erano attestate in Tunisia, la Divisione Centauro partecipò alla battaglia del passo di Kasserine ed alla battaglia di El Guettar.

Dopo la caduta di Mussolini assunse il comando della 136ª Divisione Corazzata "Centauro II", ex 1ª Divisione corazzata "M" della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale di stanza a Bagni di Tivoli. Convocato dal generale Giacomo Carboni il 2 settembre 1943 e interrogato riguardo all'affidabilità del proprio reparto nel caso di un cambio di fronte, rispose che difficilmente sarebbe stato accettato[1]. Deluso della risposta, Carboni decise di preparare la sostituzione di Calvi di Bergolo con il vice comandante generale di brigata Oscar Gritti[1]. Il 7 settembre Carboni pose nuovamente la stessa domanda a Calvi di Bergolo, il quale decise di chiedere direttamente ai propri ufficiali, i quali confermarono che non avrebbero mai preso le armi contro i tedeschi. A quel punto Bergolo fu sostituito con Gritti[2].

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la fuga di Vittorio Emanuele III, Calvi di Bergolo fu inviato dinanzi al comandante tedesco Albert Kesselring, su incarico del maresciallo Enrico Caviglia, per avviare le trattative per la cessazione del fuoco sulla Capitale. Tali trattative si conclusero il 10 settembre 1943, alle ore 16:00, con la firma della resa e l'assunzione da parte di Calvi di Bergolo del comando della "città aperta" di Roma.

Il 23 settembre successivo fu arrestato dagli stessi tedeschi e internato in un piccolo albergo a Hirschegg, in Austria, insieme con alcuni membri della famiglia reale e a Francesco Saverio Nitti. Alla fine del 1943 poté ricongiungersi alla sua famiglia in Svizzera[3].

Dopo la guerra fu collocato nella riserva. In seguito alla vittoria della repubblica nel referendum istituzionale del 1946 abbandonò, di sua spontanea volontà, l'Italia, per tornarvi nel 1955; visse prima in un castello del Monferrato e poi in una villa marittima a Capocotta, dove condusse una vita ritirata.

Morì nel 1977.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo e la principessa Iolanda Margherita di Savoia ebbero cinque figli:

  • Maria Ludovica (Torino, 24 gennaio 1924), sposò nel 1949 Robert Gasche, da cui ebbe due figli; divorziò nel 1975.
  • Giorgio (Pinerolo 1º marzo 1925 - 7 marzo 1925)
  • Vittoria Francesca (Torino, 22 giugno 1927 - Garda, marzo 1985), sposò nel 1947 il conte Guglielmo Guarienti di Brenzone, da cui ebbe tre figli.
  • Guja Anna (Torino, 8 marzo 1930), sposò nel 1951 il pittore Carlo Guarienti, da cui ebbe due figlie.
  • Pier Francesco (Torino, 22 dicembre 1933 - Roma, 12 giugno 2012), sposò Marisa Allasio nel santuario di Serralunga di Crea:
    • Carlo Giorgio (Roma, 9 luglio 1959)
    • Anda (Roma, 11 marzo 1962), sposò Alvise Cicogna, da cui ebbe Giovanni (2000)

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Bronzo al valor militare (3 volte) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di II classe dell'Ordine del Dannebrog (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Cappellari, p. 140.
  2. ^ Cappellari, p. 141.
  3. ^ Ruggero Zangrandi, 1943: 25 luglio-8 settembre, Milano, Feltrinelli, 1964, p. 512.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pier Francesco Calvi di Bergolo, Ricordi di famiglia, Milano, Mursia, ISBN 9788842534600.
  • Pietro Cappellari, La guardia della rivoluzione, La Milizia fascista nel 1943: crisi militare-25 luglio-8 settembre-Repubblica Sociale, Roma, Herald, 2013.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN781152636067520050542 · GND (DE1159071322 · BNF (FRcb16005593d (data)