Miracolo eucaristico di Bolsena: differenze tra le versioni

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Secondo Maurizio Magnani "La Chiesa assunse una posizione netta circa la [[Transustanziazione|presenza reale]], e non simbolica, di [[Gesù]] nell'ostia e nel vino consacrati solo intorno al [[1150]]".<ref name=magnani153>{{cita|Magnani|p. 153.|Magnani}}</ref> L'[[Antropologia|antropologo]] Alfonso Maria Di Nola, in un articolo pubblicato sul [[Corriere della Sera]] il 26 marzo [[1995]], evidenziò tuttavia che «Nel periodo tra il [[1200]] e il [[1300]] la Chiesa è testimone di una lunga controversia tra [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] e [[Ordine francescano|francescani]] che riguarda la transustanziazione»,<ref name=magnani154/> in quanto l'orientamento della Chiesa non era stato accettato dalla totalità dei fedeli, e, nei decenni a seguire, si erano susseguiti accesi dibattiti, anche fra membri del clero, circa la presenza reale o simbolica di Gesù.<ref name=magnani153/>
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Questa situazione, aggiunge Di Nola, «produsse una folla di miscredenti e di dubitanti che alcuni miracoli avrebbero potuto convincere, piegandoli alla tesi della reale trasformazione» dell'ostia nel corpo di Cristo.<ref name=magnani154/>Secondo Magnani, proprio in questo clima si verificò l'evento di Bolsena, che sarebbe stato utilizzato da [[papa Urbano IV]] «per sancire, una volta per tutte, il dogma della reale presenza di Cristo nelle ostie consacrate» .<ref name=magnani153/>Il dogma relativo alla transustanziazione fu fissato nel [[1551]] dal Concilio di Trento nella sessione XIII (Decreto sull'Eucaristia).<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/transustanziazione_(Enciclopedia-Italiana)/ Enciclodedia Treccani]</ref>
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Versione delle 10:15, 21 giu 2014

Il reliquiario del corporale, custodito nel duomo di Orvieto.

Il miracolo eucaristico di Bolsena sarebbe avvenuto, secondo la Chiesa cattolica, nel 1263 nell'omonima cittadina: mentre un sacerdote stava celebrando la messa, al momento della consacrazione l'ostia avrebbe sanguinato.

Storia

Secondo la tradizione[1] un sacerdote boemo di nome Pietro da Praga, nell'estate del 1263, iniziò a dubitare della reale presenza di Gesù nell'ostia e nel vino consacrati. Il sacerdote intraprese allora un pellegrinaggio verso Roma per pregare sulla tomba di Pietro e per placare i suoi dubbi di fede. Il soggiorno romano rinfrancò l'animo del sacerdote, che intraprese il viaggio di ritorno verso la sua terra. Percorrendo la via Cassia si fermò a pernottare a Bolsena, dove i dubbi di fede lo assalirono nuovamente. Il giorno successivo il sacerdote celebrò la messa nella chiesa di Santa Cristina.[1]

Al momento della consacrazione l'ostia avrebbe iniziato a sanguinare sul corporale. Impaurito e confuso, il sacerdote cercò di nascondere il fatto, concluse la celebrazione, avvolse l'ostia nel corporale di lino e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce del presunto sangue sarebbero cadute sul marmo del pavimento e sui gradini dell'altare.[2]

Pietro da Praga si recò subito dal papa Urbano IV, che si trovava a Orvieto, per riferirgli l'accaduto. Il pontefice, allora, inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto per verificare la veridicità del racconto e per recuperare le reliquie. Per custodire il corporale venne edificato, a partire dal 1290, il duomo di Orvieto, al quale si aggiunsero la cappella del corporale, nel 1364, e la cappella nuova, nel 1504.[1]

Urbano IV riconobbe il miracolo e, per ricordarlo, l'11 agosto 1264 estese a tutta la Chiesa una solennità chiamata Corpus Domini, nata nel 1247 nella diocesi di Liegi per celebrare la reale presenza di Cristo nell'eucarestia[3] in reazione alle tesi di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica.[4] Il papa, inoltre, affidò a Tommaso d'Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la messa della festività, e stabilì che il Corpus Domini dovesse essere celebrato il primo giovedì dopo l'ottava di Pentecoste.[1][5]

Le reliquie dell'evento si conservano nel duomo di Orvieto. Nella cappella del corporale sono custoditi l'ostia, il corporale e i purificatoi. L'ostia e il corporale, nel 1338, vennero collocati nel reliquiario di Ugolino di Vieri, dove si trovano attualmente. Il reliquiario venne posto, a partire dal 1363, nel tabernacolo in marmo che si trova nella stessa cappella. L'altare dove sarebbe avvenuto il prodigio fu collocato, fin dalla prima metà del XVI secolo, nel vestibolo della basilichetta ipogea di santa Cristina a Bolsena. Quattro lastre di marmo macchiate del presunto sangue sono, dal 1704, all'interno della cappella nuova del miracolo a Bolsena. Una quinta lastra venne donata, nel 1574, alla parrocchia di Porchiano del Monte.[6]

Controversie e analisi scientifiche

Secondo Maurizio Magnani "La Chiesa assunse una posizione netta circa la presenza reale, e non simbolica, di Gesù nell'ostia e nel vino consacrati solo intorno al 1150".[7] L'antropologo Alfonso Maria Di Nola, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 26 marzo 1995, evidenziò tuttavia che «Nel periodo tra il 1200 e il 1300 la Chiesa è testimone di una lunga controversia tra domenicani e francescani che riguarda la transustanziazione»,[3] in quanto l'orientamento della Chiesa non era stato accettato dalla totalità dei fedeli, e, nei decenni a seguire, si erano susseguiti accesi dibattiti, anche fra membri del clero, circa la presenza reale o simbolica di Gesù.[7]

Questa situazione, aggiunge Di Nola, «produsse una folla di miscredenti e di dubitanti che alcuni miracoli avrebbero potuto convincere, piegandoli alla tesi della reale trasformazione» dell'ostia nel corpo di Cristo.[3]Secondo Magnani, proprio in questo clima si verificò l'evento di Bolsena, che sarebbe stato utilizzato da papa Urbano IV «per sancire, una volta per tutte, il dogma della reale presenza di Cristo nelle ostie consacrate» .[7]Il dogma relativo alla transustanziazione fu fissato nel 1551 dal Concilio di Trento nella sessione XIII (Decreto sull'Eucaristia).[8]

Secondo Johanna C. Cullen, ricercatrice presso la Georgetown University di Washington, il sanguinamento dell'ostia di Bolsena è facilmente spiegabile con la presenza di un batterio molto comune, la serratia marcescens,[9] che, in periodi di caldo e in luoghi umidi, produce su pane e focacce un abbondante pigmento rosso vivo chiamato prodigiosina, di consistenza leggermente viscosa, facilmente scambiabile per sangue fresco.[10] La Cullen, inoltre, riuscì a riprodurre in laboratorio gli effetti del presunto miracolo.[11]

L'esperimento della Cullen venne ripetuto con successo, nel 1998, dal dottor Luigi Garlaschelli, ricercatore del dipartimento di chimica organica dell'università di Pavia, il quale utilizzò una fettina di pane di forma circolare.[12] Garlaschelli, inoltre, fece notare che il sangue che sgorga da cibi ricchi di amido sia un fatto storicamente noto, narrato fin dall'antichità.[13] Nel medioevo, a causa dell'ignoranza della popolazione, episodi del genere venivano anche sfruttati per aizzare i fedeli contro gli ebrei, incolpati di aver pugnalato le ostie che sanguinavano.[11]

J.W. Bennett e Ronald Bentley, ricercatori di biologia molecolare alla Tulane University di New Orleans e di scienze biologiche all'università di Pittsburgh, nel 2000 replicarono il miracolo in laboratorio facendo agire la serratia marcescens su alcune ostie, con risultati del tutto simili alle reliquie di Bolsena.[14]

La Chiesa non ha mai permesso analisi sulle reliquie.[13] Nel 1978 il vescovo di Orvieto, Decio Lucio Grandoni, chiese un'analisi scientifica, ma la sua richiesta venne respinta dal capitolo della cattedrale.[15]

Note

  1. ^ a b c d Il miracolo di Bolsena, su opsm.it. URL consultato il 2 febbraio 2013.
  2. ^ L'Eucaristia Sacrificio: i miracoli di Lanciano e Bolsena-Orvieto. URL consultato in data 2 febbraio 2013.
  3. ^ a b c Magnani, p. 154.
  4. ^ Papa Paolo VI, angelus dell'8 agosto 1976, su vatican.va. URL consultato il 2 febbraio 2013.
  5. ^ Dal 1977, in Italia, la festività del giovedì è stata soppressa nel calendario ufficiale, e la celebrazione liturgica, con la relativa processione, viene celebrata la domenica successiva.
  6. ^ Il miracolo eucaristico, su basilicasantacristina.it. URL consultato il 2 febbraio 2013.
  7. ^ a b c Magnani, p. 153.
  8. ^ Enciclopedia Treccani
  9. ^ Johanna C. Cullen, The Miracle of Bolsena, in ASM News, vol. 60, 1994, p. 187.191.
  10. ^ Magnani, p. 8.
  11. ^ a b Professione Docente. URL consultato in data 2 febbraio 2013.
  12. ^ Luigi Garlaschelli, Amido ed emoglobina: il miracolo di Bolsena, in La Chimica e l'Industria, vol. 1201, 1998, p. 80.
  13. ^ a b Amido ed emoglobina: il miracolo di Bolsena (PDF), su media.wix.com. URL consultato il 17 giugno 2014.
  14. ^ Bennett J.W., Bentley R., Seeing red: The story of prodigiosin, in Advances in Applied Microbiology, vol. 47, 2000, pp. 1-32.
  15. ^ Famiglia Cristiana, num. 23, 1994, p. 70.

Bibliografia

  • Andrea Lazzarini, Il miracolo di Bolsena. Testimonianze e documenti dei secc. XIII e XIV, Roma, Storia e Letteratura, 1952, ISBN 8884989515.
  • Filippo Gentili, Il miracolo eucaristico di Bolsena, Torino, Elledici, 2006, ISBN 8801028717.
  • Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose, Bari, Edizioni Dedalo, 2005, ISBN 8822062795.
  • Silvano Fuso, Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e da bufale scientifiche, Bari, Edizioni Dedalo, 2006, ISBN 9788822062949.

Voci correlate

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