Fermo: differenze tra le versioni

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* Il regista [[Luigi Magni]].
* Il regista [[Luigi Magni]].

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==Gemellaggi==
==Gemellaggi==
Fermo è gemellata con:
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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Fermo (disambigua).

Template:Comune Fermo è un comune di 37.759 abitanti[1], della provincia di Ascoli Piceno. È stata istituita nel 2004 la nuova provincia di Fermo che diverrà operativa nel 2009.

Geografia

Fermo sorge alle pendici del colle Sabulo (319 m s.l.m.), dominato dalla mole della Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta; dista 6 km da Porto San Giorgio, 66 km da Ascoli Piceno e 60 da Ancona.

Nel Medioevo era la più grande città delle Marche e capoluogo della "Marchia Firmana" che si estendeva dal Musone ad oltre Vasto (Chieti) e dagli Appennini al mare. Nel periodo napoleonico, fu capoluogo del Dipartimento del Tronto e ad essa erano soggette Ascoli e Camerino.

La città oggi si presenta divisa in due parti: la parte storica, cresciuta attorno e sulla sommità del colle Sabulo, è rimasta quasi intatta nei secoli con il suo splendido aspetto medioevale.

Vista sui Monti Sibillini‎

La parte nuova ha avuto una forte crescita demografica, soprattutto nei suoi quartieri marittimi, potenziati dalle amministrazioni che si sono succedute negli anni novanta.

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Fermo.

Frazioni

C. da Boara, Camera, Cantagallo, Capodarco, Cartiera di Tenna, Campiglione, Ete Palazzina, Faleriense, Gabbiano, Girola, Lido di Fermo, Madonnetta d'Ete, Marina Palmense, Moie, Molini Tenna, Montesecco, Parete, Pompeiana, Ponte Ete Vivo, Sacri Cuori, Salette, Salvano, San Biagio, San Lorenzo, San Marco, San Michele, San Tommaso, Santa Caterina, Torre di Palme, Villa San Claudio.San Girolamo,Santa Petronilla.

Storia

Centro cittadino

È difficile stabilire con esattezza la fondazione di Fermo; da reperti archeologici si documenta l´esistenza di Fermo fin dall´etá del bronzo, nel contesto della civiltá Picena, Fermo comincia a svilupparsi sulla sommitá del colle (VIII°-IV° sec. a.C.) lo documentano, tra le altre cose, le "mura megalitiche", costituite da possenti blocchi esistenti in talune parti della città. Notevoli quelle nei pressi dell'abside di San Gregorio e davanti all'hotel Astoria; tali mura risalgono al IX secolo a.C.. Fermo fu una delle più importanti colonie romane fin dal 264 a.C. con il nome di Firmum Picenum In tale anno i Romani che, quattro anni prima, avevano sottomesso i Piceni, deducono a Fermo una colonia con il diritto di battere moneta: è la prima colonia romana. Fu edificata dai romani come stazione di guardia (per l'appunto "fermo") con lo scopo di controllare i Piceni e la loro capitale Asculum (l'odierna Ascoli Piceno). Risulta celebre, in quei tempi, l'adagio "Firmum firma fides, romanorum colonia"; onore guadagnato dalla città grazie alla fedeltà prestata ai Romani nella prima e nella seconda guerra punica. Nella prima, manda marinai a Caio Duilio ed Attilio Regolo; nella seconda, mentre le altre colonie latine si ribellano, Fermo è tra le 18 che rimasero fedeli a Roma e combattono contro Annibale; è il 207 a.C..

Fermo vista Duomo‎

Un'altra coorte fermana si coprì di gloria a Pidna, nel 170 a.C., nella guerra contro Perseo, re di Macedonia.[2] Nel 90 a.C. i fermani ottengono la piena cittadinanza romana, come tutti gli italici, ben tre secoli prima dell'Editto di Caracalla (212 d.C.) che estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero; Cicerone li chiama a sua volta fratelli: [3] Inoltre, nella guerra contro Marco Antonio nel 45 a.C., i fermani si distinsero inviando soldati e denaro, tanto che furono lodati da Cicerone in pubblica seduta dal Senato: "...sono da lodare i fermani che sono stati i primi a disporre aiuti in denaro...".[4]

File:Cisterne romane fermo.jpg
Cisterne romane (40 d.C.)‎

Nel 40 d.C. ha luogo la costruzione delle Cisterne Romane che servivano per deposito e depurazione di acque destinate alla città e al Navale Fermano; sono tutt'ora presenti, intatte e aperte al pubblico. Del periodo romano rimangono, inoltre, alcuni resti del teatro romano, a nord del Girfalco (sommitá del colle Sabulo).

Tra il 575 ed il 580 fu annessa al regno longobardo e verso la fine del X secolo divenne il centro della Marca Fermana (sotto la dominazione dei franchi) che nella prima metà del X secolo si estendeva dal Conero a sud del fiume Sangro in Abruzzo, dagli Appennini al mare. Papa Urbano II nel 1095 viene a predicare a Fermo la prima Crociata.

Divenuto libero comune nel 1199, conobbe successivamente l'avvicendamento di diverse signorie fino agli inizi XVI secolo. [[Nel 1256 i fermani sconfiggono gli ascolani presso il fiume Tronto; quattro anni dopo Ascoli Piceno batte Fermo a San Marco alle Paludi. Venti anni più tardi Ascoli è a sua volta, definitivamente, sconfitta da Fermo e nel 1286 deve obbedire a Onofrio IV che gli proibisce ogni ulteriore guerra. Nel 1336, la città di Fermo è talmente potente che corre il detto: "Quando Fermo vuol fermare, tutta la Marca fa tremare." Con il passare del tempo, anche grazie alle influenze pontificie che tesero ad arrestare la crescita culturale ed economica della zona, la sua sfera di importanza declinò come la sua potenza economica. All'unità d'Italia fu annesso alla provincia di Ascoli Piceno.

Questa decadenza durò fino agli ultimi anni del secolo successivo, quando fu protagonista di una vigorosa ripresa economica che la portò ad essere la capitale di un importante distretto calzaturiero e manifatturiero (in questa zona si esporta più del 80% della produzione italiana di cappelli e oltre il 60% della produzione di calzature[senza fonte]). Nel 2004 fu istituita la Provincia di Fermo.

Attualmente sta rivivendo un periodo di lieve decadenza anche a causa della cessata attività di importanti industrie locali (quali, ad esempio, la conceria e lo zuccherificio, per quest´ultimo è in atto un discusso piano di riconversione prevedente la realizzazione di una centrale elettrica a biomasse erogante circa 22MW) e della squadra di calcio, la Fermana Calcio, che ha avuto trascorsi in Serie B.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[5]

Cultura

Teatro dell'Aquila

Interno del Teatro dell'Aquila

È il più grande[senza fonte] teatro delle Marche, il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e il vanto di un'acustica perfetta ne fanno una delle sale storiche più prestigiose d'Italia. Inaugurato il 26 settembre 1790, è opera dell'Architetto Cosimo Morelli di Imola (1729-1812). Pregevole è il dipinto sul soffitto, dipinto a tempera, opera di Luigi Cochetti (Roma 1802-1884), allievo del Minardi, raffigurante i Numi dell'Olimpo, con Giove, Giunone, le tre Grazie e le sei Ore notturne danzanti, intenti ad ascoltare il canto di Apollo. Lo stesso Cochetti ha realizzato anche il sipario, raffigurante Armonia che consegna la cetra al genio fermano. Al centro splende un grande lampadario a 56 bracci in ferro dorato e foglie lignee, alimentato originariamente a carburo, ordinato a Parigi nel 1830. Nel 1830 Alessandro Sanquirico, il maggiore scenografo del tempo, dipinse per il Teatro alcuni fondali, di cui quattro ancora conservati. Conta 124 palchi ripartiti in 5 ordini a cornice per una capienza complessiva di circa 1000 posti. Il Teatro che ha vissuto i fasti ottocenteschi con opere liriche e di prosa in contemporanea con le principali capitali europee e con la presenza dei più grandi artisti internazionali, è tornato ad essere il centro di una ampia e prestigiosa attività artistica, dopo un restauro che nel 1997 lo ha restituito al suo antico splendore e riaperto al pubblico dopo diversi anni di abbandono da parte delle amministrazioni locali.

Biblioteca

La nascita della Biblioteca di Fermo risale al 1688, anno in cui, grazie alla volontà e alla liberalità del cardinale Decio Azzolini juniore (1623-1689), consigliere e confidente della regina Cristina di Svezia, venne realizzata la sala monumentale oggi detta Sala del mappamondo. É la più ricca delle Marche, fra le prime dieci d’Italia

Sala del mappamondo

Interamente scaffalata in noce, a doppio ordine con ballatoio, impreziosita da un artistico soffitto in abete, la sala conserva la parte più pregevole del fondo antico della Biblioteca, arrichitosi attraverso le donazioni di illustri cittadini e l'incameramento dei volumi confiscati alle congregazioni e agli ordini religiosi, e ospita anche il globo manoscritto - datato 1713 - del cartografo fabrianese e abate Amanzio Moroncelli.

Il patrimonio della Biblioteca Comunale consta attualmente di: Patrimonio librario: codici manoscritti (127); manoscritti (3.000); volumi ed opuscoli (circa 350.000 tra i quali 681 incunaboli e 15.000 edizioni del Cinquecento); periodici: spenti 911, correnti 110; stampati musicali (non quantificati); disegni (4254); incisioni (6.500); dipinti ad olio (12); ex libris (oltre 300); microfilms (57); miscellanee (23.000); monete 1.000.

Fondi speciali librari: Fondo Romolo Spezioli (volumi a carattere prevalentemente storico medico); Fondo G. B. Carducci (costituito da stampe, incisioni e disegni di architettura ); Fondo Gigliucci (volumi di genere prevalentemente letterario e storico con anche numerosi documenti manoscritti di interesse storico-politico); Fondo Maranesi (opere di geografia); Fondo Mannocchi (libri di ingegneria); Fondo Nibbi (opere originali in lingua inglese e francese); Fondo Polimanti (volumi relativi alla storia della medicina tra Ottocento e Novecento nonché raccolte giuridiche); Fondo Valentini (biblioteca prevalentemente letteraria e di storia della letteratura); Fondo Sifonia (volumi a carattere letterario, artistico e musicale con anche dischi e libretti d'opera);Fondo De Minicis (volumi, scritti e saggi di scavo dell'area archeologica di Falerio Piceno presso Falerone, centro a 30 Km da Fermo)

Altri fondi speciali. Fondi iconografici: Fondo G. B. Carducci (costituito da stampe, incisioni e disegni di architettura ); Fondo Giorgetti (disegni e dipinti ad olio); Fondo Giovannelli (oltre 300 ex libris del donatore e di sua proprietà); Fondo Nardi (disegni, acquerelli e fotografie); Fondo Ugo D'Ambrosio (disegni, album); Fondo Bernetti - Evangelista (serigrafie).

Università

Nell'825, Lotario I, con un celebre editto, istituì a Fermo la prima scuola pubblica (odierna università) scegliendo la città tra le sole nove in Italia destinate a diventare centro di studi. L'Università di Fermo funzionò a partire dal 1585 (sebbene il primo atto di fondazione risalga al 1398) fino al 1826 quando, mancando alla città le risorse per mantenerla, venne chiusa (con decreto della Congregazione degli Studi). Essa ebbe docenti illustri, ma soprattutto dottori fermani; il suo bacino d'utenza copriva l'area circostante, anche se non mancarono scolari originari di località ben distanti, come quelli austriaci di Graz. Nel medioevo lo studium era fiorentissimo, aveva 1200 studenti (provenienti anche dalla Dalmazia) tanto da rivaleggiare con l'università di Bologna. Aperta invece nella seconda metà del novecento, l'Università teologica marchigiana è unica nella regione Marche e ha una sede distaccata ad Ancona.

La Cattedrale

Sul margine orientale del Girfalco si eleva la maestosa mole della cattedrale dedicata all'Assunta edificata su un'area che presenta una interessante stratificazione di resti architettonici risalenti all'epoca romana e all'alto Medioevo.

Duomo‎

Durante gli scavi effettuati negli anni 1934-35 sotto il pavimento del duomo, furono infatti messi in luce resti murari di età imperiale con laterizi recanti bolli dell'età di Antonio Pio e più consistenti strutture murarie e pavimentali della basilica paleocristiana risalente al VI secolo. Quest'ultima era a tre navate divise in file di quattro colonne con presbiterio rialzato; delle decorazioni musive del pavimento rimane oggi in vista soltanto quella absidale, raffigurante due pavoni araldicamente disposti ai lati di un kàntharos sormontato dal chrismon, motivo dipendente dalla cultura ravennate. L'antica basilica, ampliata al tempo del vescovo Lupo (826-844), venne distrutta nel 1176 da Cristiano di Magonza, per ordine del Barbarossa. Cinquant'anni più tardi, la cattedrale veniva ricostruita da Giorgio da Como, come indica una lapide posta sulla facciata, recante la data 1227; della elegante struttura gotica rimangono oggi soltanto il prospetto e la torre campanaria, mentre il resto dell'edificio risale a un intervento realizzato nel Settecento dal vescovo Minnucci. La facciata in pietra d'Istria, scandita da sottili lesene, presenta al centro un elegante portale con fasci di colonne scolpite, sormontato da un'ampia cuspide racchiudente la statua della Vergine: in asse è posto il grande rosone con dodici colonnine decorate con motivi tortili e a spina di pesce, desinenti in eleganti archi tribolati ravvivati da tessere musive policrone, opera dello scultore fermano Giacomo Palmieri (1348). Il lato sinistro è occupato dalla torre campanaria, il cui inserimento in corrispondenza della navata laterale ha forse determinato la caratteristica asimmetrica della facciata, il cui culmine non corrisponde alla posizione del portale e del rosone.

Piazza del Popolo

Piazza del Popolo‎

Piazza del Popolo, già piazza San Martino (dal nome di una chiesa ivi esistente) ebbe una sua prima configurazione sotto Alessandro Sforza, in occasione della venuta di Bianca Maria (1442), sposa del fratello Francesco, la quale nel 1444 diede alla luce a Fermo, Galeazzo Maria, futuro duca di Milano. Fu ridimensionata con deliberazione comunale dell'8 novembre 1463. Questa piazza rappresenta senz'altro uno dei luoghi più suggestivi di Fermo, accurata e lineare nelle strutture, offre agli occhi del visitatore uno spettacolo di rara bellezza e rigore architettonico, in cui si inseriscono alla perfezione alcune opere fra le più significative della storia cittadina: il Palazzo dei Priori (Palazzo comunale), sede della Pinacoteca, risalente al 1296, il Palazzo Apostolico, iniziato nel 1502 da Oliverotto Euffreducci e terminato nel 1532 per ordine del papa Clemente VII, il loggiato di San Rocco, costruito nel 1528 ospitante la chiesina di San Martino, eretta nel 1505 quale voto della città contro la peste. Lunga 135 m, larga 34 m, la piazza venne sistemata nella sua forma attuale nel 1659.

Musei

Il Palio dell'Assunta

Immagini cavalcata‎

La festa dell’Assunta a Fermo "Palio di Fermo" ha radici lontane. Risale al 998 un atto con il quale il vescovo della sede fermana, Uberto, concede un appezzamento di terra sulla strada per Cossignano, in cambio di 400 soldi annui da pagarsi appunto in occasione della festa dell’Assunta. Il documento più antico della Cavalcata e del Palio risale al 1182, anno in cui Monterubbiano, Cuccure e Montotto s’impegnavano con Fermo a portare ogni anno il Palio, in occasione della festa dell’Assunta. Altro documento, splendido e policromo, lo abbiamo nel Messale de Firmonibus, stupendamente miniato risalente ai primi del 400.In esso sono raffigurati la cattedrale ed il corteo che vi si recava per presentare alla Vergine Assunta, patrona di Fermo, doni ed offerte.

La festa aveva il suo culmine nella Cavalcata, risalente al 1182. Essa partiva dalla chiesa di Santa Lucia, passava Campolege, risaliva il colle e faceva sosta in Piazza Grande tra una folla plaudente, lo squillo delle chiarine o scampanio di tutte le campane della città, il rullo dei tamburi, lo sparo dei cannoni della rocca. Era la festa in onore dell’Assunta, patrona di Fermo, ma anche la rassegna della potenza e della grandezza dello Stato Fermano. Sfilavano i componenti delle varie corporazioni e classi sociali, preceduti dai trombettieri del Comune e dai donzelli. Incedevano maestosi, nelle stupende livree blasonate, i gonfalonieri delle sei contrade: San Martino, Pila, Fiorenza, San Bartolomeo, Castello, Campolege.Seguivano i Capitani d’arme e le autorità.Era tutto uno scintillare d’elmi e corazze, un garrire di gonfaloni ed orifiamme, un incedere ieratico e solenne ma festoso.Era la festa dell’Assunta: in essa il popolo fermano si esaltava nella devozione alla sua Patrona, fiero della rassegna della sua potenza, dei vicari dei suoi castelli, dei vassalli e dei rappresentanti delle potenze confinanti. Tutti quelli che partecipavano al corteo dovevano essere elegantemente vestiti, sfoggiare i più ricchi e sontuosi paludamenti come si conviene in una rassegna alla quale partecipavano le autorità fermane, quelle dei castelli dipendenti, ambasciatori, giudici, il Podestà, il Capitano di giustizia, il Gran Gonfaloniere, i Priori, i Regolatori, i Notai e quindi i Gonfalonieri, i Capitani d’arme. Uno straordinario a cavallo apriva la sfilata; seguivano: bifolchi, fornaciai, vasai, canestrai, ortolani, asinai, mulattieri, vetturini, scorticatori, triccoli, tavernieri, osti, macellai, ciabattini, muratori, molinari, fornai di casa e pubblici, rotatori, calderai, barbieri calzolai sellai, sarti, fabbri, ottonai, stagnini, falegnami, merciai, lanari, tintori, cappellai, librai, droghieri, speziali, mercanti. Sfilavano poi i rappresentanti dei castelli facenti parte dello Stato di Fermo: in testa a tutti il Porto di Fermo (Porto San Giorgio), indi i trombettieri.Venivano poi le autorità del castello di Pedaso, di Sant’Andrea, Alteta, Francavilla, Moregnano, Monte Rinaldo, Monte Vidon Combatte, Ripa Cerreto, Grottazzolina, Monte Vidon Corrado, Torchiaro, Montappone, Monsampietro Morico, Massa, Moresco, S.Elpidio Morico, Magliano, Ponzano, Smerillo, Ortezzano, Belmonte, Monteleone, Altidona, Monte Urano, San Benedetto, Collina, Torre San Patrizio, Lapedona, Rapagnano, Monte Giberto, Carassi, Torre di Palme, Massignano, Aquaviva, Petriolo, Montefalcone, Gualdo, Campofilone, Marano (Cupra Marittima), Grottammare, Falerone, Servigliano, Loro (Piceno), Montottone, Petritoli, Sant’Angelo (in Pontano), Mogliano.

La Cavalcata ebbe vita gloriosa fino ai primi del’600 e dopo un periodo di decadenza fu riportata al primitivo splendore dal mons.Amedeo Conti. Abolita nel 1808 durante il Regno Napoleonico (Fermo in tal epoca era capoluogo del Dipartimento del Tronto da cui dipendevano le vice prefetture di Ascoli e Camerino), tornò in vita dopo il congresso di Vienna, ma senza il primitivo splendore; condusse poi vita grama fino al 1860, anno in cui cessò con la venuta dei Piemontesi e il Regno di Vittorio Emanuele II. Si fecero tentativi di ripristinarla nel 1897 e nel 1921 ma senza apprezzabili risultati. Tornata a rivivere dopo otto secoli nel 1982, sta riprendendo il primigenio splendore e l’antica fama. Si corre il 15 agosto, il primo Palio dell'edizione moderna fu vinto dalla Contrada Pila nel 1982.

Personalità legate a Fermo

Amministrazione comunale

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Personalità che hanno parlato di Fermo

Nel corso del tempo la città di Fermo è stata citata da diversi autori [6]:

Gemellaggi

Fermo è gemellata con:

Note

  1. ^ fonte ISTAT, maggio 2007
  2. ^ Tito Livio, XLIV,cap. 40: "Sub Cluvio legato tres cohortes: Firmana, Vestina, Cremonensis"
  3. ^ "Permulta ad me detulerunt non dubia de Firmanis fratibus"-Ep. 8; Lib. IV ad Att.
  4. ^ "Laudandi sunt ex huius ordini sententia Firmani qui principes pecuniae pollicendae fuerunt"-Phil. VIII, 23
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  6. ^ Gabriele Nepi. Guida di Fermo Porto San Giorgio e dintorni. II ed. ridotta, 1981, Fermo

Bibliografia

  • G. Fracassetti. Notizie storiche della città di Fermo. Fermo, 1841.
  • V. Curi. Guida storica ed artistica della città di Fermo. Fermo, 1864.
  • G. Napoletani. Fermo nel Piceno. Roma, 1907.
  • F. Maranesi. Fermo, guida turistica. Fermo, 1957.
  • T. Tomassini. La città di Fermo nella toponomastica. Fermo, 1960.
  • A. Valentini. L. Dania, La pittura a Fermo e nel suo circondario. Milano, 1967.
  • F. Martellini. Il territorio di Fermo, in “L’Universo”. Firenze, 1972.
  • G. Nepi. Guida di Fermo Porto San Giorgio e dintorni, II ed. ridotta, Fermo, 1981.
  • I beni culturali di Fermo e del territorio. Fermo, 1996.
  • G. Frinchillucci. Il Museo Polare "S.Zavatti" di Fermo. Civitanova Marche, 2005.

Altri progetti

Collegamenti esterni

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