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Cittadella di Parma: differenze tra le versioni

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La '''Cittadella di Parma''' è una [[fortezza]] [[architettura rinascimentale|rinascimentale]], situata in via Passo Buole, laterale dello [[stradone Martiri della Libertà]], a [[Parma]].
La '''Cittadella di Parma''' è una [[fortezza]] [[architettura rinascimentale|rinascimentale]], situata in via Passo Buole, laterale dello [[stradone Martiri della Libertà]], a [[Parma]].


Sviluppata su una pianta [[pentagono|pentagonale]] con cinque [[Bastione|bastioni]] e un largo [[Fossato (architettura)|fossato]] perimetrale, fu costruita negli ultimi anni del [[XVI secolo]] su progetto del [[duca di Parma|duca]] [[Alessandro Farnese]], che ne affidò la direzione dei lavori agli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Genesio Bresciani con la collaborazione di [[Smeraldo Smeraldi]]. Nata per scopi difensivi, la struttura fu successivamente utilizzata come [[caserma]], come [[prigione]] per reati politici e come piazza per le esecuzioni capitali, per essere infine trasformata nel [[secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] in parco pubblico.<ref name="Enciclopedia di Parma">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 240.}}</ref>
Sviluppata su una pianta [[pentagono|pentagonale]] con cinque [[Bastione|bastioni]] e un largo [[Fossato (architettura)|fossato]] perimetrale, fu costruita negli ultimi anni del [[XVI secolo]] su progetto del [[duca di Parma|duca]] [[Alessandro Farnese]], che ne affidò la direzione dei lavori agli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Genesio Bresciani, con la collaborazione di [[Smeraldo Smeraldi]]. Nata per scopi difensivi, la struttura fu successivamente utilizzata come [[caserma]], come [[prigione]] per reati politici e come piazza per le esecuzioni capitali, per essere infine trasformata nel [[secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] in parco pubblico.<ref name="Enciclopedia di Parma">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 240.}}</ref>


L'edificio presenta due ingressi, di cui quello principale a nord è caratterizzato da una [[facciata]] monumentale in pietra di Angera, disegnata da [[Simone Moschino]] e realizzata da Giambattista Carra nel 1596.<ref name="Enciclopedia di Parma"/>
La Cittadella presenta due ingressi, di cui quello principale, rivolto a nord, è caratterizzato da una [[facciata]] monumentale [[architettura manierista|manierista]], disegnata da [[Simone Moschino]] e realizzata da Giambattista Carra nel 1596.<ref name="Enciclopedia di Parma"/>


== Storia ==
== Storia ==
=== XVI secolo ===
=== Il contesto storico e la scelta del sito ===
==== Contesto storico ====
[[File:Vaenius - Alexander Farnese.png|verticale|sinistra|miniatura|[[Alessandro Farnese]] in un ritratto di [[Otto Vaenius]] (ca. 1585).]]
Parma, rimasta fedele ai [[Farnese]], fu scelta dal duca [[Ottavio Farnese|Ottavio]] come sua residenza principale dopo l'assassinio del padre [[Pier Luigi Farnese|Pier Luigi]] nel 1547, per mano dell'aristocrazia [[Piacenza|piacentina]].<ref>{{cita|Adorni 1989|p. 450.}}</ref> Per conferire alla città il rango di capitale del Ducato, il sovrano avviò negli anni di governo una serie di opere, tra cui la realizzazione del [[Palazzo del Giardino|palazzo ducale]] e del [[Parco Ducale (Parma)|parco]] nell'[[Oltretorrente]];<ref name="Conforti 69">{{cita|Conforti 1982|p. 69.}}</ref> inoltre, durante la guerra di Parma del 1551 incaricò [[Francesco Paciotto]] e [[Francesco De Marchi]] di fortificare la cinta muraria, che era stata ammodernata nel 1507 per volere di [[Gian Giacomo Trivulzio]] e rinforzata nel 1526 durante l'amministrazione [[Stato Pontificio|pontificia]].<ref name="Adorni 2020 50-51">{{cita|Adorni 2020|pp. 50-51.}}</ref><ref name="Conforti 70">{{cita|Conforti 1982|p. 70.}}</ref> Anche il padre Pier Luigi si era occupato della difesa della città, decretando nel 1546 la "tagliata", ossia la demolizione e la rimozione di ogni edificio e albero posto in una fascia intorno alle mura.<ref name="Adorni 2020 50-51"/><ref name="Conforti 70"/>
Alessandro Farnese, che in gioventù aveva avuto modo di apprendere dal padre [[Ottavio Farnese|Ottavio]] l'arte della guerra e dal commissario alla guerra e all'artiglieria del [[Ducato di Parma e Piacenza|ducato]] [[Francesco De Marchi]] (1504-1576) i segreti delle fortificazioni, decise nel 1589 di realizzarne una a Parma<ref name="decisione">{{cita|Conforti 1982|p. 69}}.</ref> per quanto egli fosse convinto che «la fedeltà di una città si otteneva non costruendo cittadelle, ma abbattendole». Fu il duca stesso a tracciare lo schema della fortezza, che per progettarla trasse ispirazione da quella realizzata da [[Francesco Paciotto]] ad [[Anversa]].<ref name=conforti71>{{cita|Conforti 1982|p. 71}}.</ref> {{sf|Sulla volontà di far seguire alla lettera i suoi progetti il duca fu irremovibile, tanto da impedire al figlio [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]] di intervenire sulla realizzazione. La Cittadella assurse così a simbolo del rinnovamento di Parma, superando in prestigio il [[Parchi e giardini di Parma#Parco Ducale|Parco Ducale]] voluto da [[Ottavio Farnese]] proprio per dare maggiore dignità rispetto alle altre città, inclusa [[Piacenza]].}}
[[File:Vaenius - Alexander Farnese.png|miniatura|sinistra|verticale|[[Alessandro Farnese]] in un ritratto di [[Otto Vaenius]] (ca. 1585).]]
Il figlio [[Alessandro Farnese|Alessandro]], dopo aver appreso fin da giovane le tecniche della guerra grazie agli insegnamenti impartitigli da Francesco Paciotto, [[Francesco Salamone (condottiero)|Francesco Salamone]] e Francesco De Marchi, divenne noto come abile condottiero, oltre che esperto in architettura militare, già tra i suoi contemporanei.<ref>{{cita|Adorni 1989|p. 467.}}</ref> Nominato [[Governatori dei Paesi Bassi spagnoli|governatore delle Fiandre]] nel 1578 dal [[re di Spagna]] [[Filippo II di Spagna|Filippo II]], vi rimase anche dopo la morte nel 1586 del padre Ottavio, al quale succedette in qualità di [[duca di Parma]], investendo della carica di reggente dello Stato il figlio [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]].<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 118-120.}}</ref>


Fu Alessandro che, nel 1589, stabilì la costruzione della Cittadella.<ref name="Conforti 69"/>
Tuttavia, alla morte di [[Papa Paolo III]], lo [[Stato Pontificio]] abbandonò l'atteggiamento favorevole alla realizzazione della Cittadella.<ref group="N">Il 20 novembre 1589, Ranuccio scrisse al padre per avvisarlo della situazione, parlando «di alcuni discorsi che si vanno facendo per Parma per conto del novo Castello che qualch'uno va mettendo in considerazione che V.A. non possa constrir detto Castello senza licenza del Papa...». Il 12 marzo 1590 Alessandro rispose: «L'inclinazione del Papa, tende ogni giorno più a mostrar a casa nostra la poca volontà che li tiene mi pare che ci convenga metterci mano quanto prima, sia possibile...» In Archivio di Stato di Parma (ASP), Governo Farnesiano, Fabbriche ducali e fortificazioni, busta n°3, Castello di Parma.</ref> Il duca decise comunque di procedere nella realizzazione, anche alla luce della tensione con gli Stati confinanti<ref name=corsa>{{cita|Conforti 1982|p. 70}}.</ref> e per resistere a eventuali invasioni. Ciononostante, la Cittadella non fu mai utilizzata per scopi difensivi e fu ben presto convertita in prigione,<ref name=corsa/> facendo diffondere l'idea che il duca l'avesse concepita come strumento repressivo.<ref name=conforti71/>


==== Motivazioni ====
Per scegliere il luogo in cui realizzare la fortezza furono studiate la conformazione del suolo, cercando un terreno che potesse fornire materiali per costruirla,<ref group="N">Zorzi e Morosini stilarono nell'ottobre del 1598 una relazione al termine del sopralluogo: «La qualità del terreno è ottima, essendo molto tenace e cretoso; il che apporta anco un grandissimo comodo, poiché la fossa istessa viene a somministrare la materia per far le pietre...» In ASP, coll. cit., busta n°3.</ref> e la disposizione dei corsi d'acqua circostanti, in modo da facilitare il funzionamento dei fossati.<ref name=conforti71/> La scelta ricadde così sulla parte meridionale della città, fra Porta Nuova e il [[baluardo]] della Stradella.
Le motivazioni alla base di tale scelta, analizzate nel tempo da vari storici, furono molteplici, anche se non è possibile definire con certezza quali potessero essere state preponderanti; tuttavia, le numerose lettere inviate al figlio Ranuccio dimostrano che la decisione fu ponderata a lungo dal Duca, che nei ''Commentari di varie regole all'Architettura'' si dichiarò convinto che in generale la benevolenza della popolazione si ottenesse maggiormente non costruendo le cittadelle ma al contrario distruggendole.<ref name="Conforti 69"/><ref name="Adorni 1970 170">{{cita|Adorni 1978|p. 170.}}</ref><ref>{{cita|Adorni 1989|pp. 468-469.}}</ref>


A differenza di quanto avvenuto nel 1546 a Piacenza e nel 1567 ad [[Anversa]], ove le cittadelle erano state edificate per evitare rivolte interne, su decisione rispettivamente del duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese, nonno di Alessandro, e della governatrice delle Fiandre [[Margherita d'Austria]], madre dello stesso, a Parma la stabilità politica sembrava garantita, perciò pare improbabile che questo rappresentasse uno dei motivi principali alla base della costruzione della fortificazione parmigiana.<ref name="Adorni 1970 170"/>
La fortezza di Anversa fu riprodotta in [[Scala di rappresentazione|scala]], con una dimensione inferiore dovuta a motivi legati probabilmente alle risorse finanziarie limitate o alla posizione. La fortezza fu così addossata alle [[Mura (fortificazione)|mura]], facendo partire i lavori a ridosso del perimetro [[Rinascimento|rinascimentale]] della città. Per seguire il progetto, tuttavia, i baluardi della Stradella e di Porta Nuova furono abbattuti. Quest'ultimo, fatto realizzare da Ottavio Farnese nel 1573, fu ricostruito lungo il perimetro delle nuove mura.<ref name=conforti71/><ref group="N">Nella «Nota degli ordini dati a me Smeraldo dal S.m Gio. Ant.o il dì 30 settembre 1591» si leggeva: «Che si rimpino tutte le muraglie della città, il Beluardo delli Eremitani, la piattaforma di S. Cristoforo con tutta la muraglia sino davanti alla porta del castello...». L'indicazione, riportata anche nel «memoriale» che Stirpio consegnò a Smeraldi, fu successivamente declinata nei dettagli dai Deputati alla Riparazione, che disposero di «far ruinare in bene per servizio di detta fabbrica il bastione della Stradella di essa città, e dal soddetto Bastione tutta la muraglia seguente, cominciando dal detto bastione et venendo sin alla metà del bastione di porta Nova...» Lettera del 17 ottobre 1591, Archivio Comunale, busta 754.</ref>


Al contrario, dall'epistolario emerge la preoccupazione da parte del Duca per la sicurezza della città da nemici esterni; pare quindi plausibile che Alessandro, forte della sua esperienza acquisita in anni di battaglie, volesse mettere in pratica le sue conoscenze apprese sul campo, molto probabilmente occupandosi in prima persona della progettazione dell'edificio.<ref name="Conforti 69"/><ref name="Adorni 1970 170"/><ref>{{cita|Adorni 1989|pp. 469-471.}}</ref>
=== Il lungo dibattito sulla forma della fortezza ===

Allo stesso tempo, giocò sicuramente un ruolo anche la distanza del Duca da Parma; la Cittadella sarebbe infatti servita a dimostrare la sua "presenza" sul posto con qualcosa di solido.<ref name="Adorni 1970 170"/><ref>{{cita|Adorni 1989|p. 470.}}</ref> Inoltre, il grande edificio avrebbe consentito di conferire maggior dignità a Parma, in continuità con la politica celebrativa della città e della dinastia avviata da Ottavio.<ref name="Conforti 69"/><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 146.}}</ref>

A tali motivazioni, se ne aggiunsero altre legate al particolare momento storico.<ref>{{cita|Adorni 1989|pp. 471-472.}}</ref> Innanzi tutto, la morte il 2 marzo 1589 del cardinale [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro Farnese]], che da [[Roma]] aveva sempre garantito un forte appoggio alla casata, affrettò ogni decisione del nipote, che l'anno seguente fu informato dal figlio delle decrescenti simpatie mostrate dal [[papa Sisto V]] verso la famiglia<ref group="N">Il 20 novembre 1589 Ranuccio scrisse al padre per avvisarlo della situazione, parlando «di alcuni discorsi che si vanno facendo per Parma per conto del novo Castello che qualch'uno va mettendo in considerazione che V.A. non possa constrir detto Castello senza licenza del Papa...». Il 12 marzo 1590 Alessandro rispose: «L'inclinazione del Papa, tende ogni giorno più a mostrar a casa nostra la poca volontà che li tiene mi pare che ci convenga metterci mano quanto prima, sia possibile...» In [[Archivio di Stato di Parma]] (ASP), Governo Farnesiano, Fabbriche ducali e fortificazioni, busta n°3, Castello di Parma.</ref>.<ref name="Conforti 70"/><ref>{{cita|Adorni 1989|p. 471.}}</ref>

Infine, la grave crisi causata da una carestia che colpì il territorio tra il 1590 e il 1592 favorì l'appoggio da parte degli Anziani del Comune di Parma, inizialmente ostili all'opera; il Duca si accollò infatti personalmente ogni onere della costruzione della Cittadella, fornendo un lavoro a migliaia di cittadini e risollevando l'economia della zona.<ref name="Adorni 1970 170"/><ref name="Adorni 1989 472">{{cita|Adorni 1989|p. 472.}}</ref>

==== Scelta del sito ====
[[File:Parma nel XVI secolo.JPG|miniatura|Mappa cinquecentesca della città di Parma, agli inizi del ducato.]]
[[File:Parma nel XVI secolo.JPG|miniatura|Mappa cinquecentesca della città di Parma, agli inizi del ducato.]]
Il Duca scelse la posizione all'esterno di Porta Nuova per una serie di motivazioni.<ref name="Conforti 70"/>
La scelta della forma pentagonale adottata per la cittadella di Parma affonda le proprie radici nel lungo dibattito che ha avuto luogo nel corso del [[XV secolo|XV]] e del [[XVI secolo]] su quale fosse il giusto numero di [[Bastione|bastioni]] da dare alla struttura per una migliore difendibilità a scopo strategico. Il mantenimento di una forma radiocentrica, coerente con la concezione rinascimentale della città e il perseguimento di caratteri di estrema funzionalità del complesso furono le due principali cause che portarono alla scelta della forma pentagonale per la realizzazione delle cittadelle.<ref name= dibattito>{{cita|Conforti 1982|p. 35}}.</ref> Lo studio delle fortificazioni, in cui ogni singolo elemento tecnico-geometrico viene dosato accuratamente per poter ottenere la forma e la dimensione più idonea, vede il mantenimento di una centralità fisica quale elemento necessario per poter conciliare e plasmare la forma della fortezza con le caratteristiche del territorio circostante. A tal proposito la scelta della forma a cinque lati, allungata, piuttosto che di una equilatera. Nella seconda metà del secolo, dopo varie realizzazioni, verrà scelta la forma pentagonale, come ad esempio il [[Fortezza da Basso|Forte da Basso]] di [[Firenze]] (1533) e la Cittadella Farnesiana di [[Piacenza]] (1547), progettate da [[Antonio da Sangallo il Giovane]].<ref name= dibattito />


Innanzi tutto, l'area era completamente sgrombra di fabbricati, grazie alla "tagliata" eseguita nel 1546 per volere di Pier Luigi Farnese.<ref name="Conforti 70"/> In precedenza vi sorgeva l'importante monastero della Santissima Annunziata, costruito nel 1211 dai [[canonici regolari di San Marco]] e assegnato nel 1445 ai [[Ordine dei frati minori|francescani minori osservanti]]; la sua demolizione aveva provocato numerose proteste in città, spingendo il Duca a fornire ai monaci un'altra area su cui erigere un [[Chiesa della Santissima Annunziata (Parma)|nuovo edificio]] a Capo di Ponte.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 109-114.}}</ref> Secondo alcuni storici, ciò dimostrerebbe che già Pier Luigi intendesse far innalzare una cittadella in città, ma più recenti studi consentono di stabilire che non esista alcuna prova a sostegno di tale ipotesi.<ref name="Conforti 70"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 113-114.}}</ref>
La caratteristica di Sangallo, riscontrabile nel palazzo-fortezza di [[Caprarola]], sta nell'aver saputo coniugare estetica e funzionalità, l'architettura civile con quella militare. Col passare del tempo è possibile notare il miglioramento dell'urbanistica militare del [[XVI secolo|Cinquecento]] come dimostra anche la cinta esterna di [[Castel Sant'Angelo]], progettata da [[Francesco Laparelli]] e iniziata nel 1562. Inoltre, nonostante si noti la ricerca di precise geometrie, è possibile osservare il desiderio di abbandonare una certa chiusura formale a favore di una disponibilità figurativa verso la struttura medievale e lo studio della struttura urbana contraddistinta dalla presenza del fiume.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 36}}.</ref>


In secondo luogo, mentre l'Oltretorrente risultava già protetto dalla fortificazione del [[palazzo del Giardino]], sull'altra sponda della [[Parma (torrente)|Parma]] mancavano edifici difensivi adeguati alle nuove armi da battaglia rinascimentali.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 70-71.}}</ref> Mentre la zona a nord del centro risultava paludosa e quella a est era troppo distante dal torrente per garantire acqua sufficiente a riempire i fossati, l'area a sud, presidiata dall'ormai inadeguata rocca medievale di Porta Nuova, rappresentava la soluzione ideale.<ref name="Conforti 71">{{cita|Conforti 1982|p. 71.}}</ref>
=== Costruzione della Cittadella e conseguenze ===
L'edificazione della Cittadella comportò diverse conseguenze non trascurabili per la città di [[Parma]], sia dal punto di vista ambientale, che da quello sociale ed economico. Innanzitutto l'enorme spazio necessario per la realizzazione del complesso, congiuntamente alla necessità di mantenere libero il perimetro esterno della struttura (le cosiddette tagliate), di modo da non lasciare eventuali ripari al nemico in caso di assedio, portò all'abbattimento di numerosi edifici, dalle semplici abitazioni della popolazione agli edifici di più alto livello fino anche a quelli religiosi. La struttura urbanistica della città ne risentì parecchio, anche nei secoli successivi; allo stesso modo ne uscì profondamente modificato anche il ruolo stesso della città, con un'anticipazione della successiva decadenza urbana ed economica della città, al pari di quanto accaduto anche ad [[Anversa]], dove il radicamento di unità militari all'interno della cittadella causò una tensione tale da allontanare i commerci, spostando pertanto i mercati e i trasferimenti finanziari, concorrendo dunque all'impoverimento della città.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 34}}.</ref>
[[File:Piantina Cittadella di Parma.jpg|miniatura|[[Planimetria]] della Cittadella di Parma.]]


Inoltre, le proprietà del terreno presente nella zona lo rendevano ottimo per la fabbricazione di mattoni, necessari per la costruzione della Cittadella<ref group="N">Benedetto Zorzi e [[Andrea Morosini]], in visita a Parma nell'ottobre 1598, stilarono una relazione al termine del sopralluogo: «La qualità del terreno è ottima, essendo molto tenace e cretoso; il che apporta anco un grandissimo comodo, poiché la fossa istessa viene a somministrare la materia per far le pietre...» In ASP, coll. cit., busta n°3.</ref>.<ref name="Conforti 71"/>
==== Le porte ====
La cittadella storicamente presentava due soli ingressi, collocati l'uno nella parte settentrionale del complesso, rivolto verso la città, l'altro in quella meridionale, rivolto verso quella che allora era la campagna. L'accesso verso la città era coronato da una porta di carattere monumentale, quello verso l'esterno era invece denominato "Porta del Soccorso". Coerentemente con quanto riportato da un [[atto notarile]] del 1596, il disegno della porta principale sarebbe stato ideato da [[Simone Moschino]], in linea coi criteri di realizzazione degli accessi monumentali alle città o alle cittadelle nel [[XVI secolo]].<ref group="N">Nel rogito del Saccardi del 29 agosto 1596, il Carra «si obbliga di dare tutte le pietre che bisogneranno, et lavorare secondo il disegno fatto dal Sig.r Simone Moschino scultore restato in mano dell'una et l'altra parte, consistenti nelli pezzi et misure abasso dichiarate». In {{cita|Adorni 2008|p. 177}}.</ref> La porta si presenta oggi senza che il suo aspetto originario sia stato sostanzialmente intaccato, ad eccezione della parte superiore, in mattoni, unica modifica apportata nel corso del tempo. I tempi di realizzazione di questa porta furono piuttosto lunghi: al termine di questi risultò suddivisa in tre campate comunicanti attraverso una serie di stanze destinate alle unità di guardia e di controllo; al piano superiore era invece collocata l'abitazione del [[Castellano (storia)|castellano]], distanziata dalla facciata per mezzo di un corridoio che conduceva alle postazioni di osservazione. Il progetto originario prevedeva anche l'installazione di quattro [[Cannoniera|cannoniere]],<ref name="direttive"/> mai realmente integrate nella struttura. La "Porta del Soccorso" al contrario ha subito una sostanziale ricostruzione all'indomani della [[seconda guerra mondiale]], risultando pertanto molto più semplice ed approssimativa se confrontata a quella presente nel progetto originale, che la vedevano arricchita da disegni più rifiniti e complessi, con [[modanatura|modanature]] in [[granito]] e i due [[cannone|cannoni]] monumentali posti lateralmente all'accesso.


Infine, l'area mostrava caratteristiche morfologiche simili a quella in cui sorgeva la [[cittadella di Anversa]], che Alessandro prese a modello per la fortificazione parmigiana.<ref name="Conforti 71"/>
==== I lavori ====
I lavori per la costruzione della cittadella cominciarono nel 1591, sotto la supervisione dell'ingegnere ducale Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli.<ref group="N">Per approfondire vedi {{cita libro|autore=Vincenzo Banzola|titolo=Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli da Busseto ingegnere ed architetto militare di Alessandro Farnese|città=Parma|editore=Tipolitografia Benedettina|anno=1973|sbn=IT\ICCU\PAR\0454339}}</ref> Il principe [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]] si occupò invece personalmente dell'aspetto finanziario, mentre il conte Cosimo Tagliaferri, "dottor di leggi", attese alla parte amministrativa.<ref name="direttive">{{cita|Conforti 1982|p. 72}}.</ref> Poiché tuttavia il duca Alessandro si trovava nelle [[Fiandre]] all'epoca della costruzione, non si è certi che Ranuccio abbia seguito fedelmente o meno le direttive lasciategli dal padre. Alcuni documenti attestano invece le difficoltà legate ad alcuni problemi che insorsero durante la realizzazione della cittadella, che protrassero oltre le previsioni i tempi di realizzazione.<ref name="direttive"/> Innanzitutto già all'inizio dei lavori emerse un sostanziale disaccordo tra il Brunelli e i funzionari ducali, che imponevano restrizioni relative ai tempi di costruzione.<ref group="N">Con la lettera del 17 agosto 1590 il Duca ordina «che l'opera si cominci quanto prima, et che ci si lavori con tanta furia et con così buon ordine che si veda in diffesa, et ci si possa metter la guardia et l'Artig.a in così pochi giorni, che sebene alcuno havesse pensiero di darci fastidio non solo lo possa conseguire ma manco esser'a tempo di poterlo fare [...]» In ASP, coll. cit., busta n°3.</ref> Inoltre le intromissioni degli amministratori di [[Alessandro Farnese]] causarono diversi problemi anche per quanto concerneva la sfera tecnica: ciò portò ad una lunga serie di accuse reciproche fra i responsabili del progetto, come attestato nelle due lettere inviate dal segretario ducale Pico al duca Alessandro nelle quali, oltre ad esprimere con forza l'intenzione di voler munire la [[fortezza]] di guardie e [[artiglieria]], viene fondamentalmente accusato il Brunelli.<ref name="imputato">{{cita|Conforti 1982|p. 73}}.</ref>


==== Progettazione ====
[[File:Zitadelle von Antwerpen 1572.jpg|miniatura|sinistra|Mappa della cittadella di Anversa nel 1572.]]
Nel 1589 Alessandro Farnese, coadiuvato dagli ingegneri militari che si trovavano con lui nelle Fiandre, si occupò della progettazione della Cittadella, mentre incaricò il figlio Ranuccio, in contatto epistolare con lui da Parma, degli aspetti organizzativi; inoltre, inviò nella città emiliana l'ingegner Genesio Bresciani per verificare la natura del terreno.<ref name="Conforti 69"/><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 146.}}</ref>


Il Duca, attraverso la conoscenza diretta della cittadella di Anversa, fatta costruire da sua madre nel 1567 su progetto di Francesco Paciotto e messa alla prova da Alessandro stesso nell'assedio della città del 1585, decise di riproporla a Parma, mantenendo le stesse proporzioni di tutti i suoi elementi, ma in una versione leggermente ridotta in [[Scala di riduzione|scala]], forse per motivi economici e tecnici.<ref name="Conforti 71"/><ref>{{cita|Adorni 1989|pp. 471-472.}}</ref> L'edificio sarebbe sorto ''[[extra moenia]]'' tra i baluardi della Stradella, posto all'estremità sud-est della cinta muraria, e quello di Porta Nuova, costruito nel 1573, che, insieme alla porta e alla rocchetta medievale, sarebbero stati demoliti per collegare le mura alla fortezza con un nuovo tratto di muraglia; sarebbe inoltre stata riedificata più all'esterno la [[porta cittadina]].<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 71, 167.}}</ref>
Cercando a ogni costo di portare a termine i lavori, egli non esitò a prendere decisioni discordanti rispetto alla volontà della comunità cittadina e, talvolta, dello stesso Alessandro. I disguidi tra Brunelli e gli amministratori crebbero col passare del tempo, al punto che divenne pratica ricorrente, per screditare l'avversario, lasciargli compiere volutamente errori di progettazione.<ref group="N">In una lettera inviata al cardinale Odoardo, il governatore Ceserini scrive: « [...] lo Stirpio è tanto in rotta con questi Soprastanti et Ingegneri, et i Soprastanti et Ingegneri et Commissari et Ministri superiori sono anco tanto in rotta con lui, ch'è impossibile che si possa lavorare, et (quel che è peggio) si fa a gara da una parte e l'altra che'l compagno faccia l'errore, né si rimedia a buon'hora per far che l'errore sia fatto...» 3 febbraio 1592.</ref> In questo clima, finì che nel 1592 Brunelli fosse rimandato nelle Fiandre su espresso ordine del duca, che nominò al suo posto Bresciani, affiancato da [[Smeraldo Smeraldi]], stabilizzando così la situazione.<ref group="N">Il 30 luglio del 1592 Ranuccio scrive al padre: «Quanto al Castello è in assai buoni termini di diffesa, ma vi si lavora à bel'agio, non vi essendo più, che seicento {{sic|personi}} per mancamento di denari, li Baloardi quei particolarmente delle piazzi, et che guardano verso la Porta di San Micheli si mostrano con molte crepature, et dubito, che s'haveva fatica a tenergli su quest'inverno, il disordini è venuto da poca diligenza, che si è usato in fargli, ma Genese vi cà reparando al meglio [...] ».</ref>


La forma [[pentagono|pentagonale]] sembrava rispondere al meglio alle esigenze funzionali e difensive dell'epoca e allo stesso tempo si adattava alle concezioni rinascimentali delle città radiocentriche.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 35.}}</ref> Dopo le prime esperienze di fortificazioni a cinque lati diversi erette in località italiane ed europee, tra cui la [[fortezza di Poggio Imperiale]], verso la metà del [[XVI secolo]] la svolta si ebbe con l'architetto [[Antonio da Sangallo il Giovane]], che si era orientato su forme più regolari nelle progettazioni del [[Fortezza da Basso|forte da Basso]] di [[Firenze]] del 1533 e della cittadella farnesiana di Piacenza del 1547, ma soprattutto del [[Palazzo Farnese (Caprarola)|palazzo Farnese]] di [[Caprarola]] del 1530.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 35-36.}}</ref> Nella seconda metà del secolo la pianta a pentagono regolare si affermò con decisione, in particolare nelle cittadelle disegnate da Francesco Paciotto a [[Torino]] nel 1564 e Anversa nel 1567.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 36-37.}}</ref>
A [[Smeraldo Smeraldi]] si devono molti disegni della [[fortezza]]. Lo stesso Stirpio attinse alla sua competenza fornendo con particolare impegno soluzioni a diversi problemi. Tra i disegni più importanti di Smeraldi vi sono: la [[Pianta (architettura)|pianta]] della fortezza (che comprende le misure di alcuni suoi elementi), il rilievo del profilo della Cittadella e delle mura cittadine e la sezione dei [[Fossato (architettura)|fossati]] e degli spalti.<ref name="imputato" />


Il Bresciani, una volta completata la relazione tecnica, rientrò nelle Fiandre per mostrarla al Duca, che il 15 agosto 1589 lo incaricò di tornare a Parma con tutti i progetti per ottenere l'approvazione da parte degli Anziani del Comune; allo stesso tempo, Alessandro scrisse al figlio di perorare la causa di fronte alla comunità, sottolineando la necessità dell'opera per garantire la sicurezza e la dignità della città e assicurando che l'intero ammontare dei costi di costruzione sarebbe stato coperto dalle finanze personali dei Farnese.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 147-148.}}</ref> Tuttavia, la reazione fu molto fredda, sia da parte degli abitanti comuni sia da parte dei nobili, timorosi del fatto che la Cittadella potesse essere destinata a controllare la città, riducendo la loro autonomia decisionale; Ranuccio cercò di rassicurarli, ma l'opinione pubblica rimase ostile all'opera.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 147-148.}}</ref>
Fin dal principio la costruzione della Cittadella richiese un ingente sforzo finanziario, attirando inevitabilmente diversi interessi su tutta la zona. Alessandro intendeva affidare al suo casato l'onere economico della costruzione della [[fortezza]]; inoltre la realizzazione di un progetto così ambizioso dava al contempo lavoro a molti cittadini,<ref group="N">Nel 1591 erano presenti sul cantiere circa tremila persone, comprese donne e bambini. In {{cita|Papagno 1982}}.</ref> e ciò contribuì involontariamente anche a limitare le rivolte che sorgevano nei periodi di maggiore carestia.<ref>M. A. Romani, ''Nella spirale della crisi, popolazione, mercato e prezzi a Parma tra il Cinque e il Seicento'', Milano, 1975.</ref> Diverse furono comunque le frodi verificatesi nel corso dei lavori, riguardanti molto spesso la qualità dei materiali, talvolta davvero pessima, o la manodopera, con lavori approssimativi o addirittura non eseguiti. Tali eventi ricaddero sotto forma di accusa sia sullo Stirpio che sullo [[Smeraldo Smeraldi|Smeraldi]].<ref name="accuse">{{cita|Conforti 1982|p. 74}}.</ref>


La situazione cambiò nel corso del 1590, quando si diffusero i primi effetti di una carestia iniziata nel rigido inverno precedente; gli Anziani del Comune, preoccupati della possibilità che si verificassero delle rivolte, si rivolsero al Duca, chiedendogli un aiuto per rifornire la città di grano.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 147-148.}}</ref> Alessandro colse l'occasione per rilanciare il progetto della Cittadella, rimarcando che la fortificazione sarebbe stata destinata esclusivamente a difendere la città da attacchi esterni, che non sarebbe stato demolito alcun edificio per la sua realizzazione e che il cantiere avrebbe dato lavoro a migliaia di persone senza che la cittadinanza dovesse spendere alcunché; la comunità approvò pertanto l'opera.<ref>{{cita|Adorni 2020|p. 51.}}</ref><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 152.}}</ref>
=== Trasformazioni successive e problemi ===
Nei secoli la Cittadella subì diverse trasformazioni. Le prime furono disposte dai duchi [[Odoardo I Farnese|Odoardo]] e [[Ranuccio II Farnese]], che decisero il restauro delle mura e il potenziamento degli [[arsenale|arsenali]], oltre ad aumentare gli armamenti a sua difesa. I loro successori [[Francesco Farnese|Francesco]] e [[Antonio Farnese|Antonio]] si limitarono invece a perfezionare il sistema difensivo e quello di controllo interno, senza però intervenire massicciamente. Il perfezionamento, però, si rivelò vano: dopo la morte di Antonio la Cittadella fu espugnata da diverse potenze straniere, e durante questo periodo sui bastioni vennero installate guardiole [[piombo|piombate]], furono organizzati corpi di guardia sotterranei pronti a contrattaccare il nemico da dieci sortite, furono realizzate le strutture per ospitare i militari e fu costruita una casa per il sacerdote. All'interno della Cittadella vennero inoltre realizzati magazzini da utilizzare in caso di assedio e prigioni. Nell'appartamento del [[castellano (storia)|castellano]], accanto all'ingresso, furono installati i corpi di guardia dotati di cinque [[batteria (militare)|batterie]] di cannoni.<ref name="accuse"/>


==== Costruzione ====
[[File:Bastione Santa Maria Cittadella di Parma.jpg|miniatura|Restauro del Bastione Santa Maria presso la Cittadella di Parma.]] Nel 1747 fu invece una perizia dell'ingegner Borelli a sollevare la necessità di interventi sui baluardi e sulle cortine: difetti di conservazione furono rilevati nelle facce dei Bastioni di San Francesco, Sant'Alessandro, Santa Maria e San Giovanni e nella cortina fra questi ultimi due. Lo studioso [[Emilio Casa]],<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 109 e seguenti}}.</ref> che parla delle condizioni della Cittadella dal 1734 al ducato di [[Carlo III di Parma|Carlo III]], descrive inoltre un edificio, probabilmente di culto: la sua esistenza è confermata anche dalle mappe più antiche della Cittadella.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 75-76}}.</ref>
[[File:Parma (BM 1898,0725.8.1575).jpg|miniatura|Pianta cinquecentesca della città di Parma, prima della costruzione della Cittadella.]]
Alessandro, impossibilitato a presenziare alla costruzione, decise di avvalersi di persone estremamente fidate, tra le quali l'ingegner Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli, che nominò direttore dei lavori, con ampi poteri di controllo sull'intera opera; gli affiancò gli ingegneri [[Smeraldo Smeraldi]], Michelangelo Muciasi e Giuseppe Bonino; designò il [[giureconsulto]] Cosimo Tagliaferri sovrintendente generale per i conti speciali, destinandolo a occuparsi degli aspetti amministrativi dell'opera; infine, si raccomandò col figlio Ranuccio che nell'esecuzione nessuna modifica venisse attuata rispetto al progetto originario e lo incaricò della gestione economica, con l'aiuto del segretario ducale Giovan Battista Pico.<ref name="Conforti 72">{{cita|Conforti 1982|p. 72.}}</ref><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 161.}}</ref>


Nell'agosto 1590 Alessandro, intenzionato a completare l'intervento il prima possibile e a collocarvi un presidio difensivo armato<ref group="N">Il 17 agosto 1590 il Duca ordinò «che l'opera si cominci quanto prima, et che ci si lavori con tanta furia et con così buon ordine che si veda in diffesa, et ci si possa metter la guardia et l'Artig.a in così pochi giorni, che sebene alcuno havesse pensiero di darci fastidio non solo lo possa conseguire ma manco esser'a tempo di poterlo fare [...]» In ASP, coll. cit., busta n°3.</ref>, inviò lo Stirpio a Parma per avviare il cantiere, ma Ranuccio preferì aspettare qualche mese, a causa della penuria di grano presente nei depositi cittadini, che furono riforniti solo nella primavera dell'anno seguente; fu pertanto deciso solo allora di intraprendere l'opera.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 152-153.}}</ref><ref name="Conforti 71-72">{{cita|Conforti 1982|pp. 71-72.}}</ref> La solenne cerimonia di posa della prima pietra si svolse il 29 giugno 1591, alla presenza del cardinale [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]], figlio del Duca, e di numerose autorità cittadine.<ref>{{cita|Casa 1897|p. 128.}}</ref>
Nel [[XIX secolo]] alcuni bastioni crollarono e furono ricostruiti, cogliendo l'occasione per alzare le mura e renderle meno facilmente espugnabili. Fra il 1842 e il 1859, inoltre, nella fortezza furono realizzate due caserme e un magazzino riservato all'artiglieria e ai materiali da traino, trasformando di fatto la Cittadella da struttura difensiva in caserma,<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 76}}.</ref> funzione alla quale era in realtà stata destinata stabilmente a partire dal trattato di Aquisgrana del 1748, fatta eccezione per la parentesi [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]] (1802-1814) e la prima parte del [[Ducato di Parma e Piacenza#Il secondo periodo asburgico|secondo dominio asburgico]] sul Ducato.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 77-78}}.</ref> Durante il governo di [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luigia]] e [[Adam Albert von Neipperg|Adam Neipperg]] la fortezza ospitò un [[reggimento]] di [[fanteria]] e le sue parate.<ref name="collegio">{{cita|Conforti 1982|p. 78}}.</ref>


Tuttavia, il cantiere partì fin dagli inizi con numerosi ostacoli, dovuti principalmente al mancato rispetto dei limiti imposti dal loro ruolo da parte degli amministratori e alle scelte effettuate dal direttore dei lavori, che, interessato esclusivamente a completare l'opera in modo perfetto, assunse autonomamente una serie di decisioni in contrasto innanzi tutto con le disposizioni di Alessandro, intenzionato a finire l'opera nel minor tempo possibile, e in secondo luogo con gli accordi presi con gli Anziani del Comune.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 131-132.}}</ref><ref name="Conforti 72-73">{{cita|Conforti 1982|pp. 72-73.}}</ref><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 163.}}</ref>
A partire dal 1818, inoltre, la Cittadella diventò sede del Collegio Militare, che fu successivamente ribattezzato Scuola Militare e trasferito.<ref name="collegio"/> Successivamente la fortezza subì rilevanti modifiche: [[Charles-René de Bombelles]] vi fece realizzare una caserma più alta delle mura e [[Carlo III di Parma|Carlo III]] fece costruire un [[ponte levatoio]] e alcune [[trincea|trincee]], che - unite al continuo transito di pezzi d'artiglieria e unità militari - le valsero il nuovo nome disposto da Carlo III, “Piazza di guerra”.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 79-80}}.</ref> {{sf|Le ultime modifiche risalgono infine al [[secondo dopoguerra]]: prima furono demolite le caserme e poi, per effetto dell'espansione della città, è stato ridotto il fossato.}}

Uno dei primi problemi riguardò la manodopera, che fu reclutata inizialmente in modo forzato, tra i contadini di Parma e dei dintorni, nonostante il Duca si fosse raccomandato di non ostacolare le attività agricole già penalizzate dalla carestia; ciò provocò le proteste da parte della comunità e favorì il fenomeno dell'assenteismo, che divenne particolarmente grave verso la fine dell'anno, quando non si presentò quasi un migliaio di unità, corrispondente a circa un terzo dei lavoratori impiegati nel cantiere.<ref name="Adorni 1989 472-473">{{cita|Adorni 1989|pp. 472-473.}}</ref><ref name="Casa 127">{{cita|Casa 1897|p. 127.}}</ref><ref name="Conforti 73">{{cita|Conforti 1982|p. 73.}}</ref><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 164.}}</ref>

Inoltre, si rivelò presto disastrosa la scelta di ordinare i mattoni a vari fornaciai della zona senza porre limiti alle quantità prodotte da ciascuno; ciò comportò una rincorsa tra i vari fornitori per produrre il maggior numero di laterizi nel minor tempo possibile, a scapito della qualità che risultò fortemente compromessa.<ref name="Adorni 1989 472"/><ref name="Casa 127"/><ref name="Conforti 73"/>

Numerosi furono poi gli errori nell'approvvigionamento dei materiali, che, a causa anche di frequenti ruberie, risultarono spesso scadenti e insufficienti, tanto che fu ripetutamente necessario procedere con nuovi ordini, fino a raddoppiare e, in alcuni casi, triplicare le quantità previste inizialmente.<ref name="Adorni 1989 472-473"/><ref name="Casa 132">{{cita|Casa 1897|p. 132.}}</ref> Le frodi riguardarono anche il cibo destinato ai lavoratori, tanto da provocare ulteriori rallentamenti alle opere; tra i manovali furono infatti frequenti le [[Dissenteria|dissenterie]], causate dal pane prodotto con miscele di [[Triticum|grano]] e [[Lolium|loglio]].<ref name="Casa 132"/><ref>{{cita|Adorni 1989|p. 473.}}</ref>

I contrasti che divisero lo Stirpio dal Pico e dal Tagliaferri, iniziati già nelle prime fasi dell'intervento, a causa dei sempre maggiori problemi si inasprirono nei mesi successivi, con un continuo rimpallo reciproco di accuse e di provocazioni; nella disputa si inserirono anche i collaboratori, mentre Ranuccio Farnese, richiamato più volte dal padre nelle Fiandre, non riuscì a seguire il cantiere.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 132-135.}}</ref><ref name="Conforti 72-73"/> In sua sostituzione fu inviato a Parma il duca di [[Latera]] [[Mario I Farnese]], che rilevò la pesante situazione di disordine e, per limitare le frodi, modificò i contratti di approvvigionamento dei materiali, oltre a rinnovare la fiducia al Tagliaferri e al Bonino.<ref>{{cita|Papagno 1982|p. 166.}}</ref>
[[File:Pianta della città di Parma (Smeraldo Smeraldi) - 1592.jpg|miniatura|sinistra|Pianta della città di Parma eseguita da [[Smeraldo Smeraldi]] nel 1592.]]
Ciò non bastò e anzi il livello di scontro divenne grave a tal punto da spingere lo Smeraldi, nei primi mesi del 1592, a scrivere più volte al Duca denunciando la pesantissima situazione e le ruberie; in particolare, l'ingegnere rilevò problematiche nella gestione delle paghe ai guastatori, nell'esecuzione dell'opera, nell'approvvigionamento della calce, dei mattoni, delle pietre e del legname, nella fornitura del cibo e nel forte assenteismo da parte dei lavoratori, accusando di incapacità il Tagliaferri.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 195-196.}}</ref><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 135-140.}}</ref> Quest'ultimo riuscì a discolparsi, mentre le responsabilità furono scaricate interamente sullo Stirpio, che fu convinto da Alessandro a rinunciare all'incarico e a rientrare nelle Fiandre; successivamente, i funzionari della Camera Ducale divennero soprintendenti alle opere, mentre fu nominato direttore dei lavori Genesio Bresciani, che confermò i vari collaboratori già presenti.<ref name="Conforti 72-73"/><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 167.}}</ref><ref>{{cita|Casa 1897|p. 140.}}</ref>

Dopo l'allontanamento dello Stirpio la situazione si tranquillizzò.<ref name="Conforti 73"/> La manodopera fu da allora assunta a [[cottimo]] direttamente dai funzionari ducali, senza sottrarre forza lavoro all'agricoltura, mentre i mattoni iniziarono a essere prodotti sul posto a parità di prezzo finale rispetto ai fornaciai esterni, anche se ciò comportò varie speculazioni da parte delle famiglie patrizie cittadine che si garantirono l'approvvigionamento dei laterizi e di altri materiali<ref group="N">Secondo gli storici Giuseppe Papagno e Marzio Achille Romani, le frodi perpetrate ai danni delle finanze del Duca, estese, come da denuncia dello Smeraldi, a tutte le attività del cantiere, potrebbero essersi verificate a tale livello di gravità soltanto se a esserne responsabili fossero stati i funzionari della Camera Ducale, gli Anziani, i magistrati e alcuni degli ingegneri conniventi presenti sul cantiere; ciò spiegherebbe le tensioni con lo Stirpio e lo Smeraldi, estranei a tali ruberie, e lo scaricamento di ogni accusa sul primo, tanto da provocarne l'allontanamento. Vedi {{cita|Papagno 1982|pp. 197-199.}}</ref>.<ref name="Adorni 1989 472-473"/><ref name="Conforti 73"/><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 183.}}</ref>

Il cantiere in quel momento era ancora lontano dal completamento, in quanto mancavano ancora gli [[Spalto|spalti]] di tre [[baluardi]], i coronamenti dell'intera cinta muraria, gli speroni, i ponti dei due accessi e tutti gli edifici interni; dai resoconti si evidenziavano anche le carenze di quanto già costruito, che in parte presentava già vari cedimenti.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 171-172.}}</ref> Gli alti costi, complessivamente raddoppiati rispetto al primo preventivo, costrinsero a ridurre drasticamente il numero di operai, che passò dalle circa 3000 unità del 1591 alle 600 dell'anno seguente; dal cantiere continuarono a pervenire richieste di fondi per i materiali e la manodopera, che il Duca, rimasto a corto di denaro, fu costretto a reperire chiedendo ripetutamente prestiti a vari banchieri<ref group="N">Al termine delle opere, come da rendiconti del 1607, l'ammontare totale dei costi di costruzione della Cittadella risultò pari a {{formatnum:496838}} [[Scudo (moneta)|scudi]] parmigiani, {{formatnum:373957}} dei quali furono chiesti in prestito dal Duca. Vedi {{cita|Adorni 1989|p. 482.}}</ref>.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 184-193.}}</ref>
[[File:Ranuccio I Farnese, Duke of Parma by Cesare Aretusi.jpg|miniatura|verticale|[[Ranuccio I Farnese|Ranuccio Farnese]] in un ritratto di [[Cesare Aretusi]] (primi anni del XVII secolo).]]
Il 3 dicembre 1592 Alessandro morì ad [[Arras]] e conseguentemente divenne nuovo duca il figlio Ranuccio, che, acquisiti i pieni poteri, si interessò attivamente del cantiere, informandosi con continuità attraverso le persone di fiducia presenti.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 146-147.}}</ref> In quel periodo furono completati i terrapieni, mentre la realizzazione delle murature iniziò nel 1594, quando fu demolita la rocchetta di Porta Nuova per riutilizzare i mattoni nella Cittadella, e terminò l'anno seguente.<ref>{{cita|Papagno 1982|pp. 173, 185.}}</ref>

Tra il 1595 e il 1598 furono eseguiti i principali lavori di finitura, tra cui, a partire dal 1596, la realizzazione da parte di Giambattista Carra della porta monumentale in pietra di [[Angera]] e in pietra di Miarolo, progettata da [[Simone Moschino]] e completata agli inizi del secolo successivo.<ref name="Conforti 72"/><ref>{{cita|Papagno 1982|p. 185.}}</ref><ref>{{cita|Adorni 2020|p. 56.}}</ref><ref name="Adorni 2020 56">{{cita|Adorni 2020|p. 56.}}</ref>

Non esistono prove certe che la fortezza realizzata corrispondesse con esattezza a quella progettata da Alessandro Farnese, in quanto, nonostante le ripetute raccomandazioni da parte del Duca, nell'esecuzione furono apportate alcune modifiche relative alle modalità di costruzione da parte degli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Smeraldo Smeraldi; quest'ultimo, noto cartografo, realizzò inoltre per conto del sovrano numerosi e dettagliati disegni relativi all'opera e alle sue parti, nonché nel 1592 la planimetria di Parma, in cui compare anche la nuova Cittadella.<ref name="Conforti 73"/>

=== XVII secolo ===
La Cittadella fu fin da subito utilizzata come carcere cittadino; tra i primi prigionieri che ospitò ci fu per un breve periodo nel 1612, prima del suo trasferimento alla Rocchetta e della successiva esecuzione, la contessa [[Barbara Sanseverino]], condannata a morte con l'accusa di aver tramato contro Ranuccio Farnese organizzando, insieme a numerosi altri nobili del Parmense, una [[cospirazione]] ai suoi danni, nota come "congiura dei feudatari".<ref name="Conforti 70"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 154-164.}}</ref>

Dopo la morte di Ranuccio I nel 1622, divenne duca il figlio [[Odoardo I Farnese|Odoardo I]], che, a causa della minore età, fino al 1626 fu affiancato dal cardinale Odoardo Farnese, fratello di suo padre, in qualità di reggente; prima lo zio e poi il nipote fecero apportare vari lavori di restauro alla fortezza, che, dopo la rottura dell'alleanza storica col [[regno di Spagna]] in favore del [[regno di Francia]], per paura di attacchi fu significativamente equipaggiata con nuovi armamenti e truppe.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 74.}}</ref><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 165-167.}}</ref>

Il figlio di Odoardo, [[Ranuccio II Farnese|Ranuccio II]], gli succedette dopo la sua scomparsa nel 1646; anche il nuovo duca, timoroso di possibili scontri con gli eserciti papali per il possesso del [[ducato di Castro]], proseguì nell'opera di potenziamento difensivo della Cittadella.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 74-75.}}</ref><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 167-168.}}</ref>

=== XVIII secolo ===
[[File:Città di Parma (Pietro Sardi) - 1782.jpg|miniatura|sinistra|Pianta della città di Parma eseguita da Pietro Sardi nel 1782.]]
Dopo la morte di Ranuccio II nel 1694, fu nominato nuovo duca il figlio [[Francesco Farnese|Francesco]], che governò fino al 1727, quando gli succedette il fratello [[Antonio Farnese|Antonio]]; durante i loro ducati, la fortezza non subì interventi significativi e continuò a essere utilizzata come caserma e carcere.<ref name="Conforti 75">{{cita|Conforti 1982|p. 75.}}</ref><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 169-174.}}</ref>

Cinque giorni dopo la scomparsa di Antonio senza eredi diretti nel gennaio 1731, le truppe [[Sacro Romano Impero|imperiali]] provenienti da [[Milano]] irruppero a Parma e occuparono temporaneamente la Cittadella, in attesa dell'eventualità che [[Enrichetta d'Este]], vedova di Antonio, partorisse un figlio, ma la duchessa risultò dopo pochi mesi non essere incinta.<ref name="Conforti 75"/><ref name="Casa 173">{{cita|Casa 1897|p. 173.}}</ref><ref name="Enciclopedia di Parma 26">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 26.}}</ref> In forza del [[trattato di Siviglia]], il ducato passò al nipote [[Carlo III di Spagna|Carlo I di Borbone]], figlio della cognata [[Elisabetta Farnese]] e del re di Spagna [[Filippo V di Spagna|Filippo V]]; data la minore età del sovrano, furono nominati reggenti [[Dorotea Sofia di Neuburg]], vedova di Francesco Farnese, e il [[granduca di Toscana]] [[Gian Gastone de' Medici]].<ref name="Enciclopedia di Parma 26"/>

Soltanto tre anni dopo, nell'ambito della [[guerra di successione polacca]], Carlo I, in testa al suo esercito, si diresse a [[Napoli]], che conquistò, mentre l'esercito austriaco mosse contro Parma, presidiata dalle truppe franco-[[Regno di Sardegna|piemontesi]], che presero possesso della Cittadella.<ref name="Casa 173"/><ref name="Enciclopedia di Parma 26"/> Teatro della sanguinosa [[battaglia di San Pietro]], che si risolse con la sconfitta imperiale, fu la zona della Crocetta, a ovest della città, mentre la fortezza fu risparmiata dagli scontri.<ref name="Casa 173"/><ref name="Enciclopedia di Parma 26"/> La guerra proseguì a livello europeo e due anni dopo, sulla base degli accordi preliminari di pace, il ducato fu ceduto a [[Carlo VI d'Asburgo]].<ref name="Casa 173"/><ref name="Enciclopedia di Parma 26"/>

Nel 1740 ebbe inizio la [[guerra di successione austriaca]], che non risparmiò le terre emiliane; nel 1744 il ducato di Parma e Piacenza fu diviso tra il regno di Sardegna e il ducato di Milano, ma l'anno seguente le truppe spagnole ripresero possesso della capitale.<ref name="Enciclopedia di Parma 26"/> Il 21 aprile 1746 l'esercito austriaco tornò a Parma, pronto al conflitto; le milizie di Filippo V, in netta inferiorità numerica, abbandonarono la città, lasciando solo un piccolo presidio nella Cittadella; nella notte i soldati imperiali penetrarono nel centro abitato e assediarono la fortezza, che si arrese dopo poche ore di cannonante e scontri.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 174-175.}}</ref> Nel 1748, con la firma del [[Trattato di Aquisgrana (1748)|trattato di Aquisgrana]], il ducato fu restituito ai [[Borbone]] e fu nominato nuovo sovrano [[Filippo I di Parma|Filippo I]], fratello di Carlo I, che ridusse la Cittadella a una grande caserma.<ref name="Enciclopedia di Parma 26"/><ref>{{cita|Casa 1897|p. 175.}}</ref>

Nel frattempo, una perizia stilata nel 1747 dall'ingegner Borelli rilevò vari danni dovuti all'età e all'imperizia della realizzazione della fortezza; tra i problemi più evidenti, furono segnalati il crollo di un ampio tratto di muro nel bastione di San Francesco, il cedimento di alcune porzioni di muratura nei bastioni di Santa Maria e di San Giovanni e la rovina di parte del parapetto di coronamento del bastione di Sant'Alessandro.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 75-76.}}</ref>

Alla scomparsa di Filippo nel 1765, gli succedette il figlio [[Ferdinando I di Parma|Ferdinando I]], che governò per anni senza che si verificassero eventi di particolare rilievo, fino al 1796, quando l'esercito [[Napoleone|napoleonico]] occupò temporaneamente Piacenza.<ref>{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|pp. 30-31.}}</ref>

=== XIX secolo ===
Nel 1801, dopo la firma del [[trattato di Lunéville]], il ducato fu nuovamente invaso dalle truppe francesi, che presero possesso anche della Cittadella.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 175-177.}}</ref><ref name="Enciclopedia di Parma 31">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 31.}}</ref> Dopo la morte del Duca nel 1802 forse per [[avvelenamento]], lo Stato fu amministrato per tre anni da [[Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry]], prima dell'annessione all'[[Primo Impero francese|Impero francese]] come [[dipartimento del Taro]].<ref name="Enciclopedia di Parma 31"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 175-177.}}</ref> In quel periodo la fortezza, oltre che come caserma, fu utilizzata come sede per le esecuzioni capitali; in particolare nel 1806 il generale [[Jean-Andoche Junot]], in qualità di governatore di Parma, represse con violenza le ribellioni degli abitanti dell'[[Appennino piacentino]], incendiando i villaggi e condannando a morte numerosi rivoltosi, che furono fucilati nei fossati della Cittadella; la stessa sorte fu subita alcuni mesi dopo da quindici disertori napoletani.<ref name="Enciclopedia di Parma 31"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 177-180.}}</ref> Durante il dominio francese la chiesa cinquecentesca che sorgeva al centro della fortificazione, intitolata alla [[beata Vergine del Rosario]] e dotata di cinque altari, fu sconsacrata.<ref name="Marcheselli 2006 215">{{cita|Marcheselli 2006|p. 215.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|p. 138.}}</ref>
[[File:Marie-Louise of Austria, Duchess of Parma.jpg|miniatura|verticale|[[Maria Luigia]] in un ritratto di [[Giovan Battista Borghesi]] (1837).]]
Dopo la disfatta di Napoleone e il suo esilio all'[[isola d'Elba]], le truppe [[Impero austriaco|austriache]] di [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I]] si insediarono a Parma e presero possesso della Cittadella, ove eressero un [[rivellino]] di fronte all'ingresso principale.<ref>{{cita|Casa 1897|p. 180.}}</ref><ref name="Conforti 78">{{cita|Conforti 1982|p. 78.}}</ref> Nelle fasi alterne successive, altri eserciti passarono per la città, finché, dopo la definitiva sconfitta napoleonica a [[Battaglia di Waterloo|Waterloo]], il [[Congresso di Vienna]] assegnò il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla a [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena]], già imperatrice consorte dei francesi, che fu affiancata, per volere del padre Francesco I, dal generale [[Adam Albert von Neipperg]]; il Conte, che resse le redini dello Stato per conto della Duchessa e divenne suo marito [[Matrimonio morganatico|morganatico]] dopo la morte di Napoleone, destinò la Cittadella a sede del reggimento di [[fanteria]] ducale, nonché teatro di parate ed esercizi militari accessibili anche alla cittadinanza.<ref name="Enciclopedia di Parma 31"/><ref name="Conforti 78"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 180-181.}}</ref> Inoltre, nel 1818 nella fortezza fu istituito un collegio militare.<ref name="Conforti 78"/><ref>{{cita|Casa 1897|p. 181.}}</ref>

Nel 1829 morì Neipperg e gli succedette in qualità di primo ministro il colonnello [[Joseph von Werklein]], che si inimicò presto la cittadinanza.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 181-183.}}</ref><ref name="Enciclopedia di Parma 32">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 32.}}</ref> Due anni dopo i [[Moti del 1830-1831|moti]] partiti dalla Francia interessarono anche Parma, dove i rivoltosi manifestarono contro il Barone, che fuggì, e inneggiarono alla Duchessa, che, spaventata da tanto entusiasmo, si rifugiò a Piacenza.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/> Dopo ventotto giorni di governo provvisorio, la città fu riconquistata dalle truppe [[Impero austriaco|austriache]], inviate da Francesco I, che presero per alcuni anni possesso della Cittadella, mentre Maria Luigia ritornò nella capitale concedendo l'amnistia ai ribelli.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 181-183.}}</ref>

Nel 1833 fu inviato in città in qualità di maggiordomo maggiore di corte [[Charles-René de Bombelles]], che l'anno seguente divenne marito morganatico della Duchessa; il Conte, nominato ministro della difesa, riorganizzò le truppe ducali e si occupò della risistemazione della Cittadella, ove fece riparare tutte le parti ammalorate, fece abbassare gli edifici esistenti in modo che la loro altezza fosse inferiore rispetto a quella delle mura e nel 1842 fece edificare una nuova grande caserma, su progetto dell'architetto [[Nicolò Bettoli]]; inoltre, destinò a campo di Marte la fascia di terreno compresa tra la fortezza e il torrente Parma, a protezione della quale tra il 1845 e il 1847 fu eretto un lungo argine fino al ponte Dattaro.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 153, 183-185.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 79, 129.}}</ref><ref>{{cita|Marcheselli 2007|p. 110.}}</ref>
[[File:1840 map of Parma.jpg|miniatura|sinistra|Pianta della città di Parma eseguita dalla [[Society for the Diffusion of Useful Knowledge]] nel 1840.]]
Maria Luigia morì nel 1847; in base agli accordi del congresso di Vienna, il ducato tornò agli eredi di Ferdinando di Borbone, nelle mani di [[Carlo II di Parma|Carlo II]], che l'anno seguente fu sorpreso dai [[Primavera dei popoli|moti rivoluzionari]].<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref name="Casa 184">{{cita|Casa 1897|p. 184.}}</ref> Il Duca, alleato con gli austriaci, dopo alterne vicende scappò in [[Sassonia]], mentre lo Stato fu annesso al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|regno di Sardegna]]; le truppe piemontesi occuparono la Cittadella, ma dopo la [[Battaglia di Custoza (1848)|sconfitta a Custoza]] furono costrette a lasciare il posto agli austriaci.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref name="Casa 184"/> Il 14 marzo 1849 tornò nuovamente l'esercito piemontese, guidato dal generale [[Alfonso La Marmora]], mentre Carlo II, ancora in Sassonia, abdicò a favore del figlio [[Carlo III di Parma|Carlo III]], che prese possesso della città il 25 agosto di quell'anno, dopo la definitiva [[Battaglia di Novara (1849)|sconfitta dei piemontesi a Novara]].<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref name="Casa 184"/>

Il nuovo duca, appassionato di [[arte militare]], si concentrò sulla Cittadella, che il 22 ottobre 1850, tramite decreto, dichiarò "piazza di Guerra"; tra le disposizioni previste, fu tracciato un perimetro intorno alla fortezza da lasciare completamente privo di edifici e alberi, con l'obbligo di rimuovere tutti quelli presenti.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref>{{cita|Casa 1897|p. 185.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 79-80.}}</ref> Apportò inoltre numerose modifiche alla struttura, tra cui la sopraelevazione dei baluardi verso ovest, la costruzione di un rivellino di fronte alla porta del Soccorso, la realizzazione di un ponte levatoio più grande davanti all'ingresso principale, l'edificazione di una serie di fortilizi e trincee intorno al campo di Marte, l'innalzamento nel 1852 della [[architettura neogotica|neogotica]] chiesa di San Lodovico al centro della piazza centrale e l'aggiunta di numerosi cannoni rivolti verso la città, oltre che di continui nuovi armamenti.<ref name="Marcheselli 2006 215"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 185-186.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|p. 79.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|p. 139.}}</ref>
[[File:Louise d'Artois with her son Roberto I as Regent of Parma.jpg|miniatura|verticale|[[Luisa Maria di Borbone-Francia (1819-1864)|Luisa Maria di Borbone]] e il figlio [[Roberto I di Parma|Roberto I]] in un ritratto di [[Giulio Carlini]] (1854).]]
Carlo III morì assassinato il 26 marzo 1854; la vedova [[Luisa Maria di Borbone-Francia (1819-1864)|Luisa Maria]] nominò il figlio [[Roberto I di Parma|Roberto I]] nuovo duca e, data la sua minore età, assunse la reggenza dello Stato; la Cittadella tornò inizialmente in una situazione più tranquilla rispetto alle frenetiche manovre degli anni precedenti.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 186-187.}}</ref> Tuttavia, la calma apparente durò per breve tempo: soltanto dopo pochi mesi il Governo fu informato di una nuova rivolta che era stata organizzata e reagì con la forza, arrestando e condannando a morte i ribelli, che furono fucilati nella fortezza.<ref name="Enciclopedia di Parma 32"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 187-188.}}</ref>

Negli anni seguenti la Duchessa tentò di riportare la tranquillità in città e, rendendosi neutrale, ruppe l'alleanza con l'Impero austriaco, le cui truppe nel 1857 si allontanarono dalla Cittadella e dal territorio ducale.<ref>{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|pp. 32-33.}}</ref> Nel frattempo, furono eseguiti alcuni importanti interventi nella fortezza; nel 1856, per volere di Luisa Maria, fu innalzata una nuova grande caserma, su progetto dell'ingegnere del [[genio militare]] Filippo Bucci, mentre nel 1858 crollò un ampio tratto della muratura sul lato est della fortificazione, su cui l'anno seguente, dopo la ricostruzione, fu edificata una lunga scuderia, a servizio della quale fu chiuso l'orecchione nord del bastione di San Francesco realizzando al suo interno un ampio ambiente; inoltre, nello stesso periodo il campo di Marte iniziò a essere utilizzato, oltre che per le esercitazioni della cavalleria, anche come sede di fiere di animali.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 153-154.}}</ref><ref name="Marcheselli 2007 111">{{cita|Marcheselli 2007|p. 111.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 131-132.}}</ref>

Gli sforzi della Duchessa non furono però sufficienti a placare la cittadinanza e nel 1859, in seguito allo scoppio della [[seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]], Luisa Maria scappò coi figli inizialmente a [[Brescello]] e poi a [[Mantova]], per rientrare da sola a Parma dopo alcuni giorni; tuttavia, vi rimase soltanto per un mese, perché, dopo la [[Battaglia di Magenta|vittoria franco-piemontese a Magenta]], il 9 giugno lasciò definitivamente lo Stato.<ref>{{cita|Casa 1897|p. 188.}}</ref><ref name="Enciclopedia di Parma 33">{{cita|Enciclopedia di Parma 1999|p. 33.}}</ref> Nella fortezza, in un clima di fortissima tensione, si radunarono tutte le truppe ducali, guidate dal generale Antonio Crotti, che, per evitare uno spargimento di sangue, nella notte si allontanò con l'intero esercito alla volta di Mantova, abbandonando la Cittadella vuota.<ref name="Enciclopedia di Parma 33"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 188-191.}}</ref> La [[Guardia nazionale italiana|guardia nazionale piemontese]] prese possesso della struttura, che fino al termine definitivo del conflitto fu trasformata in un grande [[arsenale]] per la produzione di armamenti.<ref>{{cita|Casa 1897|pp. 191-192.}}</ref>

L'ex ducato fu inizialmente annesso alle [[regie province dell'Emilia]], per poi essere unito al [[Regno d'Italia (1861-1946)|regno d'Italia]] in seguito al [[plebiscito delle provincie dell'Emilia del 1860|plebiscito dell'11 marzo 1860]].<ref name="Enciclopedia di Parma 33"/> Il re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] visitò Parma e la Cittadella il 6 e 7 maggio seguenti.<ref>{{cita|Casa 1897|p. 193.}}</ref>

=== XX secolo ===
[[File:Parma - Facciata Cittadella.jpg|miniatura|sinistra|L'ingresso monumentale nel 1909.]]
La Cittadella continuò a essere utilizzata come caserma, intitolata ad Alessandro Farnese, anche nei primi decenni del XX secolo; durante la [[prima guerra mondiale]] divenne la sede del distretto militare cittadino, nonché il principale alloggiamento dei soldati del circondario.<ref>{{cita|Marcheselli 2006|p. 214.}}</ref><ref>{{cita|Storia di Parma 2017|p. 45.}}</ref> Nel frattempo, nel campo di Marte dal 1861 le fiere del bestiame erano state accompagnate da corse dei cavalli e altre manifestazioni; in seguito alla demolizione nel 1901 di Porta Nuova, nel 1910 la vasta area fu ceduta al Comune di Parma, che vi realizzò una lottizzazione residenziale; nei tre decenni seguenti vi furono costruiti, oltre a numerosi villini privati, alcuni grandi edifici aperti al pubblico, tra cui il [[Seminario minore (Parma)|seminario minore]], la Casa del Balilla e la chiesa del Sacro Cuore.<ref name="Marcheselli 2007 111"/><ref>{{cita|Conforti 1982|p. 147.}}</ref> Il fossato a nord-est del bastione di San Giovanni Battista, a ridosso di via Racagni, fu invece acquistato dall'[[Università degli Studi di Parma]], che, attraverso i [[Gruppi Universitari Fascisti]], vi realizzò il circolo della Raquette, con alcuni [[campi da tennis]] e un locale da ballo<ref group="N">Nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] il circolo fu donato al Comune di Parma, che nel 1946 lo affidò in gestione al [[CUS Parma]]. Vedi {{cita news|autore=Lorenzo Sartorio|url=https://www.gazzettadiparma.it/archivio-bozze/2021/12/09/news/raquette-quel-circolo-tra-tennis-e-mondanita-603589/|titolo=Raquette, quel circolo tra tennis e mondanità|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=30 aprile 2018|accesso=18 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240318005933/https://www.gazzettadiparma.it/archivio-bozze/2021/12/09/news/raquette-quel-circolo-tra-tennis-e-mondanita-603589/}}</ref>.<ref name="Marcheselli 2006 215"/><ref>{{cita news|autore=Lorenzo Sartorio|url=https://www.gazzettadiparma.it/archivio-bozze/2021/12/09/news/raquette-quel-circolo-tra-tennis-e-mondanita-603589/|titolo=Raquette, quel circolo tra tennis e mondanità|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=30 aprile 2018|accesso=18 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240318005933/https://www.gazzettadiparma.it/archivio-bozze/2021/12/09/news/raquette-quel-circolo-tra-tennis-e-mondanita-603589/}}</ref>

Durante la [[seconda guerra mondiale]] nella fortezza fu dislocato il deposito del [[Reggimento "Cavalleggeri Guide" (19º)|19º Reggimento "Cavalleggeri Guide"]].<ref name="resistenzamappe">{{cita web|url=https://resistenzamappe.it/parma/pr_repressione/cittadella_di_parma|titolo=Cittadella di Parma|accesso=17 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240317001230/https://resistenzamappe.it/parma/pr_repressione/cittadella_di_parma}}</ref> In seguito all'[[armistizio di Cassibile]], nella notte dell'8 settembre 1943 il [[1. SS-Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler"|I battaglione del 1. reggimento Grenadier "Leibstandarte SS Adolf Hitler"]] giunse a Parma e attaccò i principali presidi militari, tra cui la Cittadella; colpi di [[Mortaio (arma)|mortaio]] furono sparati contro la fortificazione, mentre un carro armato sfondò il portone dell'ingresso monumentale, vincendo facilmente la resistenza dello sparuto gruppo di soldati posti a presidio.<ref name="resistenzamappe"/><ref>{{cita|Storia di Parma 2017|p. 201.}}</ref><ref name="istitutostoricoparma">{{cita web|url=https://www.istitutostoricoparma.it/storia-digitale/parma-in-guerra/occupazione-militare|titolo=Occupazione militare|accesso=17 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240316234458/https://www.istitutostoricoparma.it/storia-digitale/parma-in-guerra/occupazione-militare}}</ref>
[[File:Wkroczenie oddziałów Waffen SS do Parmy (2-2099).jpg|miniatura|La [[1. SS-Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler"]] diretta all'ingresso monumentale il 9 settembre 1943.]]
Nei tre giorni seguenti, circa 7000 soldati italiani furono catturati e, in vista della loro deportazione in [[Germania nazista|Germania]] l'11 settembre, ammassati nella Cittadella, che nei mesi seguenti divenne l'acquartieramento di alcuni reparti della [[Wehrmacht]]; numerosi edifici e villette private posti nei dintorni della fortezza, nel perimetro compreso tra lo [[stradone Martiri della Libertà]], viale Duca Alessandro, viale San Martino e viale Rustici, furono requisiti e adibiti a uffici amministrativi, abitazioni degli ufficiali e cliniche destinati all'esercito tedesco.<ref name="istitutostoricoparma"/><ref>{{cita|Storia di Parma 2017|p. 227.}}</ref> Nel corso del conflitto, la porta del Soccorso subì dei significativi danni, perdendo anche la decorazione originaria in [[granito]] del portale.<ref name="Conforti 72"/>

Nel 1946, dopo la fine della guerra, la Cittadella perse le funzioni militari; il Comune di Parma mostrò interesse a entrare in possesso della struttura e, dopo alcuni anni in cui parte degli spazi interni fu destinata a campi coltivati e frutteti, la acquistò dal [[Ministero della difesa]] per trasformarla in un parco pubblico.<ref>{{cita|Storia di Parma 2017|p. 312.}}</ref><ref name="bbcc">{{cita web|url=https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=197001|titolo=Parco della Cittadella|accesso=17 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240316233635/https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=197001}}</ref> Quasi tutti gli edifici furono demoliti, a eccezione di una delle antiche caserme che fu trasformata in [[ostello per la Gioventù]], mentre nella spianata furono tracciati i viali e i campi sportivi; nei decenni seguenti la struttura iniziò inoltre a essere utilizzata per ospitare un [[luna park]] nel periodo primaverile, oltre a svariati eventi e spettacoli.<ref name="bbcc"/><ref name="Marcheselli 216">{{cita|Marcheselli 2006|p. 216.}}</ref> Nel 1985 l'antico fossato a ovest a ridosso dei giardini privati, abbandonato e invaso dalla vegetazione spontanea, fu ripulito.<ref name="Marcheselli 2006 215"/>


=== XXI secolo ===
=== XXI secolo ===
Nel 2008, in vista della ristrutturazione complessiva della Cittadella, furono avviati, su iniziativa del Comune, i lavori di risistemazione del bastione di Santa Maria, chiuso da più di trent'anni e invaso da piante infestanti; il baluardo, in cui furono recuperate le antiche strutture militari, fu riaperto nel 2010.<ref name="bbcc"/><ref name="comune">{{cita web|url=https://www.comune.parma.it/notizie/comunicato-stampa_2010-6-16_425.aspx|titolo=Cittadella, inaugurato il bastione Santa Maria|data=16 giugno 2010|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319001003/https://www.comune.parma.it/notizie/comunicato-stampa_2010-6-16_425.aspx}}</ref><ref>{{cita news|autore=Gian Luca Zurlini|url=https://www.gazzettadiparma.it/home/2022/01/21/news/cittadella-bastione-transennato-da-novembre-621835/|titolo=Cittadella, bastione transennato da novembre|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=21 gennaio 2022|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319021232/https://www.gazzettadiparma.it/home/2022/01/21/news/cittadella-bastione-transennato-da-novembre-621835/}}</ref> Nel frattempo, nel 2009 fu presentato il progetto di restauro dell'intera fortezza, redatto dallo studio [[Guido Canali|Canali]], in seguito al quale nel 2011 fu rimossa la vegetazione spontanea cresciuta lungo i camminamenti perimetrali, che minava la stabilità della muratura esterna; furono poi piantumati circa 700 nuovi alberi e arbusti lungo i viali.<ref>{{cita news|url=http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/9/28594/Restauro_delle_mura_e_nuovi_impianti_sportivi:_presentata_la_Cittadella_del_futuro.html|titolo=Restauro delle mura e nuovi impianti sportivi: presentata la Cittadella del futuro|pubblicazione=gazzettadiparma.it|data=3 ottobre 2010|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131111053631/http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/9/28594/Restauro_delle_mura_e_nuovi_impianti_sportivi:_presentata_la_Cittadella_del_futuro.html}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.parmatoday.it/cronaca/cittadella-piantati-alberi-nuovo-parco.html|titolo=Cittadella, completato il nuovo parco: piantati oltre 700 alberi|pubblicazione=www.parmatoday.it|data=9 marzo 2011|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210308213413/https://www.parmatoday.it/cronaca/cittadella-piantati-alberi-nuovo-parco.html}}</ref> Fu inoltre avviato il cantiere di rifacimento dell'edificio che ospitava l'ostello, che, dopo alcuni anni di pausa, fu completato nel 2020 e trasformato in uno spazio destinato a giovani con [[disabilità]], denominato Lostello e dotato di una libreria, un bar e un negozio.<ref>{{cita news|url=https://www.parmapress24.it/2019/04/15/cittadella-dei-ragazzi-approvato-il-progetto-per-lex-ostello/|titolo="Cittadella dei ragazzi", approvato il progetto per l'ex Ostello|pubblicazione=www.parmapress24.it|data=15 aprile 2019|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319011741/https://www.parmapress24.it/2019/04/15/cittadella-dei-ragazzi-approvato-il-progetto-per-lex-ostello/}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/12/02/gallery/inaugurato-lostello-della-cittadella-foto-309791/|titolo=Inaugurato Lostello della Cittadella - Foto|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=18 gennaio 2020|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319013918/https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/12/02/gallery/inaugurato-lostello-della-cittadella-foto-309791/}}</ref><ref name="parmatoday.it 2020">{{cita news|url=https://www.parmatoday.it/attualita/in-cittadella-taglio-del-nastro-per-lostello.html|titolo=In Cittadella taglio del nastro per Lostello|pubblicazione=www.parmatoday.it|data=18 gennaio 2020|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319015949/https://www.parmatoday.it/attualita/in-cittadella-taglio-del-nastro-per-lostello.html}}</ref>
[[File:Parco Cittadella di Parma.jpg|sinistra|miniatura|Parco Cittadella]]
[[File:Cittadella di Parma - ingresso monumentale 3 2019-09-30.jpg|miniatura|sinistra|L'ingresso monumentale nel 2019.]]
==== Restauro ====
Nel frattempo, su richiesta del Comune, nel 2017 fu redatto dallo studio Iotti + Pavarani Architetti un nuovo progetto di riqualificazione dell'intera Cittadella.<ref>{{cita news|autore=Alessandro Trentadue|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2017/04/21/news/parma_ecco_il_restyling_della_cittadella-163562931/|titolo=Parma, ecco il restyling della Cittadella|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=21 aprile 2017|accesso=20 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319234727/https://parma.repubblica.it/cronaca/2017/04/21/news/parma_ecco_il_restyling_della_cittadella-163562931/}}</ref> Tra il 2018 e il 2019 fu restaurato l'ingresso monumentale, sia nelle due facciate sia nell'androne interno.<ref>{{cita news|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2018/09/26/foto/parma_iniziato_il_restauro_dell_ingresso_principale_della_cittadella-207414711/1/|titolo=Parma, iniziato il restauro dell'ingresso principale della Cittadella|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=26 settembre 2018|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319022147/https://parma.repubblica.it/cronaca/2018/09/26/foto/parma_iniziato_il_restauro_dell_ingresso_principale_della_cittadella-207414711/1/}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/24899-parma-terminati-i-lavori-al-portale-monumentale-della-cittadella-foto|titolo=Parma: terminati i lavori al portale monumentale della Cittadella|pubblicazione=www.gazzettadellemilia.it|data=9 settembre 2019|accesso=19 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319021953/https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/24899-parma-terminati-i-lavori-al-portale-monumentale-della-cittadella-foto}}</ref> I restanti interventi previsti, riguardanti il rifacimento delle pavimentazioni e dell'impianto di illuminazione, lo spostamento dei campi sportivi e delle aree di gioco per bambini e la realizzazione di uno [[skatepark]], di un percorso podistico attrezzato, di un'arena all'aperto e di un nuovo ingresso affacciato su via Racagni, furono invece sospesi a causa delle proteste di numerosi cittadini; nel 2021 furono stralciate le ultime quattro opere, mentre alla fine del 2023 fu deciso dall'amministrazione comunale di non procedere col trasferimento dei campi da basket, confermando solo i lavori riguardanti la risistemazione del viale d'ingresso principale e degli spazi adiacenti e la realizzazione di una nuova area giochi a lato della strada d'accesso secondaria.<ref>{{cita news|url=https://www.parmatoday.it/politica/cittadella-dalla-tana-fra-progetti-inattuati-e-poca-manutenzione-arriva-il-luna-park.html|titolo=Cittadella, Dalla Tana: "Fra progetti inattuati e poca manutenzione arriva il Luna Park"|pubblicazione=www.parmatoday.it|data=25 maggio 2023|accesso=20 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319235049/https://www.parmatoday.it/politica/cittadella-dalla-tana-fra-progetti-inattuati-e-poca-manutenzione-arriva-il-luna-park.html}}</ref><ref name="parma.repubblica.it 2023">{{cita news|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2023/09/19/news/cittadella_i_campi_da_basket_restano_dove_sono_ritirato_il_progetto_e_il_finanziamento_di_600mila_euro-415055264/|titolo=Cittadella, i campi da basket restano dove sono. Ritirato il progetto e il finanziamento di 600mila euro|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=20 settembre 2023|accesso=20 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240319235144/https://parma.repubblica.it/cronaca/2023/09/19/news/cittadella_i_campi_da_basket_restano_dove_sono_ritirato_il_progetto_e_il_finanziamento_di_600mila_euro-415055264/}}</ref>
La Cittadella è stata restaurata nel 2009 su input del Comune di [[Parma]], con un progetto realizzato dallo Studio Canali<ref name="restauro">{{cita web|url= http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/9/28594/Restauro_delle_mura_e_nuovi_impianti_sportivi:_presentata_la_Cittadella_del_futuro.html|titolo= ''Restauro delle mura e nuovi impianti sportivi: presentata la Cittadella del futuro''|opera= [[Gazzetta di Parma]]|data= 3 ottobre 2009|accesso= 8 settembre 2012|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20131111053631/http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/9/28594/Restauro_delle_mura_e_nuovi_impianti_sportivi:_presentata_la_Cittadella_del_futuro.html|urlmorto= sì}}</ref>. Il progetto, che puntava a introdurre servizi per i cittadini all'interno della struttura storica tutelandone gli aspetti architettonici minacciati dalla vegetazione, si soffermò sul [[Statica|consolidamento statico]] dei [[bastione|bastioni]] e sul [[restauro|ripristino conservativo]] degli atrii addossati alle due porte monumentali.<ref name=restauro/>

== Descrizione ==
[[File:Piantina Cittadella di Parma.svg|miniatura|Pianta della Cittadella.]]
La Cittadella, estesa su una superficie di quasi 12 [[ettari]], si sviluppa su una pianta pentagonale, con cinque [[baluardi]] alle estremità dotati di orecchioni squadrati; fa eccezione il bastione di San Francesco, in cui l'orecchione nord, presente all'epoca della costruzione, fu eliminato a metà del XIX secolo.<ref name="Conforti 70"/><ref name="Casa 149">{{cita|Casa 1897|p. 149.}}</ref><ref name="Papagno 160">{{cita|Papagno 1982|p. 160.}}</ref> Due sono gli ingressi: quello principale si trova a metà del lato nord, mentre quello secondario, noto come porta del Soccorso, è collocato al centro del lato sud-ovest.<ref name="Conforti 70"/><ref name="Papagno 160"/> Intorno alla fortezza, si allunga perimetralmente l'ampio fossato asciutto, fino al XIX secolo complessivamente esteso per quasi 13 ettari e significativamente ridotto in seguito all'espansione della città.<ref name="Conforti 70"/><ref name="Casa 149"/><ref name="Papagno 160"/>

La struttura è costituita da un lungo terrapieno rivestito esternamente con una muratura continua in mattoni, con andamento a [[scarpa (architettura)|scarpa]], alta all'incirca {{val|10|ul=m}} rispetto al fondo del fossato e sprovvista di [[Merlo (architettura)|merlatura]] di coronamento; il paramento è privo di aperture, a eccezione delle grandi cannoniere affiancate poste all'interno degli orecchioni, che si conservano integre soltanto nel bastione di Santa Maria verso nord-est e nel bastione di San Giovanni Battista verso sud-est; ai lati degli orecchioni, sono inoltre ancora visibili alcuni merloni in sommità, posti anticamente a protezione delle artiglierie.<ref name="Papagno 160"/><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 160-168.}}</ref> All'estremità del bastione di Santa Maria si conserva un breve tratto delle antiche mura cittadine, che collegavano la Cittadella alla non distante Porta Nuova, ricostruita alla fine del XVI secolo insieme alla fortezza.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 167.}}</ref>

=== Porte ===
==== Ingresso monumentale ====
[[File:Cittadella (Parma) - ingresso monumentale 1 2022-08-06.jpg|miniatura|sinistra|Ingresso monumentale.]]
L'ingresso principale sorge al centro del lato nord, verso il centro cittadino, ed è preceduto da un ponte a nove arcate ribassate, delimitato da una ringhiera metallica aggiunta nel XIX secolo; alla struttura in muratura si aggiunge un'ulteriore campata lignea sul luogo dell'antico [[ponte levatoio]], suddivisa in tre parti corrispondenti ai tre accessi.<ref name="bbcc"/><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 72, 164.}}</ref>

La simmetrica facciata [[Architettura manierista|manierista]], interamente rivestita in pietra di [[Angera]] e in pietra di Miarolo riccamente scolpite, è suddivisa orizzontalmente in tre ordini.<ref name="Adorni 2020 56"/><ref name="Casa 150">{{cita|Casa 1897|p. 150.}}</ref> Il livello inferiore presenta tre portali d'ingresso ad [[arco a tutto sesto]], di cui quello centrale più ampio delimitato da una cornice [[Strombatura|strombata]] in [[bugnato]]; gli ingressi sono affiancati da coppie di [[lesene]] bugnate a fasce, coronate da [[frontoni]] circolari, mentre alle estremità si ergono altre due lesene a strisce orizzontali.<ref name="Adorni 2020 56"/><ref name="Casa 150"/> Superiormente si staglia nel mezzo, all'interno di una cornice ovale, un grande stemma marmoreo dei [[Farnese]], realizzato in [[marmo di Carrara]] dallo scultore Achille Turbati, collaboratore del Moschino; a fianco si trovano due alte fessure che originariamente ospitavano i [[bolzone|bolzoni]] del ponte levatoio centrale; ai lati, in corrispondenza dei portali secondari si aprono due [[bifore]] a tutto sesto, scandite dalle fessure dei bolzoni dei ponti esterni e delimitate da coppie di [[paraste]] coronate da [[Erma (scultura)|erme]], a sostegno della [[trabeazione]] spezzata.<ref name="Adorni 2020 56"/><ref name="Casa 150"/> In sommità, differentemente dal progetto originario del Moschino che prevedeva una [[loggia]] coperta, si eleva un frontone rettangolare in mattoni, sormontato nel mezzo da un [[fastigio]] semicircolare e ai lati da due piccoli [[busti]].<ref name="Conforti 71-72"/><ref>{{cita|Casa 1897|pp. 150-152.}}</ref>
[[File:Ingresso della cittadella.JPG|miniatura|Ponte d'accesso alla porta monumentale.]]
All'interno l'androne a tre navate, di cui la centrale [[volta a botte|voltata a botte]], accoglie su un lato una grande stele marmorea [[architettura neoclassica|neoclassica]], coronata da un frontone triangolare con due [[acroteri]] alle estremità; nel mezzo della lastra, sotto a un [[Medaglione (architettura)|medaglione]] raffigurante il conte Neipperg, è incisa l'epigrafe: "Al conte Alberto di Neipperg, tenente maresciallo austriaco, gli Uffiziali di tutte le milizie parmigiane, che l'ebbero per XIV anni, Capo onorevole in guerra, benevolo in pace, fecero del proprio, MDCCCXXVIIII".<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 72, 161.}}</ref> Al livello sovrastante, anticamente destinato a residenza del castellano, si trova un piccolo corpo di fabbrica che si allunga in adiacenza al viale perimetrale superiore; in origine tale struttura, più ampia, era collegata con gli edifici del corpo di guardia, che sorgevano sul retro ai lati della strada d'ingresso.<ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 72, 163.}}</ref>

==== Porta del Soccorso ====
[[File:Cittadella a Parma, ingresso sud, 16-9-2019.jpg|miniatura|sinistra|Porta del Soccorso.]]
La porta del Soccorso sorge al centro del lato sud-ovest, verso la campagna, ed è preceduta da un terrapieno.<ref name="Conforti 72, 173">{{cita|Conforti 1982|pp. 72, 173.}}</ref>

La simmetrica facciata in laterizio, ripristinata nel [[secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] dopo i danni subiti nel corso del conflitto, presenta tre portali d'ingresso ad arco a tutto sesto, di cui quello centrale più ampio, privi delle originarie cornici [[modanatura|modanate]] in [[granito]]; sopra alle entrate secondarie erano anticamente collocati due grandi finti [[cannoni]], anch'essi in granito, uno dei quali, conservatosi integro, è posizionato internamente a lato del viale d'accesso.<ref name="Conforti 72, 173"/>

=== Interno ===
[[File:Citadel Park, Parma (36007721813).jpg|miniatura|Viale d'ingresso dalla porta del Soccorso.]]
All'interno lo spazio, anticamente occupato nel mezzo da un'ampia piazza attorno alla quale si ergeva una serie di edifici destinati a caserme, magazzini, infermerie e prigioni, è dominato dal secondo dopoguerra da vasti prati.<ref name="bbcc"/><ref>{{cita|Casa 1897|p. 152.}}</ref> Due strade collegano le porte al viale pentagonale interno, che, affiancato da alti [[Platanus x hispanica|platani]] in parte secolari, perimetra l'area centrale; cinque rampe rettilinee, delimitate da filari di [[Tilia|tigli]], si ergono dai vertici del poligono per raggiungere in quota, in corrispondenza dei bastioni, le estremità del viale pentagonale esterno, ove formano delle aiuole occupate da quattro [[Cedrus atlantica|cedri dell'Atlante]] e uno [[Gleditsia triacanthos|spino di Giuda]].<ref name="bbcc"/> Alla strada poligonale sui terragli, fiancheggiata da tigli, [[Populus|pioppi]] e [[Robinia|robinie]], si accosta un percorso podistico, che si distacca nei baluardi per seguirne il contorno.<ref name="bbcc"/>

Al livello inferiore, le rampe e i viali suddividono il prato in grandi trapezi.<ref name="bbcc"/> L'area giochi, di cui è previsto lo spostamento in un altro settore, si trova ai lati della strada d'ingresso principale; alla sua destra inoltre affiorano alcuni tratti delle fondazioni della cinquecentesca chiesa della Beata Vergine del Rosario, mentre di fronte è collocata un'ampia fontana marmorea circolare, anticamente utilizzata come [[abbeveratoio]] per i cavalli.<ref name="bbcc"/><ref name="Conforti 178">{{cita|Conforti 1982|p. 178.}}</ref> Grandi prati, delimitati da [[Porta (calcio)|porte da calcio]], si estendono nel settore pentagonale centrale e negli spazi ovest, sud-ovest e sud-est.<ref name="bbcc"/> La zona a nord-est è infine occupata da due campi da basket in cemento verso l'interno e dall'ex ostello e dalle sue pertinenze verso l'esterno.<ref name="bbcc"/><ref name="parma.repubblica.it 2023"/>
[[File:Cittadella a Parma, campo basket ed ex ostello, 16-9-2019.jpg|miniatura|sinistra|I due campi da basket e l'ex caserma.]]
L'ex caserma, realizzata in laterizio e illuminata da numerose finestre laterali e da una grande vetrata sul fianco sud-est, si articola su due livelli, estendendosi su circa {{val|700|ul=m²}} complessivi; gli ambienti, integralmente ristrutturati in stile [[Architettura contemporanea|contemporaneo]], si suddividono in un salone, una sala lettura, un bar, alcuni laboratori destinati a formare al lavoro giovani con [[disabilità]] e un negozio di vendita delle merci ivi prodotte.<ref name="parmatoday.it 2020"/> All'esterno, un'area di {{val|1000|ul=m²}} adibita a giardino si estende in continuità con l'edificio verso sud-est; lo spazio è suddiviso in varie aiuole dai basamenti delle murature di un'antica caserma e presenta nel mezzo un [[pergolato]] metallico.<ref>{{cita news|url=https://parma.repubblica.it/cronaca/2017/03/06/foto/cittadella_dentro_il_nuovo_centro_socio-culturale_-_foto-159908448/1/|titolo=Cittadella, dentro il nuovo centro socio-culturale - Foto|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=6 marzo 2017|accesso=24 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240324000440/https://parma.repubblica.it/cronaca/2017/03/06/foto/cittadella_dentro_il_nuovo_centro_socio-culturale_-_foto-159908448/1/}}</ref>

Lungo il perimetro della spianata pentagonale inferiore si ergono le [[Scarpata|scarpate]] del terrapieno esterno, su cui cresce una fitta boscaglia nata spontaneamente, costituita in prevalenza da [[Populus nigra|pioppi neri]] e robinie.<ref name="bbcc"/> Alle estremità, in adiacenza alle rampe, sono collocati i portali di accesso agli ambienti sotterranei dei baluardi.<ref>{{cita|Conforti 1982|p. 169.}}</ref>

=== Bastioni ===
[[File:Area verde parco Cittadella di Parma.jpg|miniatura|Il pianoro col cavaliere del bastione di San Giovanni Battista.]]
I cinque bastioni si sviluppano su una pianta poligonale a forma di punta di [[freccia]], con due facce esterne disposte ad [[angolo acuto]] e due orecchioni squadrati.<ref name="Papagno 160"/> I baluardi, coronati da pianori in terra cintati da staccionate lignee, ospitano al loro interno una fitta rete di locali sotterranei, destinati anticamente a cannoniere, camere da fuoco, [[casematte]] e depositi; gli spiazzi superiori erano originariamente collegati con l'esterno attraverso coppie di gallerie di [[sortita]] solo in parte conservatesi nel tempo, utilizzabili in caso di assedio per inviare rapidamente soldati contro gli assalitori.<ref>{{cita|Casa 1897|p. 153.}}</ref><ref>{{cita|Conforti 1982|pp. 169-171.}}</ref>

Il bastione di San Giovanni Battista, posto a nord-est, è caratterizzato dalla presenza di un ampio [[Cavaliere (fortificazione)|cavaliere]] in muratura, che eleva il pianoro centrale rispetto alla cornice esterna; sullo spiazzo sono collocati vari attrezzi ginnici in legno, ombreggiati da alcuni boschetti di piante, tra le quali numerosi [[Broussonetia papyrifera|gelsi da carta]], [[Celtis australis|bagolari]] e robinie.<ref name="bbcc"/><ref>{{cita|Conforti 1982|p. 172.}}</ref>

Il bastione di San Francesco, collocato a est e privo dell'orecchione settentrionale, è coperto da un grande prato, punteggiato da pochi alberi, tra cui spicca un alto [[Populus|pioppo]].<ref name="bbcc"/><ref name="Papagno 160"/>
[[File:Bastione Santa Maria Cittadella di Parma.jpg|miniatura|sinistra|La camera da fuoco del bastione di Santa Maria.]]
Il bastione di San Pietro, posto a sud-est, presenta caratteristiche simili al precedente ed è dominato sulla punta da un grande [[Acer pseudoplatanus|acero di monte]].<ref name="bbcc"/>

Il bastione di Sant'Alessandro, collocato a sud-ovest, è occupato in gran parte da un'area per i cani recintata, ombreggiata da rade piante; sull'orecchione est si erge l'antica palazzina di San Giorgio, caratterizzata dalla presenza sulla facciata principale di un grande [[altorilievo]] raffigurante il [[San Giorgio|santo omonimo]]; il piccolo edificio, sede di alcune associazioni, è affiancato dal busto marmoreo di [[Michele Vitali Mazza]], eseguito nella prima metà del XX secolo.<ref name="bbcc"/><ref name="Conforti 178"/><ref>{{cita web|url=https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0800430619|titolo=Busto di Michele Vitali|accesso=25 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240325011915/https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0800430619}}</ref>

Il bastione di Santa Maria, posto a nord-ovest, è pressoché privo di vegetazione; il pianoro è dominato dai ruderi delle antiche fortificazioni, recuperati nel corso del restauro del 2010.<ref name="bbcc"/><ref name="comune"/> Risultano visibili il muretto di contorno del cavaliere, i due accessi alle gallerie di sortita, il [[Cammino di ronda|camminamento di ronda]] esterno, le rampe ottocentesche delle artiglierie e l'ampia camera da fuoco sotterranea, pavimentata in [[Ciottolato|acciottolato]] e priva dell'originaria copertura a [[volta (architettura)|volte]].<ref name="bbcc"/><ref name="comune"/>

== Eventi ==
[[File:Luna Park Cittadella Parma.jpg|miniatura|Il luna park in Cittadella.]]
L'antica fortezza è utilizzata in alcuni periodi dell'anno come sede di vari eventi e spettacoli, tra cui manifestazioni sportive e culturali, concerti e [[luna park]].<ref name="bbcc"/><ref name="Marcheselli 216"/>


Tra i principali, vi si svolgono dal 2019 l'Alé Parma Sport Festival, manifestazione annuale che offre ai giovani più di quaranta diverse discipline sportive,<ref>{{cita news|url=https://parma.repubblica.it/sport/2019/06/04/news/ale_parma_sport_festival-227867538/|titolo=Alè Parma Sport Festival: tre giorni di festa in Cittadella|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=4 giugno 2019|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326012510/https://parma.repubblica.it/sport/2019/06/04/news/ale_parma_sport_festival-227867538/}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.parmadaily.it/quarta-edizione-diale-parma-sport-festival-in-cittadella-il-23-e-24-settembre/|titolo=Quarta edizione diAlé Parma Sport Festival in Cittadella il 23 e 24 settembre|pubblicazione=www.parmadaily.it|data=21 settembre 2023|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326224353/https://www.parmadaily.it/quarta-edizione-diale-parma-sport-festival-in-cittadella-il-23-e-24-settembre/}}</ref> e Parma Cittàdella Musica, festival musicale che prevede una serie di concerti in Cittadella e al [[Parco Ducale (Parma)|parco Ducale]];<ref>{{cita web|url=https://www.comune.parma.it/notizie/comunicati/CULTURA/2019-07-19/Parma-Cittadella-Musica.aspx|titolo="Parma Cittàdella Musica"|data=19 luglio 2019|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326015141/https://www.comune.parma.it/notizie/comunicati/CULTURA/2019-07-19/Parma-Cittadella-Musica.aspx}}</ref> vi si tiene inoltre in marzo la [[festa di san Patrizio]], in precedenza ospitata in [[piazzale della Pace]].<ref>{{cita news|url=https://www.gazzettadiparma.it/gweb+/2023/03/17/news/cittadella-d-irlanda-san-patrizio-domenica-sul-palco-i-modena-city-ramblers-701120/?paywall_canRead=true&user_canRead=true&id=121|titolo=Cittadella d'Irlanda: San Patrizio, domenica sul palco i Modena City Ramblers|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=17 marzo 2023|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326020409/https://www.gazzettadiparma.it/gweb+/2023/03/17/news/cittadella-d-irlanda-san-patrizio-domenica-sul-palco-i-modena-city-ramblers-701120/?paywall_canRead=true&user_canRead=true&id=121}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.parmatoday.it/eventi/st-patrick-s-day-in-piazzale-della-pace.html|titolo=St. Patrick's Day in piazzale della Pace|pubblicazione=www.parmatoday.it|data=16 marzo 2018|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326021621/https://www.parmatoday.it/eventi/st-patrick-s-day-in-piazzale-della-pace.html}}</ref>
Il restauro, che poteva contare su un finanziamento di 2,2 milioni di euro, partì dalla cura dei giardini, che coprono oltre {{M|120000|ul=m2}} fra la parte interna alle mura e quella all'esterno, attraverso opere di potatura, piantumazione di nuovi alberi e sistemazione dei prati.<ref name="restauro"/> In una seconda fase sarebbero stati realizzati nella parte bassa della Cittadella alcuni [[Campo da calcio a 5|campi da calcetto]] sintetici e un campo da [[pallacanestro]],<ref name="restauro"/> ma ciò non è ancora accaduto. Nella parte alta dei bastioni, il cui uso per praticare [[jogging]] è frequente, è stato installato il sistema time championship, attraverso il quale i frequentatori della cittadella possono consultare su un tabellone i dati relativi alla propria attività.


Altre manifestazioni si sono svolte nella struttura per alcuni anni, tra cui la Giornata dell'Arte, prima del suo spostamento al Centro Giovani Federale,<ref>{{cita web|url=https://www.comune.parma.it/notizie/comunicato-stampa_2010-5-11_326.aspx|titolo=Giornata dell'Arte e della Creatività studentesca: il 12 maggio nel parco della Cittadella|data=11 maggio 2010|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326023658/https://www.comune.parma.it/notizie/comunicato-stampa_2010-5-11_326.aspx}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/12/03/news/colori-musica-e-fantasia-giornata-dell-arte-2018-le-foto-320813/|titolo=Colori, musica e fantasia: Giornata dell'Arte 2018 - Le foto|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=15 maggio 2018|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326023904/https://www.gazzettadiparma.it/parma/2021/12/03/news/colori-musica-e-fantasia-giornata-dell-arte-2018-le-foto-320813/}}</ref> e il festival culinario Slow Food Valley, in seguito soppresso.<ref>{{cita web|url=https://www.comune.parma.it/notizie/Slow-Food-Valley-sei-giornate-in-Cittadella.aspx|titolo="Slow Food Valley" sei giornate in Cittadella|data=14 aprile 2015|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326225152/https://www.comune.parma.it/notizie/Slow-Food-Valley-sei-giornate-in-Cittadella.aspx}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.parmadaily.it/slow-food-valley-in-cittadella-al-via-cinque-appuntamenti-in-altrettante-domeniche-fra-giugno-e-ottobre/|titolo=Slow Food Valley in Cittadella, al via cinque appuntamenti fra giugno e ottobre|pubblicazione=www.parmadaily.it|data=30 maggio 2016|accesso=26 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240326225429/https://www.parmadaily.it/slow-food-valley-in-cittadella-al-via-cinque-appuntamenti-in-altrettante-domeniche-fra-giugno-e-ottobre/}}</ref>
Ultimo passo del progetto è stata l'installazione di un bar, servizi igienici e spogliatoi presso l'ostello della gioventù, la realizzazione di un'area attrezzata con giochi per bambini nella parte centrale e l'abbattimento delle [[barriera architettonica|barriere architettoniche]] nella zona del baluardo nord-est.<ref name="restauro"/>


== La Cittadella nella cultura di massa ==
[[File:Giornata dell'arte.jpg|sinistra|miniatura|Giornata dell'arte 2012.]]
Una versione romanzesca della Cittadella appare nella ''[[La Certosa di Parma|Certosa di Parma]]'', scritta da [[Stendhal]] nel 1839; la struttura fa da sfondo a varie vicende dell'opera, tra cui la prigionia del protagonista Fabrizio del Dongo e la sua fuga dalla fantomatica Torre Farnese del castello.<ref name="bbcc"/><ref>{{cita|Adorni 1974|p. 147.}}</ref>
[[File:Luna Park Cittadella Parma.jpg|miniatura|Luna park presso il parco Cittadella.]]
==== Giornata dell'arte ====
Con una cadenza annuale, il parco della Cittadella si trova ad ospitare la giornata dell'arte e della creatività, un evento in cui i vari studenti, provenienti dai principali istituiti superiori della [[Parma|città]], si riuniscono per esporre ed ammirare alcuni lavori di vario tipo, realizzati da loro stessi, come dipinti, disegni, fumetti, fotografie, sculture, e [[body painting]]. Tramite questa esperienza è possibile, per i ragazzi, mostrare le loro abilità e le loro capacità nel contesto artistico. Parallelamente si tengono esibizioni musicali, con [[Disc jockey|DJ set]] e concerti organizzati sempre dagli studenti. Al termine della giornata una giuria composta da ragazzi e professori premia infine coloro che vengono valutati i migliori.<ref>{{cita web|url=http://www.gazzettadiparma.it/parmagiornonotte/dettaglio/3/132384/In_tremila_in_Cittadella_per_la_giornata_dellarte.index.html|titolo=''In tremila in Cittadella per la giornata dell'arte''|autore=Enrico Gotti|editore=[[Gazzetta di Parma]]|data=4 maggio 2012|accesso=27 maggio 2021|urlarchivio=https://archive.today/20130413065604/http://www.gazzettadiparma.it/parmagiornonotte/dettaglio/3/132384/In_tremila_in_Cittadella_per_la_giornata_dellarte.index.html|dataarchivio=13 aprile 2013}}</ref>


La fortezza è inoltre citata in altri testi letterari, tra cui i romanzi ''La Parma voladora'', pubblicato da [[Giorgio Torelli]] nel 1996, e ''Reo confesso'', scritto da [[Valerio Varesi]] nel 2021.<ref>{{cita libro|autore=[[Giorgio Torelli]]|titolo=La Parma voladora|editore=Camunia|città=Firenze|anno=1996|ISBN=9788877671981|pp=194-199}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.mondadori.it/libri/reo-confesso-valerio-varesi/|titolo=Reo confesso|accesso=27 marzo 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240327014812/https://www.mondadori.it/libri/reo-confesso-valerio-varesi/}}</ref>
==== Luna park ====
Nella tarda primavera di ogni anno, inoltre, il parco ospita un [[luna park]]. Il Comune di Parma, con l'obiettivo dichiarato di «riempire gli spazi pubblici invece di desertificarli», vi organizza giornata a tema con finalità benefiche.<ref>{{cita web|url= http://cittadella-parma.blogautore.repubblica.it/2011/05/27/il-luna-park-non-e-piu-nomade/|titolo= ''Il Luna Park non è più nomade''|opera= [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica.it]]|data= 27 maggio 2011|accesso= 26 settembre 2012|dataarchivio= 7 agosto 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110807031931/http://cittadella-parma.blogautore.repubblica.it/2011/05/27/il-luna-park-non-e-piu-nomade/|urlmorto= no}}</ref>


== Note ==
== Note ==
=== Esplicative ===
;Annotazioni
<references group=N/>
<references group=N/>


=== Bibliografiche ===
;Fonti
<references/>
<references/>


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=AA. VV.|curatore=[[Marzio Dall'Acqua]]|titolo=[[Enciclopedia di Parma]]|città=Parma|anno=1999|edizione=2|editore=SEGEA spa (su licenza FMR spa-[[Franco Maria Ricci]])|cid=Enciclopedia di Parma 1999}}
* {{cita libro|autore=AA. VV.|curatore=[[Marzio Dall'Acqua]]|titolo=[[Enciclopedia di Parma]]|città=Parma|anno=1999|edizione=2|editore=SEGEA spa (su licenza FMR spa-[[Franco Maria Ricci]])|cid=Enciclopedia di Parma 1999}}
* {{cita libro|autore=AA. VV.|curatore=Giorgio Vecchio|titolo=Storia di Parma|volume=Il Novecento - La vita politica|numero=Volume VII - Tomo 1|città=Parma|anno=2017|editore=Monte Università Parma|ISBN=978-88-7847-526-7|cid=Storia di Parma 2017}}
* {{cita libro|autore=Bruno Adorni|titolo=L'architettura farnesiana a Parma, 1545-1630|editore=Battei|città=Parma|anno=1974|sbn=IT\ICCU\PAR\0305191|cid=Adorni 1974}}
* {{cita libro|curatore=Vincenzo Banzola|autore-capitolo=Bruno Adorni|capitolo=Parma rinascimentale e barocca|titolo=Parma la città storica|città=Parma|anno=1978|editore=Cassa di Risparmio di Parma|sbn=IT\ICCU\RAV\0050897|cid=Adorni 1978}}
* {{cita libro|curatore=Vincenzo Banzola|autore-capitolo=Bruno Adorni|capitolo=Parma rinascimentale e barocca|titolo=Parma la città storica|città=Parma|anno=1978|editore=Cassa di Risparmio di Parma|sbn=IT\ICCU\RAV\0050897|cid=Adorni 1978}}
* {{cita libro|curatore=[[Jean-Claude Maire Vigueur]]|autore-capitolo=Bruno Adorni|capitolo=Le grandi fabbriche e la città: fortezze e palazzi di corte dei Farnese a Parma e a Piacenza|titolo=D'une ville à l'autre: structures matérielles et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIII-XVI siècle)|città=Roma|anno=1989|editore=Ecole Française de Rome|ISBN=2-7283-0187-5|cid=Adorni 1989}}
* {{cita libro|curatore=[[Jean-Claude Maire Vigueur]]|autore-capitolo=Bruno Adorni|capitolo=Le grandi fabbriche e la città: fortezze e palazzi di corte dei Farnese a Parma e a Piacenza|titolo=D'une ville à l'autre: structures matérielles et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIII-XVI siècle)|città=Roma|anno=1989|editore=Ecole Française de Rome|ISBN=2-7283-0187-5|cid=Adorni 1989}}
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* {{cita libro|nome=Paolo Conforti|titolo=La Cittadella di Parma|editore=Rotaract Club|anno=1982|città=Parma|sbn=IT\ICCU\TO0\0813411|cid=Conforti 1982}}
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* {{cita libro|nome=Enrico Guidoni|autore2=Angela Marino|titolo=Storia dell'urbanistica, il Cinquecento|capitolo=La cittadella di Parma|editore=Laterza|anno=1991|ISBN=978-88-420-3708-8}}
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* {{cita libro|nome=[[Tiziano Marcheselli]]|titolo=Parma di una volta|volume=2|editore=Gazzetta di Parma, Grafiche Step|città=Parma|anno=2006|sbn=IT\ICCU\CFI\0798850|cid=Marcheselli 2006}}
* {{cita libro|nome=[[Tiziano Marcheselli]]|titolo=Parma di una volta|volume=9|editore=Gazzetta di Parma, Grafiche Step|città=Parma|anno=2007|sbn=IT\ICCU\PAR\1009325|cid=Marcheselli 2007}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Papagno|autore2=Marzio Achille Romani|titolo=Una Cittadella e una città (il Castello Nuovo farnesiano di Parma, 1589-1597): tensioni sociali e strategie politiche attorno alla costruzione di una fortezza urbana|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=1982|sbn=IT\ICCU\RAV\1432186|cid=Papagno 1982}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Papagno|autore2=Marzio Achille Romani|titolo=Una Cittadella e una città (il Castello Nuovo farnesiano di Parma, 1589-1597): tensioni sociali e strategie politiche attorno alla costruzione di una fortezza urbana|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=1982|sbn=IT\ICCU\RAV\1432186|cid=Papagno 1982}}



Versione delle 04:13, 28 mar 2024

Cittadella di Parma
Ingresso monumentale
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
CittàParma
IndirizzoParco Cittadella 5 ‒ Parma (PR)
Coordinate44°47′35.8″N 10°19′51.96″E
Mappa di localizzazione: Italia
Cittadella di Parma
Informazioni generali
Tipocittadella militare
Costruzione1591-1599
Costruttoreduca Alessandro Farnese
Materialelaterizio
Condizione attualeparco pubblico
Proprietario attualeComune di Parma
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicadifesa della città di Parma
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

La Cittadella di Parma è una fortezza rinascimentale, situata in via Passo Buole, laterale dello stradone Martiri della Libertà, a Parma.

Sviluppata su una pianta pentagonale con cinque bastioni e un largo fossato perimetrale, fu costruita negli ultimi anni del XVI secolo su progetto del duca Alessandro Farnese, che ne affidò la direzione dei lavori agli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Genesio Bresciani, con la collaborazione di Smeraldo Smeraldi. Nata per scopi difensivi, la struttura fu successivamente utilizzata come caserma, come prigione per reati politici e come piazza per le esecuzioni capitali, per essere infine trasformata nel secondo dopoguerra in parco pubblico.[1]

La Cittadella presenta due ingressi, di cui quello principale, rivolto a nord, è caratterizzato da una facciata monumentale manierista, disegnata da Simone Moschino e realizzata da Giambattista Carra nel 1596.[1]

Storia

XVI secolo

Contesto storico

Parma, rimasta fedele ai Farnese, fu scelta dal duca Ottavio come sua residenza principale dopo l'assassinio del padre Pier Luigi nel 1547, per mano dell'aristocrazia piacentina.[2] Per conferire alla città il rango di capitale del Ducato, il sovrano avviò negli anni di governo una serie di opere, tra cui la realizzazione del palazzo ducale e del parco nell'Oltretorrente;[3] inoltre, durante la guerra di Parma del 1551 incaricò Francesco Paciotto e Francesco De Marchi di fortificare la cinta muraria, che era stata ammodernata nel 1507 per volere di Gian Giacomo Trivulzio e rinforzata nel 1526 durante l'amministrazione pontificia.[4][5] Anche il padre Pier Luigi si era occupato della difesa della città, decretando nel 1546 la "tagliata", ossia la demolizione e la rimozione di ogni edificio e albero posto in una fascia intorno alle mura.[4][5]

Alessandro Farnese in un ritratto di Otto Vaenius (ca. 1585).

Il figlio Alessandro, dopo aver appreso fin da giovane le tecniche della guerra grazie agli insegnamenti impartitigli da Francesco Paciotto, Francesco Salamone e Francesco De Marchi, divenne noto come abile condottiero, oltre che esperto in architettura militare, già tra i suoi contemporanei.[6] Nominato governatore delle Fiandre nel 1578 dal re di Spagna Filippo II, vi rimase anche dopo la morte nel 1586 del padre Ottavio, al quale succedette in qualità di duca di Parma, investendo della carica di reggente dello Stato il figlio Ranuccio.[7]

Fu Alessandro che, nel 1589, stabilì la costruzione della Cittadella.[3]

Motivazioni

Le motivazioni alla base di tale scelta, analizzate nel tempo da vari storici, furono molteplici, anche se non è possibile definire con certezza quali potessero essere state preponderanti; tuttavia, le numerose lettere inviate al figlio Ranuccio dimostrano che la decisione fu ponderata a lungo dal Duca, che nei Commentari di varie regole all'Architettura si dichiarò convinto che in generale la benevolenza della popolazione si ottenesse maggiormente non costruendo le cittadelle ma al contrario distruggendole.[3][8][9]

A differenza di quanto avvenuto nel 1546 a Piacenza e nel 1567 ad Anversa, ove le cittadelle erano state edificate per evitare rivolte interne, su decisione rispettivamente del duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese, nonno di Alessandro, e della governatrice delle Fiandre Margherita d'Austria, madre dello stesso, a Parma la stabilità politica sembrava garantita, perciò pare improbabile che questo rappresentasse uno dei motivi principali alla base della costruzione della fortificazione parmigiana.[8]

Al contrario, dall'epistolario emerge la preoccupazione da parte del Duca per la sicurezza della città da nemici esterni; pare quindi plausibile che Alessandro, forte della sua esperienza acquisita in anni di battaglie, volesse mettere in pratica le sue conoscenze apprese sul campo, molto probabilmente occupandosi in prima persona della progettazione dell'edificio.[3][8][10]

Allo stesso tempo, giocò sicuramente un ruolo anche la distanza del Duca da Parma; la Cittadella sarebbe infatti servita a dimostrare la sua "presenza" sul posto con qualcosa di solido.[8][11] Inoltre, il grande edificio avrebbe consentito di conferire maggior dignità a Parma, in continuità con la politica celebrativa della città e della dinastia avviata da Ottavio.[3][12]

A tali motivazioni, se ne aggiunsero altre legate al particolare momento storico.[13] Innanzi tutto, la morte il 2 marzo 1589 del cardinale Alessandro Farnese, che da Roma aveva sempre garantito un forte appoggio alla casata, affrettò ogni decisione del nipote, che l'anno seguente fu informato dal figlio delle decrescenti simpatie mostrate dal papa Sisto V verso la famiglia[N 1].[5][14]

Infine, la grave crisi causata da una carestia che colpì il territorio tra il 1590 e il 1592 favorì l'appoggio da parte degli Anziani del Comune di Parma, inizialmente ostili all'opera; il Duca si accollò infatti personalmente ogni onere della costruzione della Cittadella, fornendo un lavoro a migliaia di cittadini e risollevando l'economia della zona.[8][15]

Scelta del sito

Mappa cinquecentesca della città di Parma, agli inizi del ducato.

Il Duca scelse la posizione all'esterno di Porta Nuova per una serie di motivazioni.[5]

Innanzi tutto, l'area era completamente sgrombra di fabbricati, grazie alla "tagliata" eseguita nel 1546 per volere di Pier Luigi Farnese.[5] In precedenza vi sorgeva l'importante monastero della Santissima Annunziata, costruito nel 1211 dai canonici regolari di San Marco e assegnato nel 1445 ai francescani minori osservanti; la sua demolizione aveva provocato numerose proteste in città, spingendo il Duca a fornire ai monaci un'altra area su cui erigere un nuovo edificio a Capo di Ponte.[16] Secondo alcuni storici, ciò dimostrerebbe che già Pier Luigi intendesse far innalzare una cittadella in città, ma più recenti studi consentono di stabilire che non esista alcuna prova a sostegno di tale ipotesi.[5][17]

In secondo luogo, mentre l'Oltretorrente risultava già protetto dalla fortificazione del palazzo del Giardino, sull'altra sponda della Parma mancavano edifici difensivi adeguati alle nuove armi da battaglia rinascimentali.[18] Mentre la zona a nord del centro risultava paludosa e quella a est era troppo distante dal torrente per garantire acqua sufficiente a riempire i fossati, l'area a sud, presidiata dall'ormai inadeguata rocca medievale di Porta Nuova, rappresentava la soluzione ideale.[19]

Inoltre, le proprietà del terreno presente nella zona lo rendevano ottimo per la fabbricazione di mattoni, necessari per la costruzione della Cittadella[N 2].[19]

Infine, l'area mostrava caratteristiche morfologiche simili a quella in cui sorgeva la cittadella di Anversa, che Alessandro prese a modello per la fortificazione parmigiana.[19]

Progettazione

Mappa della cittadella di Anversa nel 1572.

Nel 1589 Alessandro Farnese, coadiuvato dagli ingegneri militari che si trovavano con lui nelle Fiandre, si occupò della progettazione della Cittadella, mentre incaricò il figlio Ranuccio, in contatto epistolare con lui da Parma, degli aspetti organizzativi; inoltre, inviò nella città emiliana l'ingegner Genesio Bresciani per verificare la natura del terreno.[3][20]

Il Duca, attraverso la conoscenza diretta della cittadella di Anversa, fatta costruire da sua madre nel 1567 su progetto di Francesco Paciotto e messa alla prova da Alessandro stesso nell'assedio della città del 1585, decise di riproporla a Parma, mantenendo le stesse proporzioni di tutti i suoi elementi, ma in una versione leggermente ridotta in scala, forse per motivi economici e tecnici.[19][21] L'edificio sarebbe sorto extra moenia tra i baluardi della Stradella, posto all'estremità sud-est della cinta muraria, e quello di Porta Nuova, costruito nel 1573, che, insieme alla porta e alla rocchetta medievale, sarebbero stati demoliti per collegare le mura alla fortezza con un nuovo tratto di muraglia; sarebbe inoltre stata riedificata più all'esterno la porta cittadina.[22]

La forma pentagonale sembrava rispondere al meglio alle esigenze funzionali e difensive dell'epoca e allo stesso tempo si adattava alle concezioni rinascimentali delle città radiocentriche.[23] Dopo le prime esperienze di fortificazioni a cinque lati diversi erette in località italiane ed europee, tra cui la fortezza di Poggio Imperiale, verso la metà del XVI secolo la svolta si ebbe con l'architetto Antonio da Sangallo il Giovane, che si era orientato su forme più regolari nelle progettazioni del forte da Basso di Firenze del 1533 e della cittadella farnesiana di Piacenza del 1547, ma soprattutto del palazzo Farnese di Caprarola del 1530.[24] Nella seconda metà del secolo la pianta a pentagono regolare si affermò con decisione, in particolare nelle cittadelle disegnate da Francesco Paciotto a Torino nel 1564 e Anversa nel 1567.[25]

Il Bresciani, una volta completata la relazione tecnica, rientrò nelle Fiandre per mostrarla al Duca, che il 15 agosto 1589 lo incaricò di tornare a Parma con tutti i progetti per ottenere l'approvazione da parte degli Anziani del Comune; allo stesso tempo, Alessandro scrisse al figlio di perorare la causa di fronte alla comunità, sottolineando la necessità dell'opera per garantire la sicurezza e la dignità della città e assicurando che l'intero ammontare dei costi di costruzione sarebbe stato coperto dalle finanze personali dei Farnese.[26] Tuttavia, la reazione fu molto fredda, sia da parte degli abitanti comuni sia da parte dei nobili, timorosi del fatto che la Cittadella potesse essere destinata a controllare la città, riducendo la loro autonomia decisionale; Ranuccio cercò di rassicurarli, ma l'opinione pubblica rimase ostile all'opera.[27]

La situazione cambiò nel corso del 1590, quando si diffusero i primi effetti di una carestia iniziata nel rigido inverno precedente; gli Anziani del Comune, preoccupati della possibilità che si verificassero delle rivolte, si rivolsero al Duca, chiedendogli un aiuto per rifornire la città di grano.[28] Alessandro colse l'occasione per rilanciare il progetto della Cittadella, rimarcando che la fortificazione sarebbe stata destinata esclusivamente a difendere la città da attacchi esterni, che non sarebbe stato demolito alcun edificio per la sua realizzazione e che il cantiere avrebbe dato lavoro a migliaia di persone senza che la cittadinanza dovesse spendere alcunché; la comunità approvò pertanto l'opera.[29][30]

Costruzione

Pianta cinquecentesca della città di Parma, prima della costruzione della Cittadella.

Alessandro, impossibilitato a presenziare alla costruzione, decise di avvalersi di persone estremamente fidate, tra le quali l'ingegner Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli, che nominò direttore dei lavori, con ampi poteri di controllo sull'intera opera; gli affiancò gli ingegneri Smeraldo Smeraldi, Michelangelo Muciasi e Giuseppe Bonino; designò il giureconsulto Cosimo Tagliaferri sovrintendente generale per i conti speciali, destinandolo a occuparsi degli aspetti amministrativi dell'opera; infine, si raccomandò col figlio Ranuccio che nell'esecuzione nessuna modifica venisse attuata rispetto al progetto originario e lo incaricò della gestione economica, con l'aiuto del segretario ducale Giovan Battista Pico.[31][32]

Nell'agosto 1590 Alessandro, intenzionato a completare l'intervento il prima possibile e a collocarvi un presidio difensivo armato[N 3], inviò lo Stirpio a Parma per avviare il cantiere, ma Ranuccio preferì aspettare qualche mese, a causa della penuria di grano presente nei depositi cittadini, che furono riforniti solo nella primavera dell'anno seguente; fu pertanto deciso solo allora di intraprendere l'opera.[33][34] La solenne cerimonia di posa della prima pietra si svolse il 29 giugno 1591, alla presenza del cardinale Odoardo Farnese, figlio del Duca, e di numerose autorità cittadine.[35]

Tuttavia, il cantiere partì fin dagli inizi con numerosi ostacoli, dovuti principalmente al mancato rispetto dei limiti imposti dal loro ruolo da parte degli amministratori e alle scelte effettuate dal direttore dei lavori, che, interessato esclusivamente a completare l'opera in modo perfetto, assunse autonomamente una serie di decisioni in contrasto innanzi tutto con le disposizioni di Alessandro, intenzionato a finire l'opera nel minor tempo possibile, e in secondo luogo con gli accordi presi con gli Anziani del Comune.[36][37][38]

Uno dei primi problemi riguardò la manodopera, che fu reclutata inizialmente in modo forzato, tra i contadini di Parma e dei dintorni, nonostante il Duca si fosse raccomandato di non ostacolare le attività agricole già penalizzate dalla carestia; ciò provocò le proteste da parte della comunità e favorì il fenomeno dell'assenteismo, che divenne particolarmente grave verso la fine dell'anno, quando non si presentò quasi un migliaio di unità, corrispondente a circa un terzo dei lavoratori impiegati nel cantiere.[39][40][41][42]

Inoltre, si rivelò presto disastrosa la scelta di ordinare i mattoni a vari fornaciai della zona senza porre limiti alle quantità prodotte da ciascuno; ciò comportò una rincorsa tra i vari fornitori per produrre il maggior numero di laterizi nel minor tempo possibile, a scapito della qualità che risultò fortemente compromessa.[15][40][41]

Numerosi furono poi gli errori nell'approvvigionamento dei materiali, che, a causa anche di frequenti ruberie, risultarono spesso scadenti e insufficienti, tanto che fu ripetutamente necessario procedere con nuovi ordini, fino a raddoppiare e, in alcuni casi, triplicare le quantità previste inizialmente.[39][43] Le frodi riguardarono anche il cibo destinato ai lavoratori, tanto da provocare ulteriori rallentamenti alle opere; tra i manovali furono infatti frequenti le dissenterie, causate dal pane prodotto con miscele di grano e loglio.[43][44]

I contrasti che divisero lo Stirpio dal Pico e dal Tagliaferri, iniziati già nelle prime fasi dell'intervento, a causa dei sempre maggiori problemi si inasprirono nei mesi successivi, con un continuo rimpallo reciproco di accuse e di provocazioni; nella disputa si inserirono anche i collaboratori, mentre Ranuccio Farnese, richiamato più volte dal padre nelle Fiandre, non riuscì a seguire il cantiere.[45][37] In sua sostituzione fu inviato a Parma il duca di Latera Mario I Farnese, che rilevò la pesante situazione di disordine e, per limitare le frodi, modificò i contratti di approvvigionamento dei materiali, oltre a rinnovare la fiducia al Tagliaferri e al Bonino.[46]

Pianta della città di Parma eseguita da Smeraldo Smeraldi nel 1592.

Ciò non bastò e anzi il livello di scontro divenne grave a tal punto da spingere lo Smeraldi, nei primi mesi del 1592, a scrivere più volte al Duca denunciando la pesantissima situazione e le ruberie; in particolare, l'ingegnere rilevò problematiche nella gestione delle paghe ai guastatori, nell'esecuzione dell'opera, nell'approvvigionamento della calce, dei mattoni, delle pietre e del legname, nella fornitura del cibo e nel forte assenteismo da parte dei lavoratori, accusando di incapacità il Tagliaferri.[47][48] Quest'ultimo riuscì a discolparsi, mentre le responsabilità furono scaricate interamente sullo Stirpio, che fu convinto da Alessandro a rinunciare all'incarico e a rientrare nelle Fiandre; successivamente, i funzionari della Camera Ducale divennero soprintendenti alle opere, mentre fu nominato direttore dei lavori Genesio Bresciani, che confermò i vari collaboratori già presenti.[37][49][50]

Dopo l'allontanamento dello Stirpio la situazione si tranquillizzò.[41] La manodopera fu da allora assunta a cottimo direttamente dai funzionari ducali, senza sottrarre forza lavoro all'agricoltura, mentre i mattoni iniziarono a essere prodotti sul posto a parità di prezzo finale rispetto ai fornaciai esterni, anche se ciò comportò varie speculazioni da parte delle famiglie patrizie cittadine che si garantirono l'approvvigionamento dei laterizi e di altri materiali[N 4].[39][41][51]

Il cantiere in quel momento era ancora lontano dal completamento, in quanto mancavano ancora gli spalti di tre baluardi, i coronamenti dell'intera cinta muraria, gli speroni, i ponti dei due accessi e tutti gli edifici interni; dai resoconti si evidenziavano anche le carenze di quanto già costruito, che in parte presentava già vari cedimenti.[52] Gli alti costi, complessivamente raddoppiati rispetto al primo preventivo, costrinsero a ridurre drasticamente il numero di operai, che passò dalle circa 3000 unità del 1591 alle 600 dell'anno seguente; dal cantiere continuarono a pervenire richieste di fondi per i materiali e la manodopera, che il Duca, rimasto a corto di denaro, fu costretto a reperire chiedendo ripetutamente prestiti a vari banchieri[N 5].[53]

Ranuccio Farnese in un ritratto di Cesare Aretusi (primi anni del XVII secolo).

Il 3 dicembre 1592 Alessandro morì ad Arras e conseguentemente divenne nuovo duca il figlio Ranuccio, che, acquisiti i pieni poteri, si interessò attivamente del cantiere, informandosi con continuità attraverso le persone di fiducia presenti.[54] In quel periodo furono completati i terrapieni, mentre la realizzazione delle murature iniziò nel 1594, quando fu demolita la rocchetta di Porta Nuova per riutilizzare i mattoni nella Cittadella, e terminò l'anno seguente.[55]

Tra il 1595 e il 1598 furono eseguiti i principali lavori di finitura, tra cui, a partire dal 1596, la realizzazione da parte di Giambattista Carra della porta monumentale in pietra di Angera e in pietra di Miarolo, progettata da Simone Moschino e completata agli inizi del secolo successivo.[31][56][57][58]

Non esistono prove certe che la fortezza realizzata corrispondesse con esattezza a quella progettata da Alessandro Farnese, in quanto, nonostante le ripetute raccomandazioni da parte del Duca, nell'esecuzione furono apportate alcune modifiche relative alle modalità di costruzione da parte degli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Smeraldo Smeraldi; quest'ultimo, noto cartografo, realizzò inoltre per conto del sovrano numerosi e dettagliati disegni relativi all'opera e alle sue parti, nonché nel 1592 la planimetria di Parma, in cui compare anche la nuova Cittadella.[41]

XVII secolo

La Cittadella fu fin da subito utilizzata come carcere cittadino; tra i primi prigionieri che ospitò ci fu per un breve periodo nel 1612, prima del suo trasferimento alla Rocchetta e della successiva esecuzione, la contessa Barbara Sanseverino, condannata a morte con l'accusa di aver tramato contro Ranuccio Farnese organizzando, insieme a numerosi altri nobili del Parmense, una cospirazione ai suoi danni, nota come "congiura dei feudatari".[5][59]

Dopo la morte di Ranuccio I nel 1622, divenne duca il figlio Odoardo I, che, a causa della minore età, fino al 1626 fu affiancato dal cardinale Odoardo Farnese, fratello di suo padre, in qualità di reggente; prima lo zio e poi il nipote fecero apportare vari lavori di restauro alla fortezza, che, dopo la rottura dell'alleanza storica col regno di Spagna in favore del regno di Francia, per paura di attacchi fu significativamente equipaggiata con nuovi armamenti e truppe.[60][61]

Il figlio di Odoardo, Ranuccio II, gli succedette dopo la sua scomparsa nel 1646; anche il nuovo duca, timoroso di possibili scontri con gli eserciti papali per il possesso del ducato di Castro, proseguì nell'opera di potenziamento difensivo della Cittadella.[62][63]

XVIII secolo

Pianta della città di Parma eseguita da Pietro Sardi nel 1782.

Dopo la morte di Ranuccio II nel 1694, fu nominato nuovo duca il figlio Francesco, che governò fino al 1727, quando gli succedette il fratello Antonio; durante i loro ducati, la fortezza non subì interventi significativi e continuò a essere utilizzata come caserma e carcere.[64][65]

Cinque giorni dopo la scomparsa di Antonio senza eredi diretti nel gennaio 1731, le truppe imperiali provenienti da Milano irruppero a Parma e occuparono temporaneamente la Cittadella, in attesa dell'eventualità che Enrichetta d'Este, vedova di Antonio, partorisse un figlio, ma la duchessa risultò dopo pochi mesi non essere incinta.[64][66][67] In forza del trattato di Siviglia, il ducato passò al nipote Carlo I di Borbone, figlio della cognata Elisabetta Farnese e del re di Spagna Filippo V; data la minore età del sovrano, furono nominati reggenti Dorotea Sofia di Neuburg, vedova di Francesco Farnese, e il granduca di Toscana Gian Gastone de' Medici.[67]

Soltanto tre anni dopo, nell'ambito della guerra di successione polacca, Carlo I, in testa al suo esercito, si diresse a Napoli, che conquistò, mentre l'esercito austriaco mosse contro Parma, presidiata dalle truppe franco-piemontesi, che presero possesso della Cittadella.[66][67] Teatro della sanguinosa battaglia di San Pietro, che si risolse con la sconfitta imperiale, fu la zona della Crocetta, a ovest della città, mentre la fortezza fu risparmiata dagli scontri.[66][67] La guerra proseguì a livello europeo e due anni dopo, sulla base degli accordi preliminari di pace, il ducato fu ceduto a Carlo VI d'Asburgo.[66][67]

Nel 1740 ebbe inizio la guerra di successione austriaca, che non risparmiò le terre emiliane; nel 1744 il ducato di Parma e Piacenza fu diviso tra il regno di Sardegna e il ducato di Milano, ma l'anno seguente le truppe spagnole ripresero possesso della capitale.[67] Il 21 aprile 1746 l'esercito austriaco tornò a Parma, pronto al conflitto; le milizie di Filippo V, in netta inferiorità numerica, abbandonarono la città, lasciando solo un piccolo presidio nella Cittadella; nella notte i soldati imperiali penetrarono nel centro abitato e assediarono la fortezza, che si arrese dopo poche ore di cannonante e scontri.[68] Nel 1748, con la firma del trattato di Aquisgrana, il ducato fu restituito ai Borbone e fu nominato nuovo sovrano Filippo I, fratello di Carlo I, che ridusse la Cittadella a una grande caserma.[67][69]

Nel frattempo, una perizia stilata nel 1747 dall'ingegner Borelli rilevò vari danni dovuti all'età e all'imperizia della realizzazione della fortezza; tra i problemi più evidenti, furono segnalati il crollo di un ampio tratto di muro nel bastione di San Francesco, il cedimento di alcune porzioni di muratura nei bastioni di Santa Maria e di San Giovanni e la rovina di parte del parapetto di coronamento del bastione di Sant'Alessandro.[70]

Alla scomparsa di Filippo nel 1765, gli succedette il figlio Ferdinando I, che governò per anni senza che si verificassero eventi di particolare rilievo, fino al 1796, quando l'esercito napoleonico occupò temporaneamente Piacenza.[71]

XIX secolo

Nel 1801, dopo la firma del trattato di Lunéville, il ducato fu nuovamente invaso dalle truppe francesi, che presero possesso anche della Cittadella.[72][73] Dopo la morte del Duca nel 1802 forse per avvelenamento, lo Stato fu amministrato per tre anni da Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry, prima dell'annessione all'Impero francese come dipartimento del Taro.[73][74] In quel periodo la fortezza, oltre che come caserma, fu utilizzata come sede per le esecuzioni capitali; in particolare nel 1806 il generale Jean-Andoche Junot, in qualità di governatore di Parma, represse con violenza le ribellioni degli abitanti dell'Appennino piacentino, incendiando i villaggi e condannando a morte numerosi rivoltosi, che furono fucilati nei fossati della Cittadella; la stessa sorte fu subita alcuni mesi dopo da quindici disertori napoletani.[73][75] Durante il dominio francese la chiesa cinquecentesca che sorgeva al centro della fortificazione, intitolata alla beata Vergine del Rosario e dotata di cinque altari, fu sconsacrata.[76][77]

Maria Luigia in un ritratto di Giovan Battista Borghesi (1837).

Dopo la disfatta di Napoleone e il suo esilio all'isola d'Elba, le truppe austriache di Francesco I si insediarono a Parma e presero possesso della Cittadella, ove eressero un rivellino di fronte all'ingresso principale.[78][79] Nelle fasi alterne successive, altri eserciti passarono per la città, finché, dopo la definitiva sconfitta napoleonica a Waterloo, il Congresso di Vienna assegnò il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla a Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, già imperatrice consorte dei francesi, che fu affiancata, per volere del padre Francesco I, dal generale Adam Albert von Neipperg; il Conte, che resse le redini dello Stato per conto della Duchessa e divenne suo marito morganatico dopo la morte di Napoleone, destinò la Cittadella a sede del reggimento di fanteria ducale, nonché teatro di parate ed esercizi militari accessibili anche alla cittadinanza.[73][79][80] Inoltre, nel 1818 nella fortezza fu istituito un collegio militare.[79][81]

Nel 1829 morì Neipperg e gli succedette in qualità di primo ministro il colonnello Joseph von Werklein, che si inimicò presto la cittadinanza.[82][83] Due anni dopo i moti partiti dalla Francia interessarono anche Parma, dove i rivoltosi manifestarono contro il Barone, che fuggì, e inneggiarono alla Duchessa, che, spaventata da tanto entusiasmo, si rifugiò a Piacenza.[83] Dopo ventotto giorni di governo provvisorio, la città fu riconquistata dalle truppe austriache, inviate da Francesco I, che presero per alcuni anni possesso della Cittadella, mentre Maria Luigia ritornò nella capitale concedendo l'amnistia ai ribelli.[83][84]

Nel 1833 fu inviato in città in qualità di maggiordomo maggiore di corte Charles-René de Bombelles, che l'anno seguente divenne marito morganatico della Duchessa; il Conte, nominato ministro della difesa, riorganizzò le truppe ducali e si occupò della risistemazione della Cittadella, ove fece riparare tutte le parti ammalorate, fece abbassare gli edifici esistenti in modo che la loro altezza fosse inferiore rispetto a quella delle mura e nel 1842 fece edificare una nuova grande caserma, su progetto dell'architetto Nicolò Bettoli; inoltre, destinò a campo di Marte la fascia di terreno compresa tra la fortezza e il torrente Parma, a protezione della quale tra il 1845 e il 1847 fu eretto un lungo argine fino al ponte Dattaro.[83][85][86][87]

Pianta della città di Parma eseguita dalla Society for the Diffusion of Useful Knowledge nel 1840.

Maria Luigia morì nel 1847; in base agli accordi del congresso di Vienna, il ducato tornò agli eredi di Ferdinando di Borbone, nelle mani di Carlo II, che l'anno seguente fu sorpreso dai moti rivoluzionari.[83][88] Il Duca, alleato con gli austriaci, dopo alterne vicende scappò in Sassonia, mentre lo Stato fu annesso al regno di Sardegna; le truppe piemontesi occuparono la Cittadella, ma dopo la sconfitta a Custoza furono costrette a lasciare il posto agli austriaci.[83][88] Il 14 marzo 1849 tornò nuovamente l'esercito piemontese, guidato dal generale Alfonso La Marmora, mentre Carlo II, ancora in Sassonia, abdicò a favore del figlio Carlo III, che prese possesso della città il 25 agosto di quell'anno, dopo la definitiva sconfitta dei piemontesi a Novara.[83][88]

Il nuovo duca, appassionato di arte militare, si concentrò sulla Cittadella, che il 22 ottobre 1850, tramite decreto, dichiarò "piazza di Guerra"; tra le disposizioni previste, fu tracciato un perimetro intorno alla fortezza da lasciare completamente privo di edifici e alberi, con l'obbligo di rimuovere tutti quelli presenti.[83][89][90] Apportò inoltre numerose modifiche alla struttura, tra cui la sopraelevazione dei baluardi verso ovest, la costruzione di un rivellino di fronte alla porta del Soccorso, la realizzazione di un ponte levatoio più grande davanti all'ingresso principale, l'edificazione di una serie di fortilizi e trincee intorno al campo di Marte, l'innalzamento nel 1852 della neogotica chiesa di San Lodovico al centro della piazza centrale e l'aggiunta di numerosi cannoni rivolti verso la città, oltre che di continui nuovi armamenti.[76][91][92][93]

Luisa Maria di Borbone e il figlio Roberto I in un ritratto di Giulio Carlini (1854).

Carlo III morì assassinato il 26 marzo 1854; la vedova Luisa Maria nominò il figlio Roberto I nuovo duca e, data la sua minore età, assunse la reggenza dello Stato; la Cittadella tornò inizialmente in una situazione più tranquilla rispetto alle frenetiche manovre degli anni precedenti.[83][94] Tuttavia, la calma apparente durò per breve tempo: soltanto dopo pochi mesi il Governo fu informato di una nuova rivolta che era stata organizzata e reagì con la forza, arrestando e condannando a morte i ribelli, che furono fucilati nella fortezza.[83][95]

Negli anni seguenti la Duchessa tentò di riportare la tranquillità in città e, rendendosi neutrale, ruppe l'alleanza con l'Impero austriaco, le cui truppe nel 1857 si allontanarono dalla Cittadella e dal territorio ducale.[96] Nel frattempo, furono eseguiti alcuni importanti interventi nella fortezza; nel 1856, per volere di Luisa Maria, fu innalzata una nuova grande caserma, su progetto dell'ingegnere del genio militare Filippo Bucci, mentre nel 1858 crollò un ampio tratto della muratura sul lato est della fortificazione, su cui l'anno seguente, dopo la ricostruzione, fu edificata una lunga scuderia, a servizio della quale fu chiuso l'orecchione nord del bastione di San Francesco realizzando al suo interno un ampio ambiente; inoltre, nello stesso periodo il campo di Marte iniziò a essere utilizzato, oltre che per le esercitazioni della cavalleria, anche come sede di fiere di animali.[97][98][99]

Gli sforzi della Duchessa non furono però sufficienti a placare la cittadinanza e nel 1859, in seguito allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza, Luisa Maria scappò coi figli inizialmente a Brescello e poi a Mantova, per rientrare da sola a Parma dopo alcuni giorni; tuttavia, vi rimase soltanto per un mese, perché, dopo la vittoria franco-piemontese a Magenta, il 9 giugno lasciò definitivamente lo Stato.[100][101] Nella fortezza, in un clima di fortissima tensione, si radunarono tutte le truppe ducali, guidate dal generale Antonio Crotti, che, per evitare uno spargimento di sangue, nella notte si allontanò con l'intero esercito alla volta di Mantova, abbandonando la Cittadella vuota.[101][102] La guardia nazionale piemontese prese possesso della struttura, che fino al termine definitivo del conflitto fu trasformata in un grande arsenale per la produzione di armamenti.[103]

L'ex ducato fu inizialmente annesso alle regie province dell'Emilia, per poi essere unito al regno d'Italia in seguito al plebiscito dell'11 marzo 1860.[101] Il re Vittorio Emanuele II di Savoia visitò Parma e la Cittadella il 6 e 7 maggio seguenti.[104]

XX secolo

L'ingresso monumentale nel 1909.

La Cittadella continuò a essere utilizzata come caserma, intitolata ad Alessandro Farnese, anche nei primi decenni del XX secolo; durante la prima guerra mondiale divenne la sede del distretto militare cittadino, nonché il principale alloggiamento dei soldati del circondario.[105][106] Nel frattempo, nel campo di Marte dal 1861 le fiere del bestiame erano state accompagnate da corse dei cavalli e altre manifestazioni; in seguito alla demolizione nel 1901 di Porta Nuova, nel 1910 la vasta area fu ceduta al Comune di Parma, che vi realizzò una lottizzazione residenziale; nei tre decenni seguenti vi furono costruiti, oltre a numerosi villini privati, alcuni grandi edifici aperti al pubblico, tra cui il seminario minore, la Casa del Balilla e la chiesa del Sacro Cuore.[98][107] Il fossato a nord-est del bastione di San Giovanni Battista, a ridosso di via Racagni, fu invece acquistato dall'Università degli Studi di Parma, che, attraverso i Gruppi Universitari Fascisti, vi realizzò il circolo della Raquette, con alcuni campi da tennis e un locale da ballo[N 6].[76][108]

Durante la seconda guerra mondiale nella fortezza fu dislocato il deposito del 19º Reggimento "Cavalleggeri Guide".[109] In seguito all'armistizio di Cassibile, nella notte dell'8 settembre 1943 il I battaglione del 1. reggimento Grenadier "Leibstandarte SS Adolf Hitler" giunse a Parma e attaccò i principali presidi militari, tra cui la Cittadella; colpi di mortaio furono sparati contro la fortificazione, mentre un carro armato sfondò il portone dell'ingresso monumentale, vincendo facilmente la resistenza dello sparuto gruppo di soldati posti a presidio.[109][110][111]

La 1. SS-Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler" diretta all'ingresso monumentale il 9 settembre 1943.

Nei tre giorni seguenti, circa 7000 soldati italiani furono catturati e, in vista della loro deportazione in Germania l'11 settembre, ammassati nella Cittadella, che nei mesi seguenti divenne l'acquartieramento di alcuni reparti della Wehrmacht; numerosi edifici e villette private posti nei dintorni della fortezza, nel perimetro compreso tra lo stradone Martiri della Libertà, viale Duca Alessandro, viale San Martino e viale Rustici, furono requisiti e adibiti a uffici amministrativi, abitazioni degli ufficiali e cliniche destinati all'esercito tedesco.[111][112] Nel corso del conflitto, la porta del Soccorso subì dei significativi danni, perdendo anche la decorazione originaria in granito del portale.[31]

Nel 1946, dopo la fine della guerra, la Cittadella perse le funzioni militari; il Comune di Parma mostrò interesse a entrare in possesso della struttura e, dopo alcuni anni in cui parte degli spazi interni fu destinata a campi coltivati e frutteti, la acquistò dal Ministero della difesa per trasformarla in un parco pubblico.[113][114] Quasi tutti gli edifici furono demoliti, a eccezione di una delle antiche caserme che fu trasformata in ostello per la Gioventù, mentre nella spianata furono tracciati i viali e i campi sportivi; nei decenni seguenti la struttura iniziò inoltre a essere utilizzata per ospitare un luna park nel periodo primaverile, oltre a svariati eventi e spettacoli.[114][115] Nel 1985 l'antico fossato a ovest a ridosso dei giardini privati, abbandonato e invaso dalla vegetazione spontanea, fu ripulito.[76]

XXI secolo

Nel 2008, in vista della ristrutturazione complessiva della Cittadella, furono avviati, su iniziativa del Comune, i lavori di risistemazione del bastione di Santa Maria, chiuso da più di trent'anni e invaso da piante infestanti; il baluardo, in cui furono recuperate le antiche strutture militari, fu riaperto nel 2010.[114][116][117] Nel frattempo, nel 2009 fu presentato il progetto di restauro dell'intera fortezza, redatto dallo studio Canali, in seguito al quale nel 2011 fu rimossa la vegetazione spontanea cresciuta lungo i camminamenti perimetrali, che minava la stabilità della muratura esterna; furono poi piantumati circa 700 nuovi alberi e arbusti lungo i viali.[118][119] Fu inoltre avviato il cantiere di rifacimento dell'edificio che ospitava l'ostello, che, dopo alcuni anni di pausa, fu completato nel 2020 e trasformato in uno spazio destinato a giovani con disabilità, denominato Lostello e dotato di una libreria, un bar e un negozio.[120][121][122]

L'ingresso monumentale nel 2019.

Nel frattempo, su richiesta del Comune, nel 2017 fu redatto dallo studio Iotti + Pavarani Architetti un nuovo progetto di riqualificazione dell'intera Cittadella.[123] Tra il 2018 e il 2019 fu restaurato l'ingresso monumentale, sia nelle due facciate sia nell'androne interno.[124][125] I restanti interventi previsti, riguardanti il rifacimento delle pavimentazioni e dell'impianto di illuminazione, lo spostamento dei campi sportivi e delle aree di gioco per bambini e la realizzazione di uno skatepark, di un percorso podistico attrezzato, di un'arena all'aperto e di un nuovo ingresso affacciato su via Racagni, furono invece sospesi a causa delle proteste di numerosi cittadini; nel 2021 furono stralciate le ultime quattro opere, mentre alla fine del 2023 fu deciso dall'amministrazione comunale di non procedere col trasferimento dei campi da basket, confermando solo i lavori riguardanti la risistemazione del viale d'ingresso principale e degli spazi adiacenti e la realizzazione di una nuova area giochi a lato della strada d'accesso secondaria.[126][127]

Descrizione

Pianta della Cittadella.

La Cittadella, estesa su una superficie di quasi 12 ettari, si sviluppa su una pianta pentagonale, con cinque baluardi alle estremità dotati di orecchioni squadrati; fa eccezione il bastione di San Francesco, in cui l'orecchione nord, presente all'epoca della costruzione, fu eliminato a metà del XIX secolo.[5][128][129] Due sono gli ingressi: quello principale si trova a metà del lato nord, mentre quello secondario, noto come porta del Soccorso, è collocato al centro del lato sud-ovest.[5][129] Intorno alla fortezza, si allunga perimetralmente l'ampio fossato asciutto, fino al XIX secolo complessivamente esteso per quasi 13 ettari e significativamente ridotto in seguito all'espansione della città.[5][128][129]

La struttura è costituita da un lungo terrapieno rivestito esternamente con una muratura continua in mattoni, con andamento a scarpa, alta all'incirca 10 m rispetto al fondo del fossato e sprovvista di merlatura di coronamento; il paramento è privo di aperture, a eccezione delle grandi cannoniere affiancate poste all'interno degli orecchioni, che si conservano integre soltanto nel bastione di Santa Maria verso nord-est e nel bastione di San Giovanni Battista verso sud-est; ai lati degli orecchioni, sono inoltre ancora visibili alcuni merloni in sommità, posti anticamente a protezione delle artiglierie.[129][130] All'estremità del bastione di Santa Maria si conserva un breve tratto delle antiche mura cittadine, che collegavano la Cittadella alla non distante Porta Nuova, ricostruita alla fine del XVI secolo insieme alla fortezza.[131]

Porte

Ingresso monumentale

Ingresso monumentale.

L'ingresso principale sorge al centro del lato nord, verso il centro cittadino, ed è preceduto da un ponte a nove arcate ribassate, delimitato da una ringhiera metallica aggiunta nel XIX secolo; alla struttura in muratura si aggiunge un'ulteriore campata lignea sul luogo dell'antico ponte levatoio, suddivisa in tre parti corrispondenti ai tre accessi.[114][132]

La simmetrica facciata manierista, interamente rivestita in pietra di Angera e in pietra di Miarolo riccamente scolpite, è suddivisa orizzontalmente in tre ordini.[58][133] Il livello inferiore presenta tre portali d'ingresso ad arco a tutto sesto, di cui quello centrale più ampio delimitato da una cornice strombata in bugnato; gli ingressi sono affiancati da coppie di lesene bugnate a fasce, coronate da frontoni circolari, mentre alle estremità si ergono altre due lesene a strisce orizzontali.[58][133] Superiormente si staglia nel mezzo, all'interno di una cornice ovale, un grande stemma marmoreo dei Farnese, realizzato in marmo di Carrara dallo scultore Achille Turbati, collaboratore del Moschino; a fianco si trovano due alte fessure che originariamente ospitavano i bolzoni del ponte levatoio centrale; ai lati, in corrispondenza dei portali secondari si aprono due bifore a tutto sesto, scandite dalle fessure dei bolzoni dei ponti esterni e delimitate da coppie di paraste coronate da erme, a sostegno della trabeazione spezzata.[58][133] In sommità, differentemente dal progetto originario del Moschino che prevedeva una loggia coperta, si eleva un frontone rettangolare in mattoni, sormontato nel mezzo da un fastigio semicircolare e ai lati da due piccoli busti.[34][134]

Ponte d'accesso alla porta monumentale.

All'interno l'androne a tre navate, di cui la centrale voltata a botte, accoglie su un lato una grande stele marmorea neoclassica, coronata da un frontone triangolare con due acroteri alle estremità; nel mezzo della lastra, sotto a un medaglione raffigurante il conte Neipperg, è incisa l'epigrafe: "Al conte Alberto di Neipperg, tenente maresciallo austriaco, gli Uffiziali di tutte le milizie parmigiane, che l'ebbero per XIV anni, Capo onorevole in guerra, benevolo in pace, fecero del proprio, MDCCCXXVIIII".[135] Al livello sovrastante, anticamente destinato a residenza del castellano, si trova un piccolo corpo di fabbrica che si allunga in adiacenza al viale perimetrale superiore; in origine tale struttura, più ampia, era collegata con gli edifici del corpo di guardia, che sorgevano sul retro ai lati della strada d'ingresso.[136]

Porta del Soccorso

Porta del Soccorso.

La porta del Soccorso sorge al centro del lato sud-ovest, verso la campagna, ed è preceduta da un terrapieno.[137]

La simmetrica facciata in laterizio, ripristinata nel secondo dopoguerra dopo i danni subiti nel corso del conflitto, presenta tre portali d'ingresso ad arco a tutto sesto, di cui quello centrale più ampio, privi delle originarie cornici modanate in granito; sopra alle entrate secondarie erano anticamente collocati due grandi finti cannoni, anch'essi in granito, uno dei quali, conservatosi integro, è posizionato internamente a lato del viale d'accesso.[137]

Interno

Viale d'ingresso dalla porta del Soccorso.

All'interno lo spazio, anticamente occupato nel mezzo da un'ampia piazza attorno alla quale si ergeva una serie di edifici destinati a caserme, magazzini, infermerie e prigioni, è dominato dal secondo dopoguerra da vasti prati.[114][138] Due strade collegano le porte al viale pentagonale interno, che, affiancato da alti platani in parte secolari, perimetra l'area centrale; cinque rampe rettilinee, delimitate da filari di tigli, si ergono dai vertici del poligono per raggiungere in quota, in corrispondenza dei bastioni, le estremità del viale pentagonale esterno, ove formano delle aiuole occupate da quattro cedri dell'Atlante e uno spino di Giuda.[114] Alla strada poligonale sui terragli, fiancheggiata da tigli, pioppi e robinie, si accosta un percorso podistico, che si distacca nei baluardi per seguirne il contorno.[114]

Al livello inferiore, le rampe e i viali suddividono il prato in grandi trapezi.[114] L'area giochi, di cui è previsto lo spostamento in un altro settore, si trova ai lati della strada d'ingresso principale; alla sua destra inoltre affiorano alcuni tratti delle fondazioni della cinquecentesca chiesa della Beata Vergine del Rosario, mentre di fronte è collocata un'ampia fontana marmorea circolare, anticamente utilizzata come abbeveratoio per i cavalli.[114][139] Grandi prati, delimitati da porte da calcio, si estendono nel settore pentagonale centrale e negli spazi ovest, sud-ovest e sud-est.[114] La zona a nord-est è infine occupata da due campi da basket in cemento verso l'interno e dall'ex ostello e dalle sue pertinenze verso l'esterno.[114][127]

I due campi da basket e l'ex caserma.

L'ex caserma, realizzata in laterizio e illuminata da numerose finestre laterali e da una grande vetrata sul fianco sud-est, si articola su due livelli, estendendosi su circa 700  complessivi; gli ambienti, integralmente ristrutturati in stile contemporaneo, si suddividono in un salone, una sala lettura, un bar, alcuni laboratori destinati a formare al lavoro giovani con disabilità e un negozio di vendita delle merci ivi prodotte.[122] All'esterno, un'area di 1000  adibita a giardino si estende in continuità con l'edificio verso sud-est; lo spazio è suddiviso in varie aiuole dai basamenti delle murature di un'antica caserma e presenta nel mezzo un pergolato metallico.[140]

Lungo il perimetro della spianata pentagonale inferiore si ergono le scarpate del terrapieno esterno, su cui cresce una fitta boscaglia nata spontaneamente, costituita in prevalenza da pioppi neri e robinie.[114] Alle estremità, in adiacenza alle rampe, sono collocati i portali di accesso agli ambienti sotterranei dei baluardi.[141]

Bastioni

Il pianoro col cavaliere del bastione di San Giovanni Battista.

I cinque bastioni si sviluppano su una pianta poligonale a forma di punta di freccia, con due facce esterne disposte ad angolo acuto e due orecchioni squadrati.[129] I baluardi, coronati da pianori in terra cintati da staccionate lignee, ospitano al loro interno una fitta rete di locali sotterranei, destinati anticamente a cannoniere, camere da fuoco, casematte e depositi; gli spiazzi superiori erano originariamente collegati con l'esterno attraverso coppie di gallerie di sortita solo in parte conservatesi nel tempo, utilizzabili in caso di assedio per inviare rapidamente soldati contro gli assalitori.[142][143]

Il bastione di San Giovanni Battista, posto a nord-est, è caratterizzato dalla presenza di un ampio cavaliere in muratura, che eleva il pianoro centrale rispetto alla cornice esterna; sullo spiazzo sono collocati vari attrezzi ginnici in legno, ombreggiati da alcuni boschetti di piante, tra le quali numerosi gelsi da carta, bagolari e robinie.[114][144]

Il bastione di San Francesco, collocato a est e privo dell'orecchione settentrionale, è coperto da un grande prato, punteggiato da pochi alberi, tra cui spicca un alto pioppo.[114][129]

La camera da fuoco del bastione di Santa Maria.

Il bastione di San Pietro, posto a sud-est, presenta caratteristiche simili al precedente ed è dominato sulla punta da un grande acero di monte.[114]

Il bastione di Sant'Alessandro, collocato a sud-ovest, è occupato in gran parte da un'area per i cani recintata, ombreggiata da rade piante; sull'orecchione est si erge l'antica palazzina di San Giorgio, caratterizzata dalla presenza sulla facciata principale di un grande altorilievo raffigurante il santo omonimo; il piccolo edificio, sede di alcune associazioni, è affiancato dal busto marmoreo di Michele Vitali Mazza, eseguito nella prima metà del XX secolo.[114][139][145]

Il bastione di Santa Maria, posto a nord-ovest, è pressoché privo di vegetazione; il pianoro è dominato dai ruderi delle antiche fortificazioni, recuperati nel corso del restauro del 2010.[114][116] Risultano visibili il muretto di contorno del cavaliere, i due accessi alle gallerie di sortita, il camminamento di ronda esterno, le rampe ottocentesche delle artiglierie e l'ampia camera da fuoco sotterranea, pavimentata in acciottolato e priva dell'originaria copertura a volte.[114][116]

Eventi

Il luna park in Cittadella.

L'antica fortezza è utilizzata in alcuni periodi dell'anno come sede di vari eventi e spettacoli, tra cui manifestazioni sportive e culturali, concerti e luna park.[114][115]

Tra i principali, vi si svolgono dal 2019 l'Alé Parma Sport Festival, manifestazione annuale che offre ai giovani più di quaranta diverse discipline sportive,[146][147] e Parma Cittàdella Musica, festival musicale che prevede una serie di concerti in Cittadella e al parco Ducale;[148] vi si tiene inoltre in marzo la festa di san Patrizio, in precedenza ospitata in piazzale della Pace.[149][150]

Altre manifestazioni si sono svolte nella struttura per alcuni anni, tra cui la Giornata dell'Arte, prima del suo spostamento al Centro Giovani Federale,[151][152] e il festival culinario Slow Food Valley, in seguito soppresso.[153][154]

La Cittadella nella cultura di massa

Una versione romanzesca della Cittadella appare nella Certosa di Parma, scritta da Stendhal nel 1839; la struttura fa da sfondo a varie vicende dell'opera, tra cui la prigionia del protagonista Fabrizio del Dongo e la sua fuga dalla fantomatica Torre Farnese del castello.[114][155]

La fortezza è inoltre citata in altri testi letterari, tra cui i romanzi La Parma voladora, pubblicato da Giorgio Torelli nel 1996, e Reo confesso, scritto da Valerio Varesi nel 2021.[156][157]

Note

Esplicative

  1. ^ Il 20 novembre 1589 Ranuccio scrisse al padre per avvisarlo della situazione, parlando «di alcuni discorsi che si vanno facendo per Parma per conto del novo Castello che qualch'uno va mettendo in considerazione che V.A. non possa constrir detto Castello senza licenza del Papa...». Il 12 marzo 1590 Alessandro rispose: «L'inclinazione del Papa, tende ogni giorno più a mostrar a casa nostra la poca volontà che li tiene mi pare che ci convenga metterci mano quanto prima, sia possibile...» In Archivio di Stato di Parma (ASP), Governo Farnesiano, Fabbriche ducali e fortificazioni, busta n°3, Castello di Parma.
  2. ^ Benedetto Zorzi e Andrea Morosini, in visita a Parma nell'ottobre 1598, stilarono una relazione al termine del sopralluogo: «La qualità del terreno è ottima, essendo molto tenace e cretoso; il che apporta anco un grandissimo comodo, poiché la fossa istessa viene a somministrare la materia per far le pietre...» In ASP, coll. cit., busta n°3.
  3. ^ Il 17 agosto 1590 il Duca ordinò «che l'opera si cominci quanto prima, et che ci si lavori con tanta furia et con così buon ordine che si veda in diffesa, et ci si possa metter la guardia et l'Artig.a in così pochi giorni, che sebene alcuno havesse pensiero di darci fastidio non solo lo possa conseguire ma manco esser'a tempo di poterlo fare [...]» In ASP, coll. cit., busta n°3.
  4. ^ Secondo gli storici Giuseppe Papagno e Marzio Achille Romani, le frodi perpetrate ai danni delle finanze del Duca, estese, come da denuncia dello Smeraldi, a tutte le attività del cantiere, potrebbero essersi verificate a tale livello di gravità soltanto se a esserne responsabili fossero stati i funzionari della Camera Ducale, gli Anziani, i magistrati e alcuni degli ingegneri conniventi presenti sul cantiere; ciò spiegherebbe le tensioni con lo Stirpio e lo Smeraldi, estranei a tali ruberie, e lo scaricamento di ogni accusa sul primo, tanto da provocarne l'allontanamento. Vedi Papagno 1982, pp. 197-199.
  5. ^ Al termine delle opere, come da rendiconti del 1607, l'ammontare totale dei costi di costruzione della Cittadella risultò pari a 496 838 scudi parmigiani, 373 957 dei quali furono chiesti in prestito dal Duca. Vedi Adorni 1989, p. 482.
  6. ^ Nel secondo dopoguerra il circolo fu donato al Comune di Parma, che nel 1946 lo affidò in gestione al CUS Parma. Vedi Lorenzo Sartorio, Raquette, quel circolo tra tennis e mondanità, in www.gazzettadiparma.it, 30 aprile 2018. URL consultato il 18 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2024).

Bibliografiche

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