Delia Scala: differenze tra le versioni

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== Riconoscimenti ==
== Riconoscimenti ==

;Anfora d'oro, Comune di Chianciano
====== Antenna d'oro ======
* 1964 – Anfora d'oro

;Antenna d'oro
* 1959 – Antenna d'oro, dell'ANIE
* 1959 – Antenna d'oro, dell'ANIE

;Caravella d'oro, Città di Genova
====== Maschera d'oro ======
* 1968 – Per la commedia musicale

;Giara d'argento, Regione Sicilia
* 1987 – Giara d'argento
;Maschera d'Oro
* 1962 – Per la commedia musicale
* 1962 – Per la commedia musicale

;Maschera d'Argento
====== Maschera d'argento ======

* 1955 – Per la rivista
* 1955 – Per la rivista
* 1956 – Per la rivista
* 1956 – Per la rivista
* 1959 – Per la rivista
* 1959 – Per la rivista
* 1964 – Per la commedia musicale
* 1964 – Per la commedia musicale
* 1965 – Per la commedia musicale
* 1965 – Per la commedia musicale
* 1966 – Per la commedia musicale
* 1966 – Per la commedia musicale
* 1968 – Per la televisione e la radio
* 1968 – Per la televisione e la radio

;Microfono d'argento
====== Microfono d'argento ======

* 1960 – Microfono d'argento per il varietà televisivo
* 1960 – Microfono d'argento per il varietà televisivo

;Premio dell'ascoltatore
====== Premio dell'ascoltatore ======

* 1961 – Premio dell'Ascoltatore (Rai)
* 1961 – Premio dell'Ascoltatore (Rai)

;Premio Passerella
====== Premio Sandro Giovannini ======
* 1955 – Premio Passerella

;Premio Sandro Giovannini
* 1978 – Premio "Sandro Giovannini"
* 1978 – Premio "Sandro Giovannini"
;Premio Taormina
* 1986 – Per la commedia musicale


== Omaggi ==
== Omaggi ==

Versione delle 12:24, 9 giu 2020

Delia Scala nel 1963

Delia Scala, pseudonimo di Odette Bedogni (Bracciano, 25 settembre 1929Livorno, 15 gennaio 2004), è stata un'attrice e ballerina italiana, il cui nome è principalmente legato alla commedia musicale negli anni degli esordi, in Italia, di questo nuovo genere di teatro.

Non fu solo un'artista del palcoscenico completa e di grande versatilità, capace di recitare, ballare, cantare a buoni livelli, ma offrì una figura di soubrette del tutto innovativa rispetto ai canoni degli anni quaranta, troppo centrati su camminate in abiti vistosi e pose seduttive. Spontanea, dinamica, di una bellezza lucente che non ebbe bisogno di trucco o di fisico imponente, volitiva ma dolce, ironica ma gentile, nella sua spiccata carica comunicativa seppe suscitare nel pubblico un'irresistibile simpatia.[1][2][3][4][5]

Biografia

Primi anni

Seconda di quattro figli, una sorella e due fratelli, visse i primi anni a Bracciano, in provincia di Roma, dove frequentò le prime classi delle scuole elementari. Il padre Aldo Bedogni era sottufficiale collaudatore di stanza all'aeroporto militare di Vigna di Valle, la madre Iolanda Redighieri, casalinga, la volle chiamare Odette per amore della canzone Odette bella pupa di Parigi.[6][4][7]

Quando il padre venne trasferito all'aeroporto di Malpensa, la famiglia si spostò a Gallarate, non lontano da Milano. Nei primi anni '40, congedatosi il padre dall'Aeronautica Militare, la famiglia si trasferì a Campagnola Emilia, nella casa dei nonni materni. Tuttavia, desiderosa di continuare gli studi di danza, la piccola Odette tornò temporaneamente a Milano, dove veniva ospitata da una signora amica di famiglia. Terminata la frequentazione della scuola di danza, tornò a Campagnola.[8][9]

L'amore per la danza

Delia Scala nel 1951

Aveva iniziato a frequentare la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala a otto anni, e aveva proseguito per sette anni, prendendo parte a balletti, tra cui La bottega fantastica di Rossini e La bella addormentata di Čajkovskij, e ad altre rappresentazioni con cui si familiarizzò col palcoscenico: nell'aprile 1940 fu in scena al Teatro alla Scala per un intero atto nella parte della figlia di Dufresne (interpretato da Beniamino Gigli), nell'opera lirica Zazà di Leoncavallo.[10] Negli anni trascorsi in provincia di Reggio Emilia, Odette si esibì in piccoli teatri della zona: nel 1943, quattordicenne, al teatro Italia di Campagnola nell'ambito di un varietà condotto dall'esordiente Romolo Valli (che si faceva chiamare Mimmolo)[11][12], al Teatro Sociale Villastrada di Dosolo e al Teatro Comunale di Guastalla dove danzò il valzer del Faust di Gounod.[13] Nel 1946, dopo il matrimonio con Melitsanos, si trasferì con lui a Viareggio, e qui nel 1949 salì ancora su una modesta ribalta come artista di varietà, a fianco del poeta-cantante-attore Egisto Malfatti nello spettacolo Egisto e Delia.[14]

Il cinema

Delia Scala nel 1959

Ancora bambina, per la sua disinvoltura in scena era stata scelta dal regista Giorgio Ferrari come protagonista di un documentario sulla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala; poi nel 1943 partecipò, al film Principessina, diretto da Tullio Gramantieri.[15] Ma fu a partire dal 1947 che incominciò a lavorare con continuità nel cinema, prima col proprio vero nome, poi con lo pseudonimo di Lia Della Scala e subito dopo con quello definitivo di Delia Scala, scelto su suggerimento di Italo Calvino, allora capo-ufficio stampa della Lux Film, in omaggio alla sua insegnante di danza Nives Poli, richiamando il teatro che l'aveva formata come ballerina. In quell'anno, avendo partecipato a un casting per il film L'onorevole Angelina, era stata notata dal regista Luigi Zampa che le diede però una parte in un'altra sua pellicola, Anni difficili. Trasferitasi a Roma, partecipò, fino al 1960, a oltre 40 film, tra cui: Napoli milionaria di Eduardo De Filippo; Roma ore 11, pellicola neorealista di Giuseppe De Santis; il noir Grisbì di Jacques Becker, recitato in francese a fianco di Jean Gabin. Interpretò alcune commedie: Bellezze in bicicletta (1951) di Carlo Campogalliani, insieme con Silvana Pampanini, e Signori si nasce (1960) di Mario Mattoli, accanto a Totò. Per il resto prese parte a film quasi sempre di modesta importanza: peplum, commedie leggere o musicarelli.

Il teatro e la commedia musicale

In quegli anni ebbe qualche esperienza iniziale di teatro di prosa. Prima, assieme a Mario Scaccia, in Apocalisse a Capri, di Sergio Sollima, sotto la regia di Mario Landi (Teatro dei Satiri di Roma, marzo 1951)[16]; poi, nello stesso anno e sempre con Scaccia, nella pièce Conserviamo le nostre cattive abitudini, di Franco Monicelli [17]; quindi, assieme a Adriano Rimoldi ed Ernesto Sabbatini, nella commedia C'era una volta un biglietto da un milione (regia di Daniele D'Anza, adattamento del racconto La banconota da un milione di sterline di Mark Twain), trasmessa sperimentalmente dalla RAI il 17 maggio 1953[18].

Furono invece Garinei e Giovannini a proporle la svolta decisiva nella sua vita artistica. Dopo averla vista ballare nel film Gran Varietà, nel 1953 Giovannini la vide dal vivo nel "proprio" teatro, il Sistina, in un charleston nell'ambito di uno spettacolo di beneficenza della Croce Rossa a favore degli alluvionati; rimase colpito e volle subito conoscerla. Garinei e Giovannini videro in lei la nuova figura femminile su cui puntare per il lancio della commedia musicale italiana, genere al quale essi stessi avevano dato l'avvio solo due anni prima, assieme al musicista Gorni Kramer.[19] Con molta insistenza, anche strappando per lei, al produttore Remigio Paone, un cachet consistente (battendo l'impresario di Walter Chiari Arturo Sirri che contemporaneamente cercava di strapparle un contratto), i due riuscirono a scritturarla per interpretare, assieme al già ben noto Carlo Dapporto, Giove in doppiopetto.[20] La reticenza dell'attrice era dovuta alla sua assai limitata esperienza nel teatro e al non avere mai cantato prima (il maestro Kramer, alla prima audizione, quasi si disperò, mentre Dapporto inizialmente non la considerava all'altezza), sebbene in poche settimane, con instancabile impegno, apprese ad esprimersi anche con le note.[21]

Delia Scala nella commedia musicale "My Fair Lady" - 1964

Giove in doppiopetto esordì quindi al Teatro Lirico di Milano il 25 settembre 1954, giorno del 25º compleanno dell'attrice. Il successo fu travolgente, e le repliche in giro per l'Italia si protrassero per due anni. Nello spettacolo la Scala interpretava una giovane sposina insidiata da un Giove (Dapporto) donnaiolo sceso sulla Terra assumendo le sembianze del marito (Gianni Agus), ostacolato dall'accorta Giunone (Lucy D'Albert). Nella scena Mambo dei grappoli Delia, in un numero di danza acrobatica, saltava su un tamburo-tinozza elastico compiendo per 24 volte una spaccata in aria. Fu l'inizo di un avvicendarsi serrato di commedie musicali di grande successo, sempre incentrate sulla creatività e sul dinamismo organizzativo dell'inseparabile coppia di autori, e Delia ebbe così occasione di lavorare a fianco dei principali attori di rivista di quegli anni.

Nel 1956 interpretò Buonanotte Bettina con Walter Chiari, dove si metteva in scena una situazione di ostinato bisticcio all'interno di una giovane coppia, quadro che ricorrerà spesso nei copioni che la Scala affronterà successivamente. La commedia era di notevole modernità, riuscendo con allegra ironia a portare in scena riferimenti a erotismo e trasgressione in anni piuttosto bacchettoni. L'opera fu tradotta e rappresentata, prima nel 1958 al Teatro de la Comedia di Madrid col titolo Buenas noches Bettina[22], poi nel 1959 al Teatro Adelphi di Londra col titolo di When in Rome[23][24]. Mentre la commedia veniva replicata a Firenze, Il 14 marzo 1957 venne recapitata a Delia la tragica notizia della morte in una corsa automobilistica del fidanzato Eugenio Castellotti; sconvolta, l'attrice volle comunque entrare in scena la sera stessa, sostenuta dagli applausi del pubblico.[25]

In quel periodo di forte turbamento per la tragica perdita del fidanzato, decise di impegnarsi, e fu l'unica volta, nel teatro classico, al 9º Festival del Teatro Drammatico a Verona, impersonando Ariele in La tempesta di Shakespeare, per la regia di Franco Enriquez, a fianco di Glauco Mauri e Salvo Randone.[26][27]

Sempre nel 1957 tornò a lavorare con Dapporto in L'adorabile Giulio. Vi recitava anche Teddy Reno, che le rivolgeva la canzone Simpatica; l'attrice racconterà poi, simpaticamente, di non avere gradito i versi "tu non mi fai pensar a notti di passion ma a cieli sereni..." non ritenendosi donna priva di passionalità e di essersi subito lamentata con gli autori del brano.[28]

Del 1958 fu Un trapezio per Lisistrata, una delle opere più riuscite e originali della coppia G&G, con la coreografia di Donald Saddler. Con lei sul palco Nino Manfredi, Paolo Panelli, Mario Carotenuto, Ave Ninchi e il Quartetto Cetra. La rilettura del testo di Aristofane intendeva esorcizzare le paure collettive per la guerra fredda, presentando ateniesi e spartani come statunitensi e sovietici.

Delia Scala Show, del 1960, nacque in modo casuale. Nell'imminenza dell'esordio di Rinaldo in campo, durante una prova, il protagonista Domenico Modugno subì una caduta fratturandosi molto gravemente una gamba, quindi un gran numero di rappresentazioni già fissate saltavano. Garinei e Giovannini allora ebbero l'idea di proporre a Delia, che accettò, uno show incentrato sulla sua carriera fino a quel momento. In una decina di giorni il copione era pronto e, dopo poche prove, lo show andava in scena nei vari teatri al posto del Rinaldo. L'attrice era affiancata dal trio comico Toni Ucci, Enzo Garinei e Carletto Sposito.[29]

Delia Scala e Renato Rascel ne Il giorno della tartaruga

Rinaldo in campo, rappresentata nel 1961, fu un kolossal per impegno e ampiezza del cast, che richiamando il Risorgimento, voleva anche celebrare il centenario dell'Unità d'Italia. Delia vi interpreta una baronessina invaghita di ideali garibaldini e innamorata di Rinaldo (Domenico Modugno), bandito diventato poi combattente con le camicie rosse. Si trattò della prima commedia musicale con caratteri anche drammatici, con un personaggio che muore in scena. Il successo dell'opera ebbe eco internazionale e la compagnia fu chiamata a portare il Rinaldo anche al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, dove fu replicato per quattro mesi[30]. L'opera fu anche tradotta in russo e serbo e rappresentato a Mosca[31] e Belgrado.

Sempre nel 1961 l'attrice interpretò la soubrette Marta Gray in una versione televisiva, con la regia di Eros Macchi, della commedia musicale La padrona di Raggio di Luna, sempre di Garinei e Giovannini, già uscita nei teatri nel 1955 con Lauretta Masiero nella stessa parte.[32]

Del 1964 fu la versione italiana My Fair Lady (che come musical e film aveva già spopolato negli Stati Uniti e nel mondo): a fianco della Scala recitavano Gianrico Tedeschi e Mario Carotenuto.

Nel 1965, con Il giorno della tartaruga a fianco di Renato Rascel, tornò a interpretare la lei della coppia litigiosa. I due attori, quasi sempre soli sul palco, inscenano dall'inizio alla fine un unico interminabile litigio, con flashback del proprio incontro e di momenti passati. Fu in una rappresentazione di quest'ultima che l'attrice svenne improvvisamente in scena, con chiusura definitiva del sipario, trasporto immediato in ospedale dove subì un intervento d'urgenza per appendicite. Come lei stessa racconterà, lo stress del momento (e anche le pressioni ricevute affinché tornasse in scena anche non completamente rimessa), ma soprattutto il desiderio di dedicare più tempo alla propria vita privata (si sposò con Piero Giannotti pochi mesi dopo), la portarono a lasciare, nel pieno della carriera, il teatro, preferendo dedicarsi solo al varietà televisivo.

Radio e televisione

Paolo Panelli, Delia Scala e Nino Manfredi in Canzonissima 1959

Aveva incominciato a lavorare alla radio nel 1952, a fianco di Silvio Gigli nella trasmissione Punto interrogativo. Seguirono i varietà Il fiore all'occhiello con Carlo Dapporto nel 1957, poi Gran gala con Dapporto e Alberto Talegalli nel 1959, Il mio spettacolo e Tutta Delia Scala nel 1961.[33] Condusse poi, con Pippo Baudo, Caccia alla voce, di Giancarlo d'Onofrio e Silvano Nelli (1970), e Caccia al tesoro di Garinei e Giovannini (1971).

In televisione esordì nel 1956, con il varietà di Marcello Marchesi e Vittorio Metz Lui e lei, condotto insieme con Nino Taranto, e nello stesso anno, a fianco di Bramieri, Campanini, Tognazzi, Vianello, Wanda Osiris e altri animò Natale con chi vuoi. Tre anni dopo ottenne un notevole successo con l'edizione di Canzonissima del 1959, da lei condotta assieme a Paolo Panelli e Nino Manfredi. Dopo la prima serata, a lato dell'entusiasmo generale nei telespettatori, si scatenò un putiferio nell'opinione pubblica per il can can di Delia con le ballerine, considerato osé, e persino L'Osservatore Romano, indignato, citò il nome dell'attrice-ballerina in prima pagina; così il numero, pur rimanendo, dovette essere modificato, e persino il termine "can can" dovette essere censurato sostituendolo con "cin cin".[29]

Assieme a Toni Ucci e Giuseppe Porelli, nel 1963 condusse il varietà Smash, per la regia di Enzo Trapani su testi dello stesso Trapani e di Santamaria, con l'orchestra diretta da Ennio Morricone.

Nel 1968 fu protagonista di Delia Scala Story, scritto da Garinei e Giovannini affiancati da Antonio Amurri, un originale varietà che la vedeva sola in uno studio quasi privo di scenografia, dove raccontando i passi della propria carriera, riceveva separatamente innumerevoli visite dei principali attori con cui aveva collaborato precedentemente, e con ciascuno venivano costruiti tanti piccoli quadri, richiamando gli spettacoli realizzati insieme.

Nel 1970 ebbe grande successo Signore e signora, di Antonio Amurri e Maurizio Jurgens, varietà incentrato su una miriade di sketch con una lei ("ciccina") e un lui ("ciccino", interpretato da Lando Buzzanca) coniugi in perenne contrasto (con tanto di invasioni di campo da parte delle petulanti consuocere Clelia Matania e Paola Borboni). Parallelamente i due interpretavano anche una coppia di rudi contadini ciociari e una di spocchiosi aristocratici inglesi. Nel suo insieme, Signore e signora era una indovinata fenomenologia, pur semiseria, del matrimonio. Anticipando i grandi cambiamenti di costume in atto in quegli anni (la legge sul divorzio entra in vigore proprio allora), lo spettacolo presentava una figura di donna moderna, dalla forte personalità, uscendo dal dualismo abituale della moglie o sottomessa al suo uomo, o bisbetica e prevaricatrice.[34]

Seguirono nove anni di lontananza dal mondo del varietà, in cui condusse solo, in televisione nel 1972, Colazione allo studio 7, la prima trasmissione televisiva avente come tema la buona cucina, a fianco del gastronomo Luigi Veronelli, e nel 1975 le 25 puntate di Ciao domenica assieme a Leo Gullotta su testi di Sergio d'Ottavi. Ritornò nel 1979 con lo show del Secondo Canale Che combinazione che la vide per l'ultima volta nelle vesti di conduttrice, oltre che di ballerina a fianco di Don Lurio. Vi si notava come in pochi anni il varietà in TV era completamente cambiato, non solo per l'introduzione del colore, ma per l'esuberanza di scenografie e luci lampeggianti; anche l'abbigliamento brillantato dell'attrice era ben diverso dagli abiti ben disegnati e dalle linee semplici che portava negli anni sessanta.[senza fonte]

Anni ottanta e successivi

Nel 1981 l'editore Rusconi pubblicò Il cibo dei grandi, che la Scala scrisse assieme all'amica Sylvia Sodi. La narrazione è tutta di Delia in prima persona, in un'opera fra autobiografia e cronaca, 44 brevissimi racconti su personaggi noti, alcuni amici storici, altri incontrati occasionalmente, di cui tratteggia personalità e comportamento, assieme alla descrizione di pietanze servite nell'occasione di pranzi in cui è stata presente, o ospitando a casa propria o trovandosi ospitata. Le personalità vanno dai vecchi compagni di spettacolo Totò, Domenico Modugno, Paolo Panelli, ad altri attori come Monica Vitti, Liz Taylor, fino a Sandro Pertini, François Mitterrand e l'amico di sempre Umberto Veronesi.[35]

Negli anni dal 1980 al 1983 animò alla Bussola di Viareggio, assieme a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, il varietà Una rosa per la vita per raccogliere fondi a sostegno della prevenzione e ricerca sui tumori.

Tornò in televisione interpretando per la Rai la fiction Casa Cecilia (tre serie: 1982, 1983, 1987), scritta da Lidia Ravera ed Emanuele Vacchetto e diretta da Vittorio De Sisti. Nella seconda serie venne abbinata, a ciascun episodio, un'appendice in cui l'attrice leggeva lettere inviate da telespettatori ed esprimeva considerazioni su problematiche di vita familiare.

Dopo altri anni di lontananza dallo spettacolo, fu protagonista della sitcom Io e la mamma, andata in onda tra il 1996 e il 1998 su Canale 5 per la regia di Fosco Gasperi, nella quale recitava accanto a Gerry Scotti ed Enzo Garinei (fratello di Pietro). Perduto il marito nel 2001, e nuovamente colpita da tumore, si spense a 74 anni il 15 gennaio 2004 nella sua abitazione di Livorno, circondata dall'affetto dei famigliari. Oggi riposa nel Cimitero della Misericordia a Livorno.

Vita privata

A Campagnola conobbe Nikiphorus Melitsanos, un militare greco-cipriota in forze all'armata britannica, paracadutato nella zona di Reggio Emilia per unirsi alle formazioni partigiane e che la famiglia di Delia, nascondendolo, aiutò a sfuggire alle milizie nazifasciste. Nel 1946 i due si sposarono a Reggio Emilia, trasferendosi a Viareggio, dove lui avviò un'attività nel campo dell'illuminotecnica, mentre lei cominciava a lavorare nel cinema. Si separarono dopo soli due anni e nel 1956 la Sacra Rota annullò il matrimonio, dopodiché l'attrice si trasferì a Roma.[36] Nel 1947 moriva il padre alla giovane età di 41 anni, investito vicino casa da un'automobile e, grazie all'intensa attività cinematografica intrapresa, Delia poté aiutare economicamente la sua famiglia.[37]

Successivamente si fidanzò con Eugenio Castellotti, pilota di Formula 1, di Lodi. Nonostante vivessero distanti per gli impegni professionali di entrambi, affrontavano innumerevoli e rapide trasferte per vedersi. Il 14 marzo 1957, dopo avere trascorso la giornata precedente a Firenze, dove Delia era impegnata per lavoro, Castellotti raggiunse l'autodromo di Modena per una serie di prove, allo scopo di ristabilire un nuovo record della pista. Dopo pochi giri, perso il controllo dell'auto, uscì di pista perdendo la vita sul colpo.[25][38]

Alcuni anni dopo questa sciagura Delia tornò a frequentare sempre più assiduamente Piero Giannotti, noto concessionario d'automobili di Viareggio, col quale era già stata brevemente fidanzata alla fine degli anni quaranta, dopo la separazione dal primo marito. Fra i due si era mantenuta sempre una sincera amicizia, che divenne presto qualcosa di più.[39] Si sposarono nel 1966 e lei tornò a Viareggio, in una bella villa vicino al mare, città dove già aveva abitato e dove da tempo trascorreva spesso le vacanze. Lasciò così definitivamente il teatro per dedicarsi interamente alla famiglia, pur recitando ancora per circa un anno e adempiendo agli impegni precedentemente presi.

Nel 1974 Delia dovette affrontare un tumore al seno, diagnosticatole dall'oncologo Pietro Bucalossi e dal suo assistente Umberto Veronesi. All'inizio di luglio di quell'anno venne da loro operata e sottoposta a chemioterapia e radiocobaltoterapia, cure che all'epoca erano ancora sperimentali ma che diedero ottimi risultati. Delia, che aveva allora 44 anni, affrontò la malattia con straordinario coraggio, fortemente sostenuta dall'affetto del marito. Successivamente raccontò ai giornali che una delle esperienze più pesanti fu subire la violazione della propria riservatezza. Mentre lei non aveva rivelato quasi a nessuno il vero motivo del ricovero e alla madre parlò di un intervento estetico, la notizia sulla vera natura della sua degenza trapelò lo stesso e stuoli di fotografi d'assalto si infiltrarono ripetutamente nell'ospedale. Delia al momento delle dimissioni fu costretta a uscire di nascosto dalla clinica per evitare l'assedio dei fotografi e si trovò persino a leggere un titolo di un giornale che la definiva "in fin di vita". A causa di questa inaspettata fuga di notizie, nelle settimane successive le fu comunicato l'annullamento di alcune campagne pubblicitarie già programmate a cui doveva prestare la propria figura, poiché chi era colpito dal cancro "non dava una bella immagine".[40][41]

Dopo qualche mese di convalescenza Delia fu una delle prime celebrità a raccontare senz'alcuna omissione tutta l'esperienza della sua malattia e a scardinare quella gabbia di atteggiamenti sociali ostili che da sempre gravavano su chi si trovava ad affrontare una simile patologia; all'epoca soltanto la famosa tennista Lea Pericoli fece la stessa cosa. In più occasioni, soprattutto in una puntata di Bontà loro di Maurizio Costanzo, l'attrice si raccontò, invitando accoratamente al coraggio, alla dignità, al sostegno concreto alla ricerca e alla diffusione della prevenzione.[42] Questo suo impegno caratterizzò il resto della sua vita, vedendola attiva sostenitrice, insieme al marito, di innumerevoli iniziative a sostegno dell'AIRC. La principale di queste fu la serie di spettacoli Una rosa per la vita, che anche condusse insieme a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, anch'essi trovatisi come lei ad affrontare il cancro. Con un pubblico di cinquemila persone, al Bussoladomani, dal 1980 al 1983, i tre artisti condussero numerose serate raccogliendo ingenti somme e vedendo la partecipazione di numerosi grandi artisti.[43]

Nel 1982 una nuova sciagura si abbatté sulla sua vita. Piero Giannotti morì improvvisamente in un incidente stradale, travolto da un'auto pirata mentre viaggiava in scooter per recarsi al proprio ufficio. La sua Vespa venne ritrovata in un prato semidistrutta e il suo corpo poco lontano, in fin di vita. Seppur profondamente colpita, Delia volle ugualmente condurre al Bussoladomani, pochi giorni dopo, lo spettacolo programmato per l'AIRC Una Rosa per la Vita, al quale Piero aveva lavorato con grande impegno fino a poche ore prima della sua scomparsa, dedicandogli l'intera serata.[44]

Nel 1984 Delia Scala si risposò, unendosi all'armatore ed editore Arturo Fremura, che da pochi anni aveva perduto la moglie. Con lui e i suoi figli Gino, Mariangela, divenuta poi attrice cinematografica, Silvio e Attilio, andò a vivere a Livorno. Con lui Delia visse anni felici fino a quando, nel 2001, Fremura scomparve per un tumore, lasciando l'attrice nuovamente sola negli ultimi tre anni di vita.

Nel 2002 Delia venne nuovamente colpita da una recidiva del tumore e, malgrado ulteriori cure, si spense a 74 anni il 15 gennaio 2004 nella sua abitazione di Livorno, circondata dall'affetto dei familiari. Oggi riposa nel Cimitero della Misericordia di Livorno.

Negli ultimi anni dichiarò di essere stata profondamente ferita da un destino che per tre volte le aveva tolto violentemente il compagno, ma di considerarsi fortunata e felice, per avere avuto il successo artistico e l'amore.

Filmografia

Cinema

Televisione

Teatro

Trasmissioni radio

Prosa radiofonica

Trasmissioni televisive

Prosa televisiva

Discografia

Album

Singoli

Libri

  • Delia Scala e Sylvia Sodi, Il cibo dei grandi, Rusconi, 1981.

Riconoscimenti

Antenna d'oro
  • 1959 – Antenna d'oro, dell'ANIE
Maschera d'oro
  • 1962 – Per la commedia musicale
Maschera d'argento
  • 1955 – Per la rivista
  • 1956 – Per la rivista
  • 1959 – Per la rivista
  • 1964 – Per la commedia musicale
  • 1965 – Per la commedia musicale
  • 1966 – Per la commedia musicale
  • 1968 – Per la televisione e la radio
Microfono d'argento
  • 1960 – Microfono d'argento per il varietà televisivo
Premio dell'ascoltatore
  • 1961 – Premio dell'Ascoltatore (Rai)
Premio Sandro Giovannini
  • 1978 – Premio "Sandro Giovannini"

Omaggi

  • All'attrice è stato intitolata la strada "via Delia Scala" a Roma
  • Le è stato inoltre intitolato il piazzale "largo Delia Scala" a Viareggio
  • La Repubblica di San Marino il 4 giugno 2005 ha emesso un francobollo commemorativo dedicato a Delia Scala, in una serie dedicata al teatro musicale.[45]
  • Il 3 ottobre 2013 ha esordito al teatro Brancaccio di Roma la commedia musicale C'è qualche cosa in te scritta e interpretata da Enrico Montesano, un omaggio alla commedia musicale di mezzo secolo prima. Il titolo, lo stesso della canzone che Walter Chiari rivolge a Delia Scala in Buonanotte Bettina, già è un inequivocabile riferimento. Ma il richiamo si fa esplicito nel personaggio della coprotagonista Delia (Ylenia Oliviero) ragazzina esuberante che, come una Delia Scala rinata (quando dice di chiamarsi Delia lui grida “Ah, Delia! Come Delia Scala!”), scopre il fascino della commedia musicale attraverso l'incontro casuale con l'anziano custode di teatro Nando (Montesano), col quale, animando i vecchi costumi di scena che accuratamente conserva, le racconta quell'affascinante mondo.[46][47]

Doppiatrici

Note

  1. ^ Maurizio Porro, Addio a Delia Scala, primadonna del varietà, in Corriere della Sera, 16 gennaio 2004. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
  2. ^ Carlo Muscatello, Delia, la soubrette della porta accanto, in Il Piccolo, 16 gennaio 2004. URL consultato il 22 luglio 2019 (archiviato il 22 luglio 2019).
  3. ^ Giorgio Placereani, Il gran fascino di un'artista tuttofare in palcoscenico, in Il Piccolo, 16 gennaio 2004. URL consultato il 22 luglio 2019 (archiviato il 22 luglio 2019).
  4. ^ a b Addio a Delia Scala, l'anti-Osiris, in Gazzetta di Reggio, 16 gennaio 2004. URL consultato il 22 luglio 2019 (archiviato il 22 luglio 2019).
  5. ^ Addio Delia, ultima soubrette, in Il Tirreno, 16 gennaio 2004. URL consultato il 22 luglio 2019 (archiviato il 22 luglio 2019).
  6. ^ A Bracciano nasce una stella: Delia Scala, in Gente di Bracciano, n. 21, ottobre 2018.
  7. ^ Gianfranco Gramola, Delia Scala (suoubrette). Un'attrice che ha detto no a Hollywood, su Interviste Romane, 31 gennaio 1999. URL consultato il 30 luglio 2011 (archiviato il 15 dicembre 2012).
  8. ^ È sempre più difficile diventare Carla Fracci, in Corriere della Sera, 5 ottobre 1978 (archiviato dall'originale).
  9. ^ Leoncarlo Settimelli, La forza di Delia (PDF), in L'Unità, 16 gennaio 2004 (archiviato dall'originale).
  10. ^ My fair Delia, la prima della classe, Corriere della Sera 23/8/1993
  11. ^ Mimmolo dalla parola facile, in Radiocorriere TV, n. 18, 1969.
  12. ^ Curiosità dall'Archivio - Romolo Valli, su Museo Biblioteca dell'Attore, 12 maggio 2014. URL consultato il 18 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2014).
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Bibliografia

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