Ophrys lutea laurensis

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Ofride del Monte Lauro
Ophrys lutea subsp. laurensis
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
OrdineAsparagales
FamigliaOrchidaceae
SottofamigliaOrchidoideae
TribùOrchideae
SottotribùOrchidinae
GenereOphrys
SpecieO. lutea
SottospecieO. l. subsp. laurensis
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
SottoclasseLiliidae
OrdineOrchidales
FamigliaOrchidaceae
GenereOphrys
SpecieO. lutea
SottospecieO. l. subsp. laurensis
Nomenclatura trinomiale
Ophrys lutea laurensis
(Geniez & Melki) Kreutz, 2006
Sinonimi

Ophrys laurensis (bas.)

  • Ophrys subfusca subsp. laurensis (Geniez & Melki) Kreutz

L'ofride del Monte Lauro (Ophrys lutea subsp. laurensis (Geniez & Melki) Kreutz, 2006) è una pianta appartenente alla famiglia delle Orchidacee, endemica della Sicilia.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto sottospecifico (laurensis) si riferisce al Monte Lauro, areale dei primi ritrovamenti di questa entità.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una pianta erbacea non molto alta (massimo 15 cm). La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), ossia è una pianta perenne che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati bulbi o tuberi, strutture di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. È un'orchidea terrestre in quanto contrariamente ad altre specie, non è “epifita”, ossia non vive a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono fascicolate e secondarie da bulbo e consistono in sottili fibre radicali posizionate nella parte superiore dei bulbi.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto è composta da due tuberi bulbosi a forma ovoidale, arrotondati e di colore biancastro; il primo svolge delle importanti funzioni di alimentazione, mentre il secondo raccoglie materiali nutritizi di riserva per lo sviluppo della pianta che si formerà nell'anno venturo.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è semplice, eretta e robusta. Il colore è verde.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie basali sono due a forma più o meno lanceolata. Quelle cauline sono pure due con portamenti distinti: una è eretta, l'altra è guainante il fusto. Sulla pagina fogliare sono presenti delle nervature parallele disposte longitudinalmente (foglie di tipo parallelinervie). Il colore delle foglie è fondamentalmente verde.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è “indefinita” (senza fiore apicale o politelica) del tipo spiciforme con pochi fiori (massimo 2 – 4 fiori) ravvicinati. Questi ultimi sono posti alle ascelle di brattee a forma lanceolata con una scanalatura centrale; sono più lunghe dell'ovario, ma non del fiore. I fiori inoltre sono resupinati, ruotati sottosopra; in questo caso il labello è volto in basso

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami (di cui uno solo fertile – essendo l'altro atrofizzato), 1 verticillo dello stilo)[2].

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[3]
Diagramma fiorale[4]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali (o segmenti) ciascuno (3 interni e 3 esterni). I tre segmenti esterni sono patenti (disposti a 90°) a forma ovale. Quello centrale è ripiegato in avanti a protezione degli organi di riproduzione (il ginostemio). I due tepali interni (il terzo, quello centrale, chiamato labello, è molto diverso da tutti gli altri) sono più stretti con margini debolmente ondulati e di colore più chiaro; sono disposti in modo alterno a quelli esterni e anche questi ripiegati in avanti. Colore dei tepali esterni: verdastri. Colore dei tepali interni: verde-giallastro.
  • Labello: il labello (la parte più vistosa del fiore) si presenta con un portamento pendente o sub-orizzontale. La forma è convessa e termina con alcuni lobi, glabri e di colore più chiaro (giallo). La parte basale si presenta con un solco incavato, ai lati del quale sono evidenti due gibbosità più chiare. Il colore prevalente è bruno scuro. La macchia centrale è grigiastra , quasi lucente, con bordi più chiari. Tutta la zona centrale del labello è densamente pelosa. Questa sottospecie è priva dello sperone. Lunghezza del labello: 10 – 14 mm.
  • Ginostemio: lo stame con le rispettive antere (in realtà si tratta di una sola antera fertile biloculare – a due logge) è concresciuto (o adnato) con lo stilo e lo stigma e forma una specie di organo colonnare chiamato "ginostemio"[5]. Quest'organo è posizionato all'interno-centro del fiore in posizione eretta rispetto al labello. Il polline ha una consistenza gelatinosa; e si trova nelle due logge dell'antera, queste sono fornite di una ghiandola vischiosa (chiamata retinacolo). I pollinii sono inseriti su due retinacoli distinti tramite delle caudicole, mentre i retinacoli sono protetti da due borsicole[6]. L'ovario, sessile in posizione infera è formato da tre carpelli fusi insieme[2].
  • Fioritura: da aprile a maggio.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula. Al suo interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione di questa pianta può avvenire in due modi:

  • per via vegetativa in quanto uno dei due bulbi possiede la funzione vegetativa per cui può emettere gemme avventizie capaci di generare nuovi individui (l'altro bulbo generalmente è di riserva).
  • per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi; la germinazione dei semi è tuttavia condizionata dalla presenza di funghi specifici (i semi sono privi di albume – vedi sopra). La disseminazione è di tipo anemocora. Come per altre specie di Ophrys anche in questa l'impollinazione avviene tramite un ben definito maschio di imenottero del genere Andrena[4] (in questo caso specifico si tratta dell'ape Andrena schulzi[8]) che riconosce (o crede di riconoscere) nella figura disegnata sul labello una propria femmina e quindi tenta una copulazione col solo risultato di trasferire il polline da un individuo floreale all'altro. Anche il profumo (non sempre gradevole per noi umani) emesso dall'orchidea imita i ferormoni dell'insetto femmina per incitare ulteriormente l'insetto maschio all'accoppiamento.

Questo fiore è privo di nettare per cui a impollinazione avvenuta l'insetto non ottiene nessuna ricompensa; questa specie può quindi essere classificata tra i “fiori ingannevoli”[9].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa sottospecie è un endemismo del Monte Lauro, del gruppo dei Monti Iblei nella Sicilia sud-orientale.

Cresce in zone erbose su substrato basaltico attorno ai 900 m s.l.m..

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature:

  • Ophrys laurensis Geniez & Melki (basionimo)
  • Ophrys sicula var. laurensis (Geniez & Melki) Hennecke
  • Ophrys subfusca subsp. laurensis (Geniez & Melki) Kreutz

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Ophrys lutea subsp. laurensis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 16 maggio 2021.
  2. ^ a b Pignatti, vol. 3, p. 700.
  3. ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 4 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  4. ^ a b Judd et al., p. 140.
  5. ^ Musmarra, p. 628.
  6. ^ Nicolini, vol. 3, p. 151.
  7. ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
  8. ^ GIROS, p. 164.
  9. ^ Strasburger, vol. 2, pp. 556, 771.
  10. ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]