Legge morale naturale

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La legge morale naturale è un concetto secondo cui nella natura sono iscritte delle leggi morali universali.

Contesti[modifica | modifica wikitesto]

A seconda dei contesti, la legge morale naturale è un concetto riconducibile:

  • al pensiero laico del giusnaturalismo, secondo cui nella natura (ossia nello spontaneo accadere dei vari fenomeni naturali tra i corpi reali, e i differenti risultati di comportamenti distruttivi o cooperativi tra individui) sono iscritte delle leggi morali universali antecedenti (temporalmente e gerarchicamente) alle leggi morali stabilite dall'uomo. Ciò stabilirebbe un'indipendenza dalle successive leggi umane, istituzionali e sistemiche, razionaliste. L'etica sarebbe implicita nella natura stessa, e ciò renderebbe libero dai vincoli legislativi il libero individuo.
  • al pensiero religioso della teologia morale, in base al quale la legge morale naturale è inscritta nel cuore dell'uomo da Dio stesso.

La legge naturale secondo Tommaso d'Aquino[modifica | modifica wikitesto]

Nella Bibbia, l'esistenza di un ordine divino e naturale (ordinatio nella Vulgata[1]) della Creazione è menzionata in Romani 13:2[2].
Dal 1259 al 1268, Tommaso d'Aquino redasse uno dei più importanti commenti medioevali all'intero corpo epistolare paolino, il cui ordine dottrinale secondo l'Aquinate è stabilito nel Prologo alla Lettera ai Romani e incentrato nella Lettera agli Ebrei sul tema di Cristo capo e sorgente della grazia.[3]

La legge divina e naturale data dal Creatore al tempo di Genesi 1 viene distinta dalla legge umana: se la legge morale naturale consiste in una partecipazione razionale dell'uomo al piano legislativo di Dio-Creatore fissato da sempre per l'intero universo, la legge umana è chiamata ad essere un'applicazione della legge insita nell'ordine divino e naturale della creazione. La rivelazione della legge divina fu affidata a Scritture, Concili e Padri, pilastri della fede cristiana.

Secondo Tommaso, esistono tre inclinazioni naturali nell'uomo:

  • la principale, comune a tutte le sostanze viventi, è la ricerca della propria conservazione. Il diritto alla vita è quindi il fondamento di ogni altro diritto, concretizzandosi nella vita reale di ogni ente nella primaria ricerca della propria conservazione;
  • la seconda inclinatio naturalis, comune agli animali superiori, prevede la riproduzione attraverso l'atto sessuale nella forma umana del matrimonio, e l'educazione della prole. La conservazione può essere anche estesa a questa seconda, intesa come sopravvivenza e come riproduzione;
  • la terza e più alta inclinatio naturalis è esclusiva dell'essere umano, fine ultimo della sua vita: conoscenza e socialità, cioè conoscere la verità dell'Assoluto (homo habet naturalem inclinationem ad hoc quod veritatem cognoscat de Deo) rendendone partecipi gli altri per vivere insieme nel contesto sociale (ad hoc ut in societate vivat).

La lex naturalis non è uniforme in tutti i casi, è universale e uguale per tutte le persone, ma diversa da caso a caso [4]. Mentre la ragione speculativa, trattando prevalentemente di cose necessarie (necessaria), riproduce nelle conclusioni particolari la verità dei principî universali, la ragione pratica, trattando di cose contingenti (contingentia) quali sono le azioni umane, diminuisce la propria capacità di conservare la verità dei principî mano a mano che dai principî universali si passi a norme d'azione sempre più particolari. Il limite e l'errore non è né nella legge, né nel legislatore; è dovuto al diverso oggetto: cose eterne e necessarie, contro cose contingenti e mutevoli.

Secondo la concezione tomistica dello Stato, la legge umana deve essere oggettivamente fondata sulla ragione naturale (ordinatio rationis, Somma Teologica, I-II, 90, 1; 4) e ordinata al perseguimento del bene comune (Somma teologica, I-II, 90, 2). La legge ha fondamento nel principio di sovranità popolare democratico, a patto che la maggioranza si conformi al volere e alla legge di Dio: in modo diretto (ex publico condicto oppure sive ex communi placito), ovvero in un modo indiretto e rappresentativo nel quale un principe (princeps) gestisce e assume la cura del popolo (personam populi), inteso come unica voce e unica persona resa libera in Gesù (Somma teologica, II-II, 57, 2).

La legge è cogente soltanto nella misura in cui essa si conforma al supremo e immutabile volere di Dio. Tale limite vale per la legge così come per l'autorità del popolo sovrano o del re unto da Dio, in ossequio al principio A Deo rex, a rege lex (da Dio il re, dal re la legge).[5]

In altre parole, la legge naturale vale nella misura in cui si uniforma alla retta ragione che è espressione della legge eterna.[6]

La legge morale secondo Kant[modifica | modifica wikitesto]

L'esistenza di una legge morale insita nella natura umana è teorizzata nella Critica della ragion pratica da Immanuel Kant: questa legge è l'imperativo categorico, che è formale incondizionato, universale e necessario. È dato come un "fatto della ragione". È un principio oggettivo: è considerato da Kant valido in ogni tempo, ma, essendo formale, prescinde da ogni contenuto empirico; infatti non si riferisce ad azioni, ma soltanto a massime. L'imperativo morale kantiano non si propone di realizzare un fine esterno alla volontà del soggetto, né è dettato da un'autorità esterna all'uomo, ma è proprio dell'uomo medesimo, considerato come agente morale.

Formulazioni teologiche odierne[modifica | modifica wikitesto]

Al giorno d'oggi, il tema della legge morale naturale è stato approfondito da istituzioni della Chiesa cattolica, da centri di ricerca e da accademici ecclesiastici, ma anche da laici.

Papa Benedetto XVI

Secondo papa Benedetto XVI, uno degli aspetti più pervasivi del relativismo di oggi è la sostituzione della natura con la cultura.

Con "natura" non ci si riferisce tanto alle cose naturali, quanto alla natura umana e alla sua ragione che è capace di riconoscere il bene. Natura, in questo senso, non è oppressione, qualcosa che si impone all'uomo e lo ostacola, ma è libertà, libertà di scegliere e di essere sé stessi.

Il Catechismo della Chiesa cattolica riassume il contenuto centrale della dottrina sulla legge naturale affermando che essa "indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l'aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell'altro come uguale a se stesso. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana" (n. 1955).

Ripetendo gli insegnamenti di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI sostiene che una democrazia senza riferimento alla legge morale naturale si riduce a sterile procedura. Ma con l'avallo dei numeri si possono commettere ingiustizie e soprusi, come insegna la storia. Un'azione non è giusta solo perché sono in tanti ad approvarla. Le maggioranze possono sbagliare. E la legge morale naturale, quindi, altro non è che la nostra coscienza, che comprende che «è dovuto all'uomo qualcosa in quanto uomo». Qualcosa che anche le maggioranze devono rispettare.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biblehub, Romani 13:2, su biblehub.com. URL consultato il 3 agosto 2019 (archiviato il 3 agosto 2019).
  2. ^ Romani 13:2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli). Lettera agli Efesini. Lettera ai Filippesi. Lettera ai Colossesi, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2007, pp. 7, 401, ISBN 9788870945676, OCLC 183258803. URL consultato il 20 febbraio 2022 (archiviato il 3 agosto 2019).
  4. ^ Scriptum super Libros Sententiarum, lib. 4, d. 15, q. 3, a. 2, qc. 1, co. (tr. it. vol. VIII, p. 255)
  5. ^ Lo Stato Democratico spiegato da San Tommaso d’Aquino, su cooperatores-veritatis.org, 17 febbraio 2017.
  6. ^ Aldo Rocco Vitale, San Tommaso d'Aquino, il diritto fra ragione e relazione, su centrostudilivatino.it, 27 marzo 2021. URL consultato il 25 dicembre 2023.
  7. ^ J. Habermas, J. Ratzinger, Etica, religione e Stato liberale, in «Humanitas», 2 (2004) 256 s.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Martin Rhonheimer, Legge naturale e ragione pratica: una visione tomista dell'autonomia morale, Roma, Armando Editore, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]