Chaetops

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Chaetops
C. aurantius
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Picathartoidea
Famiglia Chaetopidae
Genere Chaetops
Swainson, 1832
Specie

Chaetops Swainson, 1832 è un genere di uccelli appartenente all'ordine dei passeriformi, l'unico ascritto alla famiglia Chaetopidae[1].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico del genere, Chaetops, deriva dall'unione delle parole greche χαιτη (khaitē, "pelo") e ωψ (ōps, "faccia"), col significato di "faccia pelosa", in riferimento alle vibrisse presenti alla base del becco ed all'inusuale presenza di ciglia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Al genere vengono ascritti uccelli di dimensioni medio-piccole (21–25 cm) dall'aspetto che ricorda quello dei tordi, con testa appiattita, becco sottile e appuntito, forti zampe, ali arrotondate e coda lunga e di forma ovale dai margini sfrangiati.

Il piumaggio è simile nelle due specie, con gola e mascherina facciale nere, mustacchio più chiaro, l'area dorsale grigio-bruna (tranne il codione che è di color nocciola) e quella ventrale gialla nel saltarocce pettoarancio e bruno-ruggine nel saltarocce del Capo, mentre la coda è nera con orlo bianco.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

I saltarocce sono uccelli diurni che passano la maggior parte della vita al suolo, correndo in gruppi familiari fra le rocce e l'erba alta alla ricerca di cibo e volando molto raramente.

La loro dieta è in larga parte insettivora, componendosi di grossi insetti ed altri invertebrati, nonché di piccoli vertebrati e sporadicamente anche di frutta e bacche.

Il periodo degli amori cade durante l'estate australe: si tratta di uccelli monogami nei quali i due sessi collaborano nella costruzione del nido (a coppa, costruito al suolo con erba secca), nella cova (che dura circa tre settimane) e nell'allevamento dei nidiacei (che si rendono indipendenti a partire dai trenta giorni dalla schiusa), non di rado con la collaborazione degli altri membri del gruppo.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il genere è endemico dell'Africa meridionale, con le due specie che popolano le aree montuose rispettivamente della provincia del Capo (appunto il saltarocce del Capo) e del Sudafrica orientale (il saltarocce pettoarancio): gli areali delle due specie sono distanziati fra loro di circa 150 km nel punto di massima prossimità.

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree rocciose con copertura a fynbos.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

C. aurantius.

Al genere vengono ascritte due specie[1]:

Talvolta le due specie vengono accorpate e considerate sottospecie di C. aurantius, tuttavia le differenze fra esse sono piuttosto evidenti e fanno ritenere giusta alla maggior parte degli studiosi la decisione di mantenerle distinte[1].

La sistematica del genere è stata piuttosto travagliata: di volta in volta ascritti ai Turdidae, ai Sylviidae ed ai Timaliidae, con l'avvento delle tecniche molecolari di analisi del DNA è emersa un'inaspettata affinità con le famiglie monotipiche Picathartidae ed Eupetidae[2], che si ritiene rappresentino un clade basale nell'albero filogenetico dei Passerida[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Chaetopidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 7 maggio 2014.
  2. ^ Jønsson K.A., Fjeldså J., Ericson P.G.P., and Irestedt M, Systematic placement of an enigmatic Southeast Asian taxon Eupetes macrocerus and implications for the biogeography of a main songbird radiation, the Passerida, in Biology Letters, vol. 3, n. 3, 2007, pp. 323-326.
  3. ^ Boyd J. H., Superfamily Picathartoidea, in Aves - A Taxonomy in Flux, 2010. URL consultato il 26 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).

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