Attentati attribuiti allo Stato Islamico

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Attentati terroristici commessi dall'ISIS (agosto 2017).

Di seguito un elenco dei principali attacchi terroristici compiuti dall'ISIS nel mondo.[1]

Attentati rivendicati e attribuiti allo Stato Islamico[modifica | modifica wikitesto]

2015[modifica | modifica wikitesto]

  • 7 gennaio 2015, Parigi, Francia: un uomo uccide una poliziotta in centro e quattro persone in un supermercato ebraico Kosher, sincronizzando i suoi attacchi con l'attentato alla sede di Charlie Hebdo. Mentre quest'ultimo viene rivendicato da Al-Qāʿida nella Penisola Arabica, gli altri attacchi sono attribuiti allo Stato Islamico;
  • 27 gennaio 2015, Tripoli, Libia: un commando di almeno cinque uomini armati fa irruzione in un hotel dopo aver fatto detonare un'autobomba, uccidendo 10 persone tra ospiti e personale della sicurezza. La branca locale dello Stato Islamico rivendica l'attentato;
  • 20 marzo 2015, Sana'a, Yemen: quattro attentatori suicidi si fanno esplodere in una moschea sciita causando 142 morti e 350 feriti. La branca yemenita dello Stato Islamico rivendica l'attentato[2];
  • 18 aprile 2015, Jalalabad, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere all'interno di una banca causando 33 morti e circa 100 feriti. La branca locale dello Stato Islamico rivendica l'attentato;
  • 22 maggio 2015, Qatif, Arabia Saudita: un attentatore suicida fa esplodere se stesso in una moschea sciita causando 22 morti e più di 100 feriti. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[3];
  • 29 maggio 2015, Dammam, Arabia Saudita: un attentatore suicida si fa esplodere in una moschea frequentata da sciiti causando almeno 4 morti. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[4];
  • 26 giugno 2015, Susa, Tunisia: un attentatore armato di AK-47 spara sui turisti in spiaggia, provocando 38 morti e 39 feriti prima di essere ucciso dalle forze di sicurezza. La branca algerina dello Stato Islamico rivendica l'attentato;
  • 26 giugno 2015, Al Kuwait, Kuwait: nello stesso giorno dell'attacco sulla spiaggia tunisina, un attentatore suicida si fa esplodere in una moschea sciita; le vittime dell'attacco ammontano a 27 morti e 227 feriti. L'ISIS rivendica l'attentato;
  • 11 luglio 2015, Il Cairo, Egitto: una bomba esplode sotto il consolato italiano nella capitale egiziana, causando un morto e quattro feriti. L'ISIS rivendica l'attentato;
  • 20 luglio 2015, Suruç, Turchia: un kamikaze si fa esplodere davanti a un centro culturale durante un incontro del Partito Socialista degli Oppressi, una formazione politica marxista-leninista turca: nell'attacco muoiono 33 persone e 104 rimangono ferite. Il giorno seguente l'ISIS rivendica l'attentato;
  • 6 agosto 2015, Abha, Arabia Saudita: un attentatore suicida si fa esplodere in una moschea frequentata da membri delle forze di sicurezza saudite, uccidendo 17 persone; l'attentato è rivendicato da un gruppo locale affiliato allo Stato Islamico[5];
  • 31 ottobre 2015, penisola del Sinai, Egitto: un aereo passeggeri russo precipita nel deserto del Sinai, uccidendo tutte le 224 persone a bordo; l'ISIS dichiara sua la responsabilità nell'aver piazzato un ordigno che è esploso durante il volo, disintegrando l'aereo;
  • 12 novembre 2015, Beirut, Libano: un doppio attentato suicida uccide 43 persone e ne ferisce più di 200 in un quartiere meridionale della città, abitato in prevalenza da sciiti. L'ISIS rivendica l'attacco;
  • 13 novembre 2015, Parigi, Francia: una serie di attacchi coordinati in vari punti della città portati a termine da un commando dell'ISIS formato da nove esecutori materiali e da fiancheggiatori uccidono 130 persone e ne feriscono 350. Vengono colpiti da sparatorie a colpi di AK-47 il teatro Bataclan e vari ristoranti e locali nel centro parigino, mentre tre kamikaze si fanno saltare in aria all'esterno dello Stade de France durante l'amichevole di calcio Francia-Germania. Si tratta del peggior attentato mai avvenuto in Francia e il secondo più grave in Europa dopo quelli di Madrid nel 2004;
  • 24 novembre 2015, El Arish, Egitto: due attentatori suicidi tentano di penetrare in un albergo della città e, benché uno venga fermato dalle forze di sicurezza, l'altro riesce a farsi esplodere, uccidendo sette persone. La sezione dell'ISIS attiva nella penisola del Sinai rivendica l'attacco nelle ore immediatamente successive;
  • 24 novembre 2015, Tunisi, Tunisia: lo stesso giorno dell'attacco in Egitto un attentatore suicida si fa esplodere su un minibus di guardie presidenziali, causando la morte di 13 persone; anche questo attentato viene rivendicato dall'ISIS;
  • 6 dicembre 2015, Aden, Yemen: un'autobomba viene fatta detonare a distanza al passaggio del corteo di veicoli del governatore cittadino Jaafar Mohammed Saad, che rimane ucciso insieme a sei dei suoi collaboratori. La branca yemenita dello Stato Islamico rivendica l'attentato.

2016[modifica | modifica wikitesto]

  • 1º gennaio 2016, Tel Aviv, Israele: un uomo israeliano di origine araba entra in un pub nel centro della capitale israeliana e apre il fuoco uccidendo due persone e ferendone una decina, prima di fuggire; nei giorni successivi verrà individuato e ucciso dalla polizia. In seguito l'ISIS dichiarerà che l'attentatore era un proprio sostenitore;
  • 7 gennaio 2016, Zliten, Libia: un camion bomba viene lanciato contro un centro di addestramento di polizia, provocando 74 vittime. L'azione viene immediatamente rivendicata dall'ISIS, nel pieno di una nuova offensiva nel Paese nord-africano;
  • 8 gennaio 2016, Egitto: un albergo a Hurghada, sul Mar Rosso, viene attaccato da due attentatori armati di coltelli; due ospiti sono feriti prima che le forze di sicurezza uccidano uno degli attentatori e catturino l'altro[6]. Contemporaneamente, a Giza degli spari colpiscono un pullman di turisti israeliani senza causare feriti. L'ISIS rivendica entrambi gli attacchi[7];
  • 11 gennaio 2016, Baghdad, Iraq: una ventina di uomini armati fanno irruzione in un centro commerciale aprendo il fuoco, dopo aver fatto esplodere un ordigno all'esterno. I morti sono 38, tra cui 18 civili, oltre ai 20 terroristi uccisi dalla polizia. Nello stesso giorno un uomo si fa saltare in aria in un casinò nell'est del Paese a 80 km dalla capitale; all'arrivo dei soccorsi viene fatta esplodere un'autobomba all'esterno provocando una strage: almeno 23 le vittime. Lo Stato Islamico rivendica entrambi gli attacchi in un comunicato;
  • 14 gennaio 2016, Giacarta, Indonesia: un commando di terroristi attacca vari obiettivi nella capitale indonesiana, con esplosioni di bombe e sparatorie, provocando la morte di quattro persone e diversi feriti. Quattro attentatori che si erano asserragliati in un edificio dove è situata la sede di un'agenzia dell'ONU vengono uccisi dalla polizia. L'ISIS rivendica gli attentati terroristici, i primi compiuti in Indonesia;
  • 21 gennaio 2016, Il Cairo, Egitto: durante un blitz contro un covo dell'ISIS esplode una bomba che provoca 10 morti[8];
  • 31 gennaio 2016, Damasco, Siria: due attentatori suicidi e un'autobomba dello Stato Islamico provocano oltre 70 vittime nel cuore della capitale siriana sotto il controllo dell'esercito di Assad in lotta contro il califfato.[9];
  • 21 febbraio 2016, Damasco e Homs, Siria: una serie di attentati suicidi rivendicati dall'ISIS provocano 180 morti in varie zone delle due città[10];
  • 22 marzo 2016, Bruxelles, Belgio: nella mattinata due distinti attacchi colpiscono dapprima l'Aeroporto di Zaventem, dove avvengono due esplosioni provocate probabilmente da attentatori suicidi, e poi la metropolitana tra le stazioni di Maelbeek e Schuman, a pochi passi dal Parlamento Europeo; le vittime totali sono 32 e oltre 300 i feriti. Nelle ore seguenti lo Stato Islamico rivendica l'attacco;
  • 25 marzo 2016, Iskandariya, Iraq: un attentatore suicida si fa saltare in aria allo stadio durante una partita di calcio a 50 km dalla capitale Baghdad, causando oltre 40 morti. L'ISIS rivendica l'attacco;
  • 25 marzo 2016, Aden, Yemen: tre autobombe guidate da attentatori suicidi colpiscono alcuni posti di blocco delle forze di sicurezza, causando 26 morti tra militari e civili. La branca yemenita dello Stato Islamico rivendica l'azione[11];
  • 13 maggio 2016, Balad, Iraq: un gruppo di miliziani armati di AK-47 compie un attacco in un bar di tifosi del Real Madrid provocando oltre 16 vittime e 30 feriti. L'ISIS rivendica l'attacco;
  • 15 maggio 2016, al-Mukalla, Yemen: un attentatore suicida attacca un comando della polizia uccidendo almeno 47 persone e ferendone più di 60; lo Stato Islamico rivendica l'azione[12];
  • 23 maggio 2016, Governatorato di Laodicea, Siria: in otto distinti attacchi con autobombe e attentatori suicidi condotti in contemporanea a Tartus e Jableh rimangono uccise più di 180 persone. L'ISIS rivendica gli attacchi;
  • 23 maggio 2016, Aden, Yemen: due attentatori suicidi attaccano un centro di reclutamento della polizia uccidendo almeno 45 persone; lo Stato Islamico rivendica l'azione[13];
  • 29 maggio 2016, Balad, Iraq: un attentatore suicida si fa esplodere in un bar frequentato da tifosi del Real Madrid intenti a guardare una partita, causando 12 morti e 15 feriti. L'ISIS rivendica l'attacco.
  • 13 giugno 2016, Parigi, Francia: un uomo attacca a colpi di coltello due poliziotti davanti a un commissariato, uccidendoli entrambi prima di essere a sua volta ucciso. L'ISIS rivendica tramite Amaq.
  • 3 luglio 2016, Baghdad, Iraq: un camion bomba guidato da un attentatore suicida colpisce nel centro della città in un quartiere a predominanza sciita mentre contemporaneamente vari ordigni sono fatti esplodere in altre zone della città, provocando in totale 341 morti e 246 feriti. L'ISIS rivendica la responsabilità dell'attentato.[14]
  • 18 luglio 2016, Würzburg, Germania: un uomo sale sopra ad un treno della metropolitana con un'ascia ferendo 5 persone prima di essere ucciso dalla polizia. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco.
  • 23 luglio 2016, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere durante una manifestazione e provoca 80 morti e 231 feriti. L'ISIS rivendica l'attacco poche ore dopo.[15]
  • 25 luglio 2016, Ansbach, Germania: un ventisettenne siriano si fa esplodere durante un concerto causando 15 feriti[16]. L'ISIS rivendica la sua responsabilità poche ore dopo.
  • 26 luglio 2016, Saint-Étienne-du-Rouvray, Francia: due uomini armati di coltelli entrano nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, uccidendo il parroco Jacques Hamel e prendendo in ostaggio alcune persone prima di essere uccisi dalla polizia. L'ISIS rivendica l'attacco tramite Amaq.
  • 6 agosto 2016, Charleroi, Belgio: un uomo aggredisce a colpi di coltello due poliziotti davanti a un commissariato, ferendoli entrambi prima di venire ucciso. L'ISIS rivendica l'attacco.
  • 9 settembre 2016, Baghdad, Iraq: due autobombe guidate da attentatori suicidi esplodono nei pressi di un centro commerciale, causando più di 40 morti e più di 60 feriti. L'ISIS rivendica tramite Amaq.
  • 15 ottobre 2016, Baghdad, Iraq: almeno otto attentatori suicidi attaccano con armi leggere e cinture esplosive vari obiettivi nella capitale irachena, tra cui un posto di controllo della polizia, un'abitazione di un capo milizia sunnita e concentramenti di fedeli sciiti, causando 79 morti e più di 90 feriti. L'ISIS rivendica l'attacco tramite Amaq.
  • 25 ottobre 2016, Quetta, Pakistan: tre terroristi attaccano con armi da fuoco e cinture esplosive l'accademia di polizia della città, uccidendo 61 persone e ferendone più di 165. L'ISIS rivendica l'attacco[17].
  • 25 novembre 2016, Al-Hilla, Iraq: un attentatore suicida alla guida di un camion bomba si fa esplodere in una stazione di servizio affollata di bus carichi di pellegrini sciiti in rientro verso l'Iran, causando 125 morti e 95 feriti. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco.
  • 18 dicembre 2016, Al-Karak, Giordania: un commando attacca la stazione di polizia locale per poi barricarsi all'interno delle rovine del Castello di Kerak, dove viene assediato e infine sopraffatto dalle forze di sicurezza giordane. Oltre ai cinque terroristi si contano altri 14 morti (11 tra poliziotti e militari giordani, due civili locali e un turista canadese) e 37 feriti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 19 dicembre 2016, Berlino, Germania: un uomo si impossessa di un camion uccidendone il guidatore, per poi scagliarsi contro un mercatino di Natale uccidendo 11 persone e ferendone 56; l'attentatore, Anis Amri, riesce a fuggire, ma viene poi ucciso dalla polizia il 23 dicembre a Sesto San Giovanni. L'attentato viene rivendicato dall'ISIS.[18][19]

2017[modifica | modifica wikitesto]

  • 1º gennaio 2017, Istanbul, Turchia: durante il Capodanno un uomo armato di fucile d'assalto AK-47 entra nel night club Reina e spara sui presenti, uccidendo 39 persone e ferendone 70. L'ISIS rivendica poche ore dopo.
  • 2 gennaio 2017, Baghdad, Iraq: tre autobombe esplodono in vari punti della città causando 56 morti. L'attentato viene subito rivendicato dall'ISIS.
  • 7 febbraio 2017, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere davanti alla sede della Corte suprema dell'Afghanistan uccidendo 22 persone; l'ISIS rivendica l'attacco[20].
  • 16 febbraio 2017, Sehwan Sharif, Pakistan: un attentarore suicida si fa esplodere all'interno di un mausoleo sufi pieno di pellegrini intenti in un rituale religioso, causando almeno 90 morti e più di 300 feriti. La branca locale dello Stato Islamico rivendica l'attentato[21].
  • 24 febbraio 2017, al-Bab, Siria: un'autobomba esplode nella città siriana vicino al confine con la Turchia causando oltre 60 morti tra militari e molti civili. L'attentato viene rivendicato dall'ISIS.
  • 26 febbraio 2017, Costantina, Algeria: un attentatore suicida si fa esplodere davanti a un commissariato ferendo due poliziotti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[22].
  • 17 marzo 2017, Dacca, Bangladesh: un attentatore suicida si fa esplodere davanti all'ingresso della sede della forza speciale antiterrorismo bengalese, ferendo due membri dell'unità. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco[23].
  • 24 marzo 2017, Dacca, Bangladesh: un attentatore suicida si fa esplodere ad un checkpoint della polizia nell'Aeroporto Internazionale di Dacca-Hazrat Shahjalal ferendo alcuni agenti. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[24].
  • 9 aprile 2017, Tanta e Alessandria d'Egitto, Egitto: due terroristi si fanno saltare in aria in due chiese copte, una a Tanta e una ad Alessandria, durante la domenica delle Palme provocando 47 morti e 126 feriti. L'ISIS rivendica l'attentato via Amaq.
  • 20 aprile 2017, Parigi, Francia: un cittadino belga di origine magrebine (già noto ai servizi segreti francesi come estremista islamico) spara con un AK-47 su un veicolo della polizia francese parcheggiato nella strada degli Champs Elysé, uccidendo un agente e ferendone altri due prima di venire ucciso dalla polizia. L'attacco è stato rivendicato dall'ISIS il giorno stesso, a soli tre giorni dalle elezioni politiche francesi del 2017.
  • 3 maggio 2017, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere vicino a un convoglio della NATO uccidendo 8 persone e ferendone 28. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[25].
  • 12 maggio 2017, Distretto di Mastung, Pakistan: un attentatore suicida a bordo di una motocicletta si fa esplodere al passaggio del convoglio su cui viaggia il vice presidente del senato pakistano Abdul Ghafoor Haideri; si contano 25 morti e più di 40 feriti, tra cui lo stesso Haideri. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[26].
  • 22 maggio 2017, Manchester, Regno Unito: un kamikaze si fa esplodere alla fine del concerto di Ariana Grande al Manchester Evening News Arena, il bilancio è di 23 morti (compreso l'attentatore) e 250 feriti. L'attacco è stato rivendicato dall'ISIS il giorno seguente.
  • 26 maggio 2017, Minya, Egitto: una decina di uomini armati salgono a bordo di alcuni pullman a 250 km dal Cairo aprendo il fuoco sui passeggeri. Nell'attacco si contano 29 morti e 22 feriti. L'ISIS rivendica il giorno seguente.
  • 30 maggio 2017, Baghdad, Iraq: due autobombe esplodono vicino ad un commissariato causando 30 morti e 100 feriti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 1º giugno 2017, Larbaâ, Algeria: un terrorista ferisce a colpi di arma da fuoco quattro agenti della gendarmeria, di pattuglia nella zona. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[27].
  • 3 giugno 2017, Londra, Regno Unito: un furgone con a bordo tre uomini investe i pedoni sul marciapiede del London Bridge, poi continua il suo percorso verso il Borough Market. I tre uomini, armati di coltelli, scendono e cominciano ad accoltellare i passanti e i clienti dei locali del Borough Market prima di essere uccisi dalla polizia. In totale si contano 11 morti (compresi i 3 terroristi) mentre i feriti sono 48. L'ISIS rivendica l'attentato due giorni dopo.
  • 5 giugno 2017, Melbourne, Australia: un uomo uccide il portiere di un complesso di appartamenti e si barrica in uno di essi con in ostaggio una donna. Nel corso dell'irruzione delle forze speciali l'attentatore è ucciso dopo aver ferito tre poliziotti con un'arma da fuoco. L'ISIS rivendica la responsabilità.
  • 7 giugno 2017, Teheran, Iran: cinque attentatori suicidi sferrano due attacchi ai danni del parlamento e del mausoleo di Ruhollah Khomeini, impiegando armi leggere e cinture esplosive. Si contano 18 morti e 52 feriti. L'attacco è rivendicato dall'ISIS.
  • 15 giugno 2017, Kabul, Afghanistan: due attentatori suicidi si fanno esplodere in una moschea sciita della capitale afghana, causando almeno sei morti e una decina di feriti; l'ISIS rivendica l'attentato[28].
  • 31 luglio 2017, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere davanti al cancello dell'ambasciata irachena di Kabul, favorendo l'irruzione nel complesso di tre terroristi armati che uccidono due impiegati civili e feriscono tre addetti alla sicurezza; tutti gli attentatori sono uccisi dalle forze di sicurezza. L'ISIS rivendica l'attacco[29].
  • 12 agosto 2017, Quetta, Pakistan: un attentatore suicida a bordo di una motocilcetta si fa esplodere accanto a un camion dell'esercito pakistano, uccidendo 15 persone (otto soldati e sette civili) e ferendone più di 40; la branca locale dello Stato Islamico rivendica l'attentato[30].
  • 17 agosto 2017, Barcellona, Spagna: un furgone preso a nolo investe la folla lungo la Rambla uccidendo 16 persone, mentre si contano 124 feriti di cui 14 gravi; l'autista riesce a fuggire. Il 18 agosto cinque membri della cellula terroristica responsabile dell'attacco sono fermati dalla polizia a Cambrils: nello scontro rimangono tutti uccisi unitamente a una donna presente sul luogo, mentre sei civili e un poliziotto rimangono feriti. Altri due terroristi risultano essere rimasti uccisi il 16 agosto in un'esplosione accidentale nella loro casa di Alcanar mentre preparavano del materiale esplosivo in vista dell'attentato, mentre 4 sono gli arresti avvenuti nei giorni successivi all'attentato sulla Rambla. L'ISIS rivendica gli attentati tramite Amaq.
  • 19 agosto 2017, Surgut, Russia: un uomo aggredisce i passanti con un coltello ferendone otto. L'ISIS rivendica dopo i fatti tramite Amaq[31].
  • 25 agosto 2017, Bruxelles, Belgio: un uomo attacca due militari a colpi di coltello ferendoli prima di essere a sua volta ucciso dai soldati. L'ISIS rivendica l'attacco.
  • 14 settembre 2017, Nāṣiriya, Iraq: un gruppo di terroristi fa irruzione in un ristorante nello stesso momento un'autobomba esplode davanti ad un checkpoint della polizia irachena causando 83 vittime e 90 feriti. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco tramite Amaq.
  • 2 ottobre 2017, Damasco, Siria: un'autobomba e due kamikaze uccidono 20 persone e ne feriscono una decina nel quartiere di Maidan. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 31 ottobre 2017, New York, Stati Uniti d'America: nella giornata di Halloween un furgone noleggiato imbocca una pista ciclabile investendo ciclisti e passanti per quasi un chilometro prima di schiantarsi contro uno scuolabus; l'uomo alla guida riesce a fuggire venendo però catturato poco dopo dagli agenti di polizia. Si contano 8 morti e 15 feriti; nel furgone l'uomo aveva lasciato un foglietto dove diceva che aveva agito in nome dell'ISIS che rivendica l'attentato due giorni dopo.
  • 5 novembre 2017, Aden, Yemen: un'autobomba guidata da un attentatore suicida esplode vicino ad un checkpoint della polizia, uccidendo 15 persone e ferendone 20. Lo Stato Islamico rivendica tramite un comunicato.
  • 7 novembre 2017, Kabul, Afghanistan: un commando di tre persone attacca una stazione televisiva con armi da fuoco e granate; uno dei terroristi si fa saltare in aria mentre gli altri due sono uccisi dagli uomini della sicurezza. Nell'attacco muore un agente della sicurezza mentre altre 20 persone rimangono ferite. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco[32]
  • 17 dicembre 2017, Quetta, Pakistan: due attentatori suicidi si fanno esplodere in una chiesa metodista, causando nove morti e più di 50 feriti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[33]
  • 25 dicembre 2017, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere vicino alla sede dei servizi segreti afghani, uccidendo dieci persone e ferendone cinque. Lo Stato Islamico rivendica l'azione[34].
  • 28 dicembre 2017, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere all'interno di un centro culturale sciita, con altri ordigni che vengono fatti detonare al momento dell'arrivo dei soccorsi; si contano 41 morti e più di 80 feriti. L'ISIS rivendica tramite Amaq[35].
  • 29 dicembre 2017, Il Cairo, Egitto: un attentatore attacca con un'arma da fuoco un negozio e una chiesa frequentati dalla locale comunità copta, uccidendo undici persone tra cui un poliziotto e ferendone un'altra decina prima di essere a sua volta ferito e arrestato dalle forze di sicurezza. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[36].

2018[modifica | modifica wikitesto]

  • 15 gennaio 2018, Baghdad, Iraq: due autobombe guidate da attentatori suicidi si fanno esplodere nella piazza al-Tayaran della capitale irachena, uccidendo almeno 27 persone e ferendone un altro centinaio. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato tramite un messaggio sul servizio di messaggistica Telegram[37].
  • 24 gennaio 2018, Jalalabad, Afghanistan: un'autobomba guidata da un attentatore suicida si fa esplodere davanti alla sede dell'organizzazione non governativa Save the Children, favorendo l'irruzione nel complesso di un commando armato; tre civili rimangono uccisi e 24 feriti, prima che le forze di sicurezza riescano a uccidere i cinque membri del commando. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco tramite Amaq[38].
  • 29 gennaio 2018, Kabul, Afghanistan: un commando attacca con cinture esplosive ed armi leggere l'accademia militare afghana di Kabul; undici soldati afghani rimangono uccisi e altri sedici feriti, mentre quattro degli attentatori sono uccisi e uno è preso prigioniero. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[39].
  • 18 febbraio 2018, Kizljar, Russia: un attentatore attacca con un'arma da fuoco una chiesa ortodossa, uccidendo cinque persone e ferendone altre cinque prima di essere ucciso dalla polizia. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[40].
  • 24 febbraio 2018, Aden, Yemen: due autobombe guidate da attentatori suicidi esplodono nelle vicinanze di una base militare; altri due attentatori dotati di giubbotti esplosivi tentano di entrare nel complesso ma sono uccisi dalle forze di sicurezza prima che possano farsi esplodere. Il bilancio finale è di 14 morti tra militari e civili (oltre ai quattro attentatori) e più di 40 feriti; lo Stato Islamico rivendica l'attentato[41]
  • 9 marzo 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere davanti a una moschea sciita nella capitale afghana, uccidendo 10 persone e ferendone 22. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco[42].
  • 13 marzo 2018, Aden, Yemen: un attentatore suicida alla guida di un'autobomba si fa esplodere davanti a una mensa dell'esercito, uccidendo 10 persone e ferendone più di 30. Lo Stato Islamico rivendica l'azione[43].
  • 19 marzo 2018, Jalalabad, Afghanistan: l'esplosione di una bomba piazzata su una motocicletta uccide tre persone e ne ferisce altre 10 all'uscita di un impianto sportivo. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[44].
  • 21 marzo 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere nei pressi di un santuario sciita durante i festeggiamenti per il Capodanno persiano (Nawrūz), uccidendo 32 persone e ferendone diverse decine. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[45].
  • 23 marzo 2018, Carcassonne e Trèbes, Francia: un attentatore armato di pistola assale un'automobile a Carcassonne uccidendo uno degli occupanti e ferendone un altro, dopodiché attacca un supermercato nella vicina cittadina di Trèbes prendendo in ostaggio le persone all'interno; il bilancio finale è di 4 morti e 15 feriti[46] prima che le forze speciali riescano a uccidere l'attentatore. L'uomo ha definito sé stesso come «un soldato dell'ISIS», e lo Stato Islamico ha in seguito rivendicato l'azione[47].
  • 22 aprile 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere in un centro per l'iscrizione nei registri elettorali causando 63 vittime e 125 feriti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 30 aprile 2018, Kabul, Afghanistan: due attentatori suicidi si fanno esplodere nei pressi del quartirer generale dei servizi segreti afghani, uccidendo 29 persone e ferendone 49. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 2 maggio 2018, Tripoli, Libia: almeno due attentatori suicidi attaccano con armi da fuoco e cinture esplosive gli uffici direttivi della commissione elettorale libica, uccidendo 12 persone e ferendone una ventina. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato[48].
  • 12 maggio 2018, Parigi, Francia: un attentatore attacca a colpi di coltello i passanti nel II arrondissement uccidendo una persona e ferendone altre otto prima di essere ucciso dalla polizia. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 13 maggio 2018, Surabaya, Indonesia: almeno tre kamikaze si fanno esplodere in tre chiese differenti uccidendo 10 persone e ferendone 40. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 19 maggio 2018, Grozny, Russia: un commando di quattro uomini armati attacca una chiesa ortodossa; i terroristi uccidono un civile e due poliziotti accorsi sul luogo, prima di essere tutti uccisi dalle forze di sicurezza. Il giorno dopo l'ISIS rivendica l'attentato.
  • 29 maggio 2018, Liegi, Belgio: un attentatore attacca con un coltello due poliziotte ferendole, ruba loro una pistola e le uccide entrambe; poco dopo lo stesso attentatore uccide un passante nel tentativo di rubargli la macchina, dopodiché attacca un liceo nella zona prendendo in ostaggio una donna prima di essere ucciso dalla polizia. Lo Stato Islamico rivendica il giorno seguente l'attacco[49].
  • 4 giugno 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere vicino ad un centro religioso dove si stava tenendo una manifestazione contro il terrorismo, causando 14 morti e ferendo altre 19 persone[50]. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[51].
  • 11 giugno 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere all'ingresso del ministero dello sviluppo rurale uccidendo 17 persone e ferendone 40. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[52].
  • 16 giugno 2018, Jalalabad, Afghanistan: un'autobomba guidata da un attentatore suicida esplode a un raduno di Talebani e forze di sicurezza afghane, impegnate in trattative per un cessate il fuoco, causando 25 morti e 54 feriti. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq[53].
  • 13 luglio 2018, Mastung, Pakistan: un attentatore suicida si fa esplodere ad un comizio elettorale una settimana prima al voto causando 149 morti e 222 feriti lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 15 luglio 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere davanti al ministero dell'agricoltura causando 8 morti e ferendo alcune persone lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.
  • 22 luglio 2018, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida alla guida di un'autobomba si fa esplodere all'ingresso dell'Aeroporto Internazionale di Kabul, uccidendo 23 persone e ferendone 107. Lo Stato Islamico rivendica tramite Amaq.[54]
  • 11 dicembre 2018, Strasburgo, Francia: verso le 20 di sera un uomo armato con una pistola e un coltello entra in un mercatino di natale e inizia a sparare contro la folla uccidendo 5 persone e ferendone 14. Due giorni dopo viene rintracciato dalla polizia e ucciso in uno scontro a fuoco. Lo stesso giorno l'ISIS rivendica l'attacco.[55][56][57]

2019[modifica | modifica wikitesto]

  • 27 gennaio 2019, Jolo, Filippine: durante la messa del mattino esplodono 2 bombe all'interno e all'esterno di una cattedrale provocando 27 morti e almeno 100 feriti. L'ISIS rivendica l'attentato.
  • 21 aprile 2019, Sri Lanka: durante la mattina di Pasqua otto kamikaze si sono fatti esplodere in 3 hotel di lusso, 3 chiese, un complesso abitativo e un posto di blocco. Gli attacchi sono avvenuti nelle città di Colombo, Negombo e Batticaloa. Gli attentati hanno provocato 253 morti e oltre 500 feriti. Lo Stato Islamico ha rivendicato gli attacchi due giorni dopo.
  • 18 agosto 2019, Afghanistan: durante un matrimonio a Kabul un kamikaze si è fatto esplodere con giubbotto esplosivo, uccidendo 63 persone e ferendone 182. Lo Stato Islamico ha rivendicato immediatamente l'attacco, avvenuto contro una comunità sciita.
  • 29 novembre 2019, Londra, Regno Unito: un uomo attacca a colpi di coltello le persone che affollavano i marciapiedi sul ponte del London Bridge, uccidendone due e ferendone altre otto prima che la polizia riesca a uccidere l'attentatore. L'uomo in passato era già stato condannato per reati di terrorismo. Il giorno dopo l'ISIS attraverso l'agenzia Amaq rivendica l'attentato[58].

2020[modifica | modifica wikitesto]

  • 2 novembre 2020, Vienna, Austria: un uomo armato apre il fuoco nel centro storico cittadino, uccidendo 4 persone e ferendone 23. L'ISIS rivendica l'attacco.

2021[modifica | modifica wikitesto]

2022[modifica | modifica wikitesto]

  • 26 ottobre 2022, Shiraz, Iran: tre uomini armati uccidono 15 persone e ne feriscono più di 40 in una sparatoria alla moschea di Shah Ceragh. L'attacco è avvenuto nel mezzo delle proteste antigovernative dovute alla morte di Mahsa Amini ed è stato rivendicato dall'ISIS. Le autorità iraniane hanno affermato che i tre terroristi non erano di origine iraniana ed hanno criticato i manifestanti affermando che le rivolte aprono la strada al terrorismo.[64][65]

2024[modifica | modifica wikitesto]

  • 3 gennaio 2024, Kerman, Iran: durante una cerimonia commemorativa in occasione dell'assassinio di Qasem Soleimani, esplodono due bombe uccidendo 91 persone e ferendone 284. Si tratta del più grande attentato terroristico avvenuto in Iran dal 1978. L'attacco è stato rivendicato dall'ISIS.[66]
  • 22 marzo 2024, Krasnogorsk, Russia: durante un concerto della band "Picnic", alcuni terroristi (probabilmente appartenenti all'ISIS-K) armati con fucili mitragliatori e bombe molotov, irrompono al Crocus City Hall, sparando e uccidendo almeno 140 persone e ferendone 145. L'attacco è stato rivendicato da un ramo dell'ISIS. La Federazione Russa non attribuisce con certezza l'attentato all'ISIS. I sospettati sono stati apparentemente catturati mentre tentavano di raggiungere il confine ucraino.[67]

Attentati rivendicati dallo Stato Islamico ma non attribuiti[modifica | modifica wikitesto]

2014[modifica | modifica wikitesto]

  • 15-16 dicembre 2014, Sydney, Australia: un uomo entra in una cioccolateria e prende in ostaggio clienti e dipendenti del locale. Dopo diverse ore di assedio le forze speciali fanno irruzione nel locale, e nella seguente sparatoria rimangono uccisi l'attentatore e due degli ostaggi (uno dei quali colpito dalla polizia) mentre tre ostaggi e un poliziotto rimangono feriti[68]. Due settimane dopo i fatti la rivista dello Stato Islamico Dabiq rivendica l'appartenenza dell'attentatore alla sua organizzazione, ma gli analisti ritengono non credibile questa affermazione[69].

2015[modifica | modifica wikitesto]

  • 18 marzo 2015, Tunisi, Tunisia: tre terroristi irrompono nel Museo nazionale del Bardo sparando sui turisti all'interno e all'esterno del museo, uccidendo 22 persone e ferendone 45; due dei tre terroristi vengono uccisi dalla polizia mentre il terzo riesce a scappare. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato, ma le autorità tunisine ritengono che l'azione sia stata compiuta da affiliati a un'organizzazione jihadista locale, Okba Ibn Nafaa, affiliata ad Al-Qaida nel Maghreb islamico[70].
  • 3 maggio 2015, Dallas, Stati Uniti d'America: due uomini aprono il fuoco con fucili d'assalto a un concorso di vignette su Maometto ferendo un agente di polizia; la sicurezza risponde al fuoco e uccide gli attentatori[71]. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato, ma secondo le autorità l'attacco sarebbe stato ispirato ma non diretto dall'organizzazione[72].

2016[modifica | modifica wikitesto]

  • 12 giugno 2016, Orlando, Stati Uniti d'America: un uomo compie una sparatoria all'interno del locale Pulse, provocando la morte di 49 persone ed il ferimento di altre 53. Durante la sparatoria, il killer telefona alla polizia e giura fedeltà al capo dell'ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, ma secondo la CIA e l'FBI il killer non aveva effettivi legami con l'organizzazione.[73]
  • 20 giugno 2016, Kabul, Afghanistan: un attentatore suicida si fa esplodere davanti ad un convoglio di guardie della sicurezza dell'ambasciata canadese uccidendo 16 persone e ferendone 9. Sia lo Stato Islamico che i talebani rivendicano l'azione.
  • 1º-2 luglio 2016, Dacca, Bangladesh: cinque uomini armati attaccano un ristorante uccidendo 22 persone prima di essere a loro volta uccisi dalle forze di sicurezza. L'ISIS rivendica la responsabilità dell'attacco, ma il governo del Bangladesh accusa un gruppo jihadista locale, Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh.[74]
  • 14 luglio 2016, Nizza, Francia: un uomo, a bordo di un camion, si scaglia contro la folla provocando 86 morti e 303 feriti. Due giorni dopo l'ISIS ne rivendica la responsabilità, affermando che l'attentatore era un suo "soldato", che ha eseguito l'attacco in risposta agli appelli del gruppo di "colpire i cittadini dei Paesi della coalizione che combatte lo Stato Islamico". Tuttavia, non sono ancora emerse prove che l'attentatore abbia ricevuto ordini o addestramento dall'ISIS, e nemmeno che si fosse radicalizzato o fosse stato esposto alla propaganda dell'ISIS.[75]
  • 8 agosto 2016, Quetta, Pakistan: un attentatore suicida attacca un ospedale governativo uccidendo più di 70 persone e ferendone più di 130. L'attentato è rivendicato tanto dallo Stato Islamico quanto da Tehrik-i-Taliban Pakistan, gruppo affiliato ai talebani[76].

2017[modifica | modifica wikitesto]

  • 8 marzo 2017, Kabul, Afghanistan: un commando armato fa irruzione nell'ospedale militare Sardar Daud Khan della capitale afghana aprendo il fuoco su medici e pazienti, mantenendo il possesso della struttura per sette ore prima di essere sopraffatto dalle forze di sicurezza; i morti sono stimati in più di 100. L'ISIS rivendica l'azione tramite Amaq, ma le autorità locali attribuiscono la responsabilità dell'attacco alla Rete Haqqani, gruppo vicino ai talebani[77].
  • 22 marzo 2017, Londra, Regno Unito: un uomo guida un furgone lungo il ponte di Westminster investendo i civili fino a raggiungere la cancellata del Parlamento britannico, dove accoltella un poliziotto prima di essere ucciso da membri della sicurezza; il bilancio è di 6 morti (compreso l'attentatore) e 49 feriti. Il giorno seguente l'ISIS rivendica l'attentato.[78], ma le autorità non trovano prove di una connessione tra l'attentatore e l'organizzazione[79].
  • 25 marzo 2017, Sylhet, Bangladesh: nel corso di un'operazione anti-terrorismo condotta in un quartiere della città contro un presunto covo di fondamentalisti islamici, quattro attentatori suicidi si fanno esplodere contro il perimetro allestito dalle forze di sicurezza uccidendo sette persone (un ufficiale dell'esercito, due poliziotti e quattro civili) e ferendone più di 40. Lo Stato Islamico rivendica l'attacco tramite Amaq[80], ma il ministero dell'interno bengalese non conferma la rivendicazione attribuendo l'azione a un gruppo terroristico locale, Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh[81].
  • 16 giugno 2017, Gerusalemme, Israele: nella città vecchia, tre uomini armati di coltelli e armi automatiche attaccano un gruppo di poliziotti uccidendone uno. L'attentato viene rivendicato sia dallo Stato Islamico che da Hamas, ma la polizia israeliana sostiene che entrambe le rivendicazioni siano fasulle e che l'attentato sia stato perpetrato da un gruppo locale[82].
  • 2 giugno 2017, Manila, Filippine: un uomo armato entra in un resort esplodendo colpi di arma da fuoco e appiccando un incendio. Si contano 38 morti (compreso l'attentatore, suicidatosi) e 70 feriti. L'ISIS rivendica il giorno dopo, ma la polizia filippina esclude il coinvolgimento dell'organizzazione nei fatti[83].
  • 15 settembre 2017, Londra, Regno Unito: un ordigno artigianale esplode a bordo di un treno nella metropolitana ferendo 29 persone. L'ISIS rivendica l'attentato[84] ma le autorità locali ritengono che non vi sia stata alcuna connessione tra l'organizzazione e l'attentatore, che si sarebbe radicalizzato da solo[85].
  • 1º ottobre 2017, Marsiglia, Francia: un uomo accoltella e uccide due donne prima di essere a sua volta ucciso da militari in pattuglia. L'ISIS rivendica l'attentato, ma le autorità locali non confermano[86].
  • 2 ottobre 2017, Las Vegas, Stati Uniti d'America: un uomo apre il fuoco dalle finestre del Mandalay Bay Resort and Casino contro la folla, durante la performance del cantautore americano Jason Aldean nel corso del festival country "Route 91", provocando almeno 59 morti e oltre un centinaio di feriti. Qualche ora dopo l'ISIS rivendica l'attentato tramite Amaq, ma le autorità escludono la presenza di prove che colleghino l'attentatore all'organizzazione[87].

2018[modifica | modifica wikitesto]

  • 22 luglio 2018, Toronto, Canada: un uomo apre il fuoco in una strada del centro città per poi suicidarsi. Si contano 3 morti (compreso l'attentatore) e 13 feriti. Il giorno dopo l'ISIS rivendica l'attentato. La polizia canadese tuttavia dichiarerà che i motivi della strage non sono chiari e che vi è un'indagine in corso.[88]
  • 22 settembre 2018, Ahvaz, Iran: durante una parata militare, un gruppo di terroristi armati spara sulla folla uccidendo 25 persone dei quali 8 erano membri del pasdaran. L'individuazione del gruppo dei terroristi è stata complicata dal fatto che essi indossavano la stessa divisa militare dei pasdaran che partecipavano alla parata. Lo Stato Islamico rivendica l'attentato tramite Amaq[89][90], ma l'azione è rivendicata anche dalla Resistenza nazionale di Ahvaz, un gruppo anti-governativo espressione della locale minoranza araba[91]. L'Iran accusa Israele e Arabia Saudita di aver supportato i terroristi.

Attentati non rivendicati ma attribuiti allo Stato Islamico[modifica | modifica wikitesto]

2014[modifica | modifica wikitesto]

  • 24 maggio 2014, Bruxelles, Belgio: un uomo apre il fuoco all'interno del Museo ebraico della capitale belga, uccidendo quattro persone[92]; l'attentatore viene poi catturato il 30 maggio dalla polizia francese a Marsiglia. Non viene emessa una rivendicazione, ma un video mostra l'attentatore, già combattente in Siria per gruppi fondamentalisti, con alle spalle la bandiera dello Stato Islamico[93].
  • 20 ottobre 2014, Saint-Jean-sur-Richelieu, Canada: un uomo alla guida di un'autovettura investe deliberatamente un gruppo di soldati nel parcheggio di un centro commerciale, uccidendone uno e ferendone un altro prima di essere ucciso da un poliziotto. Non viene emessa una rivendicazione ufficiale ma le autorità indicano l'attentato come ispirato dallo Stato Islamico[94].
  • 20 dicembre 2014, Tours, Francia: un uomo attacca gli agenti di un commissariato di polizia con un coltello, ferendo tre poliziotti prima di essere ucciso. Non viene emessa una formale rivendicazione, ma risulta che l'attentatore avesse espresso sostegno allo Stato Islamico[95].

2015[modifica | modifica wikitesto]

  • 14-15 febbraio 2015, Copenaghen, Danimarca: in occasione di un convegno sulla libertà di espressione, un giovane sferra un attentato uccidendo una persona e ferendo tre poliziotti, poi si sposta nei pressi della sinagoga dove ferisce gravemente un ebreo che morirà in seguito. Il terrorista viene ucciso in seguito dalla polizia. Non viene emessa una rivendicazione ufficiale ma risulta che l'attentatore avesse giurato fedeltà all'ISIS[96].
  • 10 ottobre 2015, Ankara, Turchia: due attentatori suicidi si fanno esplodere durante una marcia della pace organizzata da filo-curdi, uccidendo 109 persone e ferendone più di 500. Non viene emessa alcuna rivendicazione ufficiale, ma le autorità trovano prove di legami tra gli attentatori e lo Stato Islamico.
  • 2 dicembre 2015, San Bernardino, Stati Uniti d'America: un uomo e sua moglie compiono una strage a colpi di arma da fuoco all'interno di un centro per disabili causando 14 morti, prima di essere uccisi dalla polizia durante la fuga. Non viene emessa una rivendicazione ufficiale ma il 19 dicembre la rivista dell'ISIS Dabiq parla positivamente dell'accaduto e definisce "martiri" gli attentatori[97]; secondo le autorità, gli attentatori avrebbero giurato fedeltà allo Stato Islamico[98].

2016[modifica | modifica wikitesto]

  • 12 gennaio 2016, Istanbul, Turchia: un attentatore suicida si fa esplodere nel cuore della città in una zona turistica, uccidendo 13 persone e ferendone altre 15. Non viene emessa alcuna rivendicazione ufficiale ma le autorità turche accusano l'ISIS dell'attentato.
  • 19 marzo 2016, Istanbul, Turchia: un attentatore suicida si fa esplodere nei pressi di piazza Taksim, cuore delle proteste contro il controverso governo turco e luogo di altri recenti attentati ad opera del PKK; l'attentato provoca 5 vittime ed almeno 36 feriti. Non viene emessa alcuna rivendicazione ufficiale ma le autorità turche indicano nell'ISIS il responsabile dell'attacco.
  • 8 giugno 2016, Tel-Aviv, Israele: due palestinesi uccidono quattro israeliani in un ristorante prima di essere catturati vivi dalle forze di sicurezza. Secondo lo Shin Bet, gli attentatori erano stati "ispirati dall'ISIS" pur non essendo stati ufficialmente reclutati o addestrati dall'organizzazione.[99]
  • 28 giugno 2016, Puchong, Malaysia: due terroristi lanciano una bomba a mano in un bar affollato di persone ferendone otto, fuggono dalla scena ma sono in seguito arrestati dalla polizia. Non viene emessa una rivendicazione ufficiale ma le autorità confermano l'appartenenza dei due attentatori all'ISIS[100].
  • 28 giugno 2016, Istanbul, Turchia: un attacco suicida compiuto da tre terroristi colpisce l'aeroporto di Istanbul causando 45 morti e oltre 200 feriti. L'attentato non viene rivendicato, ma le autorità turche accusano l'ISIS[101].
  • 20 agosto 2016, Gaziantep, Turchia: un attentatore si fa esplodere durante un matrimonio curdo provocando 57 morti e 66 feriti. Non viene emessa alcuna rivendicazione ufficiale, ma le autorità turche indicano nell'ISIS il responsabile dell'attacco[102].

2017[modifica | modifica wikitesto]

  • 7 aprile 2017, Stoccolma, Svezia: un uomo investe dei civili con un camion in una strada commerciale della capitale svedese, il bilancio è di 5 morti e 15 feriti. L'attentatore, un richiedente asilo uzbeko, viene catturato dalla polizia. L'ISIS non rivendica ufficialmente l'attacco, ma tanto le autorità svedesi quanto quelle uzbeke ritengono che l'attentatore fosse un membro dell'organizzazione[103].
  • 14 luglio 2017, Hurghada, Egitto: un uomo attacca a colpi di coltello alcune turiste su una spiaggia di un resort uccidendone due. Non viene emessa alcuna rivendicazione ufficiale, ma le autorità ritengono che l'attentatore sia stato ispirato all'ISIS[104].
  • 18 agosto 2017, Turku, Finlandia: in piazza del mercato, un uomo armato di coltello aggredisce i passanti con un bilancio di due morti e otto feriti. L'aggressore è immobilizzato con spari alle gambe ed arrestato[105]. Militanti dello Stato Islamico festeggiano con comunicati su internet[106] ma nessuna rivendicazione ufficiale viene emessa. All'attentatore vengono attribuite simpatie nei confronti dell'ISIS[107].
  • 1º ottobre 2017, Edmonton, Canada: usando una combinazione di investimenti con un camion e attacchi con un coltello, un uomo ferisce un poliziotto e quattro passanti prima di essere arrestato. All'interno del camion è stata trovata una bandiera dell'ISIS.
  • 24 novembre 2017, Al-Rawda, Egitto: un commando armato attacca una moschea frequentata dalla locale comunità sufi usando una combinazione di autobombe, fuoco di lanciarazzi e armi leggere, prendendo di mira anche i mezzi di soccorso accorsi sul luogo; l'attacco, il più sanguinoso attentato terroristico nella storia dell'Egitto, causa 311 morti e almeno 122 feriti. Non viene emessa alcuna rivendicazione formale, ma secondo le autorità gli assalitori esponevano bandiere dello Stato Islamico durante l'attacco[108].

2018[modifica | modifica wikitesto]

  • 23 gennaio 2018, Bengasi, Libia: due autobombe vengono fatte detonare davanti a una moschea, uccidendo 33 persone e ferendone altre 47. Non viene emessa alcuna rivendicazione formale, ma come autori dell'attacco sono indicati i resti di un gruppo affiliato allo Stato Islamico ancora attivi nella regione[109].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) How Many People Have Been Killed in ISIS Attacks Around the World, su nytimes.com, 1º luglio 2016. URL consultato il 4 luglio 2016.
  2. ^ (EN) Yemen crisis: Islamic State claims Sanaa mosque attacks, su bbc.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  3. ^ (EN) ISIL claims responsibility for Saudi mosque attack, su aljazeera.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  4. ^ (EN) Saudi Arabian mosque hit by bomb attack, su bbc.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  5. ^ (EN) Islamic State group claims Saudi mosque suicide blast, su bbc.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  6. ^ L'attentato ad Hurghada, in Egitto
  7. ^ Egitto, Is rivendica attentato contro bus con turisti israeliani
  8. ^ Egitto, bomba al Cairo in un covo dell'Is: dieci i morti
  9. ^ Siria: attentato Isis a Damasco, 71 morti
  10. ^ Siria, attentati a Homs e Damasco: 180 morti, l'Isis rivendica le stragi
  11. ^ (EN) Yemen bombings claimed by Islamic State kill at least 26, su reuters.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  12. ^ (EN) Islamic State Yemen suicide bomber kills 25 police recruits: medics, su reuters.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  13. ^ (EN) Reports: At least 45 killed in Yemen suicide bombings, su usatoday.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  14. ^ Iraq: Baghdad suicide bomb attack dead rises to 165, in BBC News.
  15. ^ Afghanistan, attentato kamikaze a Kabul: 80 morti e 231 feriti. Isis rivendica, su Il Fatto Quotidiano, 23 luglio 2016. URL consultato il 24 luglio 2016.
  16. ^ Attentato di Ansbach, il kamikaze aveva giurato fedeltà all'Isis [collegamento interrotto], su iltempo.it, 25 luglio 2016. URL consultato il 18 giugno 2017.
  17. ^ (EN) Islamic State claims attack on Pakistan police academy, 59 dead, su reuters.com. URL consultato il 4 novembre 2016.
  18. ^ http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/terrorista_berlino_video_isis-[collegamento interrotto]
  19. ^ 2158545.htmlhttp://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/strage-di-berlino-l-isis-rivendica-l-attentato_3047388-201602a.shtml
  20. ^ (EN) Islamic State claims responsibility for Afghan Supreme Court attack in Kabul, su hindustantimes.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
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  22. ^ (FR) Algérie: l'EI revendique la tentative d'attentat-suicide à Constantine, su lemonde.fr. URL consultato il 9 maggio 2018.
  23. ^ (EN) IS claims Friday suicide bombing in Bangladesh elite forces camp, su hindustantimes.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  24. ^ (FR) Bangladesh: attentat raté à l’aéroport international de Dacca, su air-journal.fr. URL consultato il 27 maggio 2018.
  25. ^ (EN) 8 killed in Kabul suicide blast targeting NATO vehicles, su rt.com. URL consultato il 25 giugno 2018.
  26. ^ (EN) Pakistan bomb attack: Balochistan blast kills 25, su bbc.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  27. ^ (EN) Islamic State Claims Attack on Algerian Patrol, 4 Wounded, su voanews.com. URL consultato il 10 maggio 2018.
  28. ^ (EN) Kabul mosque attack claimed by so-called Islamic State, su bbc.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  29. ^ ISIL claims attack on Iraqi embassy in Kabul, su aljazeera.com. URL consultato il 4 novembre 2017.
  30. ^ (EN) 15 martyred as IS bomber hits mily truck in Quetta, su nation.com.pk. URL consultato il 4 novembre 2017.
  31. ^ (EN) Russia knife attacker wounds seven in Surgut, su bbc.com. URL consultato il 2 ottobre 2017.
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  37. ^ (EN) ISIS Claims Responsibility for Baghdad Bombings, su nytimes.com. URL consultato il 27 febbraio 2018.
  38. ^ Afghanistan, attacco a sede di Save the Children: tre morti. Organizzazione: "Sospendiamo attività nel Paese", su repubblica.it. URL consultato il 25 gennaio 2018.
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  40. ^ (EN) Russia Dagestan shooting: Five women killed in attack on churchgoers, su bbc.com. URL consultato il 24 febbraio 2018.
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  42. ^ (EN) Hazaras Protest After an ISIS Attack Kills 10 in Kabul, su nytimes.com. URL consultato il 24 marzo 2018.
  43. ^ (EN) Suicide bombing hits several Yemeni troops, su thenational.ae. URL consultato il 24 marzo 2018.
  44. ^ (EN) IS claims responsibility for Afghan sports stadium explosion, su washingtonpost.com. URL consultato il 24 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2018).
  45. ^ (EN) Suicide bomber kills more than 30 near shrine in Afghan capital, su reuters.com. URL consultato il 24 marzo 2018.
  46. ^ L’attentato di Trèbes, in ordine, su ilpost.it. URL consultato il 24 marzo 2018.
  47. ^ (EN) France shooting: Police kill supermarket gunman, su bbc.com. URL consultato il 24 marzo 2018.
  48. ^ (EN) Suicide attackers storm HQ of Libya's election commission, 12 dead, su reuters.com. URL consultato il 3 maggio 2018.
  49. ^ (FR) Daech revendique l’attentat de Liège en Belgique, su la-croix.com. URL consultato il 31 maggio 2018.
  50. ^ (EN) Kabul bombing: 14 killed, 19 injured in attack on Afghan clerics; religious leaders had issued fatwa against suicide bombing, su firstpost.com. URL consultato il 9 giugno 2018.
  51. ^ (EN) 'Amaq Report IS' responsibility for suicide bombing on gatherig of scholars in kabul, su ent.siteintelgroup.com. URL consultato il 9 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2018).
  52. ^ (EN) Death Toll Rises to 17 In Kabul Suicide Bombing, su tolonews.com. URL consultato il 16 giugno 2018.
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  54. ^ (EN) Kabul explosion toll rises to 23, with 107 injured; Islamic State claims attack on airport after vice-president's return, su firstpost.com. URL consultato il 23 luglio 2018.
  55. ^ Sergio Rame, Strasburgo, ucciso il terrorista Cherif Chekkat. L'Isis rivendica l'attentato, su ilGiornale.it. URL consultato il 14 dicembre 2018.
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