Coordinate: 45°26′14.07″N 8°53′23.79″E

Villa Gaia

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Villa Gaia
Vista frontale della villa da Villa Dugnani Cittadini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRobecco sul Naviglio
IndirizzoNaviglio Grande, 0 (P)
Coordinate45°26′14.07″N 8°53′23.79″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzionemetà dei secoli XV-XVIII secolo
Stilebarocco con inserti rinascimentali
Usoabitazione privata
Realizzazione
CostruttoreVitaliano I Borromeo
CommittenteVitaliano I Borromeo
Filippo Borromeo
Pirro I Visconti Borromeo
Federico Confalonieri

Villa Gaia (nota anche coi nomi di Villa Borromeo Visconti Biglia Confalonieri Gandini) è una villa storica che si trova a Robecco sul Naviglio (Milano).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La duchessa Bona di Savoia, vedova di Galeazzo Maria Sforza, fu ospite a villa Gaia presso Giovanni Borromeo nel 1481

Il complesso di villa Gaia venne realizzato a partire dal Quattrocento su quello che rimaneva di un antico fortilizio medievale che affiancava il corso del Naviglio Grande. Il curioso nome di "Villa Gaia" le pervenne già dalla fine del Quattrocento in quanto luogo di divertimenti di Ludovico il Moro che la sfruttò come residenza di caccia, epoca della quale si possono ancora ammirare alcune finestre archiacute ritrovate sotto i rivestimenti successivi.

L'origine della proprietà è però da ascrivere alla metà del Quattrocento quando il conte Vitaliano I Borromeo acquistò dalla ducal camera di Milano una pezza di vigna posta in Robecco, dell'ampiezza di 70 pertiche circa, sequestrata a suo tempo dal governo milanese al nobile Sperone Pietrasanta. Qui egli iniziò a costruire una residenza di campagna per sé e per la sua famiglia. La proprietà passò quindi al figlio Filippo Borromeo, sposato con Francesca Visconti e quindi ai discendenti della coppia. Fu durante quello stesso periodo (ottobre 1481 precisamente) che la duchessa Bona di Savoia, vedova del duca Galeazzo Maria Sforza, che era stata estromessa dal governo di Milano dal cognato Ludovico il Moro venendo segregata al castello di Abbiategrasso, giunse in visita alla villa che doveva ormai apparire completa, sostandovi per alcuni giorni con la sua corte. Giovanni Borromeo, col fratello Vitaliano, sposati ma senza eredi, lasciarono erede del grande possedimento robecchese il nipote Ludovico Visconti[1] con testamento del 1493, con inoltre l'obbligo però di assumere anche il cognome di Borromeo e dando così origine al ramo dei Visconti-Borromeo.

Pirro I Visconti Borromeo ebbe due figlie, Bianca e Cornelia, ed alla prima passò la proprietà di villa Gaia a Robecco, trasmettendola così alla famiglia del marito, il conte Gaspare Biglia. Il nipote omonimo di questi, sposò Maria Visconti ed ebbe per figlia Anna Teresa Biglia che fu consorte del conte Eugenio Confalonieri. Lo stesso Eugenio Confalonieri morì nella villa di Robecco il 29 novembre 1771, dove era solito dimorare. La villa passò quindi al figlio di questi, Tiberio, e quindi al nipote Federico, noto cospiratore, che la utilizzò sovente come residenza estiva. La famiglia Confalonieri rimase proprietaria della villa sino al 1876 quando questa venne venduta al nobile Antonio Gabrini il quale successivamente la lasciò al nipote, l'ingegnere Giulio Decio. Attualmente la proprietà è in capo alla famiglia Gandini.

Negli anni la villa è stata utilizzata come luogo di eventi, set fotografici pubblicitari e compare con la sua facciata lungo il Naviglio nel film L'albero degli zoccoli del 1978 del regista Ermanno Olmi.

Passaggi di proprietà[modifica | modifica wikitesto]

Vitaliano I Borromeo
Ambrosina Fagnani
Francesca Visconti
Filippo Borromeo
Vitaliano II Borromeo
Giovanni Borromeo
Giustina Borromeo
Giovanni Maria Visconti di Albizzate
Lucrezia Alciati
Ludovico Visconti Borromeo
Costanza Trivulzio
Fabio I Visconti Borromeo
Luisa Camilla de Marini
Pirro I Visconti Borromeo
Bianca Spinola
Fabio II Visconti Borromeo
Ippolita Annoni
Pirro II Visconti Borromeo
Bianca Visconti Borromeo
Gaspare I Biglia
Vitaliano I Biglia
Giovanna Cusani
Gaspare II Biglia
Maria Visconti
Vitaliano II Biglia
Anna Maria Biglia
Eugenio Confalonieri
Tiberio Confalonieri
Vitaliano Confalonieri
Maria Antonietta Casnedi
Maria Litta Modignani
Federico Confalonieri
Luigi Confalonieri
Maria Vigoni
La villa viene venduta al nobile Antonio Gabrini
Antonio Gabrini
?
Innocente Decio
Luisa Gabrini
Giulio Decio
La villa viene venduta alla famiglia Gandini

La struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il cortile d'onore della villa, con le decorazioni "a grottesca" risalenti al XVI secolo
Viale alberato nel giardino all'inglese della villa

Villa di campagna (fu tra le prime del Naviglio Grande) ricalca lo schema del castello o dei palazzi cittadini con asse di simmetria zenitale e corpi di fabbrica disposti a coronamento di tre cortili leggermente irregolari, chiusi appunto da mura sui quattro lati.

La facciata verso la strada conserva parte dell'originaria struttura in cotto con inserti di archi e finestre ora murati. La facciata verso il Naviglio, preceduta da uno spalto e da una bella balaustra settecentesca, presenta decori pittorici che richiamano illusorie cornici alle finestre ed alle porte; tre balconcini in ferro battuto inquadrano l'ordine superiore.

Accanto, la scalinata dell'imbarcadero attraverso il quale i signori giungevano dal Naviglio e quindi da Milano. Il cortile principale, porticato su tre lati, è adorno di affreschi del Cinquecento. Gli ambienti interni hanno arredi ed ornati dal Rinascimento al Settecento. Nelle sale rivolte verso il Naviglio sono interessanti i soffitti lignei con la tipica decorazione a passasotto realizzata nel XVIII secolo sul seicentesco cassettonato. Lo scalone, in origine una rampa per cavalli, fu trasformato una prima volta dai Biglia nel 1760, raggiungendo in seguito le forme attuali di scalone d'onore sul modello consono al XVIII secolo pur conservando le decorazioni ad affresco seicentesche. Tra le altre sale meritano menzione quella con decori in grisaille attribuiti ad Andrea Appiani e lo studio in stile barocchetto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Questi era figlio di sua sorella Giustina e del conte Giovanni Maria Visconti

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • C. Perogalli, Ville dei navigli lombardi, SISAR, Milano 1960

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]