Lapide di Venezia

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La Stele del censimento esposta al Museo archeologico nazionale di Venezia

La lapide di Venezia (in latino: Lapis Venetus o Titulus Venetus), nota anche come stele del censimento, è un'epigrafe latina conservata nel Museo archeologico nazionale di Venezia, catalogata come CIL III 6687, ILS 2683.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'iscrizione giunse a Venezia come zavorra di una nave proveniente da Beirut e rinvenuta nel 1674. L'originale venne copiato ed edito nel 1719, ma poi scomparse, cosicché la copia venne ritenuta falsa.[1] Nel 1880 venne ritrovata alla Giudecca la parte inferiore dell'originale, riutilizzata come davanzale di una finestra nella casa di Nicolo Venier vicino a Sant'Antonio, descritta da S. Orsato.[2]

Traduzione italiana:

«Quinto Emilio, figlio di Quinto, negli accampamenti del divo augusto sotto P. Sulpicio Quirinio legato di Cesare per la Siria, fui insignito di onori come prefetto della coorte augusta I e prefetto della coorte II classica; io pure per comando di Quirinio condussi un censimento dei 117 mila uomini cittadini della città di Apamena (in Siria); sempre per comando di Quirinio, avendo mosso contro gli iturei del monte Libano, conquistai una loro fortificazione.»

La lapide nomina tra l'altro un censimento di Publio Sulpicio Quirinio (vedi censimento di Quirinio) svolto presso la città siriaca di Apamea che godeva di statuto autonomo sul modello delle polis greche.[3] La data del censimento non è precisata e gli studiosi lo identificano col censimento di Quirinio in Siria e Giudea nel 6-7 d.C. oppure con un censimento parallelo a quello universale indetto da Augusto nell'8 a.C. Alcuni studiosi[4] la riferiscono all'anno del consolato di Quirinio, il 12 a.C.

Indipendentemente dalla data, secondo gli studiosi cristiani la lapide risulta una testimonianza preziosa in quanto testimonia l'esistenza di un censimento organizzato da funzionari romani in un territorio alleato: questo rende verosimile il "primo censimento" di Quirinio nominato nel Vangelo di Luca (2,1-2[5]) nel territorio palestinese del rex socius Erode il Grande in occasione del quale nacque Gesù.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Corrado Marucci, Storia e amministrazione romana nel Nuovo Testamento, in Wolfgang Haase e Hildegard Temporini (a cura di), Aufstieg und Niedergang der römischen Welt/Rise and decline of the Roman world, vol. 2, Berlino-New York, Principat, 1996, p. 2197.
  2. ^ Funerary inscription of Quintus Aemilius Secundus, su ancientrome.ru.
  3. ^ Nelle sue monete si definiva autònomos, autonoma, ma non sono completamente note le caratteristiche di questa autonomia
  4. ^ E. J. Vardaman, Notes on the Unpublished Research of Dr. E. J. Vardaman, su catholicplanet.com.
  5. ^ Lc 2,1-2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]