Italiano: Macchina standard elettromeccanica, con telaio in metallo, verniciato di grigio e verde scuro e poggiante su uno spessore in gomma. L'interruttore per l'accensione della macchina è posizionato al di sotto dello spigolo anteriore destro La tastiera QZERTY presenta 46 tasti in plastica grigia con bottone bianco, disposti in quattro file; la barra spaziatrice è in plastica grigia. Al di sopra della tastiera si trovano i dodici tasti del tabulatore. I 92 caratteri sono disposti su una sfera intercambiabile. Una calotta protettiva apribile ripara le bobine del nastro inchiostratore al carbone e il nastro correttore. Il carrello è sprovvisto di leva di ritorno e presenta due manopoli ai lati del rullo. Una protezione in plastica trasparente dura è applicabile per riparare la sfera portacaratteri. Dal lato posteriore della macchina parte il cavo elettrico per l'alimentazione. La macchina è accessoriata con un telo di copertura.
- Notizie storico-critiche
La Olivetti fu l'ultima tra le grandi case produttrici di macchine per scrivere ad entrare nel mercato delle macchina cosiddette "a pallina", con la presentazione della Lexikon 90 nel 1975. Questo settore di mercato venne inaugurato nel 1959 dalla IBM, la quale ne detenne lo sfruttamento unico per una quindicina d'anni. Nel 1974, allo scadere dei brevetti IBM, tutte le grandi case produttrici di macchine per scrivere si affrettarono a presentare la loro versione di macchina "a pallina". Rispetto alla concorrenza, la Olivetti propose un modello sostanzialmente differente. La Lexikon 90 infatti montava un carrello mobile come nella tradizione delle macchine dattilografiche, conservando un punto di scrittura fisso. Nelle altre macchine invece, la sfera di spostava lungo la riga di scrittura, lasciando fisso il carrello. Il modello della Olivetti, pur essendo meno innovatore, garantiva tuttavia il tabulatore, tecnologicamente impossibile nelle macchine a pallina mobile La Lexikon 90C venne presentata nel 1976 e prevedeva l'equipaggiamento con il nastro correttore Questa macchina ha fatto parte del patrimonio strumentale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" fino alla decisione della sua rivalutazione come bene museale all'interno del patrimonio storico.